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Di che genere sei? Maschio, femmina o fantascienza?

4.1 The Left Hand of Darkness di Ursula K. Le Guin

Ursula K. Le Guin (1929-2018) si è imposta negli anni d'oro della SF americana come tra le più geniali menti creatrici di mondi fantastici e fantascientifici. Cresciuta in una famiglia «totally nonsexist», senza differenze «in expectations for herself and her brothers» (Rochelle, 2005, p. 408), ha ereditato dai suoi genitori – e in particolare da suo padre, Alfred Kroeber, pionere dell’antropologia culturale – «a willingness to get outside [one’s] own culture and also a sensitivity to how culture affects personality» (Rochelle, 2005, p. 408). I dettagli etnografici, la prospettiva dell’osservatore esterno, la tensione fra oggettivo e soggettivo, sono i lasciti di quest’eredità. L’“immaginazione antropologica” accompagna la sua concezione della SF come «thought-experiment» (Le Guin, 1993, p. 158):

Let’s say (says Mary Shelley) that a young doctor creates a human being in his laboratory; let’s say (says Philip K. Dick) that the Allies lost the Second World War; let’s say that is such and so, and see what happens… (Le Guin, 1993, p. 151)

Une delle funzioni essenziali della narrazione fantascientifica è, per Le Guin, quella di porsi domande più che cercare risposte, sovvertire le modalità di pensiero abituali per trovare metafore «for what our language has no words for as yet» (Le Guin, 1993, p. 159). Per questo, per la scrittrice americana, la SF è descrittiva, non predittiva. Come il famoso gatto di Schrödinger, gli esperimenti dell’immaginazione della SF non ci parlano del futuro, ma aprono a nuove prospettive da cui osservare aspetti della realtà altrimenti inafferrabili:

The purpose of a thought-experiment, as the term was used by Schrödinger and other physicist, is not to predict the future – indeed Schrödinger’s most famous thought-experiment goes to show that “future”, on the quantum level, cannot be predicted – but to describe reality, the present world. (Le Guin, 1993, p. 151)

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Nel suo Science Fiction and Mrs Brown (1975) – centrale per la comprensione della sua visione della letteratura – Le Guin rielabora Mr. Bennet and Mrs. Brown (1924) di Virginia Woolf, abbracciando la definizione che la scrittrice londinese dà del proposito della creazione romanzesca:

I believe that all novels begin with an old lady in the corner opposite. I believe that all novels, that is to say, deal with character, and that it is to express character (…) that the form of the novel, so clumsy, verbose, and undramatic, so rich, elastic, and alive, has been evolved. (…) great novelists have brought us to see whatever they wish us to see through some character. Otherwise they would not be novelists, but poets, historians or pamphleteers. (Woolf, 1924, pp. 9-10)

Il soggetto di un romanzo, secondo Woolf, appare sottoforma di un personaggio che si presenta, sfidante, all’immaginazione: «My name is Brown. Catch me if you can» (Woolf, 1924, p. 3). Così lo descrive Le Guin:

A book does not come to me as an idea, or a plot, or an event, or a society, or a message; it comes to me as a person. A person seen, seen at a certain distance, usually in a landscape. The place is there, the person is there. I didn’t invent him, I didn’t make her up: he or she is there. And my business is to get there too. (Le Guin, 1993, p. 107)

Un giorno, compariranno nella sua immaginazione due persone e un paesaggio innevato; da questa visione nascerà The Left Hand of Darkness:

[…] they were small figures, remote, in a tremendous waste landscape of ice and snow. They were pulling a sledge or something over the ice, hauling together. That is all I saw. I didn’t know who they were. I didn’t even know what sex they were (I must say I was surprised when I found out). But that is how my novel The Left Hand of Darkness began, and when I think of the book, it is still that vision I see. All the rest of it, with all its strange rearrangements of human gender and its imagery of betrayal, loneliness and cold, is my effort to catch up, to get nearer, to get there, where I had seen those two figures on the snow, isolated and together. (Le Guin, 1993, p. 107)

Pubblicato nel 1969, acclamato dalla World Science Fiction Society e dalla Science Fiction and Fantasy Writers of America (SFWA) miglior romanzo dell’anno (rispettivamente con l’Hugo

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Award e il Nebula Award), The Left Hand of Darkness (d’ora in poi Left Hand) è uno dei primissimi romanzi del programma fantascientifico femminista e diventa negli anni il romanzo più letto di tutto il canone della FSF (Jones, 2009, p. 485).

Il paesaggio di neve e di ghiaccio della visione di Le Guin è il pianeta Gethen (eloquentemente chiamato Winter dagli abitanti terrestri) nella sua era glaciale, un mondo ai confini di un universo di un futuro remoto in cui la specie umana è arrivata a popolare più di ottanta pianeti; le piccole e lontane figure che spingono insieme una slitta sono i protagonisti della storia nata dal tentativo di avvicinarle, una storia a più voci che racconta l’arrivo su Gethen dell’Inviato terrestre Genly Ai e la sua difficile amicizia con il getheniano Therem Estraven.

La missione di Genly è quella di convincere i getheniani a unirsi all’Ecumene (the Ekumen), una coalizione interplanetaria di «eighty-three habitable planets» (p. 36) che l’Inviato descrive come non «a kingdom, but a coordinator, a clearinghouse for trade and knowledge» (p. 36). Quella dell’umano terrestre non è l’unica voce narrativa: di venti capitoli, quattro narrano le vicende dal punto di vista di Estraven attraverso gli estratti del suo diario, cinque sono composti da miti e leggende getheniani che non hanno direttamente a che fare con la trama ma che illuminano singoli aspetti della cultura aliena, creando un vasto e sfaccettato quadro di Gethen. Il settimo capitolo, The question of sex, è composto dagli appunti della prima Investigatrice27 sulla particolare fisiologia sessuale getheniana. I getheniani, per l’ottanta per cento del tempo, sono «hermaphroditic neuters» (p. 66): non sono né maschi, né femmine, in uno stato di latenza sessuale. Esprimono caratteri sessuali (ormoni e genitali maschili o femminili) e desiderio (eterosessuale) solo per circa tre giorni al mese, nel periodo di fertilità chiamato kemmer. Nessun individuo ha alcuna predisposizione naturale verso uno dei due sessi:

Anyone can turn his hand to anything. This sound very simple, but its psychological effects are incalculable. The fact that everyone between seventeen and thirty-five or so is liable to be (as Nim put it) “tied down to childbearing”, implies that no one is quite so thoroughly “tied down” here as women, elsewhere, are likely to be- psychologically or physically. Burden

27 Gli Investigatori vengono inviati dall’Ecumene per studiare un nuovo pianeta e la sua società

restando in incognito, prima dell’arrivo dell’Inviato che stabilisce una connessione e propone l’allenanza.

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and priviledge are shared out pretty equally; everybody has the same risk to run or choice to make. Therefore nobody here is quite so free as a free male anywhere else. (pp. 84-85)

La fisiologia sessuale getheniana rende inutile la categoria di genere e variabile quella di sesso: sul loro pianeta «one is respected and judge only as a human being» (p. 86).

Quando l’Inviato sbarca su Gethen, la tensione fra le due nazioni del pianeta, Karhide – una sorta di monarchia feudale che più che una nazione è «a family quarrel» (p. 13) – e Orgoreyn – una complicata burocrazia gestita da trentatré “commensali” e un rigoroso corpo di polizia – sta per raggiungere un punto di non ritorno. Le Guin descriverà in questi termini il delicato equilibrio tra i (e all’interno dei) due governi:

The “female principle” has historically been anarchic; that is, anarchy has historically been identified as female. The domain allotted to women – “the family”, for example – is the area of order without coercion, rule by custom not by force. Men have reserved the structures of social power to themselves (and those few women whom they admit to it on male terms, such as queens, prime ministers); men make the wars and peaces, men make, enforce and break the laws. On Gethen, the two polarities we perceive through our cultural conditioning as male and female are neither, and are in balance: consensus with authority, decentralizing with centralizing, flexible with rigid, circular with linear, hierarchy with network. But it is not a motionless balance, there being no such thing in life, and at the moment of the novel, it is wobbling perilously. (Le Guin, 1993, pp. 164-165)

La prima nazione ad accogliere Genly è Karhide. Durante il soggiorno nella sua capitale, viene aiutato dal primo ministro del re, Therem Harth rem ir Estraven, che, nonostante mostri sin da subito fiducia incondizionata alla missione di Genly – al punto da venire accusato di tradimento dal re per aver difeso la sua causa – verrà ricambiato da una testarda diffidenza dal terrestre, confuso dall’impossibilità di definire il suo “vero sesso”. Fallita la sua missione presso il re, Genly continua il suo viaggio nelle terre di Karhide, dove incontra i profeti dell’Handaara, «a religion without institution, without priests, without hierarchy, without vows, without creed» (p. 52), che predicono il futuro «to exhibit the perfect uselessness of knowing the answer to the wrong question» (p. 65). Superati i confini, entrato in Orgoreyn e accolto dai suoi Commensali – anche in questo aiutato, a sua insaputa, da Estraven – si convince ingenuamente dell’imminente riuscita della sua missione. Viene

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invece imprigionato, mandato in una «Voluntary Farm» e costretto ai lavori forzati, da cui riuscirà a fuggire solo grazie all’intervento di Estraven. Inizia così un lungo viaggio attraverso il ghiacciaio di Gobrin, «across a houseless, speechless desolation: rock, ice, sky, and silence: nothing else, for eighty-one days, except each other» (p. 229). L’intimità forzata della tenda aiuterà finalmente Genly a vedere e accettare Estraven per quello che è: né uomo, né donna, ma una persona complessa che è entrambi e nessuno. Il loro nuovo legame sarà sancito dalla condivisione di Genly dell’unica cosa che la sua civiltà aliena «ha[s] to give to Winter»: il linguaggio mentale sviluppato dai terrestri del futuro, una comunicazione paraverbale che non conosce barriere e inganni.

Contro ogni previsione, riusciranno a tornare in Karhide, dove Genly riuscirà a inviare un segnale alla sua nave spaziale ed Estraven «the traitor» verrà ucciso dalle guardie di frontiera, lasciando Genly al successo della sua missione, ma «in all pieces, disintegrated» (p. 243).