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di caterina spezzano la storia: luogo universale delle categorie temporali, la cui relazione, nella giostra dello studio dello svolgersi del tempo, assume funzione pedagogica

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l’essenzialità formativa della storia risiede nell’esercizio delle capacità critiche finalizzato alla comprensione delle ragioni degli eventi del passato, favorendo l’abdicare del giudizio moraleggiante

L’essenzialità formativa della storia risiede sostanzialmente nell’esercizio delle ca-pacità critiche finalizzato alla comprensione delle ragioni degli eventi (dominus, economie, tradizioni, utensili…) del passato, favorendo l’abdicare del giudizio moraleggiante. Capacità critiche che si alimentano di riflessività, di introspezio-ne, di confronti che cullano quell’autonomia di pensiero che confina il pregiu-dizio, garante solo di soggezione eterodiretta.

La storia – disciplina di insegnamento, scienza del passato – diventa contesto pri-vilegiato di deutero-apprendimento quando il suo insegnamento si rappresenta come modalità esaustiva di tecniche, metodi, processi che consentono il conte-stualizzarsi della capacità di apprendere ad apprendere.

Quale contesto di collezione di eventi organizzati in classi permette infatti, fra le tante operazioni cognitive possibili, la riduzione dei dati in base a premesse ge-rarchiche di senso.

Il ricorso sistematico a simili modelli di analisi e sintesi ingenera, nell’età evolu-tiva e quindi a prescindere dai contenuti, la formazione di schemi cognitivi che progressivamente si costituiscono come lenti metodologiche di approccio alle discipline in grado di determinare cambiamenti qualitativi nell’ambito dei pro-cessi di apprendimento.

La storia sostiene i processi di conoscenza, non solo i prodotti. Dalla NORMATIVA vigente:

La conoscenza della storia […] aiuta a capire e ad affrontare molte questioni della vita sociale odierna. […]

Obiettivo della storia è comprendere e spiegare il passato dell’uomo […] La cono-scenza storica si forma e progredisce attraverso un incessante confronto fra punti di vista […] permette agli allievi di conoscere il processo di formazione della storia italiana, europea e mondiale e di capire come si sono formati la memoria e il pa-trimonio storici nazionali […] Favorisce la formazione di un «abito critico» […] La padronanza degli strumenti critici permette di evitare che la storia venga usata strumentalmente e in modo improprio. […] La complessità della storia è lo sfondo ineludibile del curricolo […].

(Indicazioni per il curricolo 2007)

Le competenze relative all’area storica riguardano, di fatto, la capacità di percepire gli eventi storici nella loro dimensione locale, nazionale, europea e mondiale e di collocarli secondo le coordinate spazio-temporali, cogliendo nel passato le radici del presente

(Assi culturali - Allegato 1 D.M. 139/2007).

Le suddette competenze contribuiscono a definire, in accordo con le altre com-petenze delineate per i quattro assi culturali, il peso dell’area di istruzione

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È la democraticità del fine da raggiungere che consente il realizzarsi dell’esperienza del successo formativo per ognuno e per tutti rale nel biennio delle scuole secondarie di secondo grado a conclusione del

de-cennio dell’obbligo di istruzione.

[…] dimensione significativa per comprendere, attraverso la discussione critica e il confronto fra una varietà di prospettive e interpretazioni, le radici del presente. (Indicazioni nazionali per i nuovi Licei).

L’asse storico-sociale contribuisce alla comprensione critica della dimensione cul-turale dell’evoluzione scientifico-tecnologica e sviluppa il rapporto fra discipline tecniche e l’insegnamento della storia.

(Linee guida per il passaggio al nuovo ordinamento. Istituti tecnici – Istituti pro-fessionali)

Ciò configura la scuola dell’autonomia. Essa si delinea come scuola del currico-lo – selezione organica e complessiva di contenuti e di attività di insegnamen-to/apprendimento.

Il curricolo dichiara l’integrazione credibile di «locuzioni» tipiche del principio della libertà di insegnamento complementari alle «locuzioni» consuete del prin-cipio della responsabilità collegiale e adotta un criterio dirimente per l’orienta-mento delle scelte: i processi di insegnal’orienta-mento/apprendil’orienta-mento – che siano all’in-segna del contenuto e/o del metodo – vanno finalizzati a ciò che si vuole l’alun-no diventi e l’alun-non tanto in funzione di ciò che si pensa che sia.

È la democraticità del fine da raggiungere che consente il realizzarsi dell’espe-rienza del successo formativo per ognuno e per tutti.

L’insegnamento della storia è un potente strumento per l’insediarsi di un cur-ricolo unificante che «[… ] deve essere il punto di convergenza di tutti gli inse-gnamenti, di tutti i laboratori» (L. Lombardo Radice 1978), soprattutto se rica-va i suoi percorsi privilegiati relativi ai temi di Cittadinanza e Costituzione (L. 169/2008), alla luce della percezione di un comune destino planetario possibile solo se costruito su sentimenti di identità e di appartenenza, perseguiti attraver-so una narrazione che tolleri la ricomposizione delle esperienze.

L’uomo non è che una canna, la più debole della natura, ma è una canna che pensa. Per schiacciarlo non c’è bisogno che s’armi l’universo intero. Un vapore, una goccia d’acqua bastano per ucciderlo.

Ma quand’anche l’universo lo schiacciasse, l’uomo sarebbe tuttavia più nobile di ciò che l’uccide, perché sa che muore; mentre l’universo che è più potente di lui, non lo sa.

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L’Istituto d’Istruzione «Antonio Meucci» di Carpi (tecnico e professionale eco-nomico) ha progettato per l’a.s. 2009/2010 alcune iniziative di sensibilizzazione degli studenti, in particolare delle classi quinte, sui temi del confine orientale, delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata e più complessivamente dei movimenti di popolazione che segnarono il lungo secondo dopoguerra europeo.

Il primo appuntamento è stato organizzato in occasione del «Giorno del Ricor-do», e ha coinvolto la biblioteca dell’istituto «Luigi Einaudi»: due docenti della scuola hanno proposto un «invito alla lettura», illustrando i contenuti e leggen-do alcuni brani del volume di Guileggen-do Crainz, Il leggen-dolore e l’esilio (Donzelli editore), utile sia per un’analisi del complesso rapporto fra storia e memoria delle profu-ganze dalle zone della Venezia Giulia, dell’Istria e della Dalmazia fra il 1945 e la metà degli anni Cinquanta, sia per una contestualizzazione delle espulsioni de-gli italiani dalla Jugoslavia nell’ambito più complessivo delle migrazioni forzate delle popolazioni europee dopo il 1945.

Per consentire un approfondimento della tematica dell’esodo e per sollecitare un ancoraggio più solido di tale questione al vissuto e alla storia delle comunità lo-cali, si è poi tenuto un secondo incontro, dedicato alla vicenda specifica del Vil-laggio San Marco: con questa denominazione l’ex campo di prigionia e di smi-stamento di Fossoli venne riadattato, fra il 1954 e il 1970, con funzione di cam-po profughi per i giuliano-dalmati di recente immigrazione.

Questo secondo appuntamento, aperto anche agli studenti delle altre scuole su-periori della città di Carpi, ha inteso costituire il primo tassello di un percorso, passibile di sviluppi nei prossimi anni, che dovrebbe portare al diffuso ricono-scimento e alla fruizione didattica, fra gli studenti superiori di Carpi e poten-zialmente dell’intera provincia, della presenza, nel nostro territorio, di un luo-go di memoria – il campo di Fossoli, ex Villaggio San Marco, appunto – parti-colarmente significativo in funzione della ricostruzione della complessa vicen-da del dopoguerra italiano, del confine orientale e delle relazioni italo-jugoslave.

da trieste