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4.1.1.1 «The perfect uselessness of knowing the answer to the wrong question»

Attraverso la lente del genere Le Guin pone una delle domande principali della SF: cosa vuol dire essere umani? Il tema del primo contatto con una specie aliena (tanto ricorrente da formare un sottogenere della SF) viene esplorato in Left Hand sovvertendo facili semplificazioni: è Genly Ai, il terrestre, l’alieno che porta dall’universo (the Void) la rivelazione di altri mondi abitati, e gli alieni non sono altro che una variabile della stessa specie umana31. Su Gethen, Genly è costantemente consapevole del suo status di alieno: «few foreigners are so foreign as I» (p. 15), dice al cugino del re. Ma Le Guin mostra che

30 V. § 3.2

31 Così lo spiega Genly a King Argaven: «We are all men, you know, sir. All of us. All the worlds of

men were settled, eons ago, from one world, Hain. We vary, but we’re all sons of the same Hearth…» (p. 36)

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Genly è foreign per i Getheniani quanto loro lo sono per lui: il loro simultaneo essere alieni l’uno per l’altro mette in causa il modo in cui l’altro è usato per produrre un soggetto umano normativo. Il gioco di prospettive costruito da Le Guin confonde i confini tra l’umano e l’alieno, la norma e la differenza, rivelando entrambi i concetti come le costruzioni che sono. L’umanità «uncomplicately opposed to the “alien”» (Wolmark, 1993) di molta SF è stata complicata dall’ondata femminista degli anni Sessanta, che ha svelato un altro aspetto della domanda iniziale: quanta della nostra umanità è modellata dalla concezione culturalmente condivisa del sesso? L’alienità dei getheniani, in fondo, risiede unicamente nella loro particolare fisiologia sessuale: tra tutte le variabili umane che abitano la galassia immaginata da Le Guin, sono gli unici che non presentano una differenziazione sessuale fissa. Le categorie di genere e sesso, ritenute dal senso comune terrestre una delle più sicure componenti dell’identità personale, sono, come nota Genly, tanto «irrilevant to [their] nature» quanto «essential to [our] own» (p. 18). È questa essenzialità a essere indagata dall’esperimento mentale di Le Guin, che non fa nient’altro che «open up an alternative viewpoint, to widen the imagination, without making any very definitive suggestions as to what might be seen from that new viewpoint» (Le Guin, 1993, pp. 171-172). Come scrive Debra Shaw, Genly Ai, nato per dire a parole ciò che non può essere detto a parole

(…) was created out of a need to challenge orthodox ideas of what counts as knowledge and truth from a position outside of the discourse from which these ideas derive their power. (Shaw, 2000, p. 179)

La storia raccontata dall’Inviato terrestre costituisce il suo report ufficiale32, ma il punto di vista dell’osservatore scientifico viene sin da subito spogliato dell’illusoria neutralità che fa coincidere fatti e verità:

I’ll make my report as if I told a story, for I was taught as a child on my homeworld that Truth is a matter of the imagination. The soundest fact may fail or prevail in the style of its telling: like that singular organic jewel of our seas, which grows brighter as one woman wears it and, worn by another, dulls and goes to dust. Facts are no more solid, coherent, round, and real than pearls are. But both are sensitive.

32 Il primo capitolo riporta quest’intestazione: From the Archives of Hain. Transcript of Ansible Document

01-01 101-934-2-Gethen: To the Stabile on Ollul: Report from Genly Ai, First Mobile on Gethen/Winter, Hainish Cycle 93 Ekumenical Year 1490-97. (p. 9)

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The story is not all mine, nor told by me alone. Indeed I am not sure whose story it is; you can judge better. But it is all one, and if at moments the facts seem to alter with an altered voice, why then you can choose the fact you like best; yet none of them are false, and it is all one story. (p. 9)

L’«altered voice» che accompagna il report è quella di Estraven, «the only person on Gethen who trusted [Genly]» e «the only Gethenian that [he] distrusted» (p. 210). La sua prospettiva aliena, seppur limitata dalle stesse convenzioni grammaticali terrestri33, ci apre a un mondo in cui «one is respected and judged only as a human being» (p. 86), poiché in esso le categorie di uomo e donna che dividono in due metà l’umanità terrestre non hanno significato.

Il binarismo sessuale che caratterizza l’umanità di Genly è difficilmente traducibile nei termini culturali getheniani. Al cospetto del re folle di Karhide, l’Inviato terrestre si trova a dover descrivere la foto di una donna di un altro pianeta dell’Ecumene e a doversi confrontare con una visione diversa della differenziazione sessuale:

“A person from Cime, a female”. I had to use the word that Gethenians would apply only to a person in the culminant phase of kemmer, the alternative being their word for a female animal. (p. 37)

Essere donne (o uomini) su Gethen, è solo una fase. La fissità del sesso è una caratteristica esclusiva della categoria animale, categoria dell’alterità e dell’inferiorità per eccellenza, accuratamente evitata da Genly nell’identificazione degli esseri umani per scongiurare la stigmatizzazione che una categoria gerarchicamente inferiore implicherebbe.34 L’accortezza di Genly, però, non basta a salvarlo dal giudizio di biasimo:

“So all of them, out on these other planets, are in permanent kemmer? A society of perverts? (…) Well, it may be the fact, but it’s a disgusting idea, Mr. Ai, and I don’t see why human beings here on earth should want or tolerate any dealings with creatures so monstrously different”. (p. 37)

Su questo mondo alieno, incorporare un’identità sessuale fissa è considerata un’anormalità perversa (seppur non rara):

33 Anche Estraven usa i pronomi maschili, «inventions of male grammarians» (Le Guin, 1993, p. 170) 34 Come esplicita indirettamente l’osservazione dell’Investigatrice nei suoi appunti: «The somer-

kemmer cycle strikes us as degrading, a return to the estrus cycle of the lower mammals, a subjection of human beings to the mechanical imperative of rut» (p. 86)

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Excessive prolongation of the kemmer period, with permanent hormonal imbalance toward the male or the female, causes what they call perversion; it is not rare; three or four per cent of adults may be physiological perverts or abnormals – normal, by our standard. They are not excluded from society, but they are tolerated with some disdain, as homosexual are in many bisexual societies. The Karhidish slang for them is half-deads. They are sterile. (pp. 59-60)

Quando Genly prova a dire a King Argaven che «we are all man» (p. 36), il re è disinteressato perché ha già classificato l’Inviato nella posizione di anormale, che egli sia «a sexual freak or an artificial monster or a visitor from the Domains of the Void» (p. 34). La visibilità di genere di Genly – nel suo essere in uno stato di kemmer permanente – lo rende “meno umano” secondo il metro di giudizio della normalità getheniano. Il ribaltamento del repertorio terrestre mostra il funzionamento discriminatorio alla base della definizione dell’anormalità, svelando il valore sociale e culturale della normatività sessuale. I pervertiti, variabile “naturale” dell’umanità getheniana, non sono member a pieno titolo della società, ma fanno parte di quelle boundary categories che legittimano il privilegio dei primi a discapito degli altri. Non a caso, vengono descritti dai getheniani utilizzando precisamente gli stessi termini animali evitati da Genly: nell’introdurre il personaggio in kemmer permanente che prende parte al rito profetico dell’Handaara, «Goss used the pronoun that designates a male animal, not the pronoun for a human being in the masculine role of kemmer» (p. 59). I pervertiti, incarnando una sessualità non riproduttiva, sono paragonati da Genly ai terrestri omosessuali – curiosamente ancora “tollerati con disdegno” in un futuro così lontano, prova (si spera) non tanto delle debolezze dell’immaginazione di Le Guin, quanto della sua volontà di far reagire il lettore alla sua realtà. Il risultato del paragone è l’isolamento della capacità riproduttiva come unico elemento in comune tra la normalità sessuale aliena e quella terrestre, che svela le implicazioni eteronormative su cui si fonda la concezione binaria dei sessi. Il vantaggio riproduttivo è anche definito dall’Investigatrice Ong Tot Oppong, come l’unico aspetto che farebbe pensare alla fisiologia getheniana come il risultato di un’evoluzione naturale, e non – ipotesi più accreditata – di una sperimentazione genetica:

There is one feature of this anomalous arrangement that might have adaptive value. Since coitus takes place only during the period of fertility, the chance

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of conception is high, as with mammals that have an estrus cycle. In harsh conditions were infant mortality is great, a race survival value may be indicated. (p. 84)

Negli appunti dell’Investigatrice è descritta così la seconda fase del kemmer, il momento in cui inizia a stabilizzarsi una dominanza ormonale:

The genitals engorge or shrink accordingly, foreplay intensifies, and the partner, triggered by the change, takes on the other sexual role (? without exception? If there are exceptions, resulting in kemmer-partners of the same sex, they are so rare as to be ignored).(p. 82, corsivo mio)

La fissità su cui il discorso scientifico di “questa parte di universo” fonda il binarismo uomo/donna, scontrandosi con una concezione della differenziazione sessuale come ruolo sessuale, funzionale unicamente al rapporto sessuale riproduttivo, rende innanzitutto osservabile e accountable – come direbbe Sacks – l’equivalenza tra sessualità ed eterosessualità che negli stessi anni della pubblicazione di Left Hand viene messa in discussione dalla riflessione femminista e che da questa verrà criticata come uno dei limiti del romanzo. L’invisibilizzazione di questa equivalenza nella concezione comune è tale che la stessa Le Guin la riconoscerà solo vent’anni dopo la creazione di Left Hand, quando ripubblicherà il suo saggio Is Gender Necessary? (Redux) con «remarks and annotations and self-recriminations from later years» (Le Guin, 1993, p. 2), ammettendo le sue «ineptnesses» (Le Guin, 1993, p. 169):

I quite unnecessarily locked the Gethenians into heterosexuality. It is a naively pragmatic view of sex that insists that sexual partners must be of opposite sex! In any kemmerhouse homosexual practice would, of course, be possible and acceptable and welcomed – but I never thought to explore this option; and the omission, alas, implies that sexuality is heterosexuality. I regret this very much. (Le Guin, The Language of the Night: essays on Fantasy and Science Fiction, 1993, p. 169)

Quella che fa coincidere sessualità ed eterosessualità non è l’unica norma culturale che si ritrova svelata nella sua arbitrarietà nell’incontro tra i due mondi alieni. Su Gethen, la categoria di sesso, perdendo la propria stabilità, si ritrova spogliata della sua funzione esplicativa e predittiva:

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Normal individuals have no predisposition to either sexual role in kemmer; they do not know whether they will be the male or the female, and have no choice in the matter.(p. 82, corsivo mio)

Immaginare il maschile e il femminile come ruoli temporanei, casuali e variabili permette – come si vedrà nei prossimi paragrafi – di osservare e interrompere la «hegemonic line that gets drawn from body to identity» (Menon, 2015) in qualsiasi categorizzazione identitaria, e in quella di genere/sesso in modo particolare. Come ci ricorda l’avvertimento iniziale di Genly, la prospettiva dalla quale si osservano i fatti ha il potere di influenzare la “verità”. Questo risulta particolarmente evidente dall’ostinazione con cui l’Inviato cerca di comprendere i getheniani attraverso le categorie di maschio e femmina che informano profondamente non solo la sua lettura della realtà ma il suo modo stesso di essere al mondo. Il fallimento continuo nel comprendere gli eventi e le persone che lo circondano dimostreranno a Genly (e, forse, al lettore) «the perfect uselessness of knowing the answer to the wrong question» (p. 65).