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La popolazione della zona di Akmola, il villaggio trasformato di sana pianta in una capitale moderna (“astana” infatti in kazako significa “capitale”), è enormemente cresciuta nel corso degli anni (700.000 abitanti circa); difatti la distribuzione della popolazione continua ad essere molto irregolare: gli abitanti si concentrano, oltre che nella stessa Astana e Almaty, nelle regioni minerarie e petrolifere, dove peraltro i livelli di reddito sono nettamente superiori al resto del Paese.

Un numero considerevole di immigrati sono stati attratti dagli Stati confinanti, quali l’Uzbekistan e il Kirghizistan, facendo diventare Astana una sorta di calamita per i giovani che hanno studiato e per gli stessi kazaki provenienti dalle aree meno sviluppate del Paese. Questo ha modificato la demografia della zona, portando ad un aumento considerevole della presenza di kazaki “etnici” dove un tempo vi era assoluta maggioranza di persone con origine slava.

Ad oggi la popolazione d’origine kazaka ad Astana ascende a circa il 65%, a differenza del 17% nel 1989. Diventa difficile quindi qualsiasi rivendicazione di secessione dal Paese di un territorio dove ora la popolazione è fortemente kazaka e dove si trova la capitale, con la conseguente burocrazia e tutti gli interessi inerenti le attività governative.

106 Da un punto di vista clanico, Astana si trova nell’area storicamente abitata dalla Media Zhuz, l’Orda da sempre maggiormente vicina a posizioni più nazionaliste che comuniste, e che è adesso meno forte politicamente essendo poco presente all’interno delle alte sfere di governo. Almaty, città che in passato ospitava una grande guarnigione russa a guardia del confine con la Cina, si è sviluppata invece in una zona abitata storicamente dal clan Uly, facente parte della Grande Orda. Pur essendo lo stesso Presidente un membro degli Uly Zhuz (anche se personalmente è detribalizzato potendo così fare una brillante carriera nell’ex Unione Sovietica), l’esecutivo kazako esprime la volontà di spezzare, rimescolare e compensare l’influenza politica dei clan, sia per indebolire questa influenza, sia per consolidare il nuovo Stato e sia per mantenere il proprio potere. Quindi per i kazaki della Media Orda, col trasferimento di sede della capitale, è stata trovata una forma di compenso politico ulteriormente avvalorato dal ridimensionamento al ribasso del potere della componente di origine tedesco-russa, sino ad allora politicamente dominanti. Hanno ulteriormente trovato altre concrete forme di interesse economico legato alla forte privatizzazione della proprietà ed al fortissimo sviluppo urbano. Si è quindi parzialmente raggiunto l’obiettivo che si voleva ottenere spostando la capitale, decisione ufficialmente giustificata dalla mancanza di spazio per l’estensione della vecchia capitale (Almaty) e con la sua ubicazione in una zona ad altissimo rischio sismico. Portando fisicamente le istituzioni sul luogo stesso in cui si manifestavano le tendenze separatiste si è ottenuto l’effetto di sopprimere i sempre più crescenti malumori diffusi tra una parte dei russi della regione, affrontando alla radice la “minaccia”, cercando di convertirla in una carta a favore dei policy makers kazaki. Spostando la capitale da Almaty ad Akmola, Nazarbayev ha tenuto presente l’interesse generale del Kazakhstan, e non quello del proprio “clan”, anche se questo costituisce una fortissima base elettorale che difficilmente potrà mai perdere. La Grande Orda ha infatti perso molto, in termini di importanza e potere economico, con la perdita della capitale dal proprio territorio; avrebbe perso meno se le province economicamente e demograficamente dominate dai russi (appartenenti alla Media Orda) del nord-est del Paese avessero completato il progetto secessionista, la cui cospicua minoranza russa appunto ha bisogno di ricevere rassicurazioni sulla certezza dei propri diritti.

La politica di unità nazionale perpetrata dall’esecutivo kazako è peraltro visibile anche in altre decisioni. La multipolarità religiosa della popolazione è stata presa in considerazione, nonostante le stesse religioni abbiano perso potere durante l’epoca sovietica; proprio per questo ogni tre anni ad Astana si tiene un Congresso delle

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Religioni210. Pur essendo per lo più veicolo di politica estera e d’immagine, l’obiettivo

di lungo periodo rimane quello di combattere la frammentazione religiosa cha da sempre contraddistingue la società kazaka.

Consci della frustrazione e dell’insoddisfazione della Media Orda, i più fortemente urbanizzati, costituenti la maggior parte dell’elite politico-intellettuale del Paese essendo quelli col più frequente contatto con i russi del nord-est, i policy makers kazaki hanno da sempre favorito l’ascesa di personalità della Media Orda a posizioni importanti (ad es. a presiedere il principale organo di garanzia del Paese, il Consiglio

Costituzionale211, vi è un giurista di origine azera; cosi come l’ex Primo Ministro, di

origine uigura212).

Inoltre il trasferimento di capitale, lontano dal confine cinese e più vicino all’Europa, è stato interpretato surrettiziamente dagli osservatori internazionali come la scelta di campo di un alleato, e di una accentuazione del carattere europeo del Kazakhstan. Tale spostamento però ha più che altro valore simbolico: si tratta di una scelta chiave sancita dalla stessa geografia, poiché Astana si trova al centro del bacino fluviale che porta alla Siberia Occidentale; inoltre la distanza da Oskemen, grande centro industriale e minerario, non è esorbitante. Dal punto di vista della geografia fisica, Astana si trova nell’alto corso del fiume Esil (in russo Ishim). Nel 2004 questo fiume è stato reso nuovamente navigabile, rendendo utilizzabile una delle più grandi opere di ingegneria idraulica mai costruite – la Chiusa di Ust-Kamenogorsk, opera che permette di superare

40 mt di dislivello (il dislivello più grande al Mondo213.)