Come molte critiche femministe hanno sottolineato35, il punto di vista dal quale Genly ricostruisce la sua storia facilita l’identificazione di un pubblico maschile, più che di quello
35 Attebery a questo proposito scrive: «If the controlling consciousness of the book had been either a
Gethenian or a female Terran, the book would probably not have been so well received by the largely male SF readership (and literary establishment) of 1969.» (Attebery, 2002, p. 131). LeFanu aggiunge che il punto di vista maschile del personaggio «speaks to liberal rather than misogynistic male readers, to readers who feel at ease with the kind of feminism that seeks to remove conflict and difference» (LeFanu, 2012).
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femminile. Le Guin stessa nella prima versione di Is Gender Necessary? riflette su questo sbilanciamento:
It seems to be men, more often than women, who thus complete my work for me: I think because men are often more willing to identify as they read with poor, confused, defensive Genly, the Earthman, and therefore to participate in his painful and gradual discovery of love.(Le Guin, The Language of the Night: essays on Fantasy and Science Fiction, 1993, p. 171)
Venti anni dopo, rielaborerà la sua riflessione in questi termini:
I now see it thus: Men were inclined to be satisfied with the book, which allowed them a safe trip into androgyny and back, from a conventionally male viewpoint. (Le Guin, 1993, p. 171)
Il punto di vista “conventionally male” del romanzo non si manifesta unicamente nel fatto che la principale voce narrante è un uomo, ma anche e soprattutto nel fatto che Genly Ai è un uomo che parla agli uomini di uomini (in parte per l’uso del pronome, ma non solo). In termini sacksiani, si potrebbe dire che Genly, attraverso le sue parole, seleziona come destinatari del racconto i suoi co-members nella categoria di sesso/genere. Questa selezione si esprime attraverso due espedienti strettamente collegati fra loro. Innanzitutto, la categoria di genere è insistentemente e testardamente usata da Genly come criterio di spiegazione per i comportamenti dei getheniani. Misurando continuamente i personaggi alieni con le categorie del maschile e del femminile, Genly le rende di conseguenza rilevanti – o meglio, sempre con Sacks, omnirilevant – anche per l’identificazione di sé stesso e del mittente della sua narrazione. Ma la relazione di co- o cross-memberhip, come sostiene Sacks, «is not (…) simply (…) an “identification problem”, but it's a feature that persons orient to» (Sacks, 1992, p. 590). L’identificazione maschile di Genly ha quindi un’altra implicazione, quella cioè di ribadire l’appartenenza alla categoria “uomo” strutturandola sulla differenza incommensurabile della categoria opposta, quella delle cross-members. « In a sense, women are more alien to me than you are. With you I share one sex, anyhow…» (p. 200), ammette Genly interrogato da Estraven sulla differenza tra i sessi terrestri. Cercando (e, a quanto sostiene l’autrice, trovando) la complicità dei lettori co-members, la narrazione di Genly si costruisce su una svalutazione e invisibilizzazione continua del femminile a vantaggio del maschile.
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Le Guin, in Is Gender Necessary?, si rimprovererà di non aver mostrato «the “female” component of the Gethenian character in action»:
Unfortunately, the plot and the structure that arose as I worked the book out cast the Gethenian protagonist, Estraven, almost exclusively into roles that we are culturally conditioned to perceive as “male” – a prime minister (it takes more than even Golda Meir and Indira Gandhi to broke a stereotype), a political schemer, a fugitive, a prison-breaker, a sledge-hauler…I think I did this because I was privately delighted at watching, not a man, but a manwoman, do all these things, and do them with considerable skill and flair. (Le Guin, The Language of the Night: essays on Fantasy and Science Fiction, 1993, p. 170)
Nella mancanza di Le Guin, ancora una volta, risiede l’opportunità di osservare «the fine power of a culture» (Sacks, 1992). Come ha dimostrato efficacemente Sacks, le informazioni legate alle categorie e, tra queste, in particolare le category-bound activities (CBA), hanno il potere difficilmente contrastabile di condizionare la percezione della realtà, in modo da confermarne continuamente (e spesso contro la stessa esperienza personale) la “normalità”. Genly, ironicamente, è consapevole di quanto «the categorizations you use (…) enormously control your perceptions of what's happening» (Sacks, 1992, p. 481) solo quando deve rimproverarlo ad altri:
Not fear of the alien, the unearthly, not here. These Orgota have not the wits nor size of spirit to fear what is truly and immensely strange. They cannot even see it. They look at the man from another world and see what? a spy from Karhide, a pervert, an agent, a sorry little political Unit like themselves. (p. 139)
Anche il condizionamento culturale di Genly è così forte da impedirgli di cogliere la complessità della realtà aliena nel suo essere senza genere: in presenza di manwomen Genly (e, con lui, il lettore) vede inequivocabilmente degli uomini, perché nella sua cultura le informazioni “primo ministro, reggente, politico” sono CBA di quella categoria. Come si è già visto, nel descrivere la parata di Erhenrang, questa equivalenza non è mai problematizzata: che persone potenti e autorevoli siano uomini è così “normale” da non essere osservabile se non come «correct description» (Sacks, 1992, p. 599). Al cospetto di Estraven, ad esempio,
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(…) one feel’s the man’s power as an augmentation of his character; he cannot make an empty gesture or say a word that is not listened to. He knows it, and the knowledge gives him more reality than most people own: a solidness of being, a substantiality, a human grandeur. (p. 14)
Il compiacimento di Le Guin di osservare «a manwoman, do[ing] all these things» (Le Guin, The Language of the Night: essays on Fantasy and Science Fiction, 1993, p. 170) è destinato a rimanere “privato”. Fino a che Genly non accetterà di vedere «the people of the planet through their own eyes» (p. 18), continuerà a vederli attraverso le lenti di una cultura, che, dividendo l’umanità in due metà, associa comportamenti, caratteri, personalità diverse e incompatibili a due categorie distinte. Al contrario delle CBA maschili, le CBA femminili agite dai getheniani sono osservabili:
They lacked, it seemed, the capacity to mobilize. They behave like animals, in that respect; or like women. They did not behave like men. (p. 47)
Ignorant, in the Handdara sense; to ignore the abstraction, to hold fast to the thing. There was in this attitude something feminine, a refusal of the abstract, the ideal, a submissiveness to the given, which rather displeased me. (pp. 181-182)
His voice, when he spoke very softly as now, did have much the timbre of a woman’s voice, husky and unresonant. (p. 232)
L’incongruenza tra la categoria maschile attraverso cui Genly indentifica i getheniani e le loro azioni fa di queste delle accountable actions che, non potendo generare una richiesta di spiegazione (che sarebbe, ancora una volta, nient’altro che una «wrong question»), creano in Genly un forte senso di diffidenza. In particolare, la mancanza di fiducia è alla base del giudizio di Genly su Estraven, «whose motives are forever obscure» (p. 14). Genly spiega l’enigmaticità del karhidiano oscillando continuamente tra diverse motivazioni (l’elitismo della sua carica politica (p. 14), le differenze culturali (p. 19), ecc.), ma tornando poi sempre all’ambiguità provocata dall’incoerenza tra CBA e categoria, che esplicita sin dall’inizio:
(…) I thought that at table Estraven’s performance had been womanly, all charm and tact and lack of substance, specious and adroit. Was it in fact perhaps this soft supple femininity that I disliked and distrusted in him? For
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it was impossible to think of him as a woman, that dark, ironic, powerful presence near me in the firelit darkness (…) (p. 18)
Per Genly Estraven non è credibile, esattamente come quei personaggi di cui parla Sacks quando dimostra che «if you take an activity that's not bound to a given category and assert that it happens, or assert it, people are perfectly willing to argue, to say 'No' (…) It's not believable» (Sacks, 1992, p. 242). Invece di rettificare le categorie che lui stesso riconosce inadeguate a cogliere la realtà getheniana, Genly continua ad isolare caratteri femminili e carattere maschili, trovando in ultima analisi entrambi inappropriati:
and yet whenever I thought of him as a man I felt a sense of falseness, of imposture: in him, or in my own attitude towards him? His voice was soft and rather resonant but not deep, scarcely a man’s voice, but scarcely a woman’s voice either… (p. 18)
Ancora una volta sorprende l’inconsapevole eco sacksiana: Estraven come uomo è un impostore agli occhi di Genly perché non rispetta le CBA legate alla categoria; dal punto di vista terrestre, il suo stato di membro a pieno titolo della categoria “uomo” è «defective» (Sacks, 1992, p. 578). Inoltre, il senso di impostura si riflette sull’atteggiamento di Genly perché la resistenza alla categorizzazione di Estraven gli impedisce di considerarlo una volta per tutte un co-member o un cross-member e assumere di conseguenza l’atteggiamento opportuno, minacciando la sua stessa identità. Ignorando il consiglio di Oppong, Genly fa esattamente «what a bisexual naturally does, which is to cast him [a Genthenian] in the role of Man or Woman, while adopting towards him a corresponding role dependent on your expectations» (p. 85). Ma – ammette la stessa Oppong – «this is almost impossible for our imagination» (p. 85) e Genly lo dimostra continuando a farsi condizionare dai suoi preconcetti, nonostante faccia continuamente esperienza di quanto sia vano cercare di comprendere e predire i comportamenti dei getheniani attraverso la categorizzazione di genere. In alcuni momenti sembra tentare di leggere la realtà dei getheniani “con i loro stessi occhi”, cercando la spiegazione dei comportamenti di Estraven nelle categorie culturali getheniane:
(…) I began to think that an inept and undefended alien should not demand reasons from the prime minister of a kingdom, above all when he does not and perhaps never will understand the foundations of power and the
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workings of government in that kingdom. No doubt this was all a matter of
shifgrethor – prestige, face, place, the pride-relationship, the untranslatable
and all-important principle of social authority in Karhide and all civilizations of Gethen. (p. 19)
Ma subito dopo impone nuovamente una spiegazione “di genere”:
I saw at last that I was missing another signal. Damning his effeminate deviousness, I said (…) (p. 19)
L’incapacità di pensare oltre il binarismo sessuale e la tendenza a sussumere il femminile in un maschile universale si rivela anche nel fatto che le caratteristiche femminili dei getheniani non sono quasi mai definite in termini affermativi, ma sono quasi sempre descritte come un’imitazione («Goss went light and quick, graceful as a girl», p. 54, corsivo mio) o un’attenuazione della componente maschile («effeminate», pp. 14, 19, 52). Fondamentalmente Genly percepisce i getheniani come uomini finché dei comportamenti inappropriati o deprecabili non li rendono più femminili ai suoi occhi. Da un lato, quindi, si trova negata la componente femminile dell’androginia getheniana – i getheniani in alcuni momenti sembrano donne, ma non lo sono mai; dall’altro, la codificazione del femminile come meno maschile svela la gerarchia tra le categorie. Uno dei modi in cui più si esplicita questa asimmetria è attraverso la tendenza di Genly a considerare qualsiasi aspetto femminile incompatibile con i ruoli di potere (CBA rigorosamente maschile).
Quando incontra King Argaven di persona per la prima volta, la sua descrizione ci suggerisce che la sua femminilità prorompente lo rende inadeguato alla sua carica reale:
Argaven was less kingly, less manly, that he looked at a distance among his courtiers. His voice thin and he held his fierce lunatic head at an angle of bizarre arrogance. (…)
He laughed shrilly like an angry woman pretending to be amused. (p. 33)
La famosa affermazione che Le Guin rivendica come genesi del romanzo36, «the king was pregnant» (p. 89), arriva come una scossa a compromettere la fondamentale associazione dell’autorità al maschile.
36 «Why did I invent this peculiar people? Not just so that the book could contain, halfway through
it, the sentence “The king was pregnant” – though I admit that I am fond of that sentence». (Le Guin, 1993, p. 158)
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Anche l’incontro con il politico Orgota Shusgis contrappone esplicitamente maternità e potere:
(…) it certainly was difficult to imagine him as a young mother. He was hard shrewd jovial politician, whose acts of kindness served his interest and whose interest was himself. (p. 104)
In ultima analisi, Genly sostiene pregiudizi di genere e sessismo discutendo la necessità di una presenza maschile in determinate posizioni sociali, affermando: «even in a bisexual society the politician is very often something less than an integral man» (p. 20).
Come nota Mona Fayad, una delle più potenti ironie del testo (di cui Genly è completamente inconsapevole) è che l’insistenza del terrestre sulla sua maschilità come posizione privilegiata di potere «is completely thwarted by the ridiculous absence of control, physical or otherwise, that he displays throughout his stay in Gethen» (Mona, 1997, p. 69). Nonostante la conformazione terrestre sia più robusta, il clima glaciale lo rende meno resistente dei Getheniani:
I and certain others, an old man and one with a bad cough, were recognized as being least resistant to the cold, and each night we were at the centre of the group (…) where it was warmest. (p. 147)
Allo stesso modo, non ha nessun controllo su nessuno degli eventi che gli accadono. Viene drogato e perde qualsiasi capacità di pensiero razionale, di azione o comunicazione; non evade dal campo di lavoro; viene salvato da Estraven, che, nonostante tutto, viene considerato da Genly “unentitled” a dargli l’ordine di risposarsi per la sua corporatura percepita come femminile:
I was galled by his patronizing. He was a head shorter than I, and built more like a woman than a man, more fat than muscle; when we hauled together I had to shorten my pace to his, hold in my strength so as not to outpull him: a stallion in harness with a mule. (…)
He had not meant to patronize. He had thought me sick, and sick men take orders. He was frank, and expected a reciprocal frankness that I might not be able to supply. He, after all, had no standards of manliness, of virility, to complicate his pride.
On the other hand, if he could lower all his standards of shiftgretor, as I realized he had done with me, perhaps I could dispense with the more
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competitive elements of my masculine self-respect, which he certainly understood as little as I understood, shifgrethor… (p. 187)
Poiché il sesso non è un elemento permanente della loro identità, i getheniani non possono concepire nessuna qualità umana dipendente da caratteristiche sessuali; Genly invece, al contrario, paragona lo shifgrethor al suo «masculine self-respect» perché non riesce ad immaginare qualità umane non legate al genere. Il nostro «entire pattern of socio-sexual interaction is nonexistent» su Gethen perché i getheniani «cannot play the game» (p. 85) – come spiega Oppong. Per lo stesso motivo Estraven non capisce perché Genly nasconde il viso mentre piange e si chiede perché mostrare le lacrime dovrebbe essere considerato «either evil or shameful» (p. 195). Come sottolinea Butler «one does not “do” one’s gender alone. One is always “doing” with or for another, even if the other is only imaginary» (Butler, 2004, p. 1). Uno dei problemi maggiori di Genly è che non può performare il suo genere per nessuno, perché la sua performance non può essere riconosciuta da chi non familiare con le regole del genere. Oppong l’aveva previsto nei suoi appunti: «The First Mobile, if one is sent, must be warned that unless he is very self-assured, or senile, his pride will suffer» (p. 86). Il fatto che su Gethen si venga rispettati e giudicati solo in quanto esseri umani, è per l’unica voce femminile del romanzo, ma soprattutto per l’unico protagonista maschile, «an appalling experience» (p. 86).