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L’enorme abbondanza di materie prime, principalmente petrolio, gas naturale, carbon fossile, rame, zinco e uranio, ha permesso al Kazakhstan in un decennio circa di diventare la più grande economica dell’Asia Centrale, con elevati tassi di crescita; il settore agricolo cresce ad alti ritmi, producendo ed esportando grandi quantità di grano

198 Alessandro Lattanzio, I vent’anni del Trattato di Sicurezza Collettiva, Op. cit. 199

98 duro nelle nazioni vicine, in Europa ed in Asia. La creazione di un clima favorevole agli investimenti delle piccole e medie imprese ha attirato numerosi investitori come detto, favorendo una diminuzione del tasso di disoccupazione, giunto al 5,2% nel 2014. La dinamicità dell’economia e il miglioramento degli standard di vita della popolazione hanno indotto nel tasso di migrazione nazionale (attestatosi su valori negativi nel corso degli ultimi anni) un’inversione di tendenza, attirando crescenti quantità di immigrati dalle repubbliche limitrofe e dalla Cina.

Nonostante ciò, il Paese rimane fortemente esposto ai cicli economici globali e dipendente dai prezzi delle materie prime. Nonostante l’adozione di politiche di contenimento del deficit pubblico, l’aumento delle entrate ha permesso allo Stato di evitare drastici tagli alla spesa sociale e di aumentare anzi gli investimenti in alcuni settori, primo fra tutti l’istruzione.

Nel 2014, a seguito del crollo del prezzo del petrolio e del rallentamento dei principali partner commerciali (Russia e Cina), il panorama economico del Paese è peggiorato ed il Kazakhstan ha conosciuto un forte calo del tasso di crescita economica. Il governo kazako volendo correre ai ripari, ha da molto tempo in agenda il progetto di sviluppare un’economia maggiormente differenziata, in cui lo sfruttamento delle risorse naturali abbia un peso specifico meno preponderante a quello odierno. Infatti il progresso economico completo del Paese non può prescindere dall’emancipazione dalle esternalità negative tipiche dei sistemi a monocoltura energetico - mineraria, prime fra tutte gli shock determinati dalla fluttuazione del prezzo delle materie prime nei mercati mondiali. La fortissima dipendenza kazaka dall’estrazione del petrolio e da metalli e minerali espone l’industria al cosiddetto “male olandese”: stabilizzazione di tassi di cambio svantaggiosi per il settore manifatturiero interno, causati dalla sovrabbondanza dei ricavi provenienti da risorse naturali; anche a causa di ciò le industrie tradizionali sono in declino, in particolare i comparti del tessile e della chimica, così come il settore primario, il cui contributo alla formazione del PIL è in costante calo (se si eccettua la produzione di grano duro). Per affrontare questa situazione di crisi, nel novembre 2014 l’esecutivo kazako ha lanciato un nuovo piano economico, chiamato “Nurly Zhol” (“Il Cammino Verso Il Futuro”), in cui vengono elencati gli obiettivi da raggiungere per il

periodo 2015-2019200.

200 http://www.eurasianbusinnessdispatch.com/ita/archivio/Nurly-Zhol-la-nuova-politica-economica-

99 Il Nurly Zhol si rivolge soprattutto allo sviluppo delle infrastrutture, per migliorare il cattivo stato dei collegamenti interni ed esterni del Paese. Questo risponde all’obiettivo di migliorare la rete infrastrutturale, sia alla volontà politica di sfruttare la posizione geografica del Paese per renderlo un “ponte” tra Asia e Europa; il miglioramento delle infrastrutture ha inoltre lo scopo di collegare le varie macroregioni creando un unico mercato interno uniformato.

Il piano si sviluppa in concomitanza con il progetto di collegamento Europa Occidentale - Cina Occidentale (che rientra all’interno di una strategia inerente la cooperazione internazionale), che prevede la costruzione di una serie di strade per unire la capitale Astana ad est con le città minerarie di Pavlodar e Oskemen, a sud con Almaty, ex capitale del Paese nonché città più popolosa del Kazakhstan, ed ad ovest con le città di Aqtobe, Atyraut ed Aktau, maggiore porto kazako sul Mar Caspio, interessato da un profondo rinnovamento infrastrutturale; inoltre si punta al potenziamento della tratta ferroviaria Bolashak-Serkhetyaka, che già collega il Kazakhstan al Turkmenistan e all’Iran, creando un fondamentale corridoio commerciale Mar Caspio - Golfo Persico. Gli altri obiettivi riguardano la creazione di infrastrutture di sostegno alle dieci Zone Economiche Speciali (ZES) presenti in Kazakhstan, il miglioramento delle infrastrutture energetiche e dell’edilizia civile (alloggi, scuole ed ospedali). Il processo di diversificazione intrapreso dal governo vede un forte investimento pubblico nel campo delle telecomunicazioni, nel settore petrolchimico, in quello dei trasporti e in quello farmaceutico.

A partire dal 2003 è stata avviata una progressiva apertura agli investimenti privati stranieri (nello stesso anno fu sancito il diritto alla proprietà privata della terra); questa grande apertura effettuata nei confronti dell’investimento estero ha fatto sì che capacità e capitale straniero affluissero in settori cruciali come quello delle infrastrutture, in quello immobiliare e in quello del lusso.

Infine sono previste misure per le piccole e medie imprese (sgravi fiscali e prestiti a basso tasso d’interesse), sempre al fine di diversificare l’economia kazaka e creare nuove aziende, nel campo dell’agro-alimentare, delle comunicazioni e delle biotecnologie.

Misure queste tese a rilanciare la crescita del Paese e a creare nuovi posti di lavoro; l’iniziativa ha avuto un certo successo, anche in virtù delle buone performance del Paese sui mercati internazionali, tanto che nel corso del 2000 il Kazakhstan, con ben 7 anni di anticipo rispetto alle scadenze, ha onorato per intero i debiti contratti con il Fondo

100 Monetario Internazionale e nel 2002, primo fra le repubbliche ex sovietiche, è entrato nelle classifiche delle principali agenzie di rating internazionale; il settore dei servizi, pressoché inesistente ai tempi del regime sovietico, ha manifesta una certa vitalità e contribuisce in maniera costante alla formazione del PIL nazionale.

Il rapporto Doing Business per l’anno 2013 pubblicato dalla Banca Mondiale rivela il successo delle politiche effettuate dal Kazakhstan per accogliere il denaro estero: il Paese al momento viene collocato al decimo posto nel Mondo per la sua capacità di garantire protezione a chi investe sul suo territorio, al diciassettesimo posto per quanto riguarda il paying taxes, riguardante l’ammontare delle tasse che una media impresa deve affrontare nel corso di un annualità, compreso il costo dei carichi amministrativi, e

al venticinquesimo posto al Mondo nel capitolo starting a business201.

La politica dell’esecutivo è orientata verso un contenimento della presenza straniera nel settore petrolifero, sia di capitali sia di tecnici, a favore di investimenti nel comparto industriale, soprattutto nelle attività leggere, allo scopo come detto di creare una maggiore diversificazione produttiva e una minore dipendenza dagli idrocarburi.

Nonostante il forte desiderio di diversificare l’economia tramite l’investimento estero in settori prioritari per la crescita della nazione, c’è ancora molta strada da fare.

Secondo il rapporto dell’OCSE (cui il Kazakhstan tra l’altro ha aderito solo in tempi recenti, e di cui ne ha gestito la presidenza nel 2010), chi investe in Kazakhstan lo fa innanzitutto nel settore minerario e delle risorse naturali; grande è anche il flusso di denaro speso per lo studio geologico del territorio. Secondo dati forniti dalla Banca Nazionale del Kazakhstan, il 72 % dell’investimento straniero riguarda il settore minerario, mentre il 10% investito nel settore manifatturiero concerne per la totalità spese legate alla lavorazione dei minerali estratti.

Secondo il progetto “Nurly Zhol”, i fondi per l’attuazione di questi obiettivi dovranno provenire da istituzioni finanziarie internazionali, investimenti privati e investimenti di autorità pubbliche kazake. Per attrarre il maggior numero di investitori privati, l’esecutivo ha lanciato un vantaggioso pacchetto di incentivi fiscali, che riguarda esenzione da tasse e dazi per dieci anni, forte protezione degli investimenti esteri e devoluzione del 30% del capitale investito. Per i fondi derivanti da istituzioni pubbliche, ruolo fondamentale viene rivestito dal Fondo Nazionale, fondo costituito dai risparmi

dei proventi della vendita del petrolio202.

201 http://cesi-italia.com/articoli/118/il-kazakistan-di-nazarbaev-tra-autoritarismo-e-crescita-economica 202

101 L’abbassamento della crescita economica nel 2015 ed un ulteriore calo del prezzo del greggio hanno costretto l’esecutivo a rivedere al ribasso le prospettive di crescita future, attuando una serie di tagli alla spesa pubblica di circa il 10%. Nonostante la diminuzione dei fondi a disposizione, i lavori proseguono allo stesso modo.

A maggio del 2015, a seguito della sua rielezione, il Presidente kazako ha varato un ulteriore piano economico, dal nome “I Cento Passi Concreti”, complementare al Nurly Zhol.

Mentre però quest’ultimo era basato soprattutto sullo sviluppo dell’economia attraverso stimoli pubblici e privati, il nuovo piano consta di 100 riforme, da approvare in maniera graduale, aventi lo scopo di modernizzare lo Stato.

Fra gli obiettivi troviamo lo sviluppo di un apparato burocratico efficiente e professionale, l’affermazione dello stato di diritto, lo sviluppo economico ed industriale, l’attuazione di un sistema amministrativo trasparente (tramite una lotta senza quartiere

alla corruzione) ed infine il rafforzamento socio-culturale del popolo kazako203.

Inoltre la Repubblica del Kazakhstan, dopo aver smantellato la quota di arsenale nucleare sovietico ereditata negli anni Novanta, a partire dal 2001 ha avviato un lungo programma di ammodernamento delle proprie forze armate (che al momento contano di circa 50.000 effettivi); notevole attenzione è stata riservata alla piccola marina militare della repubblica centrasiatica, la quale, affacciandosi sul Mar Caspio, ritiene necessaria una propria consistente presenza navale in un punto in cui convengono gli interessi

energetici di Russia, Iran, Turkmenistan, Azerbaigian e USA204.

Il Kazakhstan inoltre sta continuando a concludere accordi con altri Paesi dell’area nel settore della difesa e nella lotta al traffico illegale di stupefacenti.

Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica la giovane repubblica indipendente dell’Asia Centrale ha intrapreso un percorso denso di ostacoli e lastricato di insidie politiche che ne hanno messo a repentaglio lo sviluppo socio-economico e la piena capacità di controllo su un territorio tanto vasto quanto scarsamente popolato.

Nel 1997 Nursultan Nazarbayev lanciò il programma “Kazakhstan 2030”205, una

strategia di innovazione, modernizzazione e sviluppo che al momento del lanciò non mancò di far sorridere diversi osservatori internazionali, pronti a giudicare frettolosamente quel piano come un insieme di obiettivi velleitari, surreali e alquanto

203 http://www.ilgiornale.it/news/mondo/kazakhstan-piano-nazionale-entrare-i-30-pi-potenti-

1158685.html

204 Alessandro Lattanzio, Le forze armate del Kazakistan, Op.cit. 205

102 propagandistici; il tempo invece ha dato ragione alla classe dirigente kazaka e al partito

di governo Nur Otan206, capace in meno di vent’anni, di costruire una nuova economia

di mercato attenta a non sbilanciare gli equilibri creatisi tra il nuovo settore privato sorto dopo il comunismo e quello pubblico, eredità del precedente apparato sovietico, evitando così di privare lo Stato della sua centralità sul piano macroeconomico, con tutti i vantaggi che ne conseguono in termini sociali e previdenziali.

Anche se sia ora troppo presto valutarne l’impatto sull’economia, questi piani dimostrano l’effettivo dinamismo internazionale del Kazakhstan, che punta fortemente a rientrare entro il 2050 all’interno del novero delle trenta economie più sviluppate al Mondo; sempre entro il 2050 si pone il raggiungimento di un altro obiettivo ambizioso ma raggiungibile, quale è l’espansione della PMI che dovrà essere in grado di produrre il 50% del PIL contro il 20% attuale. Tradotto in termini sociali, recherà con sé la formazione definitiva di un ceto medio industriale, modificando la società in maniera considerevole sebbene non radicale.

Secondo le stime il PIL kazako nei prossimi anno dovrà crescere 4,5 volte passando dagli attuali 13.000 a 60.000 dollari, mentre la percentuale della popolazione urbanizzata salirà dall’odierna quota del 55% al 70%. Le conseguenze ipotetiche sul piano infrastrutturale non saranno meno significative, imponendo la necessità di modernizzare ulteriormente i già avanzati centri principali, che “saranno collegati da strade di buona qualità e da linee veloci di tutti i mezzi di trasporto”.

Inoltre è forte l’intenzione dell’esecutivo di incrementare il potenziale scientifico del Paese, indicato dalla volontà di aumentare la quota del PIL destinata alla ricerca ed alla medicina ad un livello superiore al 3%. Secondo le previsioni, l’aspettativa di vita di ogni kazako dovrebbe così raggiungere in appena tre decadi gli 80 anni pieni, grazie ad un sistema universitario e scientifico all’avanguardia capace di fare del Kazakhstan un

polo di riferimento eurasiatico per la diagnosi e la cura dei pazienti nativi e stranieri207.