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L’applicazione provvisoria dell’EPCA potrebbe consentire un aumento della cooperazione bilaterale fra i Paesi firmatari.

Affinché ciò sia possibile è indispensabile che il Kazakhstan rispetti i livelli tariffari negoziali con il WTO, ma è oltremodo necessario che l’esecutivo di Astana e l’UE affrontino assieme alcune questioni fondamentali alla luce degli interessi comuni in ambito geostrategico.

Sorge spontanea una domanda: l’implementazione di un primo partenariato rafforzato con uno Stato della regione può agevolare le relazioni che l’UE intrattiene con le altre repubbliche dell’Asia centrale? In verità non pare al momento che vi siano strumenti in grado di valutare l’EPCA con il Kazakhstan come preludio di partenariati simili nella regione: infatti il Kazakhstan viene valutato dall’UE come partner privilegiato grazie alle proprie peculiarità, a differenza degli altri “-stans”, con cui la costruzione e implementazione di rapporti bilaterali si prospetta più lenta e graduale. Situazione differente quella vissuta dal Kirghizistan, primo paese della regione centrasiatica ad acquisire nel 2014 lo status di “partner per la democrazia” in seno all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, ricevendo dalle stesse organizzazioni europee totale appoggio per la stabilizzazione della democrazia parlamentare. A incrementare una più proficua cooperazione bilaterale contribuiscono sicuramente i due accordi in materia di istruzione e democrazia, siglati a Bishkek il 20 aprile del 2016 dal Ministro delle Finanze della repubblica kirghisa e dal Capo Dipartimento per la Cooperazione

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Internazionale e lo Sviluppo in Asia Centrale presso la Commissione Europea248.

Conferma a quanto affermato relativamente alle possibilità future di integrazione rafforzata per altri Paesi dell’area centrasiatica con l’UE, giungono direttamente dalle conclusioni del Consiglio dell’Unione Europea del giugno 2015, in cui viene ribadito che “il rafforzamento delle relazioni dipenderà inoltre dalla volontà e dagli interessi dei

singoli Paesi dell’Asia Centrale a incrementare la nostra partnership bilaterale249”.

È indubbio che l’influenza dell’UE, storicamente e strategicamente, nelle dinamiche centrasiatiche è fortemente deficitaria a scapito di quella esercitata da altri “vicini” molto influenti, quali chiaramente la Federazione Russa e la Cina, entrambi molto attivi in ambito commerciale, energetico e nel campo della sicurezza.

Inoltre nell’attuale fase geopolitica l’attenzione dell’Europa pare rivolgersi in maniera prioritaria verso le aree ai confini orientali dell’Europa geografica. La stessa decisione di abolire la figura del Rappresentante Speciale dell’UE per l’Asia Centrale a marzo del 2014 simboleggiava un certo disinteresse dell’UE nel rafforzare ulteriormente la cooperazione preesistente, nonostante già nell’aprile 2015 il Consiglio fosse ritornato

sui suoi passi ripristinando la suddetta figura diplomatica250.

Inoltre occorre ricordare che la Strategia Europea per l’Asia Centrale propugnata dall’UE si articola su due distinti livelli: al di là della cooperazione bilaterale con ognuna delle Repubbliche ex sovietiche della regione, l’UE ha sviluppato un sistema di accrescimento e di sviluppo generale di tutta l’area che, oltre ad essere molto ricca di risorse naturali, potrebbe fungere da ideale corridoio di transito per il trasporto merci via terra dalle provincie occidentali della Cina all’Europa, come ipotizzato dall’ambizioso

progetto cinese della Silk Road Economy Belt (SREM)251.

In questo progetto tanto l’UE quanto il Kazakhstan e le altre repubbliche ex sovietiche potrebbero rendere l’Asia Centrale punto vitale del traffico merci transcontinentale. Inoltre l’esecutivo kazako, in modo particolare tramite il Presidente Nazarbayev, suggerisce l’idea di creare una “Great Eurasia” tale da poter includere la EAEU, l’UE e la SREM in un unico progetto di integrazione finalizzato allo sviluppo economico e 248 https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&ved=0ahUKEwim2POfqMDS AhUGlCwKHS0ZBtoQFggdMAA&url=http%3A%2F%2Fwww.bloglobal.net%2F2016%2F07%2Fue- kazakistan-strategia-europea-asia- centrale.html&usg=AFQjCNFchG_I4RhlfAplI1j1uOiA5aTAxQ&sig2=7k9QS_lmUV1pk_ZeXPLs5w&b vm=bv.148747831,d.bGg

249 Sul punto si rimanda alla nota 4

250 http://www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/2015/04/15-new-eu-special-representative-for-

central-asia/

251

127 commerciale di tutti i Paesi partecipanti (proposta tra l’altro ufficialmente discussa al Forum Economico di Astana del 25-26 maggio 2016 e in quello di San Pietroburgo del

17 giugno)252; idea questa non affatto improbabile, se si considera che l’EAEU si

sofferma sulla regolamentazione comune dell’attività economica degli Stati membri, mentre la SREM tramite investimenti cinesi punta a creare un progetto di trasporto in grado di sviluppare logisticamente la regione; si comprende quindi come i due programmi di integrazione non siano affatto antitetici, ma anzi possano muovere in uno spazio comune di cooperazione. Resta da valutare se l’UE e l’EAEU non siano modelli di integrazione economica alternativi, in competizione fra loro; entrambi si basano sul rispetto dei principi del WTO, che invita a rimuovere gli ostacoli agli scambi e agli investimenti, mediante l’armonizzazione del quadro normativo e tecnico dei Paesi partecipanti all’accordo di Marrakech.

Sotto questa prospettiva i due sistemi di integrazione ideati da Bruxelles e da Mosca pare siano diversi ma complementari, sebbene possano favorire una maggiore disgregazione regionale. Una fattiva collaborazione tra EAEU e UE aprirebbe enormi prospettive di crescita e di sviluppo non solo per il Kazakhstan (interessato a mantenere ben saldi i propri contatti all’interno dell’EAEU e a non rinunciare all’EPCA con Bruxelles ) ma anche per gli altri attori regionali, nonché pure per alcuni Paesi appartenenti al Partenariato Orientale.

L’inserimento economico e politico dell’UE all’interno del contesto geostrategico della zona è fenomeno alquanto recente, considerando che la Strategia Europea è stata adottata soltanto nella seconda metà degli anni Duemila. Gli aspetti su cui si focalizza maggiormente l’attenzione di Bruxelles non riguardano soltanto gli ambiti economici, ma mirano a stabilire una collaborazione strutturata e duratura funzionale allo sviluppo sostenibile e al rafforzamento della sicurezza della regione. Ciononostante Bruxelles ha fin da subito indicato come principio improcrastinabile il rapporto prioritario tra riforme economiche e sviluppo sociale e democratico, senza mai sviluppare forme di cooperazione in ambito di sicurezza regionale, come invece fatto dalla Federazione Russa. I benefici a cui l’Europa ambisce non sono soltanto relativi ad aspetti commerciali ed energetici, ma si pongono anche in relazione agli impegni presi dall’UE nella promozione dello stato di diritto e nel mantenimento della stabilità, condizioni indispensabili per il progresso e la democrazia in tutto il Centro - Asia.

128 Sicuramente l’implementazione di un modello di integrazione sinergico e non competitivo perpetuerebbe due obiettivi: permetterebbe il rafforzamento della cooperazione economica tra il blocco eurasiatico e i Paesi terzi; per quanto riguarda il Kazakhstan, determinerebbe un rilancio del commercio estero, calato addirittura del

37% nel 2015253. Nel biennio 2014-2015 infatti l’economia nazionale è stata colpita da

un grave shock cha ha indotto la Banca Centrale kazaka ad intervenire sul mercato valutario favorendo un regime di cambi flessibile, pur essendo il tenge una moneta soggetta ad un sistema di cambio fisso.

A fine 2015 si è osservata pertanto una svalutazione della valuta nazionale, che a fine agosto era arrivata a perdere il 30 % del proprio valore. Tra le motivazioni che hanno concorso fortemente a questa crisi valutaria sono senz’altro da ricordare i forti ribassi alle quotazioni del greggio, di cui la nazione è fra le prime 15 produttrici al Mondo (prima fra le ex repubbliche sovietiche); fortemente indicativo della fase di stress vissuta dal settore petrolifero si spiega l’accordo tra KazMunayGas (KMG), la compagnia statale kazaka di petrolio e gas, la quale ha ceduto metà delle sue quote nel giacimento petrolifero di Kashagan al fondo sovrano kazako Samruk-Kazyna per circa 27 miliardi di dollari254.

Inoltre il verificarsi in concomitanza di altri eventi critici ha esercitato un ulteriore pressione sul tenge: ad esempio l’eccessivo peso del debito kazako, l’apprezzamento del dollaro sulle valute emergenti, il deprezzamento del rublo come diretta conseguenza sia del crollo del prezzo del greggio sia delle sanzioni imposte alla Federazione Russa

seguite alla crisi con l’Ucraina (restrizioni verso tutti i Paesi dell’UE)255.

Possibile effettuare alcune valutazioni sulle sfide che il blocco economico eurasiatico si trova ad affrontare, a poca distanza dalla sua creazione. Oltre al tema riguardante l’incapacità dell’organizzazione di stimolare il commercio tra i membri e al fatto che la zona eurasiatica al momento sia una delle aree economicamente meno integrate al Mondo, la volatilità dei prezzi dei prodotti energetici e l’imposizione delle sanzioni occidentali alla Federazione Russa hanno mostrato un sistema rublo-centrico. Difatti il peso economico-commerciali di attori quali Bielorussia, Armenia e Kirghizistan è nullo in confronto al potere di Mosca e della stessa Astana, seconda forza economica in seno all’EAEU; in più la mancanza di completa armonizzazione e coordinamento delle

253http://www.eurasianet.org/node/77731

254http://astanatimes.com/2016/03/samruk-kazyna-buys-shares-of-kmg-kashagan-b-v/

255 Arman Ahunbaev, Devaluation of the Tenge: impact in EDB Member Economies, World Finance

129 politiche economiche, nonché la relativa velocità con cui si è svolto il processo integrativo, pongono dubbi sulle reali possibilità di crescita e sviluppo degli Stati ex

sovietici dell’area256. Ultimo elemento di crisi economica è senz’altro la recessione

vissuta dalla Repubblica Popolare Cinese, nonostante le stime degli ultimi due anni indichino il Kazakhstan come fondamentale territorio di transito per i container provenienti in Europa dalla Cina, il cui traffico merci su strada ha raggiunto la cifra di

95.000 unità nel 2016, mai raggiunte in precedenza257.

Oggi il quadro sta lentamente cambiando. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica e lo smantellamento della “Cortina di ferro”, l’Eurasia si è aperta al Mondo; ed il Mondo ha calcolato che, con moderne infrastrutture di trasporto terrestre, la regione potrebbe divenire sia una valida alternativa sia un elemento complementare importante per le vie di trasporto marittime. Anche se il commercio infraregionale in Asia Centrale è ancora molto lontano dal realizzare il suo potenziale, il ruolo della regione da questo punto di vista è in rapido aumento; ad esempio l’ascesa di un gigante dell’e-commerce mondiale, la cinese Ali Babà, ha reso le spedizioni terrestri attraverso l’Asia Centrale sempre più rilevanti. Del resto le autorità kazake stanno facendo il possibile per ampliare sia le infrastrutture sia la “presenza” del Kazakhstan nelle destinazioni chiave per le spedizioni terrestri, compresi gli hub di Lianyungang in Cina e di Bender-Abbas in Iran; in effetti finora il “motto” del governo kazako è stato quello di trasformarsi da “Stato senza sbocco sul mare a linked country”, cioè afferrando tutte le opportunità di transito possibile affinché diventino volano di uno sviluppo sostenibile più generale. Proprio a questo scopo sono stati approntati alcuni programmi, tra cui, ad esempio, il progetto TRACECA che collega l’Asia all’Europa attraverso il Caucaso e l’Asia Centrale sta vedendo una continua crescita nelle spedizioni; tra le varie positività di questo progetto, TRACECA è un paio di volte inferiore alle opzioni di trasporto marittimo dall’Asia verso l’Europa e di almeno 600 chilometri più breve rispetto alle altre vie di trasporto terrestri258.

Il Kazakhstan sta investendo pesantemente per rendere questo percorso più efficiente possibile (ad es. il recente lancio del progetto di ammodernamento della tratta

256 Janusz Strzelecki, The Eurasian Economic Union: a time of crisis, in “Centre for Eastern Studies”,

February 1, 2016

257 http://www.rferl.org/a/kazakh-leader-says-economy-hit-by-russian-recession-chinese-

slowdown/27586490.html

258 acronimo di TRAnsport Corridor Europe-Caucasus-Asia è un'organizzazione internazionale di

cooperazione economica costituita da 14 Stati dell'Europa orientale, del Caucaso e della regione dell'Asia centrale fondata nel 1998 con l'Accordo Multilaterale sul Trasporto internazionale per lo sviluppo del Corridoio di Trasporto Europa –Caucaso - Asia.

130 ferroviaria Zhezkazgan-Bejneu ha reso il percorso TRACECA almeno 1.000 km più breve). A questo proposito le vie di transito attraverso l’enorme “vicino” russo dovrebbero essere l’ulteriore opzione sul “menù” che il Kazakhstan offre ai potenziali clienti; i percorsi terrestri nel Nord Europa sono vecchi di decenni, collaudati e affidabili. Attraverso il Kazakhstan o la Russia, ad esempio, i “clienti” asiatici possono ottenere un comodo e rapido accesso alla Bielorussia o ai porti baltici di Ventspils e Klaipeda. Naturalmente, il passaggio attraverso la Federazione Russa può essere attuato se l’odierno gioco geopolitico delle sanzioni tra la Russia e l’Occidente non diventi un fardello troppo pesante da sopportare, anche per le aziende spedizioniere come Ali Babà; ovviamente in presenza di queste sanzioni, il Kazakhstan sarà in grado di orientare una parte del suo trasporto tramite la Russia verso altre destinazioni.

Difatti il regime sanzionatorio attuato sta già interessando indirettamente il Kazakhstan, potenzialmente minando l’attività di transito dal Paese ancor più severamente. In termini di transito terrestre Europa - Asia, la Russia naturalmente non è solo un partner, ma anche un concorrente per il Kazakhstan. Nonostante la ferrovia transiberiana in Russia sia almeno due volte più lunga del percorso di TRACECA che va dall’Asia all’Europa, allo stesso tempo quando si spedisce attraverso la Russia, si tratta con una sola dogana (russa) e con un solo regime tariffario, a fronte della possibilità, con TRACECA, di avere a che fare con ben 13 Paesi e lo stesso numero di tariffe doganali. La creazione di un insieme comune di norme intergovernative e di tariffe parificate è la sfida chiave non solo per TRACECA ma anche per le altre vie di comunicazione passanti per e dal Kazakhstan. La compagnia ferroviaria nazionale, Kazakhstan Temir Zholy, ritiene che entro il 2020 le spedizioni attraverso il progetto TRACECA saliranno a 17 milioni di tonnellate, il che significa che il più grande porto kazako sul Caspio, Aktau, rimarrà in costante attività nonostante un calo nel trasporto del petrolio, all’interno dell’itinerario Aktau-Baku-Tbilisi-Ceyhan. Aktau al giorno d’oggi ha assunto una posizione di forte rilievo quale snodo commerciale di prim’ordine; difatti risale a pochi anni fa l’ultimazione di una linea ferroviaria collegante Kazakhstan, Turkmenistan e Iran; nell’ambito del percorso Nord-Sud, in teoria, significa che i clienti europei hanno ora accesso al Golfo Persico attraverso Kazakhstan e Iran, giungendo al porto di Bender-Abbas. Inoltre la Cina e le altre nazioni asiatiche vicine possono utilizzare il percorso come alternativa al loro tradizionale transito attraverso lo Stretto di Malacca. Il Kazakhstan e l’Europa sembrano essere a molte miglia di distanza, ma in realtà sono pezzi di un unico puzzle che va a formare il commercio globale. Grazie ad

131 un continuo aumento delle spedizioni terrestri e dei trasporti, il Kazakhstan provvederà al recupero del suo meritato ruolo di ponte d’oro per avvicinare l’Europa all’Asia.

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Conclusioni

Con il presente lavoro si è cercato di delineare lo sviluppo della competizione geopolitica tra Russia, Cina, Stati Uniti e Unione Europea allo scopo di assicurarsi delle sfere d’influenza nelle repubbliche centroasiatiche indipendenti, attraverso le quali questi stati intendono perseguire i propri obiettivi strategici di carattere energetico, militare, economico e politico.

Favorita dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica, questa competizione si è sviluppata secondo delle caratteristiche particolari che hanno dimostrato l’inapplicabilità del concetto di “Great Game” – rivisitato in chiave moderna - sullo scacchiere geopolitico centroasiatico, per la molteplicità di attori statali e non statali coinvolti e per la differente natura degli obiettivi e delle finalità perseguite. Le attenzioni degli attori statali internazionali si sono concentrate su Kazakhstan, Uzbekistan e Turkmenistan, per la loro rilevanza in termini di riserve energetiche, per la posizione geografica strategica – sia per considerazioni legate alla sicurezza e alla stabilità regionale ed internazionale e sia come territori di transito per le esportazioni di idrocarburi – e per lo sviluppo di relazioni economico-commerciali. Da parte loro, le repubbliche centroasiatiche hanno cercato di sfruttare in modo differenziato la rivalità e il crescente interesse degli attori geopolitici nel tentativo di perseguire i loro obiettivi nazionali di sviluppo economico e di consolidamento del potere, approfittando della possibilità di diversificare le relazioni internazionali per attenuare la dipendenza dall’ex madrepatria Russia ed attirare investimenti.

Dalla trattazione e dall’analisi delle dinamiche della regione si evince la graduale trasformazione nel corso degli anni della competizione geopolitica e la variazione dei rapporti di forza e delle relazioni tra le potenze esterne coinvolte, la cui capacità d’influenza sulle repubbliche centroasiatiche è risultata condizionata dalle differenti politiche adottate per soddisfare le esigenze di sicurezza e stabilità e per promuovere la cooperazione politico-economica. Sino al 2001, lo scenario geopolitico regionale vedeva la Russia mantenere la sua tradizionale posizione di influenza nella regione e la Cina impegnata a consolidare le sue relazioni con le nuove repubbliche, mentre gli Stati Uniti perseguivano l’obiettivo di assicurarsi solide posizione nel settore energetico kazaco e l’Unione Europea era relegata in una posizione secondaria di marginalità.

L’intervento militare statunitense in Afghanistan produsse una trasformazione dei rapporti di forza in quanto la presenza politica, economica e militare degli Stati Uniti nello scacchiere centroasiatico determinò un ripiegamento e una riduzione dell’influenza sino-russa sulla regione durata perlomeno sino al 2003. I rapporti di forza vennero riequilibrati secondo i canoni tradizionali a partire dal 2005, e da quel momento lo scenario geopolitico regionale appare assoggettato all’egemonia di Cina e Russia, le due superpotenze regionali che estendono la loro influenza politica, economico- energetica e militare sulle repubbliche centroasiatiche, sia a livello bilaterale che attraverso le

133 organizzazioni regionali multilaterali. L’azione congiunta sino-russa ha di fatto circoscritto l’influenza sull’Asia centrale degli Stati Uniti, i quali potrebbero riprendere le posizioni perdute solamente realizzando l’obiettivo della pacificazione e della stabilizzazione dell’Afghanistan o instaurando una partnership strategica con il Turkmenistan del nuovo corso. La competizione geopolitica nella regione è destinata ad assumere nuove forme nel futuro prossimo, con la contrapposizione tra Russia e Cina per imporsi come nazione leader, a causa della rivalità esistente ad esempio sul controllo delle risorse energetiche kazaco - turkmene e sul loro trasporto, e della divergenza sulle finalità da perseguire in ambito SCO.

Dopo anni di sostanziale inazione politica nella regione centroasiatica, l’Unione Europea cerca di legittimarsi come credibile attore internazionale: con l’adozione della Strategia per una nuova Partnership con l’Asia centrale, la UE ha elaborato una linea d’azione che prevede una molteplicità di interventi per affrontare le problematiche della regione, sancendo la comparsa dell’Unione Europea come attore geopolitico nel contesto centroasiatico Uno degli obiettivi che questa ricerca si è proposta, è stato di valutare le potenzialità dell’Unione Europea e il ruolo che essa può rivestire nella competizione geopolitica centroasiatica, in uno scenario che vede la presenza di interessi consolidati e una tradizionale influenza di Cina e Russia. Si è constatata la presenza di diversi fattori che inficiano negativamente sulla possibilità dell’Unione Europea di estendere la propria influenza in Asia centrale, in primis il prevalere degli interessi strategico - energetici nazionali degli stati membri europei rispetto all’interesse comunitario e le conseguenti difficoltà nell’adottare una condivisa posizione in politica estera e una politica energetica comune. La distanza geografica, la debolezza dell’intervento economico europeo, comparato alla strategia di attrazione di massicci investimenti cinesi in ambito energetico, la presenza di consolidate posizioni di influenza di Russia e Cina, il carattere autoritario dei regimi centroasiatici, rappresentano delle problematiche che ostacolano l’ambizione e la volontà europea di estendere la propria influenza nella regione. Ne consegue che la prospettiva di inserirsi nello scenario centroasiatico perseguendo una politica puramente “aggressiva” - ovvero di contrapposizione aperta contro gli interessi consolidati e le posizioni egemoni sino-russe - attraverso la quale realizzare gli obiettivi europei si rivelerebbe scarsamente efficace e destinata al fallimento.

Sembra perciò auspicabile che le finalità della stabilità e della sicurezza, della democratizzazione, della cooperazione in ambito energetico vengano perseguite all’interno di una strategia di cooperazione – e non di contrapposizione - con gli altri attori coinvolti nella regione, collaborando