Neopurismo, parole d’autore, fascismo e (auto)censura nelle Parole Nuove di Bruno Migliorin
6. Ma i giudizi che probabilmente Migliorini espresse con più soddisfazione sono quelli che gli davano modo di inserire un gioco di parole o una della sue « famose
freddure»30, come
30 Gli amici e gli allievi ricordano queste manifestazioni dello humour miglioriniano: «ci sono anche, distribuite con misura, e come dissimulate con effetto di sorpresa nelle pieghe del discorso scientifico, le sue innocue pointes, le famose freddure (com’era felice quando poteva collocarne una azzeccata, e un lampo sorridente di trionfo gli illuminava gli occhiali)» (FOLENA, La vocazione…, cit., p. 13, cfr. anche p. 14); «frequenti aneddoti e […] qualche lieve, fugace parentesi arguta» ravvivavano anche le lezioni di Migliorini (cfr. GHINO GHINASSI, Ricordo di Bruno Migliorini dal ‘laboratorio’ di «Lingua nostra», in FANFANI, L’opera di Bruno Migliorini…, cit., pp. 41-49, a p. 42). Giochi di parole e freddure sono anche una passione panziniana («un poco di spazio volli servare per me, indulgendo al genio e con qualche espressione della mia anima confortando di tratto in tratto la grave fatica», DM1, Prefazione, p. XIII), cfr. giochi di parole come «crisi dei Cresi» (s.v. Miliardario), «capisaldi (poco saldi) che aiutarono a finire la Guerra» (s.v., Quattordici punti di Wilson), «grido fu parola con molta réclame proposta invece di
réclame» (s.v. Réclame), «esercito rosso è il nuovo rosso russo che sta fascinando l’occidente» (s.v. Rosso.
Le pointes panziniane non furono sempre apprezzate: Benedetto Croce consiglierà allo scrittore di «toglier via dai suoi commenti tutto quanto vorrebbe essere spiritoso, e che è, invece, scipito e insopportabile. È una spiritosaggine di maniera, la spiritosaggine di uno che è persuaso di dover essere spiritoso» (recensione a
DM4, in «La Critica», XXXIII (1925), p. 375). L’ironia panziniana fu però apprezzata da Rebora e
Donadoni, cfr. FABIO MARRI, Le gioie di un lessicografo artista, in MARIO PAZZAGLIA (a c. di), Fra
Bellaria, San Mauro Pascoli e Savignano, Scandicci, La Nuova Italia, 1995 pp. 55-85, a p. 66, n. 18).
Migliorini probabilmente va collocato fra i giudici non troppo severi dell’ironia e delle digressioni del DM, in cui a suo dire «la severità del censore e la bonomia dell’osservatore ora si alternano ora si contemperano, in un commento garbato e volentieri divagante» (Che cos’è un vocabolario?, cit., p. 127).
[1950] Circolàbile. In una risposta ufficiale a un senatore, il Ministro del tesoro parla (1949) di «biglietti non circolabili per le loro deplorevoli condizioni di usura». Ma ci sembra che la parola non sia «circolabile»!;
[1963] Macinadosatore. Macchina per macinare e dosare il caffè. Purtroppo anche la parola è stata macinata e mal dosata;
[1950] Invaliguerra. Abbreviazione pubblicitaria di invalido di guerra. Anche il vocabolo è invalido! Sfoggia un gioco di parole non connesso con l’esponente la v.
[1950] Crìptogènesi. […] Un medico che dica al paziente di non saper spiegare l’origine della sua febbre, susciterà dubbi sulla propria competenza; ma se dice che ha una «febbre criptogenetica» salverà l’onore e l’onorario.
Strizzano l’occhio al lettore, alludendo alla goffaggine delle parole lemmatizzate le vv. [1963] Thermo-. Un noto lanificio vende i suoi prodotti col nome di thermofilati, thermocoperte, ecc.: evidentemente per tener chaldo;
[1963] Dezanzarizzare. Liberare dalle zanzare (un’area paludosa e sim.). Der., dezanzarizzazione (parola che merita di entrare nelle grammatiche, negli esercizi sulla pronunzia della z!);
[1963] Spaziale. Spesso adoperato nel significato di «extraterrestre»: «nave spaziale», ecc. || Un venditore ambulante, a Firenze, strillava «fichi spaziali!» (e intendeva, evidentemente, qualcosa di più che «mondiali»).
Mentre troviamo mere «parentesi argute», a volte con referenti colti, relative solo al significato della voce, per
[1942] Isottano. Non ha nulla a che vedere con Isotta la bionda: è un idrocarburo;
[1963] Ventisettano. Del ventisette. Non si riferisce agli impiegati in attesa dello stipendio, ma all’edizione dei Promessi Sposi del 1827: «la ventisettana»;
[1950] Inneggiare. Verbo molto adoperato durante gli anni fascisti, e che non si è affatto disimparato poi;
[1942] Radiòmane. Chi ha la mania della radio (e ne delizia i vicini);
[1963] *Scannatoio. A Roma, è l’appartamentino particolare, la garçonniere, ma vista con gli occhi del maschio predace - o invidioso;
[1950] Trapassista. L’intermediario della vendita delle automobili che s’incarica di tutte le formalità burocratiche del «trapasso» (cioè del passaggio di proprietà - non del passaggio all’altro mondo!)31.
31
Un umorismo amaro si manifesta in voci come
[1950] Legge della giungla. La legge che impera nella giungla e fa sì che il più forte sopraffaccia il più debole - mentre per gli uomini le cose dovrebbero andare diversamente...
[1950] Semper bene dicatur de domino priore (o de patre priore). Massima che si attribuisce al linguaggio conventuale: «si dica sempre bene del signor priore (del padre priore)». Utile al quieto vivere nei tempi totalitari, e non soltanto in quelli.
7.
Nell’Avvertenza, Migliorini – come si è visto – secondo il «criterio dell’uso incipiente» dichiara di escludere, assieme ai «mostriciattoli individuali mal coniati, e che per fortuna non accennano ad attecchire», anche altre parole «di conio letterario e giornalistico»32, non perché «mal coniate», bensì perché «solo momentanee, nate da un’occasione […] assai difficilmente ripetibile»:per le parole di conio letterario e giornalistico, non ho di solito registrate quelle che mi sembravano solo momentanee, nate da un’occasione singola e assai difficilmente ripetibile: come quando Baldini chiama Carducci «solleònide», o Praz dice che lo stile di Wedgwood è una «zuccherificazione di motivi ellenistici», o Tombari parla di una «villetta priorile», o un cronista rievoca le «crisi di tappetofagia» di Hitler o chiama «eurostecca» una stecca presa da un noto cantante in Eurovisione.
Eppure, molte neoconiazioni, adattamenti, o “rilanci” d’autore (Migliorini parla di termini «rinnovati», p.es. s.v. Scrignuto) sono registrati nell’Appendice edizione dopo edizione; Migliorini motiva queste inclusioni con la possibilità che tali parole entrassero nella lingua comune:
ho registrato anche alcune coniazioni di questo genere quando mi è sembrato che avessero una certa possibilità o probabilità di essere adoperate da altri.
In realtà, riesce difficile pensare che Migliorini davvero credesse che tutte le parole d’autore da lui registrate potessero entrare nell’uso33. Molte di esse, poi, non sono certo neologismi, ma sembrano essere state inserite più che altro per il piacere di divulgare una citazione a cara (magari perché divertente)34 all’autore-compilatore35, come p.es.
[1950] Angoscia. Parola messa di moda dall’esistenzialismo. Bacchelli, intitolando un suo scritto Dieci
anni di ansie, avverte (1946): «Avevo scritto angosce; ma la letteratura dell’esistenzialismo in voga ha
prodotto una massa di professori e di commessi viaggiatori di “angoscia” che rendono impraticabile e troppo fastidiosa cotesta parola»;
[1950] Arioso. «Milanese arioso dicesi ironicamente di chi è immigrato dal suburbio o dalla provincia, o da Cerignola d’Apulia, e vuol tuttavia gabellarsi per cittadino “della cerchia antica”» (Gadda, L’Adalgisa, p. 288);
32
Si noti che in DM9 si parlava esclusivamente di «parole di conio letterario»; l’estensione al giornalismo compare solo in DM10.
33
Anche da questo punto di vista, le Parole nuove sono più ricettive dei vocabolari dell’uso, che devono registrare il «valore generale, medio, potenziale» delle parole, non quello dei singoli atti comunicativi; anche nel capitoletto sulla Scelta dei lemmi, Migliorini si interroga sul peso che dovrebbero avere «le creazioni linguistiche di individui singoli in relazione con la lingua comune» (Che cos’è un vocabolario?, cit., pp. 16-18; citazioni dalle pp. 2 e 16).
34 Anche in questo (come per gli aneddoti, cfr. infra n. 47) Migliorini replica un noto habitus panziniano: «tutto quello che [Panzini] non è riuscito a ficcare nei libri, lo ha messo nel Dizionario» (GABRIELE BALDINI, Alfredo Panzini, Brescia, Morcelliana, 1942, p. 175).
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Anche Migliorini avrebbe potuto dire di sé le parole che erano state di Panzini: considerata l’originalità del lavoro (dato che, per la novità dell’oggetto, i precedenti dizionari non hanno potuto fungere da guida), «benchè sia di vita ed animo modestissimi, Autore e non Compilatore vuol essere chiamato chi sostenne la lunga fatica di questo libro» (DM1, Prefazione, p. IX).
[1942] Vitino. «Suprema ambizione delle donne e perentorio dettame delle mode 1895-1905: costringere il sacco addominale delle creature di bel sesso alla straziante cerchiatura e alle spaventose allacciature del busto» (C.E. Gadda)36;
[1950] Salotto bono. «Anche i cavalli degli omnibus e le diligenze avevan la loro poesia; anche i salotti boni e le maniche a prosciutto delle donne dell’Ottocento» (Cicognani);
[1942] Tutù [1]. Il francese tutu significa nel linguaggio dei bambini, il «sedere» […], e «dans le langage des danseuses, garniture de mousseline qu’elles mettent autour de leurs maillots». Emilio Cecchi rievoca due capitani di nave «simili a due vecchi aristocratici che commemorassero le grandi ballerine del loro tempo; capricciose, rovinose, e più indimenticabili, come appunto, con i loro tutù di vele candide, quelle oscillanti ballerine del mare».
Gli scrittori e gli intellettuali citati sono molti, a partire dallo stesso Panzini, al quale è dedicata una voce derivata (che non rientra certo fra quelle di «uso incipiente»):
[1950] Panzinismo. Particolarità stilistica o lessicale di Alfredo Panzini, o che ricorda i modi di lui. || L’imitare il Panzini.
I singoli termini panziniani ricordati da Migliorini37 sono dialettismi, più o meno adattati (vv. Arzdòr, Fisso, Madonnaro, Orèllo, Pàmpana, Pìspolo, Schioppa, toppo s.v. Topo
[2], Vendrìcola), forestierismi adattati (vv. Agiatoio e Barricardiero), il latinismo Vesania, voci classicheggianti come Antropoclastìa e fàunico (s.v. Faunesco) e qualche
«antica voce, rinnovata dal Panzini», come Nascione, Sboglientare, Scrignuto. Racconta una storia diversa la v.
[1942] Radiosa. Il Panzini avrebbe voluto che si adoperasse questo nome per il tessile autarchico che si è chiamato con bislacco adattamento ràion. Ma ora il nome radiosa è marchio commerciale d’un tessuto.
Fra le altre auctoritates citate, ricorrono spessissimo Baldini (da Abbruscare,
Anìmula, fino a Voronovizzare e Vorticare) e Papini (da Affabulare, Attiranza, fino a Ultraismo, Vecchiastro) e ancora Bacchelli, Beltramelli, Borgese, Caldarelli, Cecchi,
Contini, B. Croce (in particolare per gli adattamenti dal tedesco, come le vv. Banàusico,
Categoriale, dettato s.v. Diktat), Devoto, Garin, Momigliano, Ojetti, Palazzeschi, Praz,
Rebora, L. Russo, I. Montanelli (vv. Sagraiolo, «chi, che indulge troppo alle feste, alle sagre» e Sgrano). E ancora, D’Annunzio (da agonale s.v. Agonali, fino a Unificazione e
Uscòcchi), Pirandello (citato per il termine raro Intombare, poi s.vv. Attonimento e Pirandelliano, pirandellismo), Montale (rimandano agli Ossi di seppia le vv. Arrosarsi, Infinitarsi, Ramura, Vorticare, alla produzione in prosa le vv. Buonsensaio, Farfalla, Nordista), Gramsci (non a caso citato solo da DM9 s.v. Brescianésimo, Lorianismo,
Nazional-popolare, Vittare, e anche -naturalmente- per Gramsciano)38.
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Più ortodossi, cioè effettivamente neologici e non solo umoristici, gli altri lemmi gaddiani delle
Appendici: Calamburesco (solo in DM10), Emmanueliano, il milanese Marognètta (entrambi da DM8) e
l’“obbligatoria” v. Pasticciaccio, con implicita un’«allusione al romanzo di C.E. Gadda». 37
Le citazioni panziniane quasi sempre allegano il volume e spesso anche la pagina, secondo quanto consigliato in Che cos’è un vocabolario?, cit., p. 58.
38 Sono forse cedimenti alla pratica professionale di storico della lingua i vari casi in cui le voci citano un’auctoritas che risale molto addietro nel tempo, come p.es. per
Le parole lemmatizzate possono anche derivare da fonti meno prestigiose, come per le voci
[1963] Nitratare. Concimare i campi con nitrati. Pubblicità della Montecatini (1951);
[1963] Clacche. V. CLAQUE. Leggo «le clacche» nel rendiconto d’un festival napoletano (1955)39; in altri casi, Migliorini si sofferma sull’occasione che ha «rimesso in circolazione» il termine, come per la v.
[1963] Notàbile. Sost. masch. Parola rimessa in circolazione dall’on. De Gasperi (nella relazione tenuta al Teatro San Carlo di Napoli il 26 giugno 1954) per auspicare la collaborazione delle persone esperte e autorevoli, anche al di fuori dal partito di maggioranza («gli uomini più ragguardevoli per la loro preparazione, per il loro ufficio o per la loro posizione sociale: i così detti notabili»).