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1. LA MULTI-LEVEL GOVERNANCE E IL CONCETTO DI “BATTLEGROUND”

1.3 Mappatura degli attori

1.3.3 Attori “pro-immigrati”

Tra gli attori pro-migranti vi sono le ONG che salvano le vite nel Mediterraneo, screditate dal governo italiano, e non solo, perché renderebbero i confini porosi e indebolirebbero l’autorità dello stato.

Mai come nello scorso anno le ONG sono state pubblicamente attaccate e accusate di essere complici dei trafficanti e della mafia italiana.

Le principali accuse mosse sono state quelle che denunciavano il contatto telefonico tra i trafficanti e le navi delle ONG, l’essere andate troppo vicine alle coste libiche, poca chiarezza sui finanziamenti per le loro missioni, e riflessioni sui vari interessi economici nell’arrivo di rifugiati in cui la mafia potrebbe essere coinvolta. Fino ad arrivare a dei veri e propri attacchi personali verso alcuni membri di queste organizzazioni.

In Italia le accuse sono state portate avanti, e lo sono ancora, in particolare dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini, supportato dall’altro partito di coalizione al governo, il Movimento 5 Stelle.

Il governo italiano sembra cercare argomentazioni che giustifichino la loro volontà di maggiore controllo sulle attività delle ONG, prendendo posizioni pubbliche molto forti «Ci sono alcune procure che indagano sulle ONG che scorrazzano per il Mediterraneo in cerca di migranti, sono come avvoltoi che stanno al largo delle coste libiche in attesa dei barconi sgonfi su cui i trafficanti caricano le persone».40

L’Italia ha anche cercato di respingere le navi di ONG straniere al fine di far sbarcare le persone salvate in altri paesi dell’UE vicini o del paese riferimento delle stesse (ne è un esempio il caso Sea Watch41), ma non ha ottenuto nessun appoggio da parte dei paesi interessati.

A luglio 2017, l’Unione Europea ha supportato l’Italia nella stesura di un codice di condotta per le ONG42, che include la possibilità che vi sia un maggiore controllo governativo sulle loro attività, la presenza di personale della polizia sulle navi, un controllo dei loro fondi, e il divieto di avvicinarsi troppo alle coste libiche. Queste misure hanno portato ad un calo degli sbarchi in Italia, ad un maggiore rischio per chi

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Dichiarazioni rilasciate dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini durante il programma televisivo “Porta a Porta”, https://www.corriere.it/politica/18_giugno_20/salvini-alcune-ong-sono-come-avvoltoi-cerca- migranti-abb25cc2-74b5-11e8-993d-4e6099a1c06b.shtml 41 https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/01/25/sea-watch-salvini-allolanda-prenda-i-migranti- amsterdam-non-spetta-a-noi-di-maio-nave-ha-vostra-bandiera/4922896/ 42 http://www.interno.gov.it/sites/default/files/codice_condotta_ong.pdf

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attraversa il Mediterraneo e un aumento delle persone all’interno dei centri di detenzione libici (Ambrosini M. 2018).

Dal punto di vista dell’opinione pubblica si è creata di conseguenza una dilagante sfiducia nelle ONG.

In alcuni casi hanno avuto anche difficoltà a livello locale, ci si riferisce alle ONG e organizzazioni del terzo settore che fanno accoglienza nel territorio.

La situazione è stata inasprita da scandali inerenti ad alcuni centri di accoglienza come quello che ha interessato il CAS “Santa Lucia” nelle strutture a Spezzano Piccolo e a Camigliatello (Cosenza) gestite dal “Centro giovanile universitario jonico”. Anche se la cooperativa che gestiva il CAS riceveva 35 euro per migrante, era divenuta “agenzia interinale” per un caporalato organizzato, mandando i migranti a lavorare nei campi, in nero e sottopagati.43

Tutto questo non ha fatto altro che peggiorare la situazione e lo stato d’animo politico contrario alle ONG e alimentando il sospetto e le polemiche nei confronti di moltissime attività condotte a sostegno dei richiedenti asilo.

Considerando un altro aspetto, le posizioni delle ONG rivelano punti di vista contrari alle politiche europee sull’immigrazione sempre più restrittive, talvolta si sono dissociate dai poteri politici, portando le persone in Europa e aiutandole in zone di confine anche andando contro i poteri locali, e andando oltre la gestione dei confini vigente, trasgredendo alle limitazioni nelle attività di salvataggio imposte dagli stati, come l’Italia, dando maggiore valore all’importanza di salvare vite che alla sovranità statale.

Le ONG e organizzazioni del terzo settore e gli altri attori pro-migranti sopradescritti (attori organizzati come sindacati e chiese, movimenti sociali, gruppi di sostegno e “liberi battitori”) offrono, nonostante i vari conflitti in cui operano, principalmente tre tipi di attività.

In primis un sostegno con l’iter legale, a due livelli: quello politico, in cui associazioni di volontariato, i sindacati e le associazioni religiose spingano affinché vi siano congiuntamente maggiore accettazione e supporto ai richiedenti asilo congiuntamente al salvarli in mare. A livello personale vi sono avvocati e operatori legali che affiancano il

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https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/05/05/centri-di-accoglienza-sfruttano-migranti-nei-campi- della-sila-arresti-nel-cosentino/3564327/

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richiedente asilo nelle procedure per presentare domanda d’asilo e li sostengono durante la fase di ricorso in tribunale a seguito del diniego.

Il secondo gruppo di iniziative riguardano la prestazione di servizi. In particolare, ci si riferisce a corsi per l’insegnamento della lingua, assistenza sanitaria e le donazioni di abbigliamento, cibo ai senza fissa dimora e la fruizione di soluzioni abitative. La condizione di homeless spesso, infatti, interessa richiedenti asilo che non possono rimanere all’interno dei centri di accoglienza e, sovente, anche rifugiati. Tali servizi sono generalmente frutto di donazioni private, secondo quello che Belloni (2016) definisce “benessere dal basso”.

Un altro servizio che può essere messo a disposizione da questi attori riguarda tutto quello che concerne il sostegno morale (Ambrosini M. & Campomori F. 2018).

In terzo luogo, si trovano tutte quelle attività di advocacy dedicate a creare un’altra narrazione del fenomeno, contro la criminalizzazione dei richiedenti asilo e le politiche di esclusione (Ambrosini M. 2018).

Ovviamente all’interno di questo sistema vi sono i richiedenti asilo e rifugiati, da intendersi come attori attivi: vi sono anche associazioni di immigranti che però hanno ancora una scarsa influenza politica, ma svilupparne l’importanza è una sfida per gli attori pro-immigrati.

A volte le tensioni nella “battleground” riguarda anche attori “della stessa squadra”. Perché come sottolinea Ambrosini “ (…) i movimenti militanti radicali possono usare i migranti per sostenere le loro battaglie e campagne. Al contrario, come mostrato da Belloni (2016), migranti e rifugiati non necessariamente condividono i valori politici dei loro alleati e possono di fatto prendere le distanze dai loro alleati.44” (Ambrosini 2018, 123)

Ad ogni modo, nonostante alcune criticità, la società civile locale ha importanza, nella

governance dell’immigrazione, in particolare per quello che riguarda l’erigere confini

dentro una comunità e dentro le persone, e può influenzare a sua volta le decisioni delle autorità locali.

Un ulteriore ambito in cui gli attori pro-migranti giocano un importante ruolo è ciò che concerne il “post-accoglienza”. Un elemento molto critico delle politiche in questo campo riguarda i progetti di integrazione terminata l’accoglienza nei centri istituzionali,

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tema che fatica a trovare risposta a livello nazionale e anche locale (Campomori F. & Feraco M.). A fronte di queste lacune il terzo settore il mondo del volontariato in primis hanno cercato di avviare delle sperimentazioni per rispondere alla necessità di continuare un progetto di integrazione. Ad esempio, è interessante citare la ONLUS “Refugees Welcome”. Tale progetto è nato a Berlino del 2014 e si è poi diffuso in 15 altri paesi (in Italia nel 2015) e vede coinvolte famiglie locali che accolgono “a casa loro” rifugiati (con una particolare attenzione per i neomaggiorenni). Le persone che entrano a far parte della rete, famiglie e rifugiati, sono seguite dal personale della ONLUS in tutte le fasi dell’accoglienza. Questa associazione nazionale prevede il coinvolgimento anche di attivisti locali che si occupano di sensibilizzazione e raccolta fondi45. Ad oggi sono 18 le città coinvolte, e 11 regioni. “Refugees Welcome” e altre sperimentazioni vivono diverse criticità ma sono qui da intendersi come ennesimo tentativo degli attori pro-migranti di rispondere a necessità che istituzionalmente sono marginalmente affrontate.