• Non ci sono risultati.

L’Asia Centrale non è una regione omogenea dal punto di vista politico ed economico. Sebbene la Mongolia sia classificata dal PE come facente parte della regione, il Paese è per molti aspetti una “anomalia” dal punto di vista storico, geografico e politico.

Il Kazakhstan e la Mongolia hanno evidenziato tassi di crescita economica tra i più elevati al Mondo, e stanno cercando di instaurare rapporti più stretti con l’UE. Il Kirghizistan e la Mongolia si distinguono dagli altri Paesi in termini politici poiché vantano le democrazie più sviluppate della regione. Tutti i Paesi della zona seguono una politica estera su più binari, nel tentativo di trovare un equilibrio nei rapporti con Russia, Cina e l’Occidente. La permanente neutralità del Turkmenistan è riconosciuta persino dalle Nazioni Unite. Tutti questi Paesi, ad eccetto del Kazakhstan e il Turkmenistan, hanno legami commerciali molto limitati con l’UE. Il Kazakhstan ad esempio è uno dei fondatori dell’Unione Doganale con la Russia e Bielorussia. Nel maggio 2014 tali Paesi hanno firmato, come detto, l’istituzione dell’Unione Eurasiatica, divenuta effettiva a partire dal 1 gennaio 2015; anche il Kirghizistan si è aggiunto a questa forma integrativa (maggio 2015). Ad eccezione della Mongolia, tutte le repubbliche dell’Asia Centrale, in particolar modo il Turkmenistan e l’Uzbekistan, presentano gravi problemi per quanto concerne il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali; esse corrono altresì il rischio di espansione dei movimenti estremistici islamici e le loro relazioni reciproche sono perlopiù problematiche, a causa di controversie riguardanti confini e risorse. La morte del presidente dell’Uzbekistan,

173

73 Islam Karimov, avvenuta il 2 settembre 2016, con le elezioni svolte il 4 dicembre 2016, non dovrebbero determinare cambiamenti sostanziali nel Paese, almeno nel breve periodo174.

Per l’Asia Centrale il 2015 è stato un anno cruciale dal punto di vista diplomatico. Dopo aver ricevuto le visite, tra gli altri, dei primi ministri giapponese ed indiano, del Segretario Generale dell’ONU e dell’ex Segretario di Stato USA, il 21 dicembre 2015 si è tenuto ad Astana, la “nuova” capitale kazaka, l’XI Incontro Ministeriale tra UE e Asia Centrale. Al vertice hanno partecipato i ministri ed i viceministri degli Esteri dei cinque Paesi dell’area assieme all’Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza Comune dell’Unione Europea Federica Mogherini.

Durante la riunione, avente come tema generale lo sviluppo delle relazioni fra i partner della zona e l’UE, si è posto lo sguardo su un’ampia gamma di questioni, dalla democrazia e rispetto dei diritti umani alla sicurezza, al commercio ed all’energia. Al di là delle consuete dichiarazioni di rito, due sono state le novità senza dubbio più interessanti.

La prima riguarda la decisione europea di rilanciare la propria politica nell’area con la creazione di una nuova strategia regionale per lo sviluppo dell’Asia Centrale, versione rivista e corretta del precedente documento, che copriva il periodo dal 2007 al 2013,

aggiornata nel giugno 2015175. In questo nuovo programma l’UE, promette di

aumentare la quantità di aiuti economici all’area, stanziati tramite lo Strumento di Cooperazione allo Sviluppo (DCI), passanti da circa 750 milioni di euro al miliardo, per

il periodo che va dal 2014 al 2020176.

Secondo la suddivisione ideata dall’UE, di questo miliardo 251 milioni dovrebbero spettare al Tagikistan e 214 al Kirghizistan, affinché possano migliorare il sistema educativo e sanitario, allo scopo di incrementare le condizioni di vita della popolazione nelle aree rurali. All’Uzbekistan invece dovrebbero andare circa 168 milioni, usati allo stesso modo per progetti di miglioramento delle condizioni di vita della popolazione rurale, mentre al Turkmenistan spettano 37 milioni per progetti in ambito educativo. I restanti 360 milioni dovrebbero infine finanziare una serie di progetti a livello regionale nel settore della sicurezza, della gestione sensibile delle risorse naturali, dell’amministrazione e dell’educazione, in particolare riguardanti la volontà di 174 http://www.internazionale.it/notizie/2016/12/02/uzbekistan-elezioni-presidente 175 http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+TA+P8-TA-2016- 0121+0+DOC+XML+V0//IT 176 http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=uriserv:OJ.L_.2014.077.01.0044.01.ITA

74 aumentare il numero di scambi studenteschi con l’UE. Fornendo orientamenti di base per le future interazioni nella regione, la Strategia si fonda sugli accordi, sui programmi di sostegno e sulle iniziative precedenti dell’UE. Essa è volta a conseguire la stabilità e la prosperità, promuovendo lo sviluppo di società aperte, lo stato di diritto, la democratizzazione e le relazioni fondate su una maggiore cooperazione nei settori inerenti la sicurezza e la diversificazione energetica. Gli idrocarburi del Turkmenistan e del Kazakhstan possono risultare importanti per l’UE del futuro; di recente, proprio il Kazakhstan è stato promosso dai programmi DCI bilaterali, continuando ad avere accesso ai programmi regionali, mentre il Turkmenistan sarà probabilmente promosso nei prossimi anni. Lo Strumento Europeo per la Democrazia e i Diritti Umani funziona in tutti gli Stati ad eccezione dell’Uzbekistan e del Turkmenistan, dove le organizzazioni rappresentanti la società civile sono presenti in un numero troppo esiguo, poco organizzate e sottoposte a rigidi controlli.

In relazione al ruolo svolto dal PE, questo ha fin da principio sostenuto la Strategia dell’UE per l’Asia Centrale del 2007 così come i successivi riesami, ma ha allo stesso tempo espresso l’auspicio che si concentri su aspetti più specifici:

 per il Kazakhstan, il PE ha ribadito l’importanza di un APC (Accordo di

Partenariato e Cooperazione) rafforzato, compiacendosi peraltro dell’adesione del Paese al WTO nel luglio 2015, e di risolvere i problemi legati alla violazione dei diritti umani;

 Il PE ha anche espresso l’intenzione di applicare il principio “more for more”

(maggiori aiuti a fronte di un maggior impegno nel rispettare gli accordi) per le riforme politiche e socioeconomiche;

 nel 2010 il PE ha adottato una risoluzione in segno di solidarietà con il

Kirghizistan a seguito dei violenti disordini nella regione meridionale del Paese;

 nel gennaio 2015 ha espresso preoccupazioni in relazione alla stesura da parte

del Kirghizistan di leggi sulla “propaganda” LGBT177

;

 per il Tagikistan, il PE ha approvato la conclusione dell’Accordo di Partenariato

e Cooperazione nel 2009, ma ha invitato il Paese a dimostrare miglioramenti per quanto concerne i diritti umani, la corruzione, la salute e l’istruzione;

 inoltre il PE ha espresso costante preoccupazione per la situazione precaria dei

diritti umani in Turkmenistan;

177

75

 ha condannato lo sfruttamento del lavoro forzato in Uzbekistan e ha invitato a

procedere ad un monitoraggio dei diritti umani;

 il presidente della Mongolia Elbegdorj è intervenuto durante la tornata del PE

del giugno 2015. Le dichiarazione del PE sulla Mongolia riguardano principalmente gli aspetti economici, ma fanno anche riferimento alle esigenze umanitarie e di sviluppo del Paese (a causa anche delle condizioni meteorologiche estreme).

 Nell’aprile 2016 la Mongolia ha ospitato la 9° riunione del Partenariato

parlamentare Asia – Europa.

Dal punto di vista della cooperazione parlamentare, le Commissioni Parlamentari di Cooperazione (CPC) con ciascun Paese dell’Asia Centrale si riuniscono ogni anno. I membri verificano l’attuazione degli Accordi di Partenariato e Cooperazione rivolgendo particolare attenzione ad aspetti quali appunto i diritti umani, la violenza politica, la cooperazione economica, lo sviluppo e i processi elettorali. Sebbene non vi sia una CPC con i parlamenti di Mongolia e Turkmenistan, poiché l’APC non è ancora in vigore, si tengono comunque riunioni interparlamentari. Mentre nell’ambito dell’osservazione elettorale e promozione della democrazia, considerato il diverso grado di sviluppo politico ed il livello estremamente eterogeneo di progresso democratico nella zona, il PE non ha monitorato con costanza le elezioni nella regione:

 In Tagikistan e in Kirghizistan, la missione OCSE ODIHR, comprendente le

delegazioni del PE, ha osservato le elezioni parlamentari del 2015 traendone conclusioni negative sulle prime ed incoraggianti sulle seconde;

 Il Kazakhstan ha sporadicamente invitato il PE ad osservare le proprie elezioni.

L’OCSE ODIHR ha costantemente rilevato irregolarità significative;

 Una delegazione del PE ha osservato le elezioni parlamentari in Mongolia nel

giugno 2016. Il Paese sta sviluppando una democrazia solida;

 Il PE non è mai stato invitato ad una elezione in Uzbekistan o Turkmenistan;

Questione significativa per diversi Stati è stato il ritiro della International Security Assistance Force (ISAF) dall’Afghanistan, portato a conclusione a dicembre 2014, sebbene circa 13.000 soldati degli USA e della NATO rimarranno nel Paese fino a data da destinarsi. Per discutere delle possibili conseguenze del ritiro, nel giugno 2013 è stato avviato un nuovo dialogo ad alto livello nel settore della sicurezza. La Mongolia difatti ha firmato un APC con l’UE nel maggio 2013, ma è ancora in corso il processo

76 di ratifica dell’UE in seno ai Parlamenti degli Stati membri. L’APC con il Turkmenistan, firmato nel 1998, dovrebbe ricevere l’approvazione del PE entro la fine del 2017, purché venga stabilito nel contempo un sistema per il controllo dei progressi in materia di diritti umani.

Per quanto riguarda invece il Kazakhstan, a partire dal 1 maggio 2016 (applicato a titolo provvisorio dal 1° maggio 2015), è divenuto effettivo l’Accordo Rafforzato di Partenariato e Cooperazione (EPCA) tra l’Unione Europea e la Repubblica kazaka. Martedì 4 ottobre 2016 si è infatti tenuta a Bruxelles la prima riunione del consiglio di cooperazione tra UE e Kazakistan a seguito della firma dell’Accordo. La riunione è stata presieduta da Miroslav Lajcak, ministro degli Affari Esteri ed europei della Repubblica Slovacca, ed ha visto la partecipazione del ministro degli affari esteri della Repubblica del Kazakhstan Erlan Idrissov, oltre a Jean-Christophe Belliard, segretario

generale aggiunto del Servizio Europeo per l’Azione Esterna (SEAE)178; il consiglio di

cooperazione ha accolto con favore l’avvio dell’attuazione dell’accordo rafforzato di partenariato e cooperazione in vari settori, tra cui il dialogo politico, la cooperazione commerciale ed economica, lo stato di diritto e la giustizia. Ha poi confermato l’interesse di entrambe le parti a consolidare le relazioni e la cooperazione, in particolare nel garantire la stabilità regionale e lo sviluppo. Il consiglio di cooperazione ha inoltre discusso le riforme politiche, economiche e del settore giudiziario, lo stato di diritto, gli scambi e le relazioni commerciali, nonché le questioni internazionali. Ha inoltre affrontato le questioni relative a buon governo, protezione dei diritti umani e cooperazione con la società civile, sottolineando la necessità di mantenere il giusto equilibrio tra le legittime misure di sicurezza necessarie alla lotta contro il terrorismo, i diritti e le libertà individuali. Il consiglio di cooperazione ha ribadito l’importanza di un dialogo regionale nel quadro della Strategia Europea per l’Asia Centrale, discutendo altresì aspetti inerenti la sicurezza regionale in relazione alla conferenza di Bruxelles sull’Afghanistan, tra cui la gestione delle frontiere, e la lotta al traffico di stupefacenti, accogliendo con favore la partecipazione attiva del Kazakhstan alla riunione a livello interministeriale UE – Asia Centrale e alla suddetta conferenza di Bruxelles sull’Afghanistan.

Questo Accordo risponde bene alle esigenze di politica estera dei due Paesi: da una parte l’UE consolida la propria presenza in Asia Centrale, dall’altra il Kazakhstan acquista maggiore visibilità a livello internazionale tentando di emanciparsi così, dal

178

77 suo più stretto e ingombrate alleato, cioè la Federazione Russa. Questo nuovo accordo al quale si lavorava ormai dal 2011, va a sostituire l’Accordo di Partenariato e

Cooperazione (PCA) firmato nel lontano 1994 ma operativo a partire dal 1999.179

Confermato il 30 marzo in occasione dell’incontro a Bruxelles tra il Presidente del Kazakhstan Nursultan Nazarbayev e il Presidente della Commissione Europea Jean- Claude Juncker, l’accordo è stato sottoposto a votazione parlamentare kazaka nello stesso mese di marzo, sebbene sia pienamente efficace solo in seguito alla ratifica dei 28 Stati membri dell’UE e del Parlamento Europeo. L’EPCA forma il quadro d’attuazione della Politica di Vicinato dell’UE nei confronti di ciascun Paese partner dell’Europa Orientale e del Caucaso meridionale.

La firma dell’EPCA rappresenta il coronamento della relazione tra Bruxelles ed Astana, risalente al periodo immediatamente successivo all’indipendenza kazaka, simbolo della medesima comunione d’intenti nel voler rafforzare la partnership politica ed economica. Assieme al patto sopra citato sono stati firmati altri accordi bilaterali in materia commerciale e ulteriori trattati di natura economica riguardanti l’adesione ufficiale del Kazakhstan all’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) nel novembre del 2015 (adesione oramai necessaria dettata dall’importanza economica del rapporto con l’UE, essendo Bruxelles il principale partner commerciale di Astana con il 51,4 % del saldo commerciale estero del Paese, con un volume di scambi pari a 31 miliardi di

dollari180). La definizione di questo accordo è stata salutata con grande entusiasmo da

entrambe le parti. Per Bruxelles, un simile traguardo serve a dimostrare che una politica estera comunitaria esiste ed è in corso di rafforzamento. Soprattutto perché riguarda i rapporti con un grande alleato di Mosca quale è il Kazakhstan, per di più in un periodo di alta tensione sui confini orientali e meridionali. Per il presidente kazako l’EPCA rappresenta il coronamento di una politica estera tesa a conquistare sempre maggiore spazio di manovra, sia ad est che ad ovest, presentandosi alle democrazie occidentali come un partner economico affidabile e “aperto” a livello politico. Questa strategia rientra perfettamente nella concezione della politica estera multivettoriale.

179 il 9 ottobre 2014 il presidente del Kazakhstan e l’allora presidente della Commissione Europea

Barroso avevano firmato la bozza finale dell’EPCA che, prima di entrare in vigore, ha dovuto essere stato analizzato a livello legale, tradotto e firmato dai due attori; vista la situazione critica ai confini orientali dell’Unione e il deterioramento dei rapporti con Mosca, Barroso all’epoca di disse soddisfatto della firma degli accordi: “Finally and equally important, this agreement demonstrates that international relations are not a zero sum game, that Europe is open to build strong and solid relations with the members of Customs Union willing to do so, that is why I think today’s agreement is a very important symbolic gesture. I think this is important especially when you consider the situation that we have been facing in that part of Europe and also in the wider region”.

180

78 In un primo momento tale collaborazione ha riguardato principalmente il commercio e lo sviluppo, per poi spostarsi a partire dal 2002 anche su questioni quali l’amministrazione pubblica, il sistema giudiziario e lo scambio energetico. Il Paese centrasiatico ha inoltre beneficiato di ingenti aiuti economici, per una cifra di circa 140 milioni di euro. Il rapporto privilegiato con Bruxelles ha avuto importanti riflessi anche sul piano commerciale, tanto da rendere l’UE il primo mercato per le esportazioni kazake (oil & gas principalmente) ed il terzo per ammontare di importazioni, soprattutto macchinari industriali e prodotti farmaceutici. Nonostante questa indubbia importanza economica, l’Europa continua ad essere attore di secondo piano, nel Kazakhstan così come nel resto dell’Asia Centrale. La distanza dai confini , che rende difficoltosa la creazione di un collegamento diretto, obbligando i Paesi interessati a servirsi di infrastrutture russe soprattutto nel campo energetico, la cosiddetta “insistenza” europea su questioni relative al rispetto dei diritti umani, così come la scarsa crescita economica ed il calo del fabbisogno energetico europeo hanno spinto il Kazakhstan, così come i suoi vicini, a privilegiare relazioni con altri grandi attori, magari geograficamente più prossimi, quali la Federazione Russa e la Cina.

In definitiva quindi nel vertice di dicembre 2015 l’UE ha potuto ribadire il proprio ruolo come attore nell’area rafforzando la collaborazione con la regione e soprattutto con il principale Paese della zona. Nonostante l’impegno profuso tuttavia, tale collaborazione si è dimostrata molto ricca in retorica, ma fino ad ora alquanto povera nei fatti, non permettendo all’UE di uscire dal ruolo di attore di secondo piano nell’area.

CAPITOLO TERZO

FOCUS KAZAKhSTAN: un paese dalle tante opportunità commerciali

3.1 Il Perno “Transcontinentale” della Storia

Situato a cavallo tra le due parti dell’Eurasia, ricomprendendone all’interno del proprio territorio il corso inferiore del fiume Ural, generalmente indicato come confine, del tutto teorico, tra l’Europa e l’Asia, il Kazakhstan è Paese sia asiatico sia europeo; anch’esso infatti evidenzia la continuità e l’indissolubile unità del continente eurasiatico. Secondo alcune definizioni, che tengono unicamente conto di criteri geo-politici, si tratterebbe di uno Stato completamente asiatico (in questo caso il confine tra Europa e Asia non sarebbe sul fiume Ural bensì lungo il confine col Kazakhstan); taluni studiosi pongono

79 geograficamente il 14 % della superficie del Kazakhstan all’interno dell’Europa Orientale (rendendolo allo stesso tempo il più grande Paese europeo per superficie), il restante 86% del territorio kazako permette al Paese di essere considerato una delle più grandi nazioni in Asia. La “trasversalità” del Paese la si nota anche dal fatto che il Kazakhstan è membro, ad esempio, dell’Associazione Europea di Calcio (UEFA), ma allo stesso tempo è parte della Asian Boxing Confederation; la nazione è partner importante della Banca Asiatica di Sviluppo come lo è della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo. Il Kazakhstan ha presieduto con successo l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OCSE), ma il Paese è anche attore importante nell’implementazione del suo “corrispettivo” asiatico, cioè la Conferenza per l’Interazione e il Rafforzamento della Fiducia in Asia (CICA).

Il Kazakhstan, che dalle frontiere nordoccidentali della Cina e dalla Mongolia conduce all’ampio passaggio tra il Caspio e gli Urali, rappresenta il punto di incontro delle linee di influenza provenienti dal mondo slavo, dall’Iran e dal “Turan”, sicché il suo vasto territorio ha visto avvicendarsi e convivere tradizioni e dottrine religiose diverse, dal primordiale monoteismo uranico al buddismo, allo zoroastrismo, al cristianesimo nestoriano, all’Islam.

La storia del Kazakhstan è caratterizzata da un’assenza di fonti scritte sino al XV secolo, risulta quindi fondamentale la ricerca archeologica per i periodi precedenti; la ricerca però rimane alquanto carente per quanto riguarda quelle informazioni, per cui le datazioni precise sono soltanto riscontrabili all’interno di testi scritti. La regione fu frequentata già a partire dal paleolitico inferiore da due differenti culture. La prima originaria della zona di Karatau con arnesi simili a quelli in pietra ritrovati nelle regioni dell’Asia sud-occidentale; la seconda sviluppatasi nel Kazakhstan settentrionale con caratteristiche analoghe nella lavorazione della pietra. Durante l’età dei metalli iniziarono a svilupparsi le prime popolazioni: la cultura andronoviana (età del bronzo) sviluppò l’allevamento e l’agricoltura già introdotte nel neolitico. Nell’insediamento di Botaj nei pressi di Petropavl di epoca eneolitica si sviluppò l’allevamento di equini; le suddette popolazioni vivevano in abitazioni semi interrate, muri in argilla e tetti di tronco d’albero con rami ricoperti d’argilla. Tra il XVII e il IX secolo a.C. si svilupparono insediamenti dediti alla pastorizia. In questo periodo si documentano i primi carri a ruote trainati da cavalli o cammelli. La prima fondamentale evoluzione storica, come detto solo attribuibile a rilievi archeologici, è lo sviluppo di società dell’età del bronzo; questo sviluppo di allevatori dediti alla transumanza trasformò

80 l’economia in tutta la regione, le comunità dei villaggi stanziali si trasformarono in seminomadi con culture spesso simili, ma differenziate. Tra queste si possono segnalare i Tasmola (V-III sec. d.C.) al centro del Paese, i Saka (VII-VI sec. d.C.), i Kanguj (III sec. a.C.-VI sec. d. C.) ed i Sauromati al sud, Wusun (III a.C.-VI d.C.) e i Sarmati (III a.C.-VI d.C.) ad occidente. Queste popolazioni comunque in continuo spostamento aumentarono i contatti, e quindi gli scambi, tra l’Asia mongola, gli altipiani iranici e l’Europa orientale. Alcune popolazioni come i Sarmati vennero in contatto con l’impero romano sino ad emigrare in parte dell’antica potenza egemone in tutta la zona mediterranea. Altre popolazioni generate dal crogiolo di culture nomadi della steppa asiatica, nel quale il Kazakhstan era un punto di passaggio obbligato, attraversarono la steppa russa sino a fermarsi ai limiti dell’impero, come gli Sciti, o gli stessi Unni, che nel corso dei secoli porteranno miseria e devastazione in tutta l’Europa occidentale, i quali furono probabilmente indotti ad abbandonare la propria terra a causa delle guerre contro l’ambiziosa etnia cinese degli Han, ma anche a causa di particolari circostanze