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All’indomani dell’indipendenza, la necessità di una politica di unificazione nazionale non si poneva soltanto in relazione ai Russi, ma anche agli stessi kazaki, divisi tra Orde rivali e dalle esperienze storiche diverse nel rapporto con la Russia. Necessità

206 Sally Cummings, Kazakhstan, Power & Elite, London, IB Tauris, 2005 207

103 fondamentale di cui si è tenuto conto durante il processo di costruzione istituzionale del

Paese, a partire dalla scelta della nuova capitale208.

La decisione, infatti, di abbandonare Almaty e di stabilire la sede delle istituzioni nel villaggio di Akmola ha avuto un significato squisitamente politico, preso in una logica di “nation building”, conseguente alla decisione di cambiare completamente il volto del Paese, garantendo maggior equilibrio tra i tre Zhuz (o Orde) in cui si suddivide il popolo kazako, ovvero Grande Zhuz, Medio Zhuz e Piccolo Zhuz.

La necessità di ridefinire gli equilibri tra Orde e clan ha creato, tra Costituzione materiale e formale, un rapporto interattivo che mostra l’emergere di partiti politici utilizzanti strumenti per la legittimazione di comportamenti politici informali, per la strutturazione della lotta tra fazioni tribali e per il consolidamento di un regime incentrato su un leader dal prestigio indiscusso, in cui l’autorità centrale svolge ruolo determinante. Le teorie politologiche occidentali non permettono di comprendere questo assioma. Il gioco politico kazako funziona secondo norme impregnate di clanismo e di regionalismo. Si tratta di un modo di gestione della società che , per essere compreso, necessita di un’analisi delle istituzioni informali.

Le fazioni politiche kazake consistono in una rete di individui legati da legami di relazione che funzionano secondo codici e norme non scritte. Realtà difficile da penetrare, in quanto lungi dall’essere una realtà statica, questa forma moderna di clanismo si è dovuta adattare, nel corso degli anni, alle costrizioni imposte dalla colonizzazione russa; il sistema delle Orde e delle tribù è stato appunto sconvolto, ma non debellato, durante il periodo sovietico. Il fattore strettamente etnico e clanico si è di molto affievolito, come conseguenza soprattutto degli spostamenti di popolazione, ma anche perché uno degli obiettivi della Rivoluzione d’Ottobre era quello di frantumare la società tradizionale tribale per farne un’insieme di individui autonomi, cercando di plasmare l’ideale “homo sovieticus”. Ma i fattori legati alle Orde, ai clan e al regionalismo riemergono nel quadro dell’economia post-sovietica, in cui il ruolo trainante è affidato alle risorse del sottosuolo e dalle rendite che ne conseguono. L’europeizzazione del Paese, con la colonizzazione russa e col periodo sovietico, ha inoltre lasciato in eredità al Kazakhstan indipendente un problema alquanto complesso: il problema della lingua e della cultura nazionale; questione più che altro di principio, di quelle che diventano importanti quando sono risolti i veri problemi di un popolo, quelli

208 http://www.geopolitica.info/il-mondo-in-60-righe-evoluzione-istituzionale-del-kazakhstan-

104 dell’economia e del benessere. La questione linguistica, così, sta diventando una delle più delicate e controverse. Mentre molti Paesi che hanno subito il colonialismo, aventi una popolazione composita (es. India), sono riusciti ad utilizzare la lingua della potenza coloniale come fattore di unificazione, il Kazakhstan sembra essere meno in grado di farlo.

Il russo, che è parlato da quasi tutta la popolazione, è l’unico mezzo linguistico in grado di far funzionare correttamente la macchina amministrativa, ed è il mezzo di comunicazione tra le varie componenti etniche. Ma la lingua ufficiale dello Stato è il kazako, lingua di origine turanica parlata solo dal 40 % dei kazaki. Il voler soddisfare i gruppi nazionalisti introducendo l’uso del kazako come lingua ufficiale del nuovo Stato, ha creato due problemi: il primo è dovuto al fatto che essendo il russo l’unica lingua utilizzata per diversi decenni, il kazako non è riuscito a tenere il passo con la modernizzazione del Paese, e non si presenta quindi come strumento comunicativo adatto per il Ventunesimo secolo; inoltre non è neanche utilizzabile nelle relazioni con i Paesi vicini, risultando a malapena comprensibile per i turchi e in piccola parte da altri popoli dell’Asia Centrale. Il russo invece è una lingua molto importante in tutta l’Eurasia, la cui conoscenza permette di comunicare con le altre quattordici ex repubbliche sovietiche, e con parte dell’Europa; essendo l’unica lingua veramente conosciuta dalle numerose minoranze presenti nel Paese, ciò potrebbe consentire di portare avanti il progetto ambizioso dell’esecutivo, quello di fare del Kazakhstan un polo multiculturale.

Obiettivo promosso anche dalla creazione di un’Assemblea dei Popoli del Kazakhstan

(APK)209 i cui membri appartengono a tutti i gruppi etnici, a cui nel 2009 è stato dato

mandato di creare una “ Dottrina dell’Unità Nazionale”, destinata a consolidare la stabilità politica e la concordia nazionale fra tutti i kazakistani, cioè coloro che hanno cittadinanza kazaka, da non confondere con i kazaki etnici (sociologicamente cioè appartenenti ad una delle tre Orde). L’esperimento però non ha avuto successo. Al contrario il documento elaborato dall’APK nell’ottobre del 2009 ha dimostrato la complessità della divisione all’interno della società, spiegando così perché essa sia diventata indipendente con malavoglia, staccandosi dalla Russia solo a seguito dell’incapacità del gruppo dirigente sovietico, e non per proprie specifiche ambizioni secessioniste. I principali movimenti nazionalisti kazaki (“Destino della Nazione” e “Lingua di Stato”) si sono pronunciati contro le proposte avanzate nel Documento,

209

105 interpretandole come un attacco alla cultura kazaka, criticando aspramente il modus operandi dell’esecutivo; anche i principali partiti d’opposizione OSDP Azat e Ak Zhol, che appaiono come partiti politici, ma in verità sono partiti a base tribale, hanno presentato nel gennaio 2010 una dottrina alternativa; il principio base di questa dottrina è che i kazaki “etnici” dovrebbero essere riconosciuti gruppo base di uno Stato nazionale da chiamare Repubblica kazaka, riferendosi ad un’etnia turco-mongola (non più quindi Repubblica del Kazakhstan, sottintendendo un territorio su cui vivono molte etnie europee e asiatiche). Le altre minoranze non kazake, quindi, dovrebbero accettare uno status minoritario rispetto a coloro che possono vantare radici e cultura pienamente turaniche, e quindi la piena titolarità legale alla cittadinanza. Col diffondersi della tesi secondo cui il Kazakhstan è terra unicamente turanica, la discussione sulla natura e unità del Paese ha raggiunto un punto delicato. Le polemiche che ne sono scaturite hanno messo in luce tensioni latenti per la politica di unità nazionale promossa da Nazarbayev, tendente a fare del Kazakistan un modello di convivenza interetnica.