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al confine orientaLe

di chiara vigini La città e la provincia di trieste sono state direttamente coinvolte dalle vicende che hanno seguito la fine del secondo conflitto mondiale e che le hanno private di gran parte del loro retroterra

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L’approvazione della Legge sulla «giornata del ricordo» non è bastata ad influire significativamente sulla divulgazione e la didattica del confine orientale continua ad essere segnata da un’eredità pesante che ne costituisce la premessa e l’ineludibile condizione

nel 1988 con un convegno dedicato a «La scuola italiana e la storia recente dei giuliano-dalmati» 1 che era stato il completamento ideale di un arco di manife-stazioni tenutesi nel triennio precedente, a cui avevano partecipato anche 20.000 esuli da tutto il mondo.

L’approvazione nel 2004 della Legge sulla «Giornata del Ricordo» (92/2004) – che nelle scuole di tutta Italia ha dato il via a un fermento di attività per cono-scere le vicende che ne sono all’origine, con lezioni, conferenze, raccolta di testi-monianze – nella provincia di Trieste non è bastata ad influire significativamen-te sulla loro divulgazione, e nella città giuliana e nel suo circondario, la didattica del confine orientale continua ad essere segnata più che in qualsiasi altro luogo da un’eredità pesante che ne costituisce la premessa e l’ineludibile condizione. Le scuole non si lasciano coinvolgere direttamente, forse per timore, agli occhi delle famiglie a cui si riferiscono e dell’opinione pubblica cittadina, di «fare po-litica»; e la politica, in questo caso, sembra essere una cosa sporca più qui che altrove. Le iniziative sono lasciate, allora, ai singoli insegnanti, di anno in anno più numerosi e interessati (specialmente quelli di nuovo incarico o provenienti da fuori Trieste) ma ancora da contare sulla punta delle dita.

Alcuni istituti di storia locali hanno svolto e stanno svolgendo la loro la loro at-tività quanto a ricerche storiografiche e divulgazione in tutta la penisola (lezioni, conferenze, incontri, convegni, presentazione di libri, aggiornamento dei docen-ti…), e credo meriti citare, in questo senso, l’Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione nel Friuli-Venezia Giulia (IRSML), che negli ultimi lustri sembra essersi affrancato dalle pastoie politiche che forse contrassegnaro-no gli inizi dei suoi lavori.

Le tematiche specifiche della «Storia dell’arte in Istria» (1993 e 1999) e della «Storia dell’Istria dalle origini ad oggi» 2 sono state approfondite e divulgate da serie di lezioni volute dall’IRCI, ma per giungere a un vero e proprio corso di aggiornamento per docenti (accreditato dal MIuR) sulla Storia contemporanea, bisogna andare a quello intitolato «Le vicende della Venezia Giulia e il Giorno del Ricordo» promosso dall’Associazione delle Comunità Istriane, che ha avuto il grande pregio di far sedere allo stesso tavolo, per la prima volta, rappresentan-ti delle diverse forze di governo che giunsero all’approvazione della Legge della «Giornata del Ricordo» (92/2004) 3. Gli insegnanti partecipanti sono stati una trentina, la gran parte dei quali (come volevasi dimostrare), provenienti da fuo-ri dalla provincia di Tfuo-rieste.

1. La scuola italiana e la storia recente dei giuliano-dalmati, Atti del Convegno (a cura di Mauro

Vigini), Trieste, 1989.

2. Gli atti sono stati dati alle stampe per i tipi della Morcelliana con il titolo Istria storia di una regione di frontiera (a cura di Fulvio Salimbeni), Brescia, 1994.

3. Ricordiamo che fu una legge «bipartisan» votata dal Parlamento italiano con la sola

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numerose e forti sono le valenze didattico-educative sottese alle vicende del confine orientale, importanti di per sé e non solo a livello locale un secondo corso è stato svolto nel marzo di quest’anno e aveva come tema «Le

vicende della Venezia Giulia: strumenti didattici ed editoria» 4.

Ma se le istituzioni scolastiche di Trieste sembrano ancora in preda all’im-mobilismo su queste tematiche, ci si augura una pronta ripresa dall’impasse, poiché il tessuto cittadino offre ancora, come da nessuna altra parte d’Italia, variegate possibilità di attingere a risorse umane e materiali. Inoltre, se le pri-me vanno rapidapri-mente scemando, per ovvi motivi esistenziali, le seconde si stanno strutturando in modo sempre più scientifico e culturalmente e didat-ticamente divulgabile. Mi riferisco alle moltissime valide pubblicazioni e alle opere anche disponibili on line pensate apposta per e con i ragazzi e all’allesti-mento in fase di avanzata realizzazione del Civico Museo della Civiltà Istria-na FiumaIstria-na e Dalmata.

Numerose e forti sono le valenze didattico-educative sottese alle vicende del confine orientale, importanti di per sé e non solo a livello locale. Ne do nota schematicamente.

a. L’unità storica, culturale e civile determinata dal retaggio della Repubblica Veneta, che fondeva in unità le due sponde dell’alto Adriatico e che è stata radicata profondamente nelle popolazioni che vi si affacciavano.

b. La specificità di una grande esperienza collettiva, di valore nazionale, che con-siderava la nazione come scelta e non come meccanica derivazione etnica: va sottolineata la modernità, anzi l’attualità, di una tale impostazione.

c. Il rafforzamento della memoria storica collettiva, col superamento delle me-morie singole, spesso conflittuali e tenendo conto dei punti di vista. d. Il valore della verità storica da perseguire senza tentennamenti ma anche

sen-za pretese di esaustività: tutto si deve poter dire sensen-za timore, ma è perfetti-bile di ripensamento.

e. La presentazione delle vicende storiche come dinamiche complesse che esu-lano dal dividere fatti e persone (popoli) in «buoni e cattivi», e chiudono il passo ai nazionalismi.

f. L’apprezzamento della solidarietà nazionale e il valore del ripensamento e della rielaborazione di torti fatti e subiti, in ottica unitaria (anche con riferi-mento all’unità europea).

g. Il rinforzo dei legami tra generazioni e tra connazionali (con riferimento al-le Comunità italiane ancora esistenti in Istria che, come spesso succede agli italiani all’estero, sentono fortemente il legame con la madrepatria).

h. ultimo, ma non per importanza: la pace come obiettivo e come mezzo per la convivenza civile negli Stati e tra gli Stati.

4. Gli atti di entrambi questi corsi sono in fase di rielaborazione: informazioni e stralci in

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5. Sono disponibili griglie di intervista, come anche tutti i materiali citati o le indicazioni per

ottenerli, da richiedere a Turris.Eburnea@tele2.it, che è in grado di fornire anche ampia biblio-grafia o riferimenti su aspetti specifici della tematica.

Sul piano concreto, ecco alcune proposte di attività e strumenti didattici legati alla storia delle vicende del confine orientale, la cui efficacia per raggiungere gli obiettivi succitati è stata più volte comprovata.

– Lezioni-conferenze e interviste a nonni, parenti, conoscenti ancora in grado di raccontare la propria esperienza o lettura di qualcuno dei loro scritti 5. – Visione di filmati, interviste, opere varie prodotte dalle varie associazioni

de-gli esuli.

– Visione di film e cortometraggi d’epoca, con commento e questionario (per es.: «Addio Pola»).

– Da vedere on line, commentando, la Storia dell’Istria, Fiume, Dalmazia con disegni dei ragazzi (www.arcipelagoadriatico.it, sezione ragazzi).

– Carte storiche tematiche e sommari della storia del confine orientale. – Gite d’istruzione in Istria, Fiume, Dalmazia.

– Scambio epistolare (anche via e-mail con ragazzi/e delle Comunità Italiane in Istria).

– Visite ai luoghi della memoria: Centri Raccolta Profughi, villaggi e quartieri cittadini…

– Lettura a più voci commentata e/o recita di opere teatrali sull’argomento o attinenti (per es.: «La Cisterna. Storia istriana in quattro atti» di Bruno Car-ra Nascimbeni, «I nobili Car-ragusei» di Carlo Goldoni).

– Lettura, commento e illustrazioni del Placito del Risano o di altri documen-ti andocumen-tichi analoghi, udocumen-tili a collegare la micro con la macrostoria.

– Spettacoli per le scuole con fiabe, racconti, musiche e canti popolari. – Musiche, testi e spartiti di canti popolari, filastrocche, indovinelli. – Fiabe e favole istriane (testi scritti o riproduzioni audio).

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L’insegnamento giunge solo ad indicare la via e il viaggio; ma la visione sarà di colui che avrà voluto vedere. (Plotino)

Le radici indeuropee della parola storia rimandano a vedere, testimone, colui

che vede.

Colui che vede – Colui che sa. Storia: vedere e/è sapere.

Non aggiungere ulteriori considerazioni ai significati della parola storia è una scelta che intende favorire l’emergere dell’unico ambito cui vuole dare luce il presente contributo al volume: la didattica.

E la didattica rimanda, deve rimandare, a sorgenti squisitamente teoriche se pren-de impegni di natura formativa.

Perché insegnare storia?

Quali dimensioni culturali, valoriali, formative essa nutre?

Quale il ruolo della storia nel presente? Ed in particolare nel presente della scuola? Diversi autori (Croce, Bloch, Carr) si sono soffermati sui rapporti fra passato e presente, sulle necessarie precauzioni delle analisi interpretative, sulle intercon-nesse influenze delle categorie temporali in termini storiografici.

L’ottica che si intende sottolineare è la funzione sociale della storia: «la storia rac-coglie sistematicamente, classificandoli e raggruppandoli i fatti passati, in fun-zione dei suoi bisogni presenti […] Organizzare il passato in funfun-zione del pre-sente: tale si potrebbe definire la funzione sociale della storia» (L. Febvre 1949). L’analisi del passato, di fatti-cause-conseguenze-bisogni-aspettative-ragioni recen-ti/remoti, alla luce dell’attualità condiziona le priorità nello svolgersi della rico-struzione ed inevitabilmente fornisce gli accessi ad orizzonti futuribili.

Da cui l’incompiuta risolvibilità dell’obiettività storica.

La modalità di pesca determina il pescato!

Si potrebbero elencare diverse finalità educative della storia, ma una su ognuna prevale: quella che trascende le obiezioni di significato; che ignora le polemiche delle posizioni; che risolve l’autoreferenzialità degli specialisti. La storia: luogo universale delle categorie temporali, la cui relazione, nella giostra dello studio dello svolgersi del tempo, assume funzione pedagogica, configurandosi come tra-ma per l’attribuzione di significati che intendono lasciare il segno, senza cadu-te cacadu-techizzanti.