x.
— La
questione degli universali.Un’altra celebre questione in cuisi travagliano ifilosofi medievali, e che
non
è stata eliminatadicertoneppur
essa alsorgere dell’etàmoderna, èquelladelvaloredegli univer-sali;eancheinessa èimpegnato
ilconcettodell’ individuo.Perchè se s’intende in
un modo
o nell’altro il valore dell’ universale, corrispondentemente si concepisce inun modo
o nell’altro l’ individuo; e senon
si riesce ainten-dere in nessun
modo
l’universale, in relazione col qualesi vuole intendere l’ individuo,
rimane
per necessità in-soddisfatta altresì l’esigenza di concepire 1’ individuo.2.
—
Nominalismo e realismo.Chi
non ha
sentito parlare del nominalismo e del rea-lismo, tra cui si divisero gli Scolastici del secoloXIII
?Gli uni,
compromettendo
la realtà d’ogni principio ideale che simedia
in più d’un individuo, e quindi degli stessidommi
cristiani che affermano siffatti principii,negavano
che nella filosofia aristotelica ci fosse posto per univer-sali esistenticome
tali,come
liaveva
concepiti Platone:la sostanza dovendosi, secondo Aristotele, concepire
come
individuo, sinolo (cruvoÀov), o tutt’ insieme di
forma
e di materia.Non dunque
semplice universale,ma
univer-sale particolarizzato.
E non
importa che 1’ intelletto co-noscendo s’investa della solaforma
degli individui, e abbia per proprio oggetto soltanto l’universale. L’intel-letto conosce questo universale degli individui, nei quali la sua idealità s’ incorpora con la materia; e fuori dei quali essonon
è altro cheun puro
nome.Gli altri, sviluppando il
motivo
platonicopermanente
nell’aristotelismo, opponevano, a loro volta, che se l’uni-versale
non
è reale,non
potrà essere reale l’individuo; ilquale è determinazione dell’universale, e
non può non
at-tingerein questo ogni principio del suo proprio essere. In tantoha
realtà l’individuo, inquanto
e perquanto
par-tecipa dell’universale.E appunto
perchè ciò èda
diredi tutti gl’individui, la realtà dell’individuo è effimera e transeunte,
dovendo
esso concorrere con la realtà di tutti gli altri individui; laddove l’universale, nella sua unità,ha una
realtà costante ed eterna. Talché l’ indi-viduo è enon
è reale.Non
èveramente
reale, in quanto individuo che si distingue edoppone
all’universale; è reale, in quanto, spogliandosi dei limiti della propria individualità, coincide con l’universale. Questo invece è reale, assolutamente reale.3.
—
Critica del nominalismo.Il nominalismo evidentemente è
una
soluzione naturali-sticae materialistica; la quale, risolvendolarealtà negl’ in-dividui, tende a sopprimere la loro intelligibilità,negando
il valore assoluto di quegli universali,
onde
sonointelli-gibili.
E
tende quindi a negare ogni valore al pensiero,il quale, contrapposto a codesti individui che soli sono
reali,
non può
essere altro che nulla. L’universale, puronome
(o concetto,come
pure fu detto dai concettualisti,che parteggiarono anch’essi in sostanza, pel nominalismo;
ma
concetto scevro di quella realtà che appartiene sol-tanto agli individui), in quanto è presente nell’individuo.70 TEORIA DELLO SPIRITO
non
risolve in sè l’ individuo, universalizzandolo; anzi esso si risolve nell’individuo, particolarizzandosi.La forma
cioè di ciascun individuo, poichénon
è la stessaforma
degli altri individui permodo da
potersi conce-pire indipendentementeda
ciascuno di essi,non
è piùforma
universale,ma
particolare: laforma
data hic etnunc,la quale nel suo essere
omnimode
determinatimiriesce inafferrabile al pensiero, ineffabile, inintuibile: realtà spogliaappunto
di ogni forma, e però priva di ogni luce di pensiero,come
puro presupposto astratto del terminedi esso pensiero. L’ individuo,
insomma, puro
individuo,non
è nè anche individuo:non
è niente.4.
—
Critica del realismo.Il realismo, d’altra parte, cade nel difetto opposto.
Tant’ è vero che in vitium ducit culpae fuga si caret arte.
Se l’universale è già reale, e l’individuo
non può
aggiun-ger nulla a quella realtà, in che consisterà, dunque, l’ in-dividualità dell’ individuo? Si ritorna alla grandediffi-coltàdi Platone, chiuso nel circolo delle idee, senza poter più tornare in quel
mondo,
a spiegare il quale le idee erano stateda
lui escogitate.5.
—
Critica delle teorie eclettiche.Nè
meglio riuscirono allo scopo le teorie eclettiche,come
quella diAvicenna, ripresa poi e largamente svolta e diffusada Tommaso
d’Aquino. Il qualeammise
coi no-minalisti gliuniversalia inre, ne distinse coi concettualisti gli universalia post rem, poiché l’uomoli astrae dalla espe-rienza sensibile costituendo i concetti;ma
sostenne coi realisti il valore degli universalia ante rem, pensieri di Dio, destinati a realizzarsi nelmondo
degl’individuina-turali,
ma
già reali in Dio. Soluzione, cheassomma
lei difficoltà delle tesi opposte che vuol conciliare; perchè
71
se gli universali post
rem non
sono gli stessi universali in re, la loro differenza significaappunto
che, astraendogli universali dagl’individui a cui ineriscono, si sottrae
ad
essi quella realtà che essihanno
soltanto aderendo alla individualità; e quindi il concetto è alterazione del-l’oggetto e dilungamento dall’essere genuino delle cose che ci si propone di conosceremediante
il concetto; e cioè le cose nella loro individualità sono inconoscibili perTommaso
propriocome
per ogni nominalista.Nè
la conoscibilità delle cose sipuò
fondare sul concettod
eli’universale ante rem. Perchè anche questo universale èben
diverso dagli altri due; nè quindipuò
garantire ilvalore del terzo, che si realizza nella
mente
dell’uomo.Inoltre, premessa alla cosa individuale la realtà dell’uni-versaleche essaattua,
ma
che è già realizzato nellamente
di Dio, la realtà di questo universale rende inintelligibile in che possa consistere l’ulteriore sua attuazione, poiché essa è già realtà piena, in tutte le sue possibili deter-minazioni, nessuna delle quali
può mancare
all’ idea, cheDio
si risolverebbe a realizzare.E
la conclusione è, che anche l’universale ante rem, nonostante lacompagnia
dei suoi fratelli in re e post rem,rimane
tutto solo, chiuso nella sua pura idealità, inetto a spiegarci l’essere del-l’individuo. Se ilmondo
è preceduto dalla propria idea, e questa è reale, ilmondo
è impossibile.Ed
eccoci, dun-que, anche per la questione degli universali, innanzi a un’antinomia insolubile: la realtà dell’ individuonon
sirende intelligibile senza la realtà dell’universale;
ma
la realtà dell’universale rende inintelligibile la realtàdel-l’individuo.
6.
—
L'antinomia degli universali.Quest’antinomia è anche più tormentosa e assillante di quella che scaturisce dalla ricerca del principio indivi-duante, perchè universalizzare l’individuo è condizione
72 TEORIA DELLO SPIRITO
imprescindibile per concepirlo, anzi è lo stesso atto del pensarlo.
E
senza individuo, hic et nunc,non
c’ è natura:e tutto il concreto, la vita di cui viviamo, ci sfugge e svanisce.
Ma
universalizzare è pure idealizzare, e vedersi quindi sfuggire d’ innanzi, perun
altro verso, tutto ilreale, che è
sempre
particolare, determinato, individuo.7.
—
Descartes, la metafisica e V empirismo.La
filosofìamoderna
con Descartes cominciò senza dubbio a sottrarsi alle strette di quest’antinomiaquando
disse: cogito, ergo sum. Cominciò a sottrarvisi, perchè in quel cogito la concretezza dell’ individuo (io che penso) coincide con l’universalità del pensiero.
Ma
questa coin-cidenzaha
luogo in Descartes, inquanto
il pensiero è pensieromio
(di chi dice: cogito) e sono io che penso:cioè in
quanto
la realtà che si pensa è lo stesso pensiero che pensa.Di
guisa che,appena
nello stesso Descartesil pensiero si rivolgerà dal soggetto che si realizza nel proprio pensiero, alla realtà che si
pone
innanzi al sog-getto invirtù del suo pensiero, la coincidenzaverràmeno,
si riaprirà l’abisso tra individuo e universale, e la filo-sofìa sarà di
nuovo
costrettaad
oscillare traun mondo
intelligibile