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Le associazioni degLi esuLi

e La scuoLa

di donatella schurzel

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si è dovuto far comprendere l’importanza fondamentale della conoscenza corretta e oggettiva di fatti ed eventi importantissimi della storia italiana

te e sostanziosa in quella regione, oggi avviata, nel progetto europeo, a «ritor-nare» finalmente aperta a tutti, europei, italiani in genere, e esuli o i loro di-scendenti in particolare.

Con questo proposito, dunque, è iniziata la mia avventura in ANVGD per fa-re cultura e soprattutto far conoscefa-re a tutti, in particolafa-re al mondo della scuo-la, ai giovani e ai loro docenti la millenaria e al tempo stesso attuale e contem-poranea cultura adriatica orientale, che non si limita alla storia romana, comune con tutta la penisola italiana, ma alla condivisione e al cammino parallelo del-la regione orientale a quello di tutte le altre, dal Medioevo con i suoi comuni al Rinascimento e alla Serenissima Repubblica di Venezia, qui manifestatasi nei modi migliori ed evidenti perfettamente ancora oggi, all’Illuminismo, al perio-do napoleonico, a quello asburgico, fino all’agognato ricongiungimento con la madrepatria italiana dopo la Prima guerra mondiale e alla dolorosissima separa-zione dopo la Seconda.

In tutto questo arco di tempo lunghissimo, il mondo culturale adriatico si è di-stinto pure nell’attenzione e negli studi sulla questione della lingua. E niente c’è di più evidente nella storia dei popoli e nella loro unione che individuare un’uni-ca lingua comune che tutti li identifichi indipendentemente da qualunque av-ventura o disavav-ventura sopportino.

È così che sono entrata, in realtà sono stata «scaraventata», insieme con altri gio-vani amici dal presidente del Comitato di allora e dallo stesso padre Flaminio Rocchi nel Comitato romano dell’Associazione.

Da quel momento ho iniziato in qualità di docente e di rappresentante del Co-mitato Provinciale ANVGD di Roma la mia attività finalizzata alla conoscenza nelle scuole delle «vicende del confine orientale». Insieme con il Dott. Marino Micich, della Società di Studi Fiumani, con la quale la collaborazione e l’attivi-tà spesso concordata e parallela è continuativa da molto tempo, partecipammo nell’anno scolastico 1995 ad un Convegno su «Le vie dei traffici», organizzato in diverse giornate presso il Liceo scientifico «E. Majorana» di Roma, con un Semi-nario dal titolo «L’Adriatico crocevia di culture».

Questo impegno, da allora, non si è mai interrotto, anzi è proseguito sempre più intensamente e allargandosi a varie scuole della capitale e della provincia. Va però chiarito che tale «lavoro» ha richiesto tantissima fatica, impegno e co-stanza. Molto spesso anche pazienza nel sopportare i dubbi, l’indifferenza, fre-quentemente pure la mal disposizione generata da motivi ideologici o la diffi-denza dei dirigenti scolastici che magari temevano si volesse fare attività politica con i seminari e i progetti proposti. Si è dovuto far comprendere l’importanza fondamentale della conoscenza corretta e oggettiva di fatti ed eventi importan-tissimi della storia italiana, ahimé sconosciuti ai più o anche conosciuti in mo-do condizionato dal partitismo. È stato fondamentale far accettare il messaggio che soprattutto le nuove generazioni dovessero sapere ed essere consapevoli del-la loro storia fino a pochi anni fa completamente mutidel-la di questa parte

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mentale che riguarda le vicende del confine orientale e che è così rilevante non solo perché si tratta di territori che erano parte dell’Italia, ma perché si parla di una gente, italiana, anzi italianissima evidentemente nel proprio sentire, che ha pagato per tutta la nostra nazione un gravosissimo debito di guerra. Ma l’altro aspetto fondamentale è ed è stato, far comprendere perché queste terre sono state così importanti e così ambite da tutti. Ecco il passaggio fondamentale, far comprendere a giovani, studenti in genere, docenti, dirigenti scolastici e ai cit-tadini, agli altri cittadini italiani, che se di tutto ciò c’è da parlare è perché sicu-ramente l’Adriatico orientale con le sue genti ha saputo sviluppare nel corso dei secoli e dei millenni una cultura ad ampio raggio ed una struttura sociale parti-colarmente aperta, agile, disponibile ai contatti, tanto da sviluppare un mondo ricchissimo di fermenti, di stimoli e di attività di ogni genere che senza dubbio ha fatto gola a molti.

Sicuramente la chiave di volta giusta per superare molte diffidenze è stata la cultura.

In tal modo si sono susseguite sul territorio laziale moltissime occasioni che nel tempo sono divenute sempre più intense e produttive. Molti Seminari storico- letterari e Convegni culturali, quindi dalle sfumature più ampie, sono stati con-dotti in svariati Licei: Plauto, Aristotele, Kennedy, Giulio Cesare, solo per ci-tarne alcuni di Roma, nonché il Liceo Cicerone e l’Istituto Tecnico di Frascati (RM), il Liceo di Latina e particolarmente il Liceo «Pascal» di Pomezia (RM) in cui svolgo la mia attività di docente da più di dieci anni, oramai.

Inoltre, con il Comitato Provinciale dell’ANVGD di Roma, ho organizzato nel giugno 2007 il Convegno «Venezia Giulia: dalla terra al mare. Dialoghi sulla frontiera tra passato e presente», presso la LUSPIO (Libera Università degli Stu-di S. Pio V), In questa occasione è stata intensa la partecipazione Stu-di illustri stu-diosi e nomi importanti tra gli storici e gli accademici che sta a dimostrare quan-to ormai in maniera chiara, almeno nel Lazio, sia passaquan-to il giusquan-to messaggio da porgere anche ad un pubblico di universitari o di adulti e nei luoghi ritenuti at-testati per le questioni di tipo culturale. I lavori del Convegno hanno avuto il lo-ro naturale esito nella successiva pubblicazione degli Atti.

Va riconosciuto che da tempo nella mia regione le Istituzioni sono a fianco della nostra Associazione (insieme alle altre) e non v’è ombra di dubbio che il Muni-cipio di Roma XII all’interno del quale è posto il Quartiere Giuliano-Dalmata, in stretta collaborazione con il Comune di Roma, abbiano stretto un continuati-vo contatto che determina la loro presenza con noi in occasioni particolarmente importanti quali il «Giorno del Ricordo» e altre attività che non necessariamen-te siano istituzionali, ma culturali certamennecessariamen-te sì.

È stato inoltre determinante, per aprire maggiormente le porte degli spazi cultu-rali e delle scuole, l’istituzione da parte del Comune di Roma, a cura dell’Asses-sorato all’Istruzione del «Viaggio della Memoria» costituito da tre itinerari, uno dei quali è quello che reca a Trieste, a Fiume e in Istria.

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bisogna operare soprattutto nelle scuole e con i docenti, attraverso progetti ben costituiti e che vadano ad avere una ricaduta didattica

Ciò ha fatto sì che molti studenti romani e i loro docenti, potessero verificare sul campo la realtà della Venezia-Giulia (ciò che ne rimane e ciò che è oggi Croa-zia o Slovenia) e rendersi conto di quale e quanta storia e cultura in quei luoghi vi sia stata e in quale misura soprattutto la storia sia «passata»sui suoi abitanti. Il Comune di Roma ha adottato in effetti un sistema molto simile a quello uti-lizzato da anni da me con il mio Comitato in collaborazione con l’Associazione per la cultura fiumana, istriana e dalmata nel Lazio. Vale a dire operare sul con-cetto della formazione di studenti e docenti stessi grazie a progetti ben costruiti e ponderati da ogni punto di vista, a cominciare da quello storico, a quello let-terario, artistico, scientifico, ecc.

Difatti quello che mi ha insegnato l’esperienza di questi anni è che fondamen-talmente bisogna operare soprattutto nelle scuole e con i docenti, attraverso pro-getti ben costituiti e che vadano ad avere una ricaduta didattica. Senza dubbio esempi come quello che ho proposto, per citare il più recente, nell’anno scolasti-co 2009/2010 nel Liceo «Pascal» di Pomezia (Roma), l’hanno avuta evidentissi-ma, in particolar modo per gli ultimi anni delle scuole superiori e vanno a coin-cidere con i programmi di Esame di Stato per numerose discipline, tra cui si di-stinguono chiaramente la Storia, la Letteratura e la Storia del’Arte. Se ne è visto anche il risultato attraverso gli studenti che hanno svolto per lo scritto dell’Esa-me di Italiano il tema (mai dato prima) sulle foibe.

Esempio di esperienza didattica svolta e compiuta in ogni sua fase. proposta didattica

anno scoLastico 2009/2010

Ambito pluridisciplinare: italiano, storia, scienze e storia dell’arte.

Collaborazione tra il Comitato Provinciale di Roma dell’ANVGD, l’Associazio-ne per la Cultura Fiumana, Istriana e Dalmata l’Associazio-nel Lazio, Società di Studi Fiu-mani, Archivio Museo Storico di Fiume.

Progetto: Storia e cultura della frontiera giuliana e dell’Adriatico orientale. Oggetto: La letteratura italiana di frontiera. Trieste ancora italiana: la figura e l’opera di Italo Svevo e Umberto Saba; Fiume una volta italiana: la figura e l’ope-ra di Paolo Santarcangeli e Marisa Madieri.

Il paesaggio istriano tra mare e monti, nei racconti di Giani Stuparich e di Ful-vio Tomizza.

Guide di viaggio: Herman Bahr, Viaggio in Dalmazia

Ore previste 14: tre o quattro incontri durante l’anno sc. in sede; altri in sedi esterne ed orari extracurricolari.

: 6 ore proiezione di filmati Gli incontri potranno tenersi anche nel pomeriggio.

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premessa

Il corso vuole porre in evidenza un aspetto singolare e molto importante della letteratura italiana, la cosiddetta letteratura di frontiera, un concetto che ha avu-to molta fortuna critica in questi ultimi anni. La frontiera in questione è quella orientale rappresentata dalla regione del Friuli-Venezia Giulia, che nel 1945 do-po la sconfitta dell’Italia nella Seconda guerra mondiale subì l’amputazione di quasi tutta la Venezia Giulia ad opera dell’esercito partigiano jugoslavo del ma-resciallo Tito. Nel Trattato di Pace di Parigi del 1947 l’Italia riuscì a mantene-re solo Trieste e Gorizia, il mantene-restante territorio, rappmantene-resentato dall’Istria, Fiume e Zara conquistato con molti sacrifici dopo l’esito vittorioso dell’Italia nella Pri-ma guerra mondiale, andò definitivamente perduto. La conseguenza più grave di queste perdite territoriali fu l’esodo di circa 350.000 italiani dalle loro terre di origine. Naturalmente in queste terre di frontiera esisteva un elevato livello di civiltà letteraria e di fermenti culturali. Con questo corso si vuole analizzare at-traverso la lettura di alcuni importanti scrittori determinati aspetti peculiari del-la letteratura italiana di frontiera, soffermarsi sulle peculiarità dell’arte istriana e dalmata, ma anche fare luce su fatti storici ancora poco conosciuti in Italia se non addirittura ignorati. Si prevede, inoltre, l’approfondimento della tematica attraverso la lettura di una guida di viaggio di un importante autore austriaco di fine secolo, che descrive in maniera originale luoghi, situazioni e persone ritrat-te in un’epoca che precede le conflittualità del Novecento.

FINALITà

Cogliere il valore della diversità

Rispettare il concetto del pluralismo culturale

Riflettere su aspetti singolari della Storia patria italiana del Novecento poco noti Potenziare le capacità critiche dello studente

OBIETTIVI

Cogliere i legami tra storia e produzione letteraria, arte e ambiente Conoscere le caratteristiche della letteratura di frontiera

Potenziare le capacità critiche di analisi, sintesi e giudizio METODOLOGIA

Lettura di passi letterari e non in classe e a casa Proiezione di filmati in VHS, DVD

Incontri-conferenze con dibattito

Partecipazione nel corso dell’anno ad eventi collegati all’argomento ARTICOLAZIONE DEL PROGRAMMA

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I fase: Trieste e l’Istria

– prima metà di ottobre 2009

Due incontri propedeutici, uno presso l’istituto e il secondo presso l’Archivio-Museo storico di Fiume

1° incontro (Istituto scolastico) Conferenza.

Introduzione alla geografia e alla storia degli italiani della Venezia Giulia, di Fiu-me e della Dalmazia.

Il paesaggio istriano nella narrativa di Giani Stuparich e Tomizza.

2° incontro presso l’Archivio Museo di Fiume su temi storici e artistico-letterari. – Inizio lettura di un romanzo di Giani Stuparich e di altri autori.

– La letteratura italiana di frontiera. I casi letterari di Italo Svevo e Umberto Saba.

– Appunti di viaggio tratti da opere di Claudio Magris. II fase Fiume e la Dalmazia

– seconda metà di gennaio 2010

1° incontro (Istituto scolastico) Conferenza. – Storia e cultura dei fiumani e dei dalmati.

– Pittura e architettura del primo Novecento a Fiume e in Istria. Lettura del romanzo di Italo Svevo La Coscienza di Zeno.

Inizio lettura della guida di viaggio di H. Bahr Viaggio in Dalmazia e riferimen-ti al Tommaseo.

Celebrazioni ufficiali

«Giornata del Ricordo» (febbraio 2010)

Si prevede un’eventuale partecipazione a iniziative legate alla «Giornata del Ri-cordo» e la parte didattica si terrà entro la prima metà di marzo 2010.

II fase Fiume

Aprile 2010

Letteratura dell’esodo.

Lettura dei racconti da «Il Porto dell’Aquila decapitata» di Paolo Santarcangeli e da «Verde acqua» di Marisa Madieri.

Un poeta dell’Esodo a Roma: Bepi Nider. Conferenza

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fiume centro di irradiazione culturale italiano e mitteleuropeo

A completare tutta questa attività di progetto, gli studenti che vi hanno parte-cipato, hanno vissuto l’esperienza dello scambio culturale con la città di Rovi-gno d’Istria.

Durante le due fasi dello scambio gli studenti di Rovigno sono stati ospiti a Po-mezia e hanno conosciuto la realtà della condivisione della cultura italica e ita-liana che possono riscontrare nelle loro città e in Istria ancora oggi, e quella del mondo dell’Esodo che qui si è insediato e integrato pur mantenedo delle pecu-liarità in cui si sono riconosciuti.

Medesimo percorso hanno compiuto gli studenti di Pomezia quando, recando-si a Rovigno e virecando-sitando l’Istria e città come Pola o Parenzo e poi Fiume, hanno potuto cogliere gli stessi aspetti inattesi e sorprendenti.

Impegnandomi ormai da diversi anni in questa che ritengo quasi una «missio-ne», posso concludere affermando che l’abbinamento di simili Progetti agli scam-bi che poi ne scaturiscono, è sempre, dal punto di vista emozionale ed umano, un’esperienza sicuramente unica che riporta di volta in volta a casa da anni, stu-denti e docenti con un bagaglio di conoscenza e di percezione di ciò che signi-fica essere uniti ed identisigni-ficarsi in una cultura e in una lingua, anche quando le «frontiere», politicamente, separano.

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«Memoria e storia: lungi dall’essere sinonime, noi ci rendiamo conto che tutto le oppone. La memoria è la vita, sempre prodotta da gruppi umani e perciò per-manentemente in evoluzione, aperta alla dialettica del ricorso e dell’amnesia, in-consapevole delle sue deformazioni successive, soggetta a tutte le utilizzazioni e manipolazioni, suscettibile di lunghe latenze e improvvisi risvegli. La storia è la ri-costruzione, sempre problematica e incompleta di ciò che non c’è più. La memoria è un fenomeno sempre attuale. Un legame vissuto nell’eterno presente; la storia una rappresentazione del passato. In quanto carica di sentimenti e di magia, la memoria si concilia con dettagli che la confortano; essa nutre di ricordi sfumati, specifici o simbolici, sensibile a tutte le trasformazioni, filtri, censure o proiezioni. La storia in quanto operazione intellettuale e laicizzante, richiede analisi e discorso critico. La memoria colloca il ricordo nell’ambito del sacro, la storia lo stana e lo rende prosaico. La memoria fuoriesce da un gruppo che essa unifica, ciò che equivale a dire che ci sono tante memorie quanti gruppi; che essa è, per sua stessa natura, molteplice e riduttiva, collettiva, plurale e individualizzata. La storia, al contrario, si radica nel concreto, nello spazio, nel gesto, nell’immagine, in un oggetto. La storia si installa nelle continuità temporali, nelle evoluzioni e nei rapporti tra le cose. La memoria è un assoluto mentre la storia non conosce che il relativo».

(Pierre Nora, Entre mémoire et histoire. La problématique des lieux, in Lieux de la mémoire, Gallimard, Paris, 1984, I, XIX).

In mezzo ci sta la didattica. Una scienza mediatrice tra discipline e soggetti in ap-prendimento, che deve tener conto del fatto che questi hanno bisogno, oltre che di conoscenza storiografica, di criteri ordinatori del loro presente. Sullo sfondo, l’uso pubblico della storia che porta ad incrociare la storia insegnata sia con la memoria sia con le strategie che uno Stato attiva per dare identità ai propri cit-tadini. Su quest’ultima tessitura di relazioni si innesta la ritualità delle celebra-zioni che la Repubblica si è data, una sorta di calendario laico che comprende tra le altre il «Giorno del Ricordo» (Legge n. 92, 30 marzo 2004).

Le sezioni didattiche degli Istituti associali all’INSMLI si trovano a questo cro-cevia per offrire alle scuole dei territori un servizio di orientamento, sostegno alla progettualità, documentazione, oltre che buona storiografia. L’istituto per la