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Nel 2015 l’aumento del prodotto interno lordo è scesa all’1,2%, dal 4,3% dell’anno

precedente 184 . Sviluppo più contenuto mai registrato dal 2009, determinato

prevalentemente dalla fase negativa del mercato degli idrocarburi, dai tagli fiscali conseguenti alle minori entrate statali, dall’elevata inflazione e dal deprezzamento del cambio sulla spesa privata. Economia in discesa anche per il biennio 2016-2017 (secondo il Fondo Monetario Internazionale, nel 2017 la crescita sarà pari all’1%); ancor più negativa la visione dell’agenzia di rating Fitch, che ha tagliato il rating kazako prevedendo un ulteriore discesa del PIL (-1%).

184 http://www.exportglobalopportunities.it/focus-kazakistan-un-paese-dalle-tante-opportunita-

84 A fine 2015 il tasso d’inflazione ha registrato una crescita significativa, confermata anche nel 2016, attestandosi al 16,3%. L’aumento riflette il deprezzamento del cambio e l’apprezzamento dei carburanti e di alcuni servizi. A partire da aprile 2016 il tasso di inflazione ha iniziato a scendere, attestandosi al 9% con tasso medio del 13,1% (fonti FMI).

La Banca Centrale del Kazakhstan ultimamente ha alzato per due volte il tasso repo- overnight, portandolo al 17%. Nel maggio 2016 ha tagliato il tasso di riferimento al 15%, indicando che gli effetti del deprezzamento del cambio sono oramai avvenuti e i rischi valutari sono diminuiti.

Nel 2015 il tenge si è deprezzata a tal punto da costringere le Autorità monetarie kazake ad abbandonare il cambio di riferimento col dollaro fissato nel febbraio 2014, portandolo ad una libera fluttuazione. Le spinte al deprezzamento, però, sono proseguite e a metà maggio 2016 il cambio tenge/dollaro era a 330.

Il deficit è salito nel 2015 al 5,3%, a differenza di un surplus del 3,7% nei precedenti cinque anni. Il deficit si dovrebbe attestare al 4,2%. Il debito pubblico sempre nel 2015 è salito al 23,3% del PIL, rispetto al 14,7% dell’anno prima. Nel 2015 il saldo corrente della bilancia dei pagamenti ha registrato un deficit (5,8 miliardi di dollari, 3,2% del PIL) per la prima volta dal 2009, come indicato dal crollo delle esportazioni (-42%). In termini di risorse naturali il Kazakhstan è probabilmente il Paese con la maggiore

ricchezza pro capite al Mondo (14.000 USD di PIL Pro Capite)185.

Risulta complesso condurre serie politiche di sviluppo e il distribuire ricchezza tra la popolazione, non facile in un Paese dove comunque corruzione e forte regionalismo sono decisamente radicati. Sesto Paese più grande del Mondo in termini di risorse minerarie, il Kazakhstan possiede circa il 60 % delle risorse minerarie (99 elementi della tavola di Mendelyev presenti) dell’ex Unione Sovietica: grandi quantità di ferro nel bacino del Kustanaj nel nord-ovest; carbone da Karaganda e Eikibastuz; petrolio, metano e numerosi metalli utilizzati nell’elettronica, nell’ingegneria nucleare e nella missilistica; Kashagan, gigantesco giacimento di petrolio situato nel mar Caspio, tra i più grandi e più costosi degli ultimi decenni (200 miliardi di dollari di investimento). L’ENI, tra i primi investitori stranieri nel Paese, ha avviato la produzione nel 2013. Il Kazakhstan come ribadito è il più importante produttore di energia dell’Asia Centrale: si stima che le riserve di greggio del Paese ammontino a circa 30 miliardi di barili; vi sono inoltre importanti riserve di gas naturale nelle quattro regioni occidentali, con la

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85 prospettiva di un ulteriore aumento delle esportazioni di idrocarburi. Il Paese ospita inoltre il 20% delle terre coltivate dell’ex URSS: difatti un terzo dell’intera produzione di frumento dell’ex’URSS proviene dal Kazakhstan (negli anni Cinquanta grazie al programma delle Terre Vergini parte del nord del Paese fu trasformato in unico campo di frumento). Nel sud invece vengono coltivati frutta, ortaggi, riso, tabacco, canapa e cotone, oltre ad essere sviluppati l’allevamento di pecore, mucche, cavalli e cammelli. Dopo l’implosione dell’URSS, il Kazakhstan ha dovuto affrontare un crollo del sistema di commercio e di distribuzione, inflazione incontrollata, mancanza di fondi per finanziare l’economia, esaurimento dei sussidi e crollo della produzione industriale. Nonostante questo, dal 1991, anno dell’indipendenza, la nazione centrasiatica ha registrato uno dei tassi di crescita più dinamici al Mondo (8% negli anni Duemila), triplicando in un ventennio il reddito pro-capite. Nel 1993 gran parte del raccolto di frumento andò perduto a causa di inadeguati metodi di mietitura, insufficienza di magazzini e mancanza di trasporti. Inoltre le aree industriali e agricole più importanti sono situate al nord, abitato prevalentemente da persone di origine slava. L’emigrazione di slavi e tedeschi è stata dannosa per l’economia, avendo temporaneamente privato di manodopera specializzata le aree più industrializzate del Paese.

La politica dell’esecutivo si è nel corso degli anni indirizzata verso una forte privatizzazione, liberalizzazione dei prezzi e apertura agli investimenti stranieri. Nel 1993 è stata introdotta la moneta nazionale (tenge) che si è sganciata dalla parità nel 1992. Gran parte dell’economia kazaka, gestita direttamente dallo Stato fin dal 1991, è stata largamente privatizzata (ad es. compagnie televisive, elettriche e petrolifere), portando al numero di circa 17.000 aziende vendute.

Dal 2005 al 2015 il Kazakhstan ha attirato 208 miliardi di dollari di investimenti

stranieri, secondo dopo la Russia fra i Paesi della Comunità degli Stati Indipendenti186.

Dalla metà del 2014, a causa del calo dei prezzi del petrolio e delle difficoltà dei principali partner economici (Cina e Russia), il tasso di crescita del Paese è sceso nel 2016 a -1,3 %. La moneta nazionale ha subito una notevole svalutazione (dopo l’agosto del 2015) portando ad una flessione del potere di acquisto e ad una diminuzione del tasso di crescita dei consumi privati (nel 2016 sceso al -9%). Ciò ha mostrato una notevole fragilità del sistema economico kazako, dipendente ancora dalle oscillazioni del prezzo del petrolio e dalla cooperazione commerciale con Russia e Cina. A questo riguardo l’esecutivo kazako ha elaborato un ambizioso programma di differenziazione

186

86 dell’economia e di riforma del Paese (“i cento Passi”), che pone misure di contrasto alla corruzione, crea un sistema giudiziario più efficace, professionalizzando la pubblica amministrazione.

Obiettivo principale dei policy-maker kazaki è migliorare l’ambiente per gli investitori stranieri (i cui investimenti nel 2015 si sono dimezzati rispetto al 2014, sebbene nel 2016 abbia ricevuto una valutazione positiva nel report Doing Business della World Bank). Il settore privato è governato da un piccolo numero di importanti compagnie dagli interessi più diversificati, dalle attività finanziarie a negozi e ristoranti. Per il 2016 le stime sul PIL hanno variato tra +1% e -1%, mentre nel 2017 è prevista una discreta ripresa (+1,7%). Ottime opportunità si apriranno per il Paese centrasiatico anche in connessione con la ricostruzione della Via della Seta, iniziativa tra agli altri lanciata dal Presidente cinese Xi Jingping nel 2013, permettendo al Paese di diventare punto focale degli scambi commerciali fra Europa e Asia.

Per quanto riguarda le problematiche principali, sicuramente il progressivo prosciugamento del Lago d’Aral, una volta il più grande specchio di acqua salata al Mondo ed oggi ridotto ad un decimo della sua estensione originaria, rappresenta uno dei principali disastri ecologici dello spazio eurasiatico. Le cause principali del processo di progressivo prosciugamento del lago risiedono nella pratica delle colture intensive di cotone e riso, introdotte dall’URSS a partire dagli anni Settanta tramite opere di canalizzazione che deviavano i fiumi emissari dell’Aral e tramite la tecnica dell’inondazione, che ha progressivamente esposto le falde acquifere al clima torrido della regione. D’altra parte l’utilizzo estensivo di pesticidi e fertilizzanti ha quasi totalmente distrutto l’ecosistema dell’area dell’Aral, aggiungendo un rilevante problema di inquinamento del terreno ai marcati cambiamenti climatici connessi alla sparizione del lago. L’alta incidenza di malattie nell’area è d’altro canto ampiamente testimoniata da un tasso di mortalità infantile più che doppio rispetto a quello nazionale. La mancanza di acqua ha infine impoverito tutta la regione, la cui economia si era tradizionalmente fondata su pesca e agricoltura. Il governo kazako ha introdotto le prime misure efficaci per porre un argine al disastro ecologico soltanto a partire dai primi anni del nuovo secolo, con la costruzione di una diga finalizzata a innalzare il livello delle acque della porzione nord del lago – a oggi diviso in quattro laghi lungo la dorsale nord-occidentale del bacino originario. Più difficili sono stati invece i tentativi di affrontare la questione sul piano regionale. La portata transnazionale della problematica ha ostacolato coerenti e tempestive misure d’intervento, rese più ardue

87 dalla progressiva politicizzazione della stessa. I Paesi che ospitano i fiumi emissari del Lago Aral – Tagikistan e Kirghizistan – hanno mostrato tradizionalmente la tendenza a negoziare la concessione delle acque in cambio di accordi in materia energetica, resi necessari dall’estrema povertà dei due Paesi e dalla mancanza di idrocarburi. Su questo sfondo largamente inefficace è stata la Interstate Commission for Water Coordination of Central Asia, istituita nel 1992 dalle repubbliche della regione per affrontare i problemi

ecologici e socioeconomici connessi al disastro del Lago d’Aral187