• Non ci sono risultati.

CAPITOLO 4. ASPETTI MORFOLOGICI

4.3. L’articolo

4.3.1. Articolo determinativo li maschile plurale

L’uso di li come articolo plurale si registra in primo luogo in contesti marcata- mente diatopici237. Decine di esempi si ritrovano in bocca ai personaggi romaneschi nel testo di Ilari (– Ah barcarolo, ma che la barchetta cià li dolori còlichi […]? –, ILA 13; – Dunque, per cui, carissimo er mio guardiano, io vorrebbe dirglie, e glielo dico in ciovile, che sur punto da strasportà li cadaveri de li morti […] –, ILA 69), e nella mimesi del parlato abruzzese in Scarfoglio (– Lu vu' 'nche ll'òje u 'nche li pepedinei, li maccarune? – , SCAR 11; – Ma ti daranno le circostanze attenuanti, per le quali la pena scema de nu rade, e te ne ví a li lavure furzate a vita –, SCAR 26)

Si incontra un probabile dialettismo anche nel seguente esempio nel testo di De Marchi, tratto da uno scambio tra il protagonista, il barone di Santafusca, e la vittima, il modesto prete Cirillo, con un fondo di ostentato patetismo; ciò che colpisce è che la bat- tuta contenente il tratto appartiene al barone: – Ma portatemi li denari, per amor di Dio, perché io muoio di fame –, DM 17.

Non dovuti a imitazione dialettale, ma relitti di un fenomeno ormai raro nella prosa italiana238, sono i seguenti usi dell’articolo li davanti a vocale e s complicata, pre- senti in Banti, Giustina e Mastriani: «Russando, io tenevo li occhi socchiusi […]», BAN1 83; «Per evitare lo scandalo e il disonore, il papà duca o principe si strizzava; e giù li scudi!», MAS 68; «Verso le undici del mattino, una carrozza con li sportelli stemmati si

237 Cfr. Rohlfs (§§ 414-418).

238 Cfr. Migliorini (1960: 704-705); Morandi & Cappuccini (1895: 75, § 195) lo consideravano «ora-

115

fermò […]», MAS 141; in un dialogo: – Sai che questi romanzi si fanno e si divulgano alle macchie… Tutti meno li interessati arrivano a conoscerne una pagina […] –, GIUS 380.

Da un punto di vista morfosintattico gli aggettivi seguivano «ormai le forme cor- rispondenti dell’articolo: solo persistono con una certa abbondanza le forme belli, quelli anche davanti a vocale, s impura o z […]» (Migliorini 1960: 704). Per quanto riguarda questa tipologia, nel corpus si verificano solo casi di belli di fronte a vocale («Era senza dubbio uno dei più belli uomini che avesse mai visti […]», DR 17; «Debbono essere dei

belli anni che egli si trova qui dentro», GIUS 47; «[…] la ragazza arrossì e alzo timida-

mente i suoi belli occhietti azzurri sul pittore», JAR 69; «[…] biondo, alto, con certi belli

occhi celesti […]», SER 46; «[…] io bacerò i vostri belli occhi neri […]», SER 130;

«Quelle mani bianche e rapaci che si erano affondate come belli artigli nell'oro dei tappeti verdi […]», SG 101) e, in un caso, davanti a s + consonante («In questa solenne circo- stanza egli dimenticò i suoi titoli, la sua fama acquistata, le sue vittorie, i suoi più belli

squarci d'oratore», GIUS 265).

4.3.2. Oscillazioni nell’uso

4.3.2.1. Articolo determinativo + <s> complicata

Viene adoperato solo in due casi eccezionali l’articolo plurale i davanti a s im- pura239: gli esempi sono i scellerati (ARR 10) e i scintillanti (GIUS 261).

4.3.2.2. Articolo determinativo + <j> e <y>

Normale l’esitazione nell’uso dell’articolo di fronte a i semiconsonantico, reso dai grafemi <j> e <y>240: Arrighi usa il jaguar (ARR 155, 156, 158) ma anche lo jaguar (ARR 158). Il jaguaro si riscontra anche in Serao (SER 201), che tentenna invece davanti

239 L’uso di lo + s impura è prescritto da molte grammatiche ottocentesche, già a partire dal Puoti,

fino ad arrivare ai testi normativi di Fornaciari e Petrocchi (cfr. Fornara 2018: 277).

240 Migliorini (1960: 704) precisa che incertezze del genere, come per i nomi comincianti per <h>,

116

al vocabolo yacht: prima il yacht (SER 143 [due volte], 147, 148), poi lo yacht (SER 170, 174, 175); al plurale usa sempre i (i yacht SER 143, 176).

Assenti alcune oscillazioni come il o i di fronte al grafema <z>241.

4.3.3. Articolo determinativo davanti al prenome

Un uso diffuso in molti autori del campione riguarda l’articolo determinativo di fronte ai nomi propri femminili, ammesso dalle grammatiche del tempo a differenza che con i prenomi maschili242. In Donan Coyle si registrano l’Evelina (DC 179, 183, 187) e

la Gegia (DC 233, 234 [due volte]; anche in Jarro, JAR 151 [due volte], 153 [tre volte]);

in De Marchi la Maddalena (DM 58, 59, 61) e la Marinella (DM 157)243; in De Roberto

la Giulia (DR 5, 7) e in Giustina l’Elda (GIUS 68, 69), la Cesira (GIUS 105), la Edvige

(GIUS 305), la Lisa (GIUS 233), la Rina (GIUS 326); la Teresa compare in Farina (FAR 2) e Ilari (ILA 136, oltre a la Gemma, ILA 144); Invernizio scrive la Giustina (INV 119) e la Sandra (INV 19, 22, 26, 31 [due volte]). Molto frequente il fenomeno in Jarro: l’Aga-

tina (JAR 31 e passim), la Giralda (JAR 23), la Lina (JAR 53 e passim), la Nencia (JAR

191, 193 [due volte], 199, 200). Anche due scrittori napoletani come Mastriani e Serao usano spesso l’articolo davanti ai nomi propri femminili, non certamente per influsso del dialetto244: la Cesira (MAS 122, 157, 158, 159 [due volte]), la Clotilde (MAS 8, 12 e

passim), la Leonora (MAS 8, 134), la Leopoldina (MAS 61, 86), la Norina (MAS 8, 59,

90, 104); Serao: la Loredana (SER 19, 109 [due volte], 118), la Margherita (SER 181),

la Rachele (SER 147 [due volte]). Infine, il tratto è presente anche in Zena: la Erma (ZEN

20) e la Rosa (ZEN 30 [tre volte]).

241 Morandi & Cappuccini (1895: 75, §194) sostengono che «usare il innanzi a z, è volgare e poetico

[…]».

242 Fornaciari (1881: 128, § 11) ammette l’articolo per il femminile «nel parlar familiare di Firenze»;

similmente Morandini & Cappuccini (1895: 80, § 218) i quali prescrivono l’utilizzo dell’articolo con i femminili «per vezzo familiare»; così anche Petrocchi (1887: 109, § 17): «i nomi propri d’uomo non pren- dono l’articolo. Francesco dice […]; quelli di donna nel linguaggio familiare lo prendono, se non si tratti di personaggi elevati».

243 Questi primi esempi rivelano fin da subito un uso fortemente oscillante: Evelina è registrato una

ventina di volte senza articolo così come molte sono le attestazioni non precedute dall’articolo determina- tivo di Maddalena.

117

Il determinativo è usato, con i prenomi femminili, anche all’interno delle preposi- zioni articolate. Qualche caso: alla Luisa (BAS 329), all’Antonietta (JAR 74), alla Clo-

tilde (MAS 130); dall’Elda (GIUS 329), della Giralda (ARR 23), della Maddalena (DM

100), della Edvige (GIUS 305), della Giustina (INV 119), della Gegia (JAR 153), della

Cesira (MAS 157) della Loredana (SER 117); nella Lina (JAR 150); sull’Elda (GIUS

68).

Davanti ai nomi propri maschili, l’articolo è impiegato solamente dal milanese Bello, probabilmente come localismo spontaneo, poiché la forma viene in messa in bocca a una collaboratrice domestica americana, poi ripetuta dalla protagonista, la poliziotta sua connazionale Anna Stephenson: «Bastarono queste parole per accendere nella mente della guardarobiera tante scintille di ricordi. – Per esempio, – disse, – stando a quanto dice

l'Anselmo... – Chi è l'Anselmo? – Il portiere», BEL 109); in tutto il campione si riscontra

un solo altro esempio nel romanzo di Mastriani, il colorito e affettuoso l’Ippolitaccio («[…] in compagnia del carissimo ninno, come la vecchia fante chiamava ancora l'Ippo-

litaccio, che essa avea veduto nascere», MAS 105).