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somma della materia e della forza nel momento n — i, come

a quella del

momento

n-\-1.

13.

— La

gnoseologia del meccanismo.

Si risolva la forza nella materia,

come

si faceva dal vecchio materialismo, che

vedeva

nel

movimento

la

mani-festazione esteriore della proprietà intrinseca della

ma-teria; o,

come

oggi si fadai chimici e dai fìsiciche credono di sottrarsi al materialismo perchè

non

parlano più di materia, si risolva la materia nella forza o energia: il

meccanismo, prescindendo

da

ogni rappresentazione fan-tastica dell’atomo e del

movimento,

consiste nella con-cezionedell’essereassolutamentemolteplice, risultante cioè

da

unità elementari; le quali si possono variamente

som-CAUSALITÀ, MECCANISMO E CONTINGENZA 163 mare,

dando sempre

lo stesso risultato,

mentre

rimane esclusa la possibilità di qualsiasi novità che

non

sia solo apparente, e d’ogni creazione reale.

A

pensare il

mecca-nismo

nel particolare è evidente che

un

rapporto di con-dizione a condizionato è pensabile soltanto

come

causalità empirica. Se

una

palla, urtata

da

un’altrapalla, si

muove,

il

mero

empirismo dovrebbe limitarsi a constatare che quella palla

dopo

essere stata urtata si è mossa, senza porre altra relazione tra l’urto antecedente e il

movi-mento

seguente.

E

questo infatti è l’assunto dell’empi-rismo,

quando

insiste sul carattere proprio della causalità, quale esso vuole che s’intenda.

Ma

l’empirismo,

quando

dal particolare passa all’universale e fa anch’esso la sua metafìsica del reale, con cui procura di spiegarsi lo stesso particolare secondo

un

suo

schema

d’intelligibilità, e

mette

capo quindi al meccanismo, che

non ammette dopo un movimento

che

non

ci fosse prima,

non può

osservare la contiguità temporale del

movimento

della palla con l’urto

da

essa ricevuto senza pensare il

movi-mento

della palla urtata

come

quello stesso della palla urtante, la quale tanto ne

comunica

quanto ne perde.

Ed

ecco che la dualità dei fatti dell’esperienza si risolve in

un

fatto unico,

onde

il

nuovo

si ragguaglia in tutto col vecchio.

E

se causalità empirica vuol dire concomi-tanza tra fenomeni e, in generale, molteplicità senza unità,

da

quel che si è detto risulta, che empirizzando la causalità, si riesce al meccanismo, cioè alla

forma

più cruda di

monismo

metafisico che si possa pensare.

14.

II motivo del contingentismo.

Contro il

meccanismo

necessariamente prevalso

dopo

Descartes, Galileo e

Bacone

nella scienza moderna, o dichiaratamente empirica

come

in

Bacone

o, se

matema-tizzante,

come

in Galileo e in Cartesio, concepita

sempre

con la logica stessa dell’empirismo, che presuppone la

164 TEORIA DELLO SPIRITO

realtà al pensiero, identica a sè nella sua già perfetta realizzazione, è insorta nella seconda

metà

del secolo scorso in Francia la filosofìa consapevole della libertà dello spirito nelle varie sue manifestazioni,

opponendo

al concetto della realtà

sempre

identica a se stessa il concetto della realtà

sempre

diversa: il concetto che è stato detto del contingentismo, celebrato

come una

vi-gorosa rivendicazione della libertà I. Il contingentismo infatti è

un

tentativo di concepire la libertà

negando

l’unità o identità a cui mette capo l’empirismo

meccani-cista, senza per altro

abbandonare

il concetto di realtà condizionata, e cioè di quella realtà molteplice che è empiricamente data.

J5.

It principio della filosofia della contingenza.

Per intendere il

punto

di partenza del contingentismo,

cominciamo

a leggere la

prima

pagina della tesi del

Bou-troux sulla Contingenza. Egli dice:

«A

qual segno si

riconosce che

una

cosa è necessaria? quale il criterio della necessità ? Se ci si prova a definire il concetto di necessità assoluta, s’ è condotti

ad

escluderne ogni rela-zione che subordini 1’esistenza d’una cosa a quella di un’altra,

come

a sua condizione. Allora, la necessità asso-luta esclude ogni molteplicità sintetica, ogni possibilità dicose e dileggi.

Non

è

dunque

il caso d’indagare seessa regni nel

mondo

dato, che è essenzialmente

una

moltepli-cità di cose dipendenti più o

meno

le

une

dalle altre.

Il

problema

di cui si tratta in realtà è questo: a qual segno

si riconosce la necessità relativa, cioè, 1’esistenza d’una relazione necessaria tra

due

cose ? Il tipo più perfetto della connessione necessaria è il sillogismo, nel quale si

1 Formulato (dopo alcuni accenni del Lachelier) da Emilio

Boutroux

nella sua tesi De la contingence des lois de la nature, pubblicata nel 1874, e dal 1895 in poi più volte ristampata.

dimostra che

una

proposizione particolare deriva

da una

proposizione generale, perchèvi è contenuta, cosicché essa era implicitamente affermata nel

momento

in cui si

affer-mava

la proposizione generale stessa. Il sillogismo,

in-somma, non

è altro che la dimostrazione d’una relazione analitica esistente tra il genere e la specie, il tutto e la parte. Sicché dov’è relazione analitica, è connessione necessaria.

Ma

questa connessione necessaria, in sé, è

puramente

formale. Se la proposizione generale è contin-gente, laproposizione particolare chesene deduce,

almeno come

tale, è

ugualmente

e necessariamente contingente.

Per

mezzo

del sillogismo

non

si

può

giungere alla dimo-strazioned’unanecessitàreale se

non

nelcasochesirannodi tutte le conclusioni a

una

maggiore necessaria in sé.

Que-sta operazione è compatibile con le condizioni dell’ana-lisi?

— Dal punto

di vista analitico, la sola proposizione interamente necessaria in sé è quella che

ha

per formula

A =

A.

Ogni

proposizione nella quale l’attributo diffe-risca dal soggetto,

come

accade

quand’anche uno

dei

due

termini risulti dalla scomposizione dell’altro, lascia sussistere

un

rapporto sintetico

come

il rovescio del rap-porto analitico.

Può

il sillogismo ridurre le proposizioni sinteticamente analitiche a proposizioni

puramente

ana-litiche ? » *.

16.

Contingenza o necessità ?

Movendo da

questoprincipio,

non

ètroppo difficile

argo-mentare

che cotesta necessità derivante dall’assoluta iden-tità

non

c’ è in nessuna proposizione e

non

c’è nel

sillo-gismo. Così se è concepibile

matematicamente

la mecca-nica, la fìsica

non

è più semplice meccanica, nè la biologia è fìsica, nè biologia la psicologia, nè psicologia la socio-logia; e

insomma,

ogni volta che la scienza con le sue

1 O. c., pp. 7-8.

i66 TEORIA DELLO SPIRITO

interpretazioni meccaniche si sforzi di ragguagliare

un

ordine

nuovo

di fenomeni all’altro, si lascerà sfuggire la differenza tra l’uno e l’altro ordine. Pertanto, a restare nei limiti della semplice esperienza, il

mondo non

ci

può non

apparire

una

gerarchia di

mondi

differenti, ciascuno dei quali

ha

qualche cosa di irriducibile a ciò che si

trova nell’antecedente; e però

non

è necessario, se neces-sità significarapporto necessario, e se rapporto necessario significa identità.

A

cominciare dall’essere, nella sua

massima

universa-lità e astrattezza, si

può

dire che esso sia necessario?

Si

può

dedurre analiticamente 1’esistenza dell’essere dalla sua possibilità, così

come

dalle premesse di

un

sillogi-smo

si deducela conclusione ? « Senzadubbio, in

un

senso, nell’essere

non

c’ è niente di più che nel possibile, poiché tutto quello che è,

prima

di essere era possibile. Il possi-bile è la materia di cui l’essere s’ è fatto. Se

non

che l’es-sere, ridotto così al possibile, rimane

puramente

ideale:

e per ottenere l’essere reale, è forza

ammettere un

ele-mento

nuovo. In se stessi, infatti, tutti i possibili

pre-tendono ugualmente

all’essere, e

non

c’è ragione,in questo senso, perchè

un

possibile si realizzi a preferenza degli altri.

Nessun

fatto è possibile senza che sia possibile del pari il suo contrario. Se

dunque

il possibile resta abban-donato a se stesso, tutto ondeggerà in eterno tra l’essere e il

non

essere, nulla passerà dalla potenzaall’atto. Così, lungi dall’essere contenuto nel possibile, l’essere contiene

il possibile e qualche cosa di più: la realizzazione d’un contrario a preferenza dell’altro, l’attopropriamente detto.

L’essere è la sintesi di questi

due

elementi, e questa sin-tesi è irriducibile»*.

Ed

ecco la contingenza dell’essere.

Contingente l’essere, contingente radicalmente tutto ciò che è, in

quanto

è essere.

E

se dall’astrattezza dell’essere si viene a grado a grado salendo alla maggiore

concre-1 O. c., pp. 15-16.

CAUSALITÀ, MECCANISMO E CONTINGENZA 167 tezzadella realtà offertaci dall’esperienza,

vediamo

sempre più restringersi il

campo

del necessario, allargarsi quello del contingente, e farsi quindi strada

sempre

più quella libertà, che nella concezione meccanica e

matematica

del

mondo

è assurda.

iy.

Empirismo e meccanismo del contingente.

È

evidente che il contingentismo è

un

empirismo senza paragone più empirico del

meccanismo

naturalistico e positivo del

comune

empirismo; e se riuscisse a fare scaturire dall’ interno della natura, che sola per l’empi-rismo è reale, quella libertà (o possibilità della liberta),

ben

si potrebbe dire ch’esso avrebbe vinto l’empirismo con le stesse sue armi. Il contingentismo infatti

non

è altro che affermazione della realtà delle differenze, o della molteplicità del reale. In cui a, b, c, d... costitui-scono bensì

un

sistema,

ma

a

non

è b,c,d, ecc.

L’essere ciascuno dei termini condizionato dai precedenti e condizione dei seguenti,

non

fa nascere il seguente dal precedente, perchè tral’uno e l’altro

non

c’ è equivalenza,

come

c’ è tra a e a.

E

se ci fosse? Se b fosse

=

a,

come

vuole il meccanista,

il rapporto tra b ed a sarebbe necessario,

come

necessario è il rapporto di a con a, rappresentabile in

un

giudizio

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