quando
ilconcetto della condizione è tale chenon
si con-cepisce senza concepire ilcondizionato, tale cioè chel’es-senza di quella implichi l’essenza di questo, allora i
due
concettinon
sono più due, e divengonoun
concetto solo.Il concetto panteistico del
mondo,
p. es., è il concetto diDio
e il concetto delmondo
legati insieme o fusi inun
concetto solo, in guisache concepire Iddio sia lo stesso che concepire ilmondo.
5.
—
Identità metafisica tra causa edeffetto.La
necessità è identità del termine necessario colter-mine
per cui è tale. Nel caso della condizione necessaria e sufficiente, necessaria è la causa per l’effetto, e neces-sario l’effetto per la causa; e quindi l’effetto è identico con la causa, e viceversa. Nel caso invecedella condizione necessaria enon
sufficiente, il condizionatonon
è iden-tico con la condizione perchè essonon
è necessario per questa;ma
la condizione è identica col condizionato per-chè il condizionatonon
è possibile senza la condizione.In
quanto
c’ è necessità, c’ è identità; e soltanto perchèil rapporto di necessità
non
è reciproco, l’ identitànon
è intera e perfetta; e nel condizionato, perciò, oltre l’
i-dentità con la condizione, si richiede la differenza. Così
il teismo creazionista rende il concetto di
Dio
indipen-dente dal concetto delmondo, ma non
questoda
quello.Dio, per esso, è condizione necessaria,
non
sufficiente,perchè
Dio
potrebbe essere, senza che ilmondo
fosse.Ma
in quanto ilmondo,
invece,non
potrebbe essereCAUSALITÀ, MECCANISMO E CONTINGENZA I53 senza Dio, nel
mondo
c’è Dio; eDio
perciò è identico almondo,
senza che questo sia identico a lui. Ilmondo,
oltre l’essere di Dio, deve contenere infatti il non-essere, che è escluso dalla essenza divina. Se il
mondo
fosse es-sere, e nient’altro che essere, sarebbe identico con Dio, e quindinon
si distinguerebbe; e verrebbemeno
il dua-lismo del teista. Il quale perciò fa necessario Dio, e con-tingente ilmondo.
Così il dualismo fisiopsichico,quando
vuole spiegare la sensazione,assume
ilmovimento
quale condizionenecessaria,ma non
sufficiente della sensazione.Ciò che importa evidentemente
una
differenza tramo-vimento
e sensazione;ma
importa altresìuna
identità,non
dell’anima
col corpo 1 bensì del corpo con l’anima;perchè l’anima che
non
fosse niente corpo,non
potrebbe nè anche essere termine delmovimento
fìsico.6.
—
Causalità empirica e scetticismo.Ad
ognimodo,
il passaggio dalla condizione necessaria e sufficiente alla condizione semplicemente necessaria introduce nella intuizione metafisica, che tuttaviaper-mane
nelsecondo caso,un
elemento empirico, che è costa-tazione di fatto e affermazione di semplice contingenza, diun
dato positivo dell’esperienza. Bisogna che sparisca affatto la necessità, perchè s’instauri in tutta la forza della sua logica la concezione empiristica, chenon
am-mette nel reale nessuna identità, anziuna
molteplicità assoluta,dove
l’unità dell’identiconon può
essere altro che un’ intrusione del soggetto, estraneo, secondo l’em-pirismo, alla realtà immediata.Al
concetto di causalità metafisica sottentra allora il concetto di causalitàempi-1 Quest’altra identità è poi richiesta quando, nel rispetto del processo volitivo, cotesta psicologia si prova a spiegare la volontà come principio del movimento esterno, facendola con-dizione di questo necessaria,
ma
non sufficiente.x54 TEORIA DELLO SPIRITO
rica, quale sorge nettamente in
David Hume, ma
eragià, alquanto oscuramente,nella scettica dottrina vichiana della cognizione della natura, esposta nel
De
antiquis-sima Italorum sapientia x.Ordinariamente si contrappone la causa empirica alla metafisica per questa differenza: che la metafìsica è causaefficiente, laddove l’empiricaèsemplicesuccessionea dell’effetto alla causa.
Ma
l’efficienza della causa èuna
idea oscura, la quale,
ben
rischiarata, si dimostra l’unità o identità della causa con l’effetto; perchè efficiente è quella causa che si concepiscecome
condizione neces-saria e sufficiente, ossiaun
reale la cui realizzazione è realizzazione del reale di cui esso è condizione. Questo uscire la realtà del condizionato dal seno stesso della realtà della sua condizione (chenon
è altro che ilnon
potersi concepire il processo della condizione se
non come
sboccante nel condizionato); questo è l’efficienza della causalità.La
quale è troppo ovvio chenon
sipuò
con-cepire senon
nella posizione intellettualistica edastrat-tamente
razionalistica diuna
metafisica,come
quella di Spinoza, chepresume
di costruire ilmondo
reale—
oggetto,
non
si sa come, nè perchè, dellamente —
sulla base della sostanza, causa sui, la cui essenza implica la sua esistenza: e deve perciò dire, assiomaticamente:ex data causa determinata necessario sequitur effectus, poiché tutto, in fondo, si riduce a rapporto concettuale, ed effectus cognitio a cognitione causae dependet et
ean-dem
involvit3. L’efficienza èuna
deduzione logica chei Vedi Gentile, Studi vichiani*, Firenze, Le Monnier, 1927, pp. 119, 127 ss.
3 Si dice anche: successione invariabile.
Ma
o 1’invariabilità si assume come fatto (il non variare), ed è un semplice pleona-smo; o si assume come legge della successione, e allora cessa l’empiricità della causalità empirica.La
quale, pertanto, non puòessere niente più che semplice successione.
3 Eth., I ax. 3 e 4.
suppone F
identità; enon
aggiunge nulla all identico.E
Fempirismo, squarciando la rete di concetti che F intel-letto metafìsico intesse intorno a se
medesimo
e volendo irrompere nella stessa realtà immediata,non può
incon-trarvi senon
assoluta molteplicità: e se alla relazione logica della necessità sostituisce la relazione cronologica della successione di antecedente e conseguente,può
farlo soltanto perchènon ha
coscienza dell’unità chepermane
tuttavia nella semplice relazione di
tempo
implicante un’elaborazione soggettiva del presupposto materiale sen-sibile.Che
se raggiungesse questa coscienzanellapuramol-teplicità, il vincolo causale sispezzerebbe, e
Fempirismo
smarrirebbe ogni criterio emezzo
di intelligibilità del reale.Ma
quello rimane, nella inconsapevolezza della soggettività del tempo, l’estremo limite al quale si possa spingere la concezione empiristica del rapporto di con-dizione e condizionato, e l’ultimopunto
di appoggio sul quale la negazione dell’unità possa tuttavia reggersi.7.
—
Condizione necessaria non sufficiente.Ma
tra la causalità efficiente o metafìsica e la causa-lità empirica rimane il concetto di condizione necessaria enon
sufficientecome un
ibridoschema
d’ intelligibilità,|
ossia di unificazione del reale,
mezzo
metafìsico emezzo
I empirico:Giano
bifronte, che, indietro, dall’effetto verso la causa,guarda
metafìsicamente all’unità e alla neces-sità; e innanzi, dalla causa verso l’effetto, guarda empi-ricamente al diverso e al fatto: concetto contradditorio, che nel suo lato metafìsico risolve Fempirismo, e nel suo lato empirico la razionalità metafìsica. Giacché quando, retrocedendo dall’effetto alla causa, si vede la necessità della causa, questa necessità importa un’ identitànon
solo della causa con l’effetto,
ma
anche dell’effetto con la causa: quella identità assoluta, per cui la causanon
è soltanto condizione necessaria,
ma
anche sufficiente.156 TEORIA DELLO SPIRITO
Viceversa, quando, procedendo dalla causa verso l’effetto, si
vede
la contingenza dell’effetto, questa contingenza significa diversità, chenon può
essere diversità dall’ef-fetto alla causa senza essere anche diversitàda
questa a quello. Nè, d’altra parte, è possibile rinunziare a sce-gliereuna
di questedue
vie: dall’effetto alla causa, o dalla causa all’effetto; perchè se si affermasse l’unità e identità di questedue
vie einsomma non
si considerasseil rapporto della causa con l’effetto
come
differente dalreciproco, allora, evidentemente, s’ instaurerebbe intero
il carattere metafìsico della condizione
non pur
neces-sariama
sufficiente.8.
—
II compromesso dell’occasionalismo.Un
altrocompromesso
tra la metafisica e l’empirismo—
cheha
avuto grande importanza nella storia della filo-sofìa, nei primi secoli dell’etàmoderna, —
è il concetto delle cause occasionali, sorto principalmente con Geulincx (1627-69) e conMalebranche
(1638-1715) per tagliare ilnodo
gordiano della causalità psicofìsica sul terreno car-tesiano delledue
sostanze,anima
e corpo. Così sinegò
che ilmoto
fisico fossecausaefficiente dell’idea, e questa di quella; e il loro parallelismovenne
spiegatocome un
accordo dispostoda Dio
tra l’anima e il corpo: analogo a quello che cipuò
essere tradue
orologi costruiti dallo stesso artefice,non
per azione dell’uno sull’altro,ma
per lacomune
dipendenza che essihanno
dall’arte dell’orolo-giaio I.La
causa occasionalenon
è causa, aben
rifletterci.1 «Immaginate», dirà Leibniz nel Second éclaircissement du systèrne dela communicationdessubstances (inOpera,ed.Erdmann,
p. 133), «due orologi che si accordino tra loro perfettamente.
Orbene, ciò può accadere in tre modi. Il primo consiste in un
influssoreciproco: ilsecondo è quello d’impiegarvi un abile ope-raio che li aggiusti e li rimetta ogni tanto d’accordo; il terzo, quello di fabbricare i due orologi con tanta arte e precisione,
se
non
in quanto si trascende, eda
essa si passa a Dio, in cui è il principio vero della sua causalità, per quel rapporto che essa tuttavia implica tramovimento
e sensazione.
E quando
Leibniz estende ed approfondisce l’occasionalismo, facendo di codestolegame
antropologico fra ledue
sostanze, fìsica e psichica, il tipo del rapporto universale di tutte le sostanze o monadi, esso nel sistema dell’armonia prestabilita diventa il concetto della irrela-tività reciproca delle monadi, nella lorocomune
dipen-denzada
Dio. Ma, attraverso Dio, la causa occasionale condiziona necessariamente il suo termine correlativo,quantunque
per altro tale condizionenon
sia sufficiente;che si possa garentire il loro accordo per l’avvenire. Mettete ora l’anima e il corpo al posto di questi due orologi: il loro accordo puòaver luogo in una di queste tre maniere.
La
via delYinflusso è quella scelta dalla filosofia volgare;ma
poiché non sarebbe possibile concepire particelle materiali che possano passare da una di queste sostanze nell’altra, è forza abbandonare questa opinione.La
via dell’assistenza continua del Creatore è quella del sistema delle cause occasionali;ma
ame
pare che sia un farintervenire unDeus ex machina inuna cosa naturale e ordinaria, in cuila ragion vuole ch’egli concorranon altrimenti che intutte le altre cose naturali. Così non resta se non la mia ipotesi, cioè la via dell’armonia. Dio ha fatto da principio ciascuna di queste duesostanzeditalnatura,che, nonseguendosenonlesue proprie leggi che essa ha ricevuto colsuo essere, si accordi tuttavia con l’altra,proprio come se tra loro ci fosse un influsso reciproco, o come se Dio ci rimettesse sempre la mano, oltre il suo concorso generale». (Cfr. il Troisième éclairc., e il Système nouveau, Erdm.
p. 127). Si noti che il paragone dei due orologi non è un’ inven-zione di Leibniz; poiché si trova comunemente usato dai
Car-tesiani, come un esempio della scuola (v. lo stesso Descartes, Passions de l’Ame, i, 5, 6; e L. Stein inArch. f. Gesch. d. Philos., I, 59). Si noti altresì che non ha grande significato speculativo la distinzione di Leibniz tra occasionalismo e sistema
dell’ar-monia prestabilita, potendosi facilmente osservare che il riman-dare l’opera di Dio da’ vari momenti del processo della realtà alla sua origine, sposta, non elimina le difficoltà e il carattere miracoloso dell’intervento estrinseco di Dio; senza la cui
causa-158 TEORIA DELLO SPIRITO
e
appunto
perciò l’occasionalismopuò
conservareun
certo valore metafisico, enon
finisce del tutto neH’empirismo.Cioè, l’occasione e l’occasionato, in se stessi, l’una in op-posizione all’altro, sono
una mera concomitanza
contin-gente, affatto simile alla successione, a cui l’empirista riduce la causalità.Ma
l’occasione è occasione, inquanto non
si considera soltanto in sè e di rimpetto al suo oc-casionato, sibbene in rapporto con Dio, che faun
termine occasione e l’altro occasionato; equando
si sia costituito questo sistema di occasione-Dio-occasionato, allora il re-ciproco rapporto deidue
termini estremi partecipa della necessità del rapporto traDio
e l’occasione,nonché
tralità rimane sempreinintelligibile quell’armonia che già si afferma con l’occasionalismo, e che Leibniz non fa se non estendere al suo pluralismo.
Anche il Geulincx (Eth. I, sect. II, § 2) spiega l’accordo delle due sostanze, anima e corpo, come quello di due orologi: «idque absque ulta causalitate, qua alterum hoc in altero causai, sed pro-pter
meram
dependentiam, qua utrumque ab eadem arte et simili industria constitutum est». Perciò il corpo non pensa, nè fa pen-sare (haec nostra corpora non cogitant, licei nobis occasionem prae-beant cogitandi).
Ma
icorpi nonsolonon pensano,ma
non operano, non simuovono
da sè: poiché l’unicovero motore è Dio. Impor-tantissima questa dottrina esposta dal Geulincx nella sua Meta-physica (pubbl. nel 1691): «Sunt quidam modi cogitandi in me, qui a me non dependent, quos ego ipse in me non excito; excitan-tur igitur in me ab aliquo alio (impossibile enim est ut a nihilo mihi obveniant). At alius, quicumque sit, conscius esse debet hujus negotii; facit enim, et impossibile est, ut is faciat, qui nescitquo-modo fiat. Est hoc principium evidentissimum per se, sed per
ac-cidens et propter praejudicia mea et ante coeptas opiniones red-ditum est nonnih.il obscurius; jamdudum enim persuasum habeo, res aliquas, quas brutas esse et omni cogitatione destitutas agno-scebam, aliquid operavi et agere. Exsitimavi v.gr.ignem, quod ad cjus praesentiam sensus in me caloris produceretur, calefacere; et hoc calefacere sic interpretabar, ac si esset calorem facere. Si-militer solem illuminare, juxta similem interpretationem, lumen
efjìcere, lapidee cadere, ut interpretabar, se ipsos praecipites dare, et motum illum efficere, quo deorsum ruant; ignem tamen, solem.
Dio
e l’occasionato.Rapporto
di condizione necessariama non
sufficiente:onde
l’occasione diventa condizione necessaria enon
sufficiente dell’occasionato, einversa-mente
questo di quella: dovendosi pure considerarecia-scuno dei
due
termini ecome
occasione dell’altro ecome
dall’altro occasionato.
g.
— 0
metafisica, o empirismo.Sicché la caratteristica dell’occasionalismo è di sdop-piare il rapporto di condizione necessaria e
non
suffi-ciente, reduplicandolo, inquanto
tra occasione eoccasio-lapidesque brutos esse, sine sensu, sine cognitione haec omnia ope-ravi existimabam. Sed cum intellectum intendo in evidentiam hujus principii: Quod nescis
quomodo
fiat, id non facis, non possum non ridere, me falsum fuisse, et mirari mihi subii, cum satisdare agnoscam,meidnonfacere, quodnescioquomodofiat, curdealiis ali-quibus rebus aliam persuasionem habeam. Et qui mihi dico, me calorem non facere, me lumen etmotum
in praeceps non effìcere,quianescioquomodofiant,curnonsimiliter, igni,solilapidiidemillud improperem, cum persuasum habeam ea nescire quomodo effectus fiant, et omni cognitione destituì?» (Opera philos., ed Land,II, 150). Dove è da notare come la negazione della causalità effi-ciente (operari et agere) si connetta con la opposizione empiri-stica tra soggetto e oggetto affermata nel principio accennato dal Geulincx, cosi affine a quello vicinano: verum et factum con-vertuntur. Il quale, a sua volta, si collega strettamente con una
teoria scettica della cognizione della natura, analoga, come ho accennato, a quella di
Hume.
Che l’occasionalismo e l’armonia prestabilità sorgano dal
bi-sogno di mantenere l’unità del molteplice, si vede in questa pro-posizione, che è uno dei primissimi accenni fatti da Leibniz a cotesta dottrina (nel 1677, in una postilla a una lettera del-1’Eckhard): «Harmonia est unitas in multitudine ut si vibra-tiones duorum pendulorum inter se ad quintum quemlibet ictum consentiantn. «Philos. Schrift., ed. Gerhardt, I, 232).
—
Per la genesi e i precursori antichi e medievali dell’occasionalismo sipuò vedere Zeller, Kl. Schriften, I,p. 316 n., eidue scritti dello Stein, in Arch. cit., I, 53 e II, 193.
TEORIA DELLO SPIRITO 160
nato il condizionamento è reciproco. Per questo sdoppia-mento, la relativa contingenza dell’effetto rispetto alla causa, propria della condizione necessaria e
non
suffi-ciente,può
invertirsinella relativa contingenzadella causa rispetto all’effetto.E
quindi l’empirismo deglioccasiona-listi è più accentuato di quello che
abbiamo
additato nel sistema della semplice condizione necessarianon
suf-ficiente. Giacché con la doppia contingenza la molte-plicità pare sciogliersi affattoda
ogni vincolo di unità metafìsica.Pare,
ho
detto; perchè losdoppiamento
suddetto, seda una
parte raddoppia econferma
la contingenza, dal-l’altra, invece, raddoppia e rinsalda la necessità della causa rispetto all’effetto. Il corposuppone
necessaria-mente Dio
che crea l’anima, e 1’animasuppone
necessa-riamenteDio
che crea il corpo; e, nel sistema dellamo-nadologia, ogni
monade suppone Dio
creatore di tutte lemonadi, e
suppone
quindi tutte le altre monadi. Nella quale reciprocità di condizionamentotra occasionee occa-sionato, la relativanecessitàdellacausarispetto all’effetto, diviene reciproca necessitàrelativa:ossianecessitàassoluta, che esclude ogni contingenza, e quindi ogni empiricamol-teplicità.
Tra
l’unità, dunque, della metafisica e la molteplicità dell’empirismo ogni sforzo di fissareun
rapporto di con-dizione e condizionato,come
rapporto che medii tra l’unità e la molteplicità, è destinato a fallire.io.
—
Assurdo della causalità metafisica.Ma,
esclusa la possibilità di fermarsi aun punto
in-termedio tra la metafisica della causalità efficiente e l’em-pirismo della causalità intesacome
semplice concomi-tanza contingente, è forse possibile arrestarsi al concetto di causalità metafìsica, o al suo estremo opposto della causalità empirica?MECCANISMO
Che
il concetto di causalità metafisica,come
condizione necessaria e sufficiente, sia assurdo, è ovvio. Il concetto di condizione infatti importa la dualità della condizione e del condizionato, cioè la possibilità di concepirecia-scuno dei due termini senza l’altro: possibilità negata dall’apriorità metafisica del rapporto causale, che im-porta unità e identità dei
due
termini. Parlare quindi di causalitànel senso metafisico è dire,quando
ci si voglia render esatto conto di quel che si dice, cosa priva di senso.il,