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Fra le numerosissime voci deonimiche dovute ad un traslato metonimico (cfr.

Deonomastica panziniana fra antonomasia, tendenze enciclopediche,

1. Panzini, che in genere individua correttamente l’origine delle voci deonimiche, non dedica ad esse nessuna riflessione organica, né nella Grammatica italiana né nel

4.1 Fra le numerosissime voci deonimiche dovute ad un traslato metonimico (cfr.

NP pp. 89-91), quelle i cui eponimi sono nomi di luogo si rifanno, secondo le note

tendenze dei processi deonomastici, ai luoghi di provenienza, di invenzione, di produzione o di sperimentazione delle svariate merci o cose che da essi prendono il nome. Si tratta di alimentari, stoffe e capi di abbigliamento, di manufatti, canti o balli tradizionali, metalli, macchine, malattie e – cosa inevitabile negli anni ’10-’30 – strumenti bellici.

I prodotti alimentari il cui nome deriva da un toponimo vanno dai formaggi (p.es. vv. Brie, Èmental, Groviera e Gruèra, Parmigiano), al caffè (vv. Santos, Portorico,

Maracàibo; per quest’ultima DM3 è p.a.) a prodotti più elaborati, come per le vv.

Mayonnaise, Bavaresa, Chantilly66 e Matriciana (Spaghetti alla) (p.a. in DM4)67.

È ricchissimo il campionario relativo ai vini e agli alcoolici; derivano dai nomi di vasti territori voci come Campidano, Champagne, Chianti, Cognac, oppure da nomi di paesi, isolette o addirittura di tenute le voci Bra, Carmignano, Chablis, Château-Lafite,

Curaçao, Frascati, Lunel, Rùfina, Xeres...)68. DM1 riporta la prima attestazione per la

                                                                                                                64

A quelle qui citate vanno aggiunte le voci del DM non deonimiche a proposito dei tabacchi da pipa o da fiuto: Caporal, Cazzotto, Rapati, Rapè, Scaglietta, Serraglio, Spuntature, Trinciato. Cfr. anche, da DM1, la v. Tabagismo e, in DM8, l’aggettivo Denicotinizzato, «detto di sigari e sigarette privati della nicotina, perciò meno nocivi», probabilmente in uso nelle pubblicità.

65 Un’altra metafora, ma senza deonimia, relativa al fumo è citata s.v. Caporale, «nel gergo di alcune regioni, […] il mozzicone del sigaro».

66

Chantilly è attestato per la prima volta in DM3 coi significati «panna montata», attualmente corrente in francese, e «dolce a base di panna montata», cfr. DI.

67 GDLI fa risalire la voce a Panzini, DI a DM7. 68

Sugli interessi enogastronomici di Panzini e sui termini connessi mi permetto di rimandare a MARIANNA FRANCHI, «Linguaggio di cucina» e vini «da pasto e da bottiglia»: trent'anni di lessico gastronomico nel Dizionario Moderno di Panzini, in «Lingua e Stile», 1, 2006, pp. 27-60, con una campionatura di nomi (prevalentemente detoponimici) di vini alle pp. 46-47. Cfr. anche EAD., «Arte culinaria» e forestierismi

nel Dizionario Moderno di Panzini, in CECILIA ROBUSTELLI e GIOVANNA FROSINI (a cura di) Storia della

lingua e storia della cucina, Cesati, Firenze 2009, 331-48, con accenni alle voci deonomastiche in

particolare alle pp. 331-32, 339 e 347-48.

Ampie trattatazioni sui deonimici nella gastronomia in ANTONELLA STEFINLONGO, Il nome nel piatto.

Deonomastica e alimentazione, in D’ACHILLE - CAFFARELLI, Lessicografia e onomastica, cit., pp. 89-104 (a p. 101 l’osservazione che «la derivazione toponimica è […] quasi inevitabile quando concerne luoghi in cui la coltivazione o la produzione di un dato alimento raggiunge livelli di eccellenza o di speciale

Pilsen («nome di una birra chiara, frizzante, dalla città di Pilsen in Boemia, ove si

fabbrica», cfr. DI s.v. Plsen), mentre si riferiscono a termini noti da qualche decennio le voci Seltz (Acqua di) e Vichy («vale acqua di Vichy, nota acqua minerale»).

Fra le stoffe ricordiamo le voci Cambrì, Madapolam, Mùssola e mussolina e le p.a. Bengalina («nome di stoffa, di seta o di lana, la cui trama è cordonata in modo speciale», da DM5, mentre il maschile Bengalino, «specie di fringuello delle regioni tropicali», è noto da un paio di secoli, cfr. DI), Makò («nome di cotone assai fine. Dal luogo, in Egitto», da DM3, cfr. DI). È p.a. anche Sceviotte, in DM3 adattamento “toscano” dell’inglese Cheviote, «nome di stoffa, fatta con la lana del montone cheviot, così detto perchè originario dei monti di tale nome (Inghilterra)»69.

Fra i capi d’abbigliamento sono lemmatizzati la pelliccia di Astrakan, e le p.a. del soprabito Chesterfield (in DM3; probabilmente il nome deriva da uno dei conti di quella contea, cfr. DI), del Fez come «berretto nero fascista» (accezione aggiunta in DM6, che

DI s.v. Fes e GDLI registrano solo dal 1940), della Sahariana o Saariana (in DM8,

«giubba abbondante, con il colletto chiuso, stretta da una cintura, adoperata dapprima (1935) in Africa [...], poi adottata come divisa fascista facoltativa»)70, del Tirolese (ellissi lemmatizzata in DM8 per Cappello alla tirolese, che era l’esponente del lemma in DM7;

GDLI registra solo quest’ultima espressione) e dei guanti Suède («nel solito linguaggio

della moda è voce non infrequente come attributo di guanti: [...]scamosciati», da DM1)71.

DM1 riporta la prima attestazione italiana anche per la v. Para [1] («nome dato

alla migliore specie di caucciù o gomma elastica: si prepara nella Colombia, specialmente»); l’etimologia («dal nome dello Stato brasiliano di Parà») è aggiunta da Migliorini in DM8.

Fra i manufatti, sono p.a. i cristalli di Baccarat, le porcellane di Limoges (entrambe da DM2, cfr. DI), di Saxe («voce francese e vale Sassònia [...]. Porcellane di Saxe, vieux

Saxe», da DM7, ma già in DM4A c’è la v. Vieux Saxe) e di Sèvres (da DM3), i merletti Chantilly (da DM3) e «il complesso degli oggetti, mobili o bagattelle, venuti dalla Cina o

secondo quello stile lavorati, di moda ne’ salotti» noti come Chinoiserie (da DM1, scritto sia con che senza la s finale) o Chineserìa (da DM5, con l’osservazione «si dovrebbe dire

cineseria», da DM7)72, e l’analogo Japonaiserie (da DM2 come v. autonoma, già

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          distinzione») e WOLFGANG SCHWEICKARD, «Petto di castrato alla Pompateur». Nomi propri nel lessico

gastronomico italiano, ivi, pp. 105-114.

69

DI rintraccia la p.a. di Sceviotte in MEANO, Commentario…, cit., volume che dipende da Panzini, «maestro di chiunque oggi tenti opere di questa natura» e a cui Meano si dichiara grato «più che a ogni altro» autore incluso nella bibliografia (ib. , Nota, p. XIII).

70

GRADIT data la v. al 1935, forse riprendendo la data dal lemma del DM.

71 GRADIT data la v. al 1960. È forse p.a. anche la v. Stambulina, «abito nero, o redingotta», in DM5, preceduto dall’attestazioneda Pascarella citata in GDLI (cfr. DI).

72 DI conferma che per Chinoiserie e Chineserìa il DM è p.a., come pure per il «senso traslato» di

Chinoiseries, «complicazioni e sottigliezze del diritto nell’amministrazione della giustizia», che compare

per la prima volta in DM2 (da cui proviene la citazione). Di un’origine cinese reca traccia anche il nome dei

Chinotti («varietà di piccoli mandarini, originari della Cina, canditi o giulebbati»), registrato da DM4A ma

presente in DM1 s.v. Chinoiserie)73.

Hanno nomi di luogo molti balli: il DM è prima attestazione per le voci

Bohémienne («specie di ballo affine alla mazurka», da DM1), Charleston (da DM5A, con

data 1926, cfr. DI), Cariòca (La), «nome di nuova danza e musica sud-americana» (da

DM7A, con datazione 1934; il toponimo designa in origine un fiume che scorre presso

Rio, poi gli abitanti della città e dello Stato), ed è la prima menzione lessicografica per per il valzer Boston74. Da tempo note la Carmagnola, come danza e come canto, l’Avanera (in DM8 anche Habanera), la Mazurka, la Schottish o scottish («ora […] giù di moda»), la Tirolese, il Vaudeville.

Il DM è p.a. per i cani Spagnolino(cioè lo spaniel), Terranova («grosso cane da guardia e insieme di lusso. Il nome di questo cane da acqua proviene dall’isola di Terranova (Newfoundland)», pure da DM1; cfr. GDLI), Pechinese («il piccolo, brutto, idiota cane di moda. Caro alle donne!», da DM5, ma con datazione 1918). Come per altre voci simili, Panzini sta attingendo dal manuale Hoepli Il Cane, di Angelo Vecchio, del 1897, citato in DM1 e DM2, p. es. nelle voci Pointer e Setter.

Risalgono a nomi di luogo anche azioni, sport (come il Rugby, «gioco del pallone ovale», da DM5)75 e mestieri come le p.a. Suisse (da DM1, «voce francese che vale

svizzero e non ignota anche presso di noi per indicare il guardaportone di una gran casa,

in assisa solenne»), Pontremolese («al plurale, i venditori ambulanti dei libri», da DM5) e

Lorette (balzachianamente «la ragazza d’uno stato difficile a dire», da DM1; «il nome

proviene da un insieme di vie presso la chiesa di Notre-Dame-de-Lorette (la Madonna di Loreto) a Parigi nelle quali codeste ambulanti del marciapiede si aggiravano»)76.

DM registra nomi di patologie legate al luogo di (supposta) provenienza, dal

celebre Morbus Gallicus, all’influenza Spagnuola (La) («pare che questa epidemia influenzale sia cominciata in Spagna, onde il nome; ma in Spagna dicono grippe», da

                                                                                                                73

DM7 riporta la p.a. (cfr. DI) anche di modi di dire correlati col Giappone s.v. Perle giapponesi, nel senso prima di ‘perle coltivate’ (poiché inizialmente furono un «ritrovato giapponese»), poi di ‘perle false’ e infine, ironicamente, «per estensione, errori di grammatica, o di senso».

Analogo a Chineserìa e Japonaiserie è il termine Indianerìa, «oggetto di gusto indiano», lemmatizzato in

DM9 con una citazione da Mario Praz, ma attestato fin dal 1669 (cfr. DI s.v. India1, p. 456, rr. 76-80).

74 DI rimanda al DELI per un’attestazione dalla rivista La Vita italiana del 1896. 75

Per il derivato rugbista, DM8 è p.a., precedendo la fonte indicata in GDLI.

GDLI cita come prima attestazione di Rugby la Piccola Enciclopedia Hoepli del Garollo, da cui Panzini ha

molto probabilmente attinto; per limitarci alle voci deonimiche, prima che in DM sono attestate dalla

Piccola Enciclopedia le voci Ampère, Chassepot, Coulomb, Ohm, Uranismo, Volta.

76 DI s.v. Loreto cita a p. 773 n. 1 l’it. loretta, ‘donna di facili costumi’, come prestito dal fr. lorette, ma senza citare fonti. Nella v. Loreto (Madonna di), DM5 menziona un uso metaforico: «si dice nelle Marche di donna sovracarica di goffe vesti e di ori, per simiglianza degli immensi voti appesi alla sacra imagine»;

DI attribuisce quest’uso figurato al solo dialetto triestino. GRADIT riporta solo la v. assimilata loretta,

DM4)77, alla v. Madura (piede di), a proposito di una infezione, frequente in quella città indiana, «causata da un fungo speciale», p.a. in DM478.

Sono metonimie detoponimiche parecchi termini legati alla guerra: DM è prima attestazione per l’«esplodente» Lyddite «così detto dalla città di Lydd, ove furono fatte le esperienze», da DM179, per il gas asfissiante Yprite, dalla «distrutta città di Ypres» (da

DM4), e per le pallottole Dum dum, che traggono il loro nome dal luogo di invenzione:

[1908] *Dum dum: nome di un presidio militare, nell’India, presso Calcutta, dove era una fabbrica d’armi. Qui si escogitò una così fatta modificazione ai proiettili (palle dum dum) che le loro ferite riuscissero di effetto letale. L’uso di tali proiettili fu interdetto alla Conferenza dell’Aja, 1899 [...].

All’attualità bellica più recente allude il verbo deonimico francese limoger, p.a. italiana in DM4 s.v. Silurare («in gergo della Guerra significa togliere il comando di

truppe, [....] mettere in riposo. In Francia, limoger, da Limoges, dove venivano mandati i

silurati (incapaci) (1918)»)80. Era invece noto almeno dal 1900 (cfr. DI) l’ordigno di tortura descritto da DM3A nella v. Norimberga (fanciulla di).

Rimandano a metonimie da tempo consuete (l’istituzione designata tramite il luogo dove essa ha sede) le voci Vaticano («uno dei colli di Roma, dove è San Pietro, e sono i palazzi del Pontefice. Quindi il governo, potere, autorità del Papa», da DM1; da

DM6, dopo i Patti Lateranensi, c’è anche la v. Vaticano (Città del)), Quai d’Orsay

(«ministero degli esteri francese, sul lungo Senna», da DM3, non attestato negli altri dizionari) e

[1918] Minerva (La): il Ministero della pubblica istruzione in Roma, così detto dall’edificio (S. Maria

sopra Minerva, chiesa domenicana costruita [...] su le rovine di un tempio di Minerva). Si fa anche l’agg. minervino (infausta Minerva), nel gergo scolastico, con abusata ironia. [1931] Nel 1927 la sede del

ministero [fu] trasportata in nuova sede [...].

GDLI riporta la v. Minerva, ma nessun lessico registra questa accezione dell’aggettivo minervino, per cui DM3-DM6 offrono una spiegazione più chiara: «l’agg. minervino, nel

gergo scolastico, riferentesi - con abusata ironia – a cose di detto ministero». La voce in                                                                                                                

77

In DM4-DM5 e in DM8 semplicemente Spagnola. Nell’interpretamentum Panzini aggiunge in DM7 la data 1919 (cfr. GRADIT); GDLI Su09 riporta una citazione dal romanzo Il mondo è rotondo, del 1921: contrariamente all’usanza di visitare gli ammalati, «per Beatus non venne nessuno perchè c’era un’epidemia chiamata la spagnola, e il popolo ci aveva fatto anche la sua canzonetta» (nel citato volume

Sei romanzi fra i due secoli è a p. 728). Queste parole tornano in parte nell’esordio della voce Spagnuola (La): «è popolare, e ci hanno fatto anche la canzonetta!».

78

GDLI cita la locuzione dando come fonte il DM; DI non cita piede di Madura fra gli usi sintagmatici del toponimo.

79 Risale al 1905 anche la prosa pascoliana che DI cita come prima attestazione del nome lyddite; questo esplosivo ha l’onore di una doppia designazione deonomastica, essendo noto anche come Melinite (cfr.

supra § 3.2 e n. 50).

80

Ancora dalla regione di Limoges deriva il nome della Limousine, «automobile con carrozzeria chiusa, con vetri. Voce francese, come quasi la più parte delle voci dell’automobilismo. (Dal mantello chiuso dei pastori limusini)»; l’attestazione di DM2A (cfr. GDLI, Su04) è preceduta da un articolo della Gazzetta dello

DM6 è conclusa da un auspicio: «la sede del Ministero della P.I. essendo trasportata in

nuova sede, Minerva perderà questo senso, e speriamo anche quello di infausta Minerva». È legata all’attualità una serie eterogenea di detoponimici, a partire da

[1918A] Prussianèsimo: espressione della Guerra: lo spirito militare, feudale, conquistatore, proprio della Prussia. Cfr. le date 1813, 1864, 1866, 1870, 1914... «Guerra al militarismo prussiano» è stata la formula di cui si valse l’Intesa nella Guerra; [1935] v. Reich81,

con la sintetica allusione, da DM7, al nuovo “prussianesimo” nazista, il quale stava per spazzare via il locarnismo o spirito di Locarno, citato (assieme all’aggettivo

locarnizzato) s.v.

[1931] Locarno (Patto di): adunanza di plenipotenziari d’Europa nella graziosa città svizzera sotto il cielo d’Italia coi ramoscelli d’ulivo, e le tasche piene, dopo la Guerra. L’Italia aveva dato tutto alla Guerra; perciò le sue tasche erano vuote. Il suo ramoscello d’ulivo sventolava un po’ di malavoglia (ottobre 1925). Derivato: spirito di Locarno, locarnizzato, locarnismo [...]82.

Due voci sono nomina agentis:

[1931] Quartarellista: voce del giornalismo (1924): designazione spregiativa contro coloro che della uccisione del deputato Giacomo Matteotti si facevano arma contro il fascismo (dalla località la Quartarella presso Roma, Grotta Rossa, ove si credette trovare il cadavere sotterrato): derivato quartarellismo83, parola che in DM6 fu giustamente definita «voce effimera del giornalismo», e

[1935] Sansepolcrista: fascista del 23 marzo 1919, dalla adunanza in piazza San Sepolcro (Milano). Azione risolutiva; primi seguaci di Mussolini,

con un accento celebrativo che vuol forse compensare l’inserimento tardivo84. L’appendice miglioriniana riporta un aggettivo sostantivato che è di fatto un sinonimo di

sansepolcrista, derivato dall’anno anziché dal luogo:

[1942] Diciannovista. Chi era inscritto al partito fascista fin dal 1919,

                                                                                                                81

DI cita come prima attestazione il DM, ma data la v. al 1923; essa compare invece in DM3A, cinque anni

prima. GRADIT come prima attestazione cita il Gramsci delle Cronache torinesi (1916). 82

DI data locarnismo (‘intesa di regolare eventuali conflitti, sottoscritta dalle maggiori potenze europee nei

patti di Locarno del 1925’) al 1954; non registra l’agg. locarnizzato, che ovviamente non deriva dal verbo ticinese locarnà ‘spendere, pagare’. Fra i derivati dal nome della cittadina svizzera ricorda anche locarnista e locarnistico.

83 GRADIT data la parola al 1924, come riportato da DM6 fra parentesi. La breve fortuna del termine è forse dovuta anche all’oscurità del luogo, oltre che alla scarsa convenienza di parlare del delitto Matteotti in quegli anni. Solo nel 1963 Migliorini registrerà Matteottizzare, «uccidere, far uccidere un avversario politico (come il fascismo fece dell’on. G. Matteotti)».

84

Eppure, non si tratta di una delle parole che Mussolini ordinò di inserire nel DM, molte delle quali sono sorprendentemente anodine. A questo proposito, cfr. SERGIO RAFFAELLI, Neologismi del Duce. Panzini, il Dizionario Moderno e Mussolini, in Studi di storia della lingua italiana offerti a Ghino Ghinassi, Firenze, Le Lettere, 2001, pp. 413-33.

da cui l’astratto diciannovismo, registrato s.v. Purismo nella stessa appendice, con significato di «rigorosa limitazione ai più puri rappresentanti di una tendenza», quali sarebbero appunto i diciannovisti per il fascismo (cfr. la citazione di Mussolini riportata nella voce stessa: «la mania del purismo o del diciannovismo, a base di vecchie guardie, di Fascismo della prima ora o della ventiquattresima, è semplicemente ridicola»).

4.2

Gli antroponimi invece rimandano metonimicamente all’inventore, allo

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