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2. IL VENETO E LA SUBCULTURA BIANCA

3.3 Dimensione orizzontale

3.3.5 Attori anti-immigrati: movimenti politici di estrema destra

Di recente, hanno constato tutti gli intervistati, non ci sono state manifestazioni di stampo politico contro l’accoglienza, se non qualche sporadico cartellone affisso in città e dichiarazioni rilasciate alla stampa locale.

Gli scontri diretti verso chi accoglieva risalgono ai primi anni (2014, 2015) in cui movimenti come CasaPound e Forza Nuova erano maggiormente attivi a Treviso. Al fine di dar loro la giusta voce, e cercare di riportarne con più precisione la posizione si è cercato di contattare CasaPound nella sede di Treviso (che non ha risposto). Il partito alle ultime elezioni amministrative (giugno 2018) ha proposto, per la prima volta in città, una candidata sindaca: Elisabetta Uccello.

La campagna elettorale della candidata sindaca verteva principalmente sui temi legati all’interruzione delle privatizzazioni di beni e servizi e il blocco dell’immigrazione,

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Si veda la lettera scritta da Antonio Silvio Calò pubblicata sulla Tribuna di Treviso a ringraziamento di tutti coloro che sono stati coinvolti in questa forma di accoglienza:

https://tribunatreviso.gelocal.it/treviso/cronaca/2015/08/09/news/li-ospito-a-casa-mia-grazie-all-aiuto- di-tutta-la-comunita-1.11909328 122 http://ricerca.gelocal.it/tribunatreviso/archivio/tribunatreviso/2018/09/19/treviso-premio-cittadino- europeo-al-professor-antonio-calo-39.html 123 http://www.europarl.europa.eu/at-your-service/it/be-heard/prizes 124 https://www.repubblica.it/cronaca/2017/12/03/news/treviso_calo_casa_ai_migranti_e_vado_a_vivere _in_canonica-182882186/ 125 https://portoaperto2019.wordpress.com/ 126

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poiché: "Non possiamo permetterci di accogliere persone che innanzitutto non hanno una cultura simile alla nostra, perché vengono tutti da una certa fascia del mondo. E abbiamo anche un grosso problema occupazionale (…) Dobbiamo pensare ai nostri cittadini127." Tuttavia, la corsa all’ente locale è durata poco non essendo riusciti a raccogliere le trecento firme necessarie per partecipare alle elezioni128129.

L’attività principale al momento, analizzando le loro pagine social unico riferimento online che rimandi direttamente alla sezione di Treviso, è relativa alla raccolta di generi alimentari. Iniziativa svolta mensilmente per le famiglie italiane in difficoltà, questi tipi di impegni sono sorti in tutta Italia organizzati dal movimento in modo diretto o da associazioni e realtà collaterali. Secondo Elia Rosati queste azioni solidaristiche rientrano “all’interno di una precisa strategia metapolitica promossa dai movimenti di estrema destra il cui obiettivo principale è quello di intercettare e reclutare militanti. Ma non tra i beneficiari, come istintivamente si è portati a pensare, ma tra i giovani che vengono invitati ad agire.”130

Infatti Rosati dichiara che non è nella spinta solo ideologica che si riesce ad aggregare persone, quella che viene dipinta come la “migliore gioventù italiana” è rappresentata da coloro che salvano la Nazione con gesti di vicinanza verso il popolo. “La minaccia all’orizzonte è quella portata dalla crisi economica, dalle forze anti-nazionali, dall’Europa e dall’immigrazione. Una minaccia cui si risponde con una visione autoctona e xenofoba del welfare e della solidarietà.”131

Treviso non si discosta da questo tipo di discorso politico, a dicembre 2018 per replicare alla cena di raccolta fondi organizzata da Treviso per Mediterranea, rappresentanti di CasaPound hanno affisso all’esterno del luogo adibito all’evento un manifesto con su scritto “Stop business accoglienza fondi ai trevigiani bisognosi.132

" le dichiarazioni rilasciate da F. T., un esponente di CasaPound Treviso in tale occasione vengono così riportate dalla stampa locale:

“Questa è l’ennesima prova che la sinistra in Italia non si occupa più dei problemi che riguardano la popolazione locale ma si spinge oltre i nostri confini incrementando così

127 http://www.trevisotoday.it/video/elisabetta-uccello-candidata-casapound-treviso-7-maggio- 2018.html 128 http://www.oggitreviso.it/elezioni-treviso-si-sfidano-sei-candiati-16-liste-186418 129 http://www.trevisotoday.it/cronaca/comunali-2018-casapound-treviso-2018.html 130 https://altreconomia.it/mutualismo-estrema-destra/ 131 ibidem 132 http://www.trevisotoday.it/politica/striscione-casapound-replica-mediterranea-treviso-7-dicembre- 2018.html

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un’immigrazione incontrollata, spinta ancor più dal fatto che chi parte dalle coste del nord Africa sa di trovare navi come quella di Mediterranea pronte a prenderli a bordo per continuare il viaggio verso l’Europa con il vero auspicio però di lucrare successivamente sulla loro pelle.”133

“CasaPound Italia – prosegue F. T. – sta dalla parte delle famiglie trevigiane vessate da situazioni economiche che le conducono al di sotto della soglia di povertà, alcune delle quali supportate da tempo dalle nostre raccolte alimentari solidali. Sono queste ad essere sicuramente più bisognose di raccolte fondi per affrontare con maggiore dignità le tragiche difficoltà con le quali si scontrano quotidianamente.”134

Castelli Gattinara dice: “Puntano a differenziarsi dai partiti politici tradizionali: invece di parlare, presentare proposte di cambiamento e promuovere politiche, si presentano come attori del fare. Che intervengono bypassando lo Stato e qualsiasi altro corpo intermedio”135, riflette.” Sempre di F. T. sono le parole “al posto di parlare cerchiamo di

fare”136

ponendo la bandiera italiana sul monumento dedicato ai caduti civili e militari della prima e seconda guerra mondiale, di cui era sprovvisto, in un comune adiacente a Treviso. Continua con “se ho fatto qualcosa di illegale denunciatemi pure per eccesso di patriottismo”137

.

I vari post della pagina dedicata sono un continuo richiamo “al fare” per il cittadino italiano denunciando la mancanza delle istituzioni preposte, con sporadiche invettive contro “lo straniero”.

L’altro movimento di estrema destra ancora attivo a Treviso è Forza Nuova. Il 30 marzo 2019 vi è stata l’inaugurazione della nuova sede ad essa dedicata all’interno della città. Nel corso degli anni hanno attuato saltuarie affissioni di manifesti per esplicitare il loro completo dissenso verso l’accoglienza. Nel 2016 si trattava di cartelli nella sede di Caritas Tarvisina con disegnata la bandiera italiana insanguinata con su scritto “Traditori del popolo italiano”. Nel manifesto venivano citate anche altre realtà che accoglievano come la cooperativa Servire (ora LaEsse) e cooperativa Alternativa138139.

133 http://www.notizieinunclick.it/striscione-di-casapound-treviso-contro-raccolta-fondi-per-nave-ong/ 134 http://www.notizieinunclick.it/striscione-di-casapound-treviso-contro-raccolta-fondi-per-nave-ong/ 135 https://altreconomia.it/mutualismo-estrema-destra/ 136 https://www.facebook.com/federico.toniolo.311/videos/118843872574868/UzpfSTUzNDcwMTY5NjY 4OTYxNToxMTkzMDY4OTQ0MTg2MjE3/ 137 ibidem 138 http://www.fascinazione.info/2015/09/profughi-blitz-di-forza-nuova-treviso.html 139 Intervista 4

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A marzo 2019 davanti al liceo in cui insegna il professor Antonio Silvio Calò, sono stati attaccati dei manifesti che ritraevano la “famiglia allargata” del professore e recitava “Immigrato adottato, italiano abbandonato. L’immigrazione non è forza ma solo business.”140

Nella loro pagina social hanno rivendicato il gesto, ribadendo che solo loro stanno dalla parte degli italiani. Nicholas Fedato, responsabile provinciale di Forza Nuova Treviso, tramite un comunicato all’Ufficio Stampa di Forza Nuova ha dichiarato che sono 3 anni che i Calò hanno accolto sei extra-comunitari, inneggiando al sospetto che l’abbia fatto quando il Prefetto nel 2105 “cercava alloggi a pagamento per l’emergenza clandestini.141” se l’abbiano fatto con l’intento di arricchirsi o per reale

solidarietà non ha importanza, hanno voluto pubblicamente contestare la scelta poiché sono stati accolti stranieri quando avrebbero potuto dare ospitalità ad italiani indigenti. In conclusione, ribadisce che loro credono nella “politica nazionalista e identitaria142

con lo scopo “di dare dignità, benessere, lavoro, servizi, sostentamento, assistenza e solidarietà solo agli Italiani!"143

Calò è stato supportato nella difesa da questi attacchi da una rete spontanea tramite commenti in opposizione al gesto sui social.144 Nessun commento dalla Giunta Comunale e dal sindaco se non da “Davide Visentin, consigliere comunale di maggioranza dell’attuale giunta ed ex leader di Forza Nuova: «Condivido il senso del messaggio: l’immigrazione troppo spesso somiglia a un business che avviene a scapito di tanti italiani poveri. Ci sono poveri che producono ricchezza e altri no, è comunque giusto fare il bene ma non se ciò avviene a danno degli italiani»”145

. Il professor Calò ha quindi mandato tramite le pagine di Repubblica una lettera aperta indirizzata al Ministro dell’Interno Matteo Salvini affinché le istituzioni prendessero apertamente una posizione di netta stigmatizzazione dell’evento146

ma non vi è stata risposta.

140 https://corrieredelveneto.corriere.it/treviso/politica/19_marzo_22/treviso-calo-mirino-forza-nuova- 5c4b6c8a-4cc0-11e9-9fe7-d2f636eb8dcf.shtml 141 https://www.facebook.com/172473232770040/posts/2606222119395127/ 142 Ibidem 143 ibidem 144 https://corrieredelveneto.corriere.it/treviso/politica/19_marzo_22/treviso-calo-mirino-forza-nuova- 5c4b6c8a-4cc0-11e9-9fe7-d2f636eb8dcf.shtml 145 https://tribunatreviso.gelocal.it/treviso/cronaca/2019/03/23/news/manifesti-contro-il-professor- calo-e-l-accoglienza-affissi-da-forza-nuova-1.30126034 146 https://www.repubblica.it/politica/2019/03/27/news/antonio_silvio_calo_treviso_forza_nuova_lega_ matteo_salvini_lettera-222564459/

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3.4 “Post-accoglienza”

La questione che riguarda la “post-accoglienza”, ovvero ciò che accade a conclusione dell’accoglienza istituzionale è un grande problema emerso durante tutte le interviste. Rappresentava una forte criticità di questo sistema, già prima delle modifiche a cui è stato di recente sottoposto, ma a seguito del “Decreto Sicurezza” le preoccupazioni degli intervistati sono ulteriormente aumentate.

I dormitori di Treviso sono già fortemente interessati dal fenomeno. Uno è gestito dal Comune con delega alla cooperativa LaEsse che prevede 22 posti (tutti occupati) e quello presso Caritas Tarvisina. Di quest’ultimo abbiamo i numeri più specifici rispetto al tipo di documento degli accolti: sono 18 gli ospiti (tutti i posti sono occupati), 6 sono titolari di protezione (5 umanitaria e 1 sussidiaria), 6 richiedenti asilo, 4 stranieri con permesso di lungo periodo e 2 cittadini italiani147. In più vi sono 13 posti per donne, 8 dei quali occupati ma non si hanno le specifiche sui loro documenti (intervista 2). Nel 2017 a Treviso c’è stata una vera e propria criticità che ha visto coinvolti 40 tra richiedenti asilo e persone titolari di varie forme di protezione che non sapendo dove andare si sono stabiliti in una zona della città, zona Appiani dormendo all’addiaccio. Il comune ha risolto con “una forma di ospitalità, non accoglienza” (intervista 1) e successivamente sembra che queste persone se ne siano andate.

A fronte di queste problematiche il progetto attivo in questo momento sul territorio è “Rifugiato a casa mia”. L’iniziativa è stata ideata da Caritas Italiana nel 2011 e implementata anche a Treviso a partire dal 2015.

“Il progetto ha avuto un esperimento pilota a causa dell’emergenza Nord-Africa a cui però non abbiamo partecipato all’epoca […]. È stato replicato alla fine del 2015, con una durata di 6 mesi che poi è stata prorogata per un anno. Il progetto era nazionale promosso da Caritas Italiana ma poi la partecipazione al progetto era facoltativo, e ciascuna diocesi poteva decidere se parteciparvi o meno” (intervista 5).

A livello diocesano sono state apportate alcune modifiche rispetto a quanto proposto da Caritas Italiana.

L’iniziativa vede coinvolte parrocchie (12), istituti religiosi (3) o famiglie (17) che danno la disponibilità di accogliere un rifugiato per sei mesi, eventualmente prorogabili per altri sei. Tutto il percorso di questa accoglienza “informale” prevede un

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monitoraggio da parte degli operatori Caritas volto a verificare le condizioni di accoglienza degli ospiti e mediare, quando necessario, il rapporto tra accolti e comunità ospitante.

Inizialmente era ammesso che vi potessero accedere anche richiedenti asilo (a differenza del progetto di Caritas Italiana che non li aveva previsti), ma dal 2018 è destinato solo a titolari di una qualche protezione.

“Da marzo 2018, come equipe di Rifugiato a Casa Mia abbiamo deciso che vi può accedere solo chi ha uno status giuridico, la motivazione è semplicissima, che una comunità e una famiglia non riesce a farsi carico, soprattutto emotivamente, della sospensione dello status legale. Erano i problemi maggiori e facevano anche fatica a trovare la motivazione dell’intessere una relazione, aiutare questa persona a costruirsi un futuro, un progetto di vita qui e magari tutto sarebbe svanito a causa di un “no”. Quindi abbiamo deciso di destinarlo solo a chi aveva ottenuto una forma di protezione, oltre al fatto che poi è uscita quella circolare che diceva che si poteva rimanere nei CAS finché non terminava l’iter di richiesta d’asilo (tutti i gradi di giudizio).”

Un’importante decisione, che risale allo scorso anno, è stata l’apertura del progetto anche a rifugiati accolti nei CAS degli altri attori dell’RTI.

“Uno perché è partito da un bisogno, quando escono gli accolti dalle cooperative di fatto non si sa cosa fare, o vanno nei dormitori, oppure sappiamo bene che i marginali stanno aumentando in città. Due, perché mentre all’inizio avevamo fiumi di ragazzi e poche famiglie e parrocchie, oggi abbiamo disponibilità di posti ma non abbiamo candidati perché gli status ultimamente non ci sono. Quindi si parla di poche persone, tutti probabilmente ne abbiamo poche mentre insieme possiamo dare una risposta alle necessità che in questo momento ci sono. Anche adesso avremmo posti liberi ma l’equipe non ha candidati.”

A fronte della domanda del perché il progetto non venga aperto anche ad altre realtà che accolgono esterne alla RTI e al dormitorio, l’operatrice intervistata ha fatto presente che per accedere al progetto sono necessarie altre condizioni che richiedono una conoscenza approfondita del beneficiario, situazione garantita solo dai soggetti appartenenti alla Rete.

Le criticità che ci sono state rispetto all’ospitalità hanno riguardato perlopiù le accoglienze in parrocchia, contesto in cui è capitato che si siano verificati scontri o quanto meno divisioni all’interno della stessa comunità di fedeli, tra chi trovava il senso all’iniziativa e chi invece si dissociava apertamente. Anche questa forma di accoglienza,

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quindi, si è dovuta scontrare con un’opinione pubblica non sempre favorevole (intervista 5). L’intervistata concorda nel dire che questo tipo di esperienza è virtuosa ma non sufficiente, infatti hanno beneficiato di questo tipo di accoglienze meno di un centinaio di richiedenti asilo o titolari di una qualche forma di protezione148.

Dal punto di vista verticale di governo, ossia se questo progetto viene promosso o interessa alcune istituzioni, l’operatrice ha dichiarato che la Prefettura ne è stata messa al corrente, ma non è avvenuto nessuno scambio istituzionale volto a scoprirne effettivamente di più.

“[…] Sul comune non credo ci sia stato un incontro specifico sull’accoglienza migranti solo con il comune di Treviso. È pubblicizzato nei nostri canali, quindi Bilancio Sociale che generalmente arriva a tutti i comuni e nel nostro sito. Altra cosa, noi, quando inizialmente avviavamo un’accoglienza (2015-2016) avvisavamo anche il sindaco di quel paese. Ora non viene più fatto. Però quasi tutte le parrocchie, in famiglia è difficile, ma i volontari delle parrocchie la prima cosa che fanno è portare i ragazzi del sindaco. […] Quindi c’è una consapevolezza dei sindaci dei territori in cui questi ragazzi arrivano, tramite un progetto Caritas.”

Lo SPRAR dal canto suo, ha provato in passato a far partire un progetto con Refugees

Welcome che, però, ha trovato delle difficoltà di attuazione e al momento è in stallo

(intervista 3).

LaEsse gestisce anche appartamenti di housing sociale e ha deciso di destinarne alcuni alle persone in uscita dai propri centri. Ciò nonostante, tutti gli intervistati sono concordi nel dire che queste iniziative non bastano. Il post-accoglienza a Treviso (come in tutta Italia) anche se può vantare delle esperienze virtuose presenta delle grandi difficoltà.