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CAPITOLO 4. ASPETTI MORFOLOGICI

4.5. Il verbo

4.5.2. Il passato remoto

4.5.2.1. Alternanze tematiche e polimorfia delle desinenze

Per il passato remoto si constata una notevole varietà di soluzioni, sia nella scelta delle radici che nella selezione delle desinenze.

Riguardo ai verbi di seconda coniugazione interessati dall’alternanza delle desi- nenze deboli -ei e -etti256, la seconda uscita, «più connotata in senso letterario e toscaniz- zante» (Cappai & Fresu 2018: 66), è quella generalmente privilegiata; ciò nonostante, le forme in -ei si attestano in tutte le voci prese in esame. I verbi che alternano sia la prima che la terza persona sono credei DR 31, credé BEL 136, 166, DR 10, JAR 155, (credetti 12 occ., credette 59 occ.); perdei BAS 130, perdé BEL 203, FAR 60, (perdetti 3 occ.,

perdette 29 occ.); temei DC 55, temé BEL 181, DR 52, (in alternativa solo temette: DC

180, DM 143, INV 82, SER 95); si ricavano solo le terze persone in dové DR 13 e in altri cinque luoghi, FAR 114, 161, JAR 15, 127, MAS 47, 60, 84, 87, 96, SG 220 (dovette 55 occ.); fremé DR 5 (fremette 6 occ.); gemé BEL 197, DR 80, ILA 60, 120 (gemette 53 occ.); premé BEL 115, 223, INV 47 (premette BAS 166, ILA 99), resisté FAR 178, INV 85 (resistette 7 occ.), ricevé BEL 166, GIUS 282 (ricevette 39 occ.), sedé BEL 221, FAR 174 (sedette 53 occ.); vendé SG 273 (vendette 11 occ.).

L’unica forma verbale in cui l’uscita in -ei viene preferita, probabilmente per la presenza della consonante dentale sorda nella radice257, è insisté (12 occorrenze: DR 50, FAR 42, 43 e in altri quattro luoghi, GIUS 413, ILA 60, INV 10, 40, JAR 55, contro le 11 di insistette).

Del perfetto di bere si attesta solo la terza persona in -ette (bevette, 7 occorrenze), tipo minoritario rispetto alla forma forte bevve258, di cui si registrano dodici esempi: BAS

256 Su cui Rohlfs (§ 577) e Serianni (2009: 213); sulla diffusione analogica nei verbi della seconda

coniugazione del perfetto in -etti, cfr. Spina (2007: 99-112).

257 Le analisi sui corpora elaborate da Barbato (2012) per l’italiano antico e da Flamm (1987) e da

Thornton (2011) per l’italiano contemporaneo mostrano come la distribuzione delle due serie abbia subito un condizionamento di carattere fonologico: i verbi con /t/ nella radice evitano la desinenza -etti, che viene invece prediletta dai verbi terminanti in altre consonanti.

258 Su cui vedi Serianni (2009: 210); in SPM un esempio per parte (bevve 1 occ., bevette 1 occ.),

126

221, 318, BEL 197, DM 58, FAR 204, ILA 119, INV 113, MAS 183, SG 37, 109, 110, 172.

Riguardo alla desinenza delle seste persone della seconda coniugazione, in alcuni verbi si alternano le forme in -erono e in -ettero: doverono DR 52 (dovettero 11 occ.);

poterono (10 ess.: ARR 185, 186, BAS 54, 214, BEL 77, DC 17, 155, 256, INV 10, 16; potettero 4 occ.); sederono MAS 76 (sedettero 9 occ.); esclusivamente appartenenti alla

prima serie i seguenti verbi: cederono DR 13, coesisterono DR 13, ripeterono ARR 49, 57, 134, BEL 40, DM 129, FAR 202, JAR 39, MAS 76259.

Sono molteplici i perfetti che presentano alternanza tra la radice sigmatica etimo- logica e i rispettivi perfetti deboli260; sebbene complessivamente inferiore, la presenza

delle forme forti è notevole: in opposizione a aprì (120 occ.) si verifica 63 volte aperse261

(ARR 78, 176, 190, BAN1 61, BAS 91, 226, 248, DC 95, 106, 168, 236, DG 381, 383, DM 49, 93, 100, 106, DR 22, 92, 94, GIUS 71, 78 e in altri undici luoghi, ILA 67, 69 e in altri nove luoghi, INV 6, 9 e in altri sei luoghi, MAS 64, 70 e in altri quattro luoghi, SCAR 10, 12, 23, 40, 180) a cui si aggiungono 6 esempi della prima persona apersi (DC 79, 126, 162, BAN1 100, BAN2 22, DG 386) contro nessuno di aprii262; per assalse si

259 I dati ricavati dallo spoglio sono conformi al quadro offerto dalla LIZ [s.c.] per la prosa coeva: non

si rileva alcuna attestazione per doverono, a fronte di 90 occorrenze della forma concorrente dovettero;

sederono presenta 8 casi, opposti ai 41 di sedettero; anche poterono e ripeterono sono in linea con i dati

del corpus: 68 esempi per la prima, 13 per la seconda, a cui si oppone un solo caso di ripetettero e nessuno di potettero, probabilmente a causa della presenza nel tema dell’occlusiva dentale (cfr. supra). Le uniche due forme che si comportano differentemente rispetto ai testi del campione sono cederono, assente (si op- pongono 3 esempi di cedettero) e coesisterono, di cui non si registrano occorrenze né con l’una, né con l’altra uscita. Le concordanze SPM offrono un quadro molto simile per la prosa non letteraria di primo Ottocento: si impone la desinenza -erono solo nella forma poterono (24 ess. / potettero 0 ess.) e ripeterono (ma con una sola occorrenza, contro nessuna dell’allotropo); prevale l’uscita in –ettero in cedettero (1 ess. / cederono 0 ess.) e soprattutto dovettero (26 ess. / cederono 0 ess.); sono assenti le coppie coesisterono /

coesistettero, sederono / sedettero.

260 Si veda Serianni (2009: 210-212) per la situazione in poesia e in prosa; sulla polimorfia radicale

di tali voci anche Rohlfs (§ 581), il quale segnala inoltre la sostituzione nel romanzo manzoniano da aperse a aprì tra la prima e la seconda edizione.

261 Stesse proporzioni anche in SPM (aprì 10 occ., aperse 4) e in LIZ [s.c.]: il tipo debole presenta

500 esempi opposti ai 277 della forma sigmatica.

262 Riguardo alle prime persone dei verbi esaminati, all’interno della LIZ [s.c.] la forma forte è sempre

127

registrano 5 casi (BAN1 100, BAN2 78, INV 116, SER 50, 128) rispetto ai 4 di assalì263 (BAS 252, DC 186, ILA 302, 368); si attestano 13 casi di coperse264 (DC 138, DG 391, GIUS 54, 77 e in altri cinque luoghi, ILA 348, INV 64, 129, 158; coprì 20 occ.), più uno di copersi (BAN2 27; nessuna occorrenza per coprii); un esempio invece per la prima persona del perfetto debole di offrire, offrii (DC 63, ma 3 di offersi: BAN1 33, DC 79, 125), oltre ai 17 di offrì265 (per offerse 13 attestazioni: ARR 170, BAN1 30, DC 174, 179, DR 62, GIUS 364, ILA 67, MAS 114, 121, 160, SG 67, 163, 278).

Simile la situazione relativa ai composti di aprire (riaperse ARR 79, MAS 53, 90, SER 172, riapersi BAN1 74, ILA 301, ma riaprì 8 occ. e riaprii SER 182) e di coprire (ricoperse SCAR 7, contro ricoprì ILA 116, 143; scoperse DR 59, INV 13, 28 e scopersi DC 120, 281, opposti a scoprì 10 occ. e scoprii BAS 328, ILA 366)266.

Si registrano anche alcune alternanze nelle seste persone: apersero BAS 44, 257 (aprirono 13 occ.), copersero GIUS 59, 96 (coprirono FAR 27, ILA 119), offersero MAS 104 (offrirono JAR 106); per i composti ricopersero MAS 127 (assente ricoprirono)267.

Il perfetto di sparire presenta l’oscillazione tra la forma tematica sparve, più co- mune, con 28 esempi (distribuiti però solo in Farina e nella maggior parte in Serao: FAR 174, 179, 244, SER 27 e in altri 17 luoghi) rispetto agli 8 di sparì, che però è presente in più opere (Bassi, Bello, Ilari, Invernizio e Mastriani: BAS 297, BEL 23, 30, 115, 246,

aprii 4 occ.; copersi 5 occ., coprii 4 occ.; offersi 18 occ., offrii 1 occ.; riapersi 4 occ., riaprii 3 occ.; scopersi

45 occ., scoprii 9 occ. Mancano quasi totalmente le voci in SPM (a parte 3 soli esempi di copersi).

263 Nella LIZ [s.c.] è invece il tipo minoritario (11 casi contro i 50 di assalì) così come in SPM, che

documenta solo 3 occorrenze della forma debole.

264 In SPM solo due casi di coperse (coprì 7 ess.); nei testi LIZ [s.c.] si documenta una lieve preferenza

per coprì (68 occ., coperse 50).

265 In LIZ [s.c.] avviene il contrario: più del doppio delle occorrenze per la forma forte (143 contro

65); anche in SPM (13 ess. contro 9).

266 Nell’archivio LIZ [s.c.] la forma debole è più frequente, tranne per scoprì (59 casi contro i 62 di scoperse): riaprì 55 occ., riaperse 14 occ.; ricoprì 6 occ. / ricoperse 2 occ.; diverso il quadro di SPM: riaperse è preferito a riaprì (2 esempi a 1), ma non lo è scoperse (3 esempi contro 10); assenti nei giornali

milanesi le forme del perfetto di ricoprire.

267 Nella selezione testuale LIZ l’unico perfetto sigmatico prevalente è offersero (10 esempi contro i

3 di offrirono); copersero presenta 5 occorrenze contro le 7 di coprirono così come il composto derivato

128

ILA 259, INV 49, MAS 88); sono esclusive le forme apparve, comparve, scomparve e i composti riapparve, ricomparve268.

Riconducibili solo ai racconti di Donan Coyle le forme forti della quarta persona

ebbimo (DC 107, 277, ma avemmo BAN1 44, DC 22, 229, 270, 295) e seppimo (DC 105, ma sapemmo DC 78, 187, 259, SER 168, 169 [due volte]); come si nota dagli esempi, entrambe le voci sono in alternativa alle forme regolari269.

Rifatta per analogia sul participio passato *messo è il perfetto messe, già sporadico nel primo Ottocento270 («Un birro fece da ciucio e l'altro si messe dietro a spingere il barroccino», JAR 179; mise 187 occ.); similmente, in Jarro è presente un caso di fisse («Fisse lo sguardo sulla morta […]», JAR 196; fissò 57 occ.).

Le forme con apocope sillabica del perfetto diè e fé sono abbastanza diffuse nel campione271. La prima voce è presente come alternativa al tipo maggioritario diede (171 occorrenze) e al meno comune dette272 (54 occorrenze: BAN2 30, BAS 20 e in altri 15

luoghi, DC 9, FAR 133, INV 132, 143, 148, JAR 12 e in altri 19 luoghi, MAS 41, 76, SER 5, 26 e in altri nove luoghi): diè, e la variante grafica con l’apostrofo die’, si attestano invece in 8 testi (Arrighi, Bassi, Bello, De Roberto, Farina, Giustina, Invernizio e Ma- striani), su cui sono distribuite 38 occorrenze (ARR 135, 137, BAS 232, BEL 12, 86 e in

268 In SPM è attestata, anche se in pochi casi, solo la forma forte: sparve 3 occ., sparvero 1; in LIZ

[s.c.] sparve è invece minoritaria rispetto a sparì (40 esempi contro 63).

269 Nel repertorio del Nannucci (1843: 185) si segnala una dettagliata descrizione della genesi di tali

perfetti forti dalle voci verbali latine, nonostante il grammatico le considerasse da rifiutare perché ritenute volgari. Non si verificano menzioni a tali forme nelle grammatiche consultate; ciò nonostante, nell’archivio

LIZ [s.c.] le due voci sono attestate tanto quanto le varianti comuni: ebbimo e avemmo si spartiscono 11

occorrenze per uno; seppimo si riscontra in 4 luoghi (due in La coscienza di Zeno di Svevo, due in L’altrieri di Dossi), sapemmo in 3 (uno in Il mio Carso di Slataper e due nel D’Annunzio di Forse che sì , forse che

no); in SPM invece ebbimo è il tipo maggioritario (7 occ. contro le 5 di avemmo) così come seppimo, unica

variante attestata (ma con una sola occorrenza).

270 Cfr. Rohlfs (§ 585); Antonelli (2003: 156).

271 Manzoni passa da diè a diede (cfr. Vitale 1992: 23); in SPM sono registrare 32 occorrenze di diè,

di diede 145 (cfr. Vitale 1992: 59-60, nota 243); in LIZ [s.c.] il tipo apocopato è documentato da soli 76 esempi contro i 1050 di diede.

272 Sulla diffusione di dette su diede, cfr. Spina (2007: 105); Morandi & Cappuccini (1895: 169, §

514), oltre a considerare diè una voce poetica giudicano detti, dette, e dettero «un po’ meno comuni» di

129

altri quattro luoghi, DR 8, 10, 12, FAR 97, 204, GIUS 38, 54 e in altri 11 luoghi, INV 67, 86, 96, 138, 149, MAS 76, 77, 143, 161, 167, 199).

Il perfetto apocopato fé, eliminato dalla Quarantana273 e sovrastato dalla forma piena nei giornali milanesi274 e nella prosa letteraria postunitaria275, sebbene fosse pre- sente nel Verga giovanile di Eros276, veniva giudicato forma poetica da alcuni lessicografi coevi, come il Petrocchi, alla stregua di diè277; così nel campione: per fé e per la variante grafica fe’ si registrano solamente 24 occorrenze distribuite nei testi di Arrighi, Bello, De Marchi, Giustina e Mastriani (ARR 64, 81 e in altri sette luoghi, BEL 190, 207, 211, DM 138, 183, 209, GIUS 226, MAS 16, 39 e in altri sei luoghi), opposte alle 908 di fece rintracciabili in tutte le opere della raccolta.