CAPITOLO 3. RESA GRAFICA DEI FENOMENI FONOLOGICI
3.1. Fenomeni vocalici
3.1.1 Dittongamento in sillaba tonica
3.1.1.1 Dittongo e monottongo <uo>/<o>
Lo spoglio delle voci che presentano oscillazione in sillaba tonica tra dittongo e monottongo della vocale media posteriore rivela una comune tendenza al dittongamento, in linea con le tendenze del periodo75.
La forma core è ovviamente impiegata da Ilari quando gli scambi dialogici sono riferiti a personaggi che si esprimono in romanesco: – Bene, – esclamò un popolano – a panza piena se condanna più de core! – ILA 84; – Signori mii, giacchè sète tanto bòni e de bòn core, fateme er piacere da leggemme 'sto bijetto […] –, ILA 157; – E quello cor
core tanto largo... –, ILA 205; – Vie' su si ciài core! –, ILA 252. Al di fuori dei contesti
75 La proposta manzoniana di sostituire le voci dittongate con l’allotropo monottongato, come è noto,
incontrò una diffusa resistenza da parte della prosa coeva e successiva, atteggiamento manifestato peraltro nei testi degli scrittori toscani (cfr. Migliorini 1960: 702). Come sottolineato da Serianni (1989: 148-157), una testimonianza della persistenza del dittongo viene fornita dalle entrate dell’opera lessicografica più in linea con la prassi manzoniana, il Vocabolario Giorgini-Broglio: tra le voci che di seguito verranno trattate (cfr. infra), sono registrate con il monottongo bono, movere e novo; presenta solo il dittongo il lemma suono e alternano in entrata sia il dittongo sia il monottongo core e cuore, foco e fuoco. Anche per quanto riguarda le scelte operate da Manzoni, l’analisi di Serianni evidenzia «una situazione in movimento: un movimento per lo più solo verticale nel romanzo (nel senso che alcune forme mostrano sempre il dittongo – per es.
buono e figliuolo –, altre mai: per es. movo e voto); un movimento anche orizzontale nelle altre opere, in
cui, non essendoci stata una programmatica omogeneizzazione da parte dell’autore, una stessa forma può presentarsi in due varianti (buono/bono, ecc.)» (Serianni 1989: 156). Una traccia ulteriore di tale riluttanza alla proposta manzoniana si ricava dalle grammatiche dell’epoca: Fornaciari (1882: 22, § 9) scriveva che «le forme con semplice o sono, per la maggior parte, rimaste alla lingua poetica, benchè ancora usate, in parlando, dal popolo di Firenze»; qualche anno dopo Malagoli (1905: 1-2, nota 1) invece osservava che forme come novo, foco e voto, assieme ad altri usi derivati dal modello tosco-fiorentino, erano stati ormai soppiantati da nuovo, fuoco ecc., «tanto più che tali voci non solo si scrivono, ma dai più si pronunziano anche nell’ultimo modo».
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dialettali, l’allotropo monottongato si registra soltanto in Giustina, una volta in situazione di dialogo (– Faccia core, le dico, e vedrà che non tutto è nero, come si presenta in questo momento [...] –, GIUS 21) e in altri due casi attestati nel narrato autoriale: «[…] vidi Tigrino sorridere a lei, lei che certo aveva nel core la battaglia, lei ignara dell’avvenuto e di quello che dovea avvenire!», GIUS 269; «[…] fatto uno sforzo che le costò uno strazio sanguinoso al core, rispose: sì», GIUS 281. Ulteriori usi di core nel romanzo giudiziario di Giustina si ritrovano soltanto nei riadattamenti poetici76 che costellano il testo, tratti rispettivamente da Aleardi (Lettere a Maria, II, 25, «e di nobile ha il core», GIUS 28), dal celeberrimo sonetto dantesco Tanto gentile e tanto onesta pare (v. 10, «che dà per gli occhi una dolcezza al core», GIUS 259), dalla Gerusalemme liberata (XVI, 36, «più amara indietro a rimbombar sul core», GIUS 265)77. La forma cor78 è invece assente in
tutto il campione. Rappresentata ampiamente la variante dittongata, con un migliaio di forme tra cuor79, cuore e cuori.
Stessa situazione per i casi di bono, usati come segno distintivo del romanesco da Ilari e del vernacolo toscano da Donan Coyle; per il primo si ricavano, al maschile singo- lare e plurale: – Signori mii, giacchè sète tanto bòni e de bòn core, fateme er piacere da leggemme 'sto bijetto […] –, ILA 157; – Vedemo che ciavete portato de bello e de bòno […] –, ILA 207; – E su quali indizi il giudice istruttore ha basata la sua accusa? – Su diversi, e bòni –, ILA 208; – E suo marito, da bon80 romano, j’ha dato lo scaccione… –, ILA 237; – Signor avvocato, si avessi da discorre' io non sarebbe bòno […] –, ILA 364;
76 Già nel secolo precedente core compariva molto raramente nei testi in prosa. Dizionari e gramma-
tiche settecenteschi segnalavano inoltre la forma come poetica (cfr. Patota 1987: 23 e Antonelli 1996: 79).
77 LIZ [s.c.]: tra le 64 occorrenze di core sono di imitazione dialettale 1 occ. in Dossi (La desinenza in A), 2 in Pirandello (Tra due ombre, nella novella La mosca) e 3 in Serao (Il ventre di Napoli). Gli altri
casi ricavabili dall’archivio si riferiscono per 9 volte a citazioni poetiche (1 Verga, Don Caledoro & C., 1 Imbriani, Merope IV, 1 Pascoli, Il Fanciullino, e altri 5 in diverse opere in prosa di D’Annunzio). Talora i versi da cui provengono le forme sono dello stesso autore, come nel seguente esempio tratto dalle novelle verghiane di Don Caledoro & C.: «[…] colla lusinga che era nell’articolo del giornale e nei versi dedicati a lei: “Celeste scende dagli umani al core…”».
78 LIZ [s.c.]: escludendo le citazioni poetiche di altri autori e i richiami dal latino, sono attestate solo
2 occorrenze nel manzoniano De Marchi (Arabella) e 3 in De Amicis (2 Cuore, 1 Sull’oceano).
79 La variante apocopata si riscontra frequentemente all’interno delle locuzioni in cuor suo (BAN1
30, BAS 220, DM 175, DR 57, GIUS 392, INV 139) e nel cuor suo (BAS 104, GIUS 356).
80 Si noti come negli esempi riportati l’accentazione grafica della vocale tonica non sia un tratto
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al femminile singolare: – Nun tremà, che c’è bona giustizia –, ILA 192; in DC il primo uso che si attesta è puramente metalinguistico («L’albergatore, presso cui discesi, con bonomia tutta toscana e con sfoggio enorme di giurabbacco, di giuraddio, di Dio bono […]», DC 215); il secondo, più interessante, si ritrova in un dialogo tra il protagonista e un parlante popolano: – La lasci andare gli affari per stasera; mangeremo un boccone in pace, e la ne sentirà un bicchiere di quello vecchio e bono e di casa –, DC 21781. Nel resto del campione non si rilevano forme con monottongamento, a parte il plurale boni, che si registra solo in un paio di esempi come sostantivo maschile con il significato di ‘docu- mento che dà diritto al possessore di ricevere un servizio, di ritirare una merce, di riscuo- tere denaro, ecc.’82 («boni di pegno», DM 19, «boni, e cambiali», MAS 209)83. Il lemma
buono è al contrario presente nel corpus con quasi 700 occorrenze.
Trattamento similare per foco, che si manifesta solo in tre casi sempre legati ai testi di Donan Coyle e Ilari e impiegati, come quanto appena osservato (cfr. supra), nelle situazioni di dialogo marcate in senso localistico: – Se però farete a mio modo, il conte- nuto dell'anello passerà pel foco purificatore –, DC 94; – Toh! tutti i burrini dei dintorni lo dicono che ner macchione c'è l'ingresso dell'inferno... una grotta piena de foco e de femmine… appetitose –, ILA 125; – Viddi la mi' regazza tutta scapijata, rossa in faccia come 'na bara de foco... –, ILA 228; al contrario, sono circa 150 gli esiti dittongati84.
Il tipo novo si registra solo con le forme al femminile: per il singolare nova si rileva il consueto utilizzo dovuto a imitazione dialettale da parte di Donan Coyle (DC 214) e Ilari (ILA 79); un altro caso si riscontra nel romanzo di Olivieri Sangiacomo, che è il solo a usare la forma monottongata nel narrato autoriale: «Carezzando nel suo intimo questo pensiero, sentendo anzi che la speranza della nova conquista sorrideva ai suoi sensi eccitabili, aveva ripreso a parlare a bassa voce […]», SG 111; per quanto riguarda il plu- rale, i 3 esempi di nove sono tutti all’interno del toponimo «Carceri Nuove», rappresen- tato nelle varianti romanesche «Carcere Nove» e «Carceri Nove»: – Me parete er portone de le Carcere Nove! –, ILA 96; – A le Carceri nove! –, ILA 244; – Ne son scappati tanti
81 In LIZ [s.c.] per bono si registrano solo 70 esempi contro i 6210 con il dittongo.
82 Cfr. GRADIT (s.v. “buono2”). Il sostantivo, di provenienza francese, cominciò a circolare dalla
fine del Settecento nella variante dittongata; nel 1824 Ballerini inserì la forma monottongata bono nel Di-
zionario italiano-scientifico-militare (cfr. NDELI, s.v. “buono”).
83 Non si registrano invece esempi di buono con questo significato.
84 Anche in LIZ [s.c.] si contano per foco e forme flesse solo 33 occorrenze; per il tipo fuoco si
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dalle Carceri Nove... –, ILA 328. Lo stesso Ilari, tuttavia, impiega più frequentemente la forma con il dittongo nei casi in cui il toponimo si ritrova nel contesto descrittivo della narrazione (ILA 37, 67, 184) e all’interno di dialoghi che non prevedono l’uso del dialetto (ILA 151, 303, 326, 344): – Nientemeno che il palazzone di via Giulia, n. 52, ossia le
Carceri Nuove, dove la sera stessa fu accompagnato […] –, ILA 37; – La finestra, abba- stanza larga, era, come tutte le altre delle Carceri Nuove, munita di una triplice inferriata […] –, ILA 67; – Laggiù mangia e... scamuffa (osserva) come dicono gli amici delle Car-
ceri Nuove –, ILA 151; – Il Paino pagò il vetturino, saltò a terra, ed a passo accelerato s'avviò verso le Carceri Nuove, nei cui pressi abitava […] –, ILA 184; – Chi vi ha portato la lettera del carcerato? – Un contadino che ha avuto occasione di conoscer Canestri alle
Carceri Nuove –, ILA 303; – Qui starò peggio che alle Carceri Nuove –, ILA 326; – Vostro figlio è in Roma, detenuto alle Carceri Nuove –, ILA 344.
In tutta la raccolta testuale, al contrario, si contano circa 900 occorrenze di nuovo, comprese le forme flesse85.
Il tipo appena trattato dà ulteriore conferma del fatto che l’allotropo dittongato è in genere la variante non marcata. A riprova di ciò si osservino i dati relativi all’opposi- zione suonare/sonare: a parte un unico monottongamento in Farina (sonale ‘suonale’ FAR 101), le forme toniche del sostantivo suono e del verbo suonare presentano sempre il dittongamento: suon BAN2 36, GIUS 263, ILA 127, 279, JAR 74, suona ARR 69, BAN2 36, DC 119, FAR 96, 130, 134, GIUS 10, 14, e passim, INV 6, MAS 164, SG 120, suoni ARR 161, FAR 130, 163, 190, 204, GIUS 37, 183, 282, 433, ILA 115, 119, 343, INV 17, JAR 9, 79, 103, 120, 198, SER 151 [due volte], SG 76 e passim, suono BAS 45, 56 e
passim, BEL 46, 85, 250, DC 252, DG 385, DM 36, 38 e passim, DR 89, FAR 61, 109 e passim, GIUS 62, 246, 429, INV 33, JAR 9, 13 e passim, SER 21, 76, SG 27 [due volte],
131, 116.
Prevale nettamente il dittongo anche per le voci rizotoniche del verbo muovere, con circa ottanta esempi contro i soli sette della variante monottongata86: muova BEL
85 Il campione di testi LIZ registra un distacco tra gli allotropi novo e nuovo ancor più netto rispetto
ai tipi analizzati in precedenza: con il monottongo sono attestate 103 occorrenze, mentre con il dittongo si registrano ben 6691 occorrenze.
86 Patota (1987: 24) e Antonelli (1996: 83) documentano la vitalità dei dittonghi nelle forme toniche
del paradigma di muovere nella prosa del Settecento e del primo Ottocento. Non è diverso il quadro riferito alla prosa successiva: in LIZ [s.c.] sono registrati 960 casi di dittongo contro solo 98 occorrenze monotton- gate.
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127, DC 104, GIUS 239, muovano JAR 38, muove BAN2 57, DM 49, GIUS 233, 260, 362, ILA 256, INV 14, 27, MAS 147, SER 42, 125, SG 245; muover BAN1 101, SER 134, muovere DM 75, FAR 49, 208, 247, GIUS 64, 387, 398, 430, ILA 11, 176, 247, 372, INV 80, JAR 59, 68, 171, 192, 195, MAS 104, SER 5, 6, 17, 54, SG 239, muovergli GIUS 305, 443, JAR 18, muovermi BAN2 83, BAS 183, ILA 336, SER 64, 110, 177, 179, muo-
versi ARR 95, BAS 141, 149, 280, DC 19, 79, 238, DM 66, 130, 219, GIUS 431, INV
18, 31, 47, JAR 27, 53, 84, 191, 200, MAS 70, SG 280, ZEN 31, muoverti INV 79, muo-
vervi BEL 165; le forme con monottongo sono solamente move SCAR 18, movere BAN1
37, 66, moverle BAN1 97, moversi JAR 192, SCAR 13, moverti INV 44. Analogamente, all’interno della famiglia lessicale del composto commuovere si registrano solo sei mo- nottonghi (commove INV 132, commoverne INV 67, commoverla SG 53, commoversi GIUS 53, INV 155, MAS 65) in contrasto con i più numerosi esempi (diciannove) delle forme dittongate: commuova DR 66, FAR 70, commuove GIUS 6, 182, 245, ILA 294, MAS 139, commuovere BAS 136, DR 43, GIUS 7, 305, MAS 65, SER 40, commuoverla BEL 190, commuoversi GIUS 416, 417, ILA 20, 292, JAR 70. Si segnala anche la forma
promuovere in GIUS 10, 13.
Residuali i monottonghi in riscuotere (riscotersi INV 153) e scuotere (scote ILA 263, INV 48). Numerosi invece, anche in questo caso, gli esempi con dittongamento:
riscuotere BAN1 32, BAN2 68, BAS 231, DM 81, 123, ILA 255, MAS 33, 211, 215, SER 73, riscuoterla ARR 161, riscuoterne ZEN 18; per l’altro verbo si ricavano le forme scuo-
ter SG 219 scuotere BAS 159, BEL 136, DM 159, DR 7, FAR 106, INV 19, 20, JAR 91,
SER 4, 157, scuoterlo JAR 161, SER 168, scuotersi DM 119, GIUS 115, INV 9, 12, 48. Contrariamente a quanto finora osservato, ma in linea con le aspettative87, si regi- stra il dittongo solo in una voce di coprire (cuopre GIUS 219), a cui fanno da contrasto gli esiti monottongati copre DM 43, FAR 3, GIUS 249, MAS 121, 131, SER 41 e copro ARR 33, SER 130. Non ha concorrenti il tipo ricoprire (ricopre INV 16, 17, MAS 34, 222), mentre si rileva una presenza più significativa del dittongo, limitata però a 3 occor- renze ricavate da due testi, nelle voci rizotoniche di scoprire: a scopra DM 211, GIUS
87 LIZ [s.c.]: la forma relitto cuopre è attestata solo due volte, una in Verga (I carbonari della mon- tagna) e una in Collodi (Le avventure di Pinocchio). Sull’avanzato livellamento di tali voci per influsso
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178, MAS 82, SCAR 22 e scopre BEL 257, DM 82, GIUS 32, 332, 442, si oppongono
scuopra GIUS 332 [due volte]88 e scuopre JAR 103.
Nonostante si tratti di un uso «in declino dopo la metà del secolo» (Fresu 2016: 37), il mantenimento del dittongo in tuono ‘tono’89 si segnala in ben 25 casi (ARR 55, 171, GIUS 53, 81, INV 59; forma pressoché esclusiva in Jarro: JAR 19, 25 e in altri 18 luoghi), in contrapposizione alle forme dominanti con il monottongo, presenti abbondan- temente in quasi tutti i testi del campione: toni BEL 36, DM 216, INV 55, SER 22, tono BAN1 26, 83, BAS 19, 58 e passim, BEL 254, DC 8, 71, 112, 281, DM 102, 193 e passim, DR 7, 9 e passim, FAR 123, GIUS 6, 16 e passim, ILA 182, 319, INV 5, 6 e passim, JAR 43, 86, 96, MAS 40, SER 10, 12 e passim, SG 143, 160 e passim, ZEN 6, 10.