Deonomastica panziniana fra antonomasia, tendenze enciclopediche,
1. Panzini, che in genere individua correttamente l’origine delle voci deonimiche, non dedica ad esse nessuna riflessione organica, né nella Grammatica italiana né nel
4.6 Spesso l’inventore è anche il produttore di un oggetto, che ne assume metonimicamente il nome È il caso del gruppo di voci dedicate alle invenzioni d
Guglielmo Marconi (anche fondatore di una omonima ditta): in DM1 Marconigramma, in
DM5 Marconìfono («apparecchio ricevente radiofonico, costruito dalla società
Marconi»), in DM7 Marconista e marconigrafia (s.v. Radiotelegrafìa), in DM8
Marconigrafare e Marconiterapìa («la cura con le onde corte, ultracorte e microonde»)106.
Come è noto, molti oggetti nuovi assumono antonomasticamente il nome della ditta produttrice oppure di un celebre prodotto di quel tipo messo in vendita, anche se non non si tratta del primo in assoluto107. Fra i moltissimi marchi commerciali registrati nel
DM, e non di rado tutt’ora noti, troviamo sia ditte (spesso fondate dall’inventore del
nuovo articolo), sia prodotti108. Per certe voci è difficile stabilire se Panzini si riferisca Le voci Pasteurizzazione (in DM4) e Pasteurizzare (in DM8) hanno secondo GRADIT attestazioni precedenti, pur se sotto la forma assimilata; il nome di Pasteur è usato come attributo nella v. Pasteur
(cura), «vaccinazione […] contro la rabbia, dovuta al benefattore dell’umanità Luigi Pasteur», da DM3A. DM3 lemmatizza il participio Mercerizzato (GRADIT data l’infinito al 1895).
A un famigerato “inventore” risale il verbo Livragare («dal nome del tenente Livraghi, il quale, essendo capo della polizia italiana in Africa (Colonia Eritrea), adoperò senza scrupoli verso gli indigeni quei mezzi punitivi che il sentimento e l’umanità condannano, ma che la necessità può giustificare [...]: livragare divenne sinonimo di sopprimere, uccidere in silenzio»), che GRADIT fa rimontare al 1893.
Allo stesso campo semantico appartengono gli astratti, registrati nell’Appendice miglioriniana,
Grazianismo, «il ristabilire la disciplina con crudele energia, come fece nella prima guerra europea il gen.
Graziani» (solo nell’edizione del 1942; del famigerato generale aveva parlato anche Panzini nella v. Bono
taliano!, che in DM7 includeva il commento «il generale Graziani, in Cirenaica, ha fatto capire che è inutile
dire bono taliano») e Misdeismo, «term. criminol. Atti di strage collettiva commessi in un momento di accesso epilettico o sim. Dal nome del soldato Misdea, che in un accesso epilettico su sfondo di pazzia, il 13 aprile 1884, nella caserma di Pizzofalcone, a Napoli, sparò 52 colpi di fucile contro i compagni di camerata inermi, uccidendone 7» (da DM9).
105 GDLI registra come p.a. di praline il Dizionario di esotismi di Jacono, del 1939; GRADIT data allo stesso anno la forma italianizzata.
106
GDLI registra tutte queste voci senza fonti o indicando fonti successive a DM. GRADIT data
Marconigramma al 1903, sulla scorta di un’indicazione di DM1 («di queste parole fu discusso
filologicamente nel Marzocco, giornale letterario, 8-15 febbraio 1903»; cfr. anche NP p. 198). A queste voci, Migliorini nella sua Appendice aggiungerà fin dal 1942 la v. Marconipiressìa («febbre ottenuta artificialmente per mezzo delle onde corte»); darà inoltre ulteriori dettagli sulla v. Marconiterapìa («nome proposto da V. Maragliano»).
107 Cfr. F. ZARDO, Nomi di marchio e dizionari, in «Studi di lessicografia italiana», XIII (1996), pp. 365-92 (del DM si parla soprattutto alle pp. 378-79).
108
Sui marchionimi nel DM cfr. PICCHIORRI, Nomi e deonimici…, cit., pp. 395-96, che richiama tra l’altro l’«interessante riflessione di carattere metodologico» affidata alla v. Tot in DM2: «era il caso di registrare questo termine di conio commerciale? Converrebbe, caso mai, registrarli tutti, mi fu detto; […] se non che pensandoci un poco su e volendo applicare questa norma ad ogni categoria di parole, ne verrebbe un dizionario senza fine, quindi si vuole questo tutti intendere molto relativamente, cioè i vocaboli più conosciuti e più usati. D’altronde i vecchi dizionari registrano parole che sono di origine commerciale e
esattamente al prodotto di quella ditta o se il termine si è già esteso all’intero genere merceologico109.
Il DM attesta per la prima volta molte designazioni metonimiche dai nomi degli inventori-produttori: armi come i fucili Mauser, Rèmington, Vètterli, il cannone Krupp (tutti da DM1), la mitragliatrice Maxim (da DM2), e gli aerei militari Farman (probabile che si tratti del bombardiere F50, uscito proprio nell’anno 1918), Fokker e Caproni (tutti –non casualmente- da DM3).
E ancora, da DM1 Pirelli («voce effimera del gergo lombardo per indicare l’imbottitura di gomma che talvolta usano le donne (da G.B. Pirelli, introduttore fra noi dell’industria della gomma)»)110, da DM3 il Palmer («copertone speciale per ruote di bicicletta da corsa», più noto come “tubolare”; cfr. NP p. LX), da DM6 due varietà di pesche, Bùrbank e Hale, dai nomi di omonimi frutticoltori, da DM7 la Michelina («auto che corre su rotaie, 1932, da Michelin fabbricatore di pneumatici»).
Parecchi fra i marchi commerciali deonimici di DM sono entrati nel linguaggio comune, e a loro volta sono passati metonimicamente a designare i prodotti della ditta relativa (e ben presto anche le imitazioni). Fra i marchionimi deonimici attestati prima di
DM, il cappello Gibus (da DM1) e le pistole Browning (da DM5)111. DM è p.a. per i
cappelli Borsalino (da DM1), gli impermeabili Burberry (la ditta è citata in DM4; la metonimia in DM8), il mascara Rimmel (dal «nome di fortunato profumiere inglese»,
DM8).
non sono oramai più dell’uso: tanto vale allora registrare questa e qualche altra che sono dell’uso, ancorchè effimere, come avviene per simiglianti parole».
109
Cfr. ad esempio Rimmel, che in DM8 – oltre ad essere voce indipendente - dal «nome di fortunato profumiere inglese» - è presente come nome comune, con la minuscola, nella v. Ciglia: «le donne galanti le portano finte […], dipinte col rimmel». P. D’Achille anticipa la p.a. di rimmel al 1927 (Pirandello, L’amica
delle mogli), rintracciando anche un’attestazione panziniana nel romanzo I giorni del sole e del grano, del
1929 («il rimmel, che è una pasta nera e marron e si dà sulle ciglia», in ALFREDO PANZINI, Romanzi d’ambo
i sessi, Milano, Mondadori, 1940, p. 851), cfr. PAOLO D’ACHILLE, Cosmetici e nomi propri: ancora su rimmel e mascara (e su kajal), in «RiOn», 2010/1, pp. 71-94, alle pp. 71-72 e 80. Cfr. anche ID., Rimmel e
Mascara, in «Lingua nostra», LXIII (2002), pp. 103-106.
110 Anche questa voce viene aggiornata, seguendo l’avvicendarsi delle mode: «[1927] La moda tende ora verso il tipo maschile, quindi senza seno, o meno che si può (1925). [1931] Però non dispiace». Cfr. la v.
Mammelle o poppe o tette (Le) (da DM5): «voci di vasto suono, già vanto della maternità, gloria dei pittori,
sospiro dei poeti, rimpianto di chi ne era priva: ora (1925) condannate dalla moda insieme con i capelli, con i fianchi, col callipigio; v. Seni [1935] e Donna crisi. [1931] Risorgono con moderazione (1930)». Sulla grande attenzione di Panzini per le donne, le loro toilette e i loro segreti di bellezza, si vedano, oltre alla ricchissima galleria di personaggi femminili del romanziere, moltissime voci del DM dedicati alle tipologie femminili (ad esempio voci come Bas-bleu, Fru fru, KKK, Garçonne, Mammiferi di lusso, Danseuse,
Donna crisi «la donna volutamente scheletrica, oggi di moda, ma poco gradita al Regime», Catherinette
«detto di ragazza fra i 25 e i 30 anni, specie sartina o modista, che si mette la cuffia di Santa Caterina d’Alessandria, patrona delle zitelle, cioè rimane zitella»), ai loro comportamenti (vv. Far la civetta, Flirt,
Flirtare), a strumenti e accessori, in voci come Boa («figura di metonimia, essendo la donna — non la
cravatta — il boa constrictor»), Culottes («vedi che roba mi tocca registrare!»), Depilatorio, Institut de
beauté, Pantalons («le mutandine da donna, ma eleganti. Dire mutandine sarebbe borghese, non è vero?»), Platinare (i capelli delle dame), Reggipetto, Farsi le unghie.
111
GRADIT data la v. al 1905. In un romanzo, un personaggio disorienta il narratore con la frase che compare come esempio nell’interpretamentum della voce: «Io ho una sola amica vera: la quale è di acciaio brunito, e si chiama browning» (ALFREDO PANZINI, Viaggio con la giovane ebrea, Milano, Mondadori 1955 (1a: 1935), p. 42).
La maggior parte delle ditte e dei prodotti citati nel DM, pur se noti, non sono mai stati accolti in altri lessici, come in DM1 la macchina da scrivere Rèmington (prodotta da una ditta della stessa famiglia del già citato «fucile a retrocarica» – cfr. supra) e il «liquore stomatico» Vlahov, prodotto dalla ditta omonima. DM2 ricorda gli orologi Patek («pregiati orologi svizzeri. Dal nome del fabbricatore»), l’estratto di carne Liebig, il «burro di origine vegetale» Kunerol (dal nome dei produttori, Kuhner), DM2A il Pernod, «l’assenzio […] Liquore classico stupefacente dell’ultimo romanticismo». Da DM3 le voci Bianchi (solo in DM3-DM4 è riportato un esempio dell’uso metonimico del nome, peraltro corrente: «“Il tale montava una Bianchi”, cioè una bicicletta della fabbrica di tal nome»), Branca (la ditta è così nota che entra a far parte di giochi di parole come “i fratelli Branca” per indicare i carabinieri; cfr. anche la v. Fernet Branca, da DM1), Flòrio («nome di marca di un rinomato vino di Marsala. Cognome di industriale, oggi Società anonima»; Vincenzo Florio è citato s.v. Marsala fin da DM1), Gillette (prima come nome della «lama dei rasoi di sicurezza», poi da DM4 come ‘rasoio’ tout-court), Gibidì112, Scott
(Emulsione) («dal nome del preparatore, americano: olio di fegato di merluzzo con
ipofosfiti») e Waterman («nome americano, sinonimo di penna stilografica o a serbatoio»). Da DM5 le automobili Ford («dal nome del fabbricatore gloriosissimo», in
DM6; in DM7 semplicemente «dal nome del fabbricatore»), da DM5A Citröen, da DM6
Mercedes Benz (dalle vicende deonimiche notoriamente più complesse)113. Da DM7 Yale
(«fabbrica inglese di serrature, e chiavi di tal nome, piatte e piccine, [...] difficili a contrafare»)114.