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iL confine orientaLe: La storia, La memoria,

La scuoLa

di

maria rocchi 1

1. Responsabile didattica e formazione IRSIFAR (Istituto Romano per la Storia d’Italia dal

Fa-scismo alla Resistenza), membro della Commissione Nazionale Formazione INSMLI (Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia).

2. Liceo scientifico «M. Malpighi», Nazionalismo e violenze nelle trasformazioni del confine orien-tale», 10 febbraio 2006; Liceo classico «Lucrezio Caro», La questione del confine tra polemica

po-litica e storiografia, 9 febbraio 2007; Liceo classico «Aristotele», Foibe, dall’uso pubblico alla

ricer-ca storiografiricer-ca, 6-13 febbraio 2007; Liceo scientifico «Keplero», Il confine orientale dall’Impero austro-ungarico al secondo dopoguerra, 11 febbraio 2008; Liceo scientifico «Cavour», Le trasfor-mazioni del confine orientale: i luoghi, gli eventi, la memoria, 20 febbraio 2009; Convitto

nazio-nale, Storiografia, letteratura e cinema per leggere le trasformazioni del confine orientale, 21 febbraio

strutturare un percorso di approfondimento sulle vicende che hanno segnato la storia del confine orientale italiano dal 1943 al 1954 rende necessario interrogarsi su quali apprendimenti si intende mettere in atto nella relazione didattico-formativa

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immagini e testimonianze possono essere utilizzate per avviare processi di riflessione che separino la storia dalla strumentaliz-zazione del dolore e della morte

I percorsi si configurano come lezioni-laboratorio in cui la varietà delle fonti con-corre alla creazione di un «luogo» che possa accogliere la molteplicità, la comples-sità, le stratificazioni di luoghi, tempi,voci che compongono questa difficile storia. La storia

La contestualizzazione storica, supportata dalla presentazione in PowerPoint, è affiancata dalla visualizzazione di carte geografiche per offrire, con maggiore ef-ficacia, il senso delle mutazioni di confini e zone di influenza.

L’itinerario nel tempo e nello spazio ha lo scopo di non chiudere l’analisi nel mi-cro-contesto spaziale e temporale della sola area giuliano-dalmata tra il 1943 e il 1954, ma di ragionare su un arco cronologico e spaziale più ampio che compren-da le dinamiche del tardo Ottocento sino all’occupazione dell’area jugoslava compren-da parte dell’esercito dell’Asse nel 1941, e, verso il presente, le vicende delle guer-re degli anni Novanta del secolo scorso che hanno ridisegnato l’aguer-rea balcanica. Questa scelta permette di avviare la ricostruzione critica delle ferite, dei conflitti di un territorio «fortemente plurale» che insieme ad altri territori europei è sta-to segnasta-to dalla tragedia di esodi, massacri, espulsioni forzate. Il percorso nella Storia è «chiuso» dall’analisi del rapporto finale della commissione storica italo- slovena per evidenziare il tentativo di ricomposizione del passato nel progetto di una comune identità europea.

La memoria

Per dare« corpo» a ciò che è avvenuto si propone la visione di due documenti vi-deo e di alcune sequenze di un film prodotto appena terminata la guerra 3. Im-mediatamente luoghi e tempi si popolano di esseri umani, di paesaggi, di og-getti, di voci. Testimonianze e narrazioni rendono visibili non solo quello che i soggetti hanno fatto, ma quello che volevano fare, credevano di fare, le motiva-zioni, i giudizi, i ripensamenti, le razionalizzazioni. I differenti vissuti, le scelte antagoniste offrono l’immagine di una umanità offesa che, accanto agli aspet-ti peculiari, conaspet-tiene in sé le caratterisaspet-tiche universali delle vitaspet-time dei conflit-ti contemporanei.

2009, in preparazione al viaggio-studio organizzato dal Comune di Roma nel territorio delle foibe; Casa della memoria e della storia, L’esodo degli italiani dall’Istria, corso di formazione per docenti, 25 febbraio 2009; Liceo classico e linguistico «Anco Marzio», Il problema del confine

orientale tra storia e memoria, 4 febbraio 2010; Liceo scientifico «Amaldi», La tragedia delle foi-be e l’esodo istriano, 23 marzo 2010.

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La riflessione può concentrarsi su come fare propria la possibilità di «entrare nei panni dell’altro» e trasformare il senso di estraneità nella percezione di una comune appartenenza al fragile e precario destino umano Immagini e testimonianze possono essere utilizzate per avviare processi di

rifles-sione che separino la Storia dalla strumentalizzazione del dolore e della morte e porre in essere ciò che auspica Claudio Magris:

[…] usare i morti come un manganello è sacrilego e blasfemo nei loro confronti; i morti vanno tenuti sempre presenti nel nostro ricordo, accanto a noi, non disse-polti per manipolarli 4.

La Letteratura

La fase conclusiva del percorso comprende un viaggio tra i versi di una poe-sia ormai scomparsa dai programmi scolastici e brani scelti da diari e romanzi 5. Nella poesia l’autore sperimenta, nella Milano del 1845 in piena occupazione au-striaca, la trasformazione del suo disprezzo e della sua ostilità nei confronti del-le truppe croate in un sentimento di compassione e di vicinanza che gli restitui-sce la consapevolezza del comune destino di oppressione. Nelle pagine in prosa i protagonisti dei tragici eventi del 1943 e del 1947 riattraversano, in diverse età della loro vita, i ricordi, i sentieri della memoria per cercare di chiarire, prima di tutto a se stessi, il senso di ciò che è successo.

La narrazione colma l’inevitabile silenzio delle fonti, permette di «vagare nella testa della gente» e ricostruire la dimensione vissuta del passato, sonda le ragio-ni profonde dell’agire e caccia sullo sfondo le circostanze. Le pagine lette mo-strano gli scontri di culture diverse che alternativamente hanno riservato all’Al-tro soprusi, emarginazione, persecuzioni, evidenziano quanto sia difficile entrare in contatto con la «comune umanità» di chi è connotato come nemico e come si rimanga incastrati nel risentimento, nell’odio e nella acritica esaltazione della propria appartenenza culturale.

Del nemico non si sopporta più nulla, chi ha «perso» può solo andare via, ab-bandonare tutto.

Le sofferenze non finiscono neppure con l’arrivo in Italia: precarietà, diffiden-za, incomprensione segneranno ancora a lungo la vita degli esuli nei luoghi di accoglienza.

Al termine della lettura e dei confronti incrociati su parole e immagini, la rifles-sione può concentrarsi su come fare propria la possibilità di «entrare nei panni dell’altro» e trasformare il senso di estraneità nella percezione di una comune ap-partenenza al fragile e precario destino umano.

4. Cit. in J. Foot, Fratture d’Italia, Rizzoli, Milano, 2009, p. 119. 5. Si veda nella bibliografia di riferimento la sezione «Letteratura».

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solo ricordando e conoscendo i momenti del passato in cui le libertà sono state negate si può conferire il giusto e dovuto valore alle conquiste democratiche contenute nella nostra carta costituzionale La scuoLa

Nell’ultimo decennio la scuola italiana ha visto intensificarsi l’attenzione ai te-mi inerenti la cittadinanza: la sfera dei diritti, il binote-mio appartenenza/identi-tà, l’incontro/scontro delle differenze. Dallo scorso anno scolastico è stata intro-dotta, quale materia di insegnamento, l’ora di «Cittadinanza e Costituzione». Il percorso di approfondimento sulle vicende del nostro confine orientale può essere inserito a pieno titolo nella programmazione didattica di educazione al-la cittadinanza.

Mantenere viva la memoria degli ambiti in cui i diritti umani sono stati profon-damente violati, in cui la compresenza di differenti culture ha prodotto trage-die pone all’attenzione delle nuove generazioni la necessità di impegnarsi per la difesa della dignità umana e della pienezza dei diritti. Solo ricordando e cono-scendo i momenti del passato in cui le libertà sono state negate si può conferi-re il giusto e dovuto valoconferi-re alle conquiste democratiche contenute nella nostra Carta Costituzionale.

Il passato può trasformarsi in tessuto connettivo tra le generazioni e la sua inter-pretazione coniugarsi con la cura per il presente e la progettualità verso il futuro. La scuola allora si presenta come il luogo privilegiato in cui rafforzare il convin-cimento che aver cura dei contesti di libertà e di rispetto per la dignità umana è compito quotidiano, cui dobbiamo attendere ogni giorno senza mai stancarci. bibLiografia di riferimento

Saggi

M. Cattaruzza (a cura di), Nazionalismi di frontiera. Identità contrapposte sull’Adriati-co nord-orientale 1850-1950, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2003.

G. Crainz, Il dolore e l’esilio, Donzelli, Roma, 2005.

G. Crainz – R. Pupo – S. Salvatici (a cura di), Naufraghi della pace. Il 1945, i profu-ghi e le memorie divise d’Europa, Donzelli, Roma, 2008.

E. Miletto, Istria allo specchio. Storia e voci di una terra di confine, FrancoAngeli, Mi-lano, 2007.

R. Pupo, Il lungo esodo. Istria: le persecuzioni, le foibe, l’esilio. Rizzoli, Milano, 2005. G. Oliva, Profughi, Mondadori, Milano, 2005.

Relazione della Commissione italo-slovena sui rapporti tra i due paesi, in «Storia contem-poranea in Friuli», a. XXX, n. 31, 2000.

M. Verginella, Il confine degli altri, Donzelli, Roma, 2008. Letteratura

E. Bettiza, Esilio, Mondadori, Milano, 1998.

G. Giusti, Sant’Ambrogio, in Opere, a cura di M.Sabatucci, UTET, Torino, 1976. M. Madieri, Verde acqua. La radura. (racconti), Einaudi, Torino, 1987.

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A.M. Mori – Nelida Milani, Bora, Frassinelli, 1998. A.M. Mori, Nata in Istria, Rizzoli, Milano, 2006. F. Tomizza, Materada, Bompiani, Bologna, 1982. B. Pahor, Qui è proibito parlare, Fazi, 2008. Film e video

A. Bonnard, Nella città dolente, Italia, 1949. A.M. Mori, Istria, diritto alla memoria, Rai, 1997.

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Il calendario civile della nostra Repubblica, venuto a conteggiare un cospicuo numero di date affidate alla scuola per la sua celebrazione, così come l’esistenza di uno spazio riconosciuto per la contemporaneità hanno sollecitato le scuole, in numero sempre crescente, a progettare percorsi in grado di attraversare i sin-goli eventi inseriti a calendario e di ricollegarli ai processi che in essi si manife-stano. Per dirla in parole diverse, hanno saputo sottrarre un’opportunità prezio-sa di formazione ai rischi di un’adesione solo esteriore, presente nella successio-ne delle ricorrenze, e hanno voluto dotarsi di chiavi interpretative e concettua-lizzazioni che uniscano le singole tessere in un mosaico costituito, nell’insieme, dalla storia del secolo passato.

Tale atteggiamento ha accompagnato fin dal loro sorgere le iniziative che han-no preceduto ed accompagnato l’istituzione del «Giorhan-no del Ricordo» dell’eso-do istriano e da lì sono proseguite di anno in anno lungo linee che scoprivano nuove ragioni di un impegno.

In queste note mi limiterò ad esporre alcune delle rilevanze lungo le quali si sono costruiti i percorsi di ricerca didattica messi a punto a Torino a partire dall’an-no scolastico 2003/2004, consapevole del fatto che si adatterebbero a fotografa-re con fedeltà numerose altfotografa-re situazioni, attive su analoghe coordinate. Per cen-sirle e raccordarle, però, senza incorrere in involontarie omissioni, andrebbero individuate le sedi di confronto – da più parti auspicate – che riuniscano le voci degli autori di tali esperienze a quelle delle agenzie formative loro interlocutrici e dei Testimoni, riferimento essenziale dei lavori didattici. È questo un auspicio che ispira anche queste pagine.

Analizzando in controluce i diversi cantieri che si sono realizzati nella realtà to-rinese emergono con evidenza i seguenti approcci, variamente combinati nelle singole iniziative 1:

• il recupero delle memorie del passato, inteso come doveroso riconoscimen-to alle vittime dell’esodo e delle foibe, due volte penalizzate non solo

da-Le ragioni di un