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Aspetti di margine

Sembra che la discussione di Leonardo espliciti precisamente e in maniera completa il problema dell’ombra al crocevia di mimetica dei fenomeni e consapevolezza estetica. Nello scenario teorico cinquecentesco, nessun altro autore vedrà con paragonabile chiarezza il dialogo tra questi due aspetti. Se si eccettua Vasari, su cui in seguito sosteremo, il quale svilupperà un’analisi di ben altro tenore sulle potenzialità virtuose e pittoriche dell’oscurità, sembra che il Cinquecento veda il generale perpetuarsi delle logiche scientifiche e proiettive medievali, senza riconoscibili eccezioni teoriche dalla vasta portata concettuale. Eccezioni in campo scientifico vi furono, come indica la produzione di Maurolico e poi di Liceti, ma nello scenario artistico e manualistico sembra di avvertire una sostanziale stasi.

È vero che l’oscurità restava al centro di determinate notazioni umanistiche (Cardano, Scaligero) e poetiche (Tansillo), ma il Cinquecento intero vede sotto il profilo tecnico la fortuna della antica trattatistica medievale, che ne costituisce ancora il tessuto fondamentale di pensiero e di ricerca. La prima traduzione di un’opera di Alhazen in latino data per esempio al 1542, per mano dello spagnolo Pedro Nuñez ed è il suo studio sul tramonto, il

De crepuscolis, che, come abbiamo detto, contiene importanti riflessioni sull’ombra

atmosferica332, e che anticipa la più nota edizione del De Aspectibus da parte di Risner (1572).

I lavori di Vitellione o Pecham erano tutti studiati e conosciuti grazie ad edizioni a stampa. La Perspectiva communis di Pecham era già stampata a Milano sul finire del XV secolo333, e

avrà nutrite edizioni cinquecentesche334, tra cui una in volgare nel 1593, a Venezia335. Georg

Hartmann, che fece pubblicare Pechkam a Norimberga nel 1542, aveva scritto un’opera dedicata alle ombre. Le edizioni dell’opera di Vitellione ricadono intorno alla metà del XVI secolo: la prima è del 1555, la seconda più nota, insieme al De Aspectibus, nel 1572. Dal punto di vista editoriale, sembra essere stata particolarmente fortunata la circolazione dell’opera quattrocentesca di Gregor Reisch, la Margherita philosophica, pubblicata per la prima volta a Salisburgo nel 1503, ma che avrà nel corso del XVI secolo anche edizioni italiane in vernacolare, nella quale è compendiato in forma breve ed efficace il sapere scientifico, geometrico, retorico, fisico, e cosmologico del tempo, e nella quale una breve sezione è pure dedicata al rapporto della luce e dell’ombra, secondo le direttrici culturali conclamate da studiosi e accademici del tempo, e sulla quale ci siamo già soffermati nel

332 Nuñez P., Alhazen, De crepiisculis liber ullns,s ... Iteml Allacen .. . De causis crepusculorum

liber unus, a Gerardo Cremonenisis iam olim latinitate donatus. .. (Lisbon, 1542).

333 Pecham J., Prospectiua communis d. Iohannis archiepiscopi Cantuariensis fratris ordinis

minorum ... ad unguem castigata per eximium artium & medicine ac iuris utriusque doctorem ac mathematicum peritissimum d. Facium cardanum Mediolanensem in uenerabili colegio iuris peritorum Mediolani residentem, fine XV secolo.

334 Tra le molte, in Italia e in Europa. A Venezia nel 1505, a Norimberga nel 1542, Pecham J.,

Perspectiua communis. ... Per Georgium Hartmannum Norimbergensem Norimbergæ : apud Iohan. Petreium,

1542.

335 Pecham J., I tre libri della perspettiua commune dell'illustriss. et reuerendiss. monsig. Gioanni

arciuescouo cantuariense nuouamente tradotti nella lingua italiana, & accresciuti di figure, & annotationi da Gio. Paolo Gallucci salodiano. ... In Venetia : appresso gli heredi di Giouanni Varisco (In Venetia : appresso gli heredi di Giouanni Varisco, 1593)

primo capitolo336. Tracce di un senso culturale comune e pubblico, da cui fare dipendere

almeno in parte le modalità critiche con cui leggere l’immagine della luce nella cultura del XVI secolo, spesso collegata all’esperienza platonica, ma che invece deve trovare un primario assetto filologico nella rilettura “tecnica” di questi problemi, che costituiva, per così dire, la vulgata culturale di riferimento per dotti e meno dotti.

Tali scritti di ottica avrebbero mantenuto un interesse quasi esclusivamente geometrico e matematico, lasciando da parte le notazioni sciografiche se non nella loro primaria funzione proiettiva. Tale propensione “prospettica” sarebbe stata mantenuta lungo tutto il XVI secolo con importanti varianti collocate verso la fine di esso. Molto poco in generale si parlava dell’ombra: né La pratica di prospettiva di Lorenzo Sirigatti, (1596)337, né i Dispareri di

Martino Bassi (1572)338, né il Livre de perspective di Jean Cousin (1560)339, né la Leçon de Perspective di Jacques Andouet du Cerceau (1576)340 né le Artis Perspectivae di Hans Vredeman

de Vries (1568)341, di Simon Stevin o del fiorentino Cosimo Bartoli, il quale con estrema

sintesi scandisce una semplice divisione di ombre in recte e verse disquisendo della proiezione dell’ombra della terra342, di Henrich Lautensack, di Wenzel Jamnitzer o di Hans

Lencker il Vecchio. Tra Leonardo e Lo inganno degli occhi del 1625 di Pietro Accolti, del resto, si muove una selva piuttosto rada di scritti che, nell’ambito della scienza prospettica, toccano e spesso semplicemente sfiorano, il problema della sciografia e della corretta rappresentazione delle ombre, spesso declinandolo in una semplicistica tensione geometrica, rimuovendo cioè il difficile apparato filosofico che aveva sotteso l’esperienza leonardiana. Anche Daniele Barbaro, che cita ampiamente Alberti, Leonardo e Vasari e che inserisce un discorso sul lume disegnativo e sull’ombra non scevro di intuizioni luministiche aggiornate, finisce col connotare in forma soprattutto grafica il rapporto lume- ombra trovando di esso un perfetto referente più nelle incisioni di Dürer che nei dipinti tonali di Venezia o della Lombardia.

“E se quelli i quali tagliano in rame, egregiamente servano quanto ho detto, con la diversità e modo, e numero de i tagli, cioè che altrove di più sottile altrove di più spessa ombra apparino e cosi hora semplici, hora doppi, hora moltiplicati tagli usando fanno, ce ogni membro del corpo habbia il suo atto, e il suo sentimento, quanto maggiormente si potrà esseguire con i colori, e con i lumi quanto ho detto, In vero è cosa maravigliosa che quelli intagliatori con la moderatione de i tagli imitano i panni grossi, i sottili, le pelli, la seta, il veluto, il broccato, e non usano colore alcuno. Ma che più? E l’aurora, e il Sole oriente, e la notte, e i fuochi, le tempeste, i riflessi dell’acque, le nubi, e le forme di

336 Reisch G., Margarita philosophica, Strasburgo : (Johannis Schotti), 1505. Al capitolo X si trova un

breve capitolo che fornisce le tradizionali definizioni di ombra e di tenebra, mutuate al solito da Aristotele (in questo caso la Metafisica).

337 Sirigatti L., La Pratica di prospettiua del caualiere Lorenzo Sirigatti, editore Gerolamo de Franceschi,

Venezia 1596.

338 Bassi M., Dispareri in materia di d’Architettura e Prospettiva, Brescia 1572 339 Cousin J., Livre de perspective, Parigi 1560

340 Andouet du Cerceau J., Leçon de Perspective, 1576

341 Vredeman de Vries H., Artis Perspectivae plurium generum elegantissimae formulae ..., Anversa 1568 342 Bartoli C., Del Modo di Misurare: Le Distantie, le Superficie, I Corpi, le Piante, le Provincie, le Prospettive, e

Tutte le Altre Cose Terrene, Che Possono Occorrere a Gli Huomini secondo le regole d’Euclide e degli altri più lodati scrittori, Pier Francesco Franceschi Senese, Venezia 1564, cap.IX.

cose animate, e inanimate cosi bene vanno moderando con i tagli, con grande facilità si distingue una cosa dall’altra”343.

E la cifra stilistica propria del chiaroscuro finisce per essere, di fatto, disegnativa, grafica, senza schiudere a quell’intensità concettuale che in Fontana e Leonardo era già chiaramente presente. I tratti corsivi che sgarbugliano i dettagli perfetti delle incisioni di Dürer, abbastanza attente alle sfumature atmosferiche da rendere con il tratto capillarmente le acquerellature della realtà e da restituire l’impressione di un tratteggio “sfumato” (accade per esempio nell’Agonia nell’orto della Grande Passione) (fig.33), si inserivano ancora in una tradizione disegnativa che non lasciava spazio a quell’infinità di trapassi di lume e di tenebra che attendeva a diventare vertice teorico riconosciuto.

33. Albrecht Dürer, Uomo dei dolori, Staatliche Kunsthalle di Karlsruhe

Eppure Dürer sembrava aver compreso perfettamente l’intuizione di ombra di Leonardo, quando dipingendo l’Uomo dei dolori di Karlsruhe espandeva con le sole pennellate sulla

343 Barbaro D., La pratica della perspettiua di Monsignor Daniel Barbaro eletto Patriarca D'Aquileia, opera

molto vtile a pittori, a scultori, & ad architetti. Con due tauole, vna de' capitoli principali, l'altra delle cose più notabili contenute nella presente opera, In Venetia: appresso Camillo e Rutilio Borgominieri fratelli, al

superficie dorata le tenebre della sua tristitia, interpretando, appunto plasticamente, il fondo scuro, piatto, della tradizione medievale cui l’oro stesso rimandava (fig.59). In quel colore disteso sopra la tavola dorata, che segna una distanza concettuale tra il naturalismo emozionale della sofferenza cristica e l’astrazione austera e simbolica dell’oro, non sta solo una intelligente intuizione del fattore espressivo-spirituale veicolato attraverso una necessaria presenza cromatica caliginosa, sensibilmente sottolineata dallo scarto visivo rispetto alla luce aurata dello sfondo, ma anche l’idea innovativa di fare del colore scuro lo strumento essenziale, e qui la lezione di Leonardo non può che essere risultata centrale, formale e simbolico insieme, della connotazione spirituale del dipinto.

Ad ogni modo, anche prescindendo da risultati tecnici e matematici precisi, la terminologia di riferimento per questi studi sui meccanismi della visione si trova perpetrata lungo tutto il XVI secolo, senza grandi varianti, costituendo il fondamento per qualsiasi riflessione fenomenologica sugli occhi e sullo sguardo. L’aristotelico Benedetto Varchi, nel cuore del primo Cinquecento fiorentino, ribadiva per esempio gli stessi concetti dinanzi all’Accademia delle Lettere di Firenze, discettando su San Tommaso e Aristotele, nel

Discorso sui calori, introducendo un appunto sull’ombra e sul buio che è il retaggio delle

concezioni che abbiamo visto declinato in un’accezione positiva344. Non diversamente i

discorsi sulla vista attraggono questo tipo di dissertazione ripetitiva: Luis Vivez345, il

Cardano suo allievo346, Agrippa di Nettesheim347, Giulio Cesare Scaligero348. Di evidente

ispirazione alhazeniana, nel 1551 viene pubblicata a Roma un’operetta scritta da Vespasiano Theriaca e dedicata al Francisco de Mendoza, cardinale di Burgos, che contiene una breve ed essenziale discussione sull’ombra letta da una prospettiva astronomica, in sé non particolarmente innovatrice349. Si deve anche considerare come la celebre scansione dei

lumi elaborata da Lomazzo nel Quarto Libro del Trattato della pittura, rifletta ancora, nonostante la peculiare fondazione filosofico-platonica, un orientamento leonardesco riconoscibile, senza novità essenziali se non quella di avere prontamente (e scolasticamente) sistematizzato la pluralità del darsi delle luci e delle ombre, aggiungendo ai lumi empirici la qualità originale del lume spirituale (il secondo lume primario).

Anche di fronte a questo rigoglio di proposte di studio e di lavoro, il caso leonardesco resta comunque un unicum per intelligenza e profondità, e le conseguenze della sua sensibilità di ombre e di spazi, sarà paradigmatica non, e questo è un punto interessante, nell’ambito delle scienze empiriche matematiche, ma sul versante, propriamente, pittorico e visivo, perché l’ombra si era fatta, a suo modo, graziosa e bella.

344 Varchi, Discorso sui calori, in Opera Omnia, pp.43-44.

345 Vives L., Tractado del alma, cap. I de la vista, in Opera Omnia, pp.1159-1160.

346 Nel De subtilitate (1550) Il tema dell’ombra è affrontato discutendo dell’Iride, Libro IIII, dedicato,

dopo il De caelo, alla luce e al lume, p.209, nel Liber unus de Gemmis, da p.552 in tomo ii dell’opera omnia 1663, o nel De rerum varietate. (Mixtorum Proprietates, parla dei colori. Ed.1662, pp.42-44)

347 Nettesheim A. de., De occulta philosophia, Marpurgi, 1559

348 Iulii Caesaris Scaligeri Exoticarum exercitationum liber 15 de subtilitate, ad Hieronymum

Cardanum, apud Wecheli, Francoforte 1582.

349 Theriaca V., Discorso et ragionamento di L'ombre di m. Vespasiano Theriaca, Romae : apud Antonium