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Governance orizzontale: molteplicità di attori e complessità nel fare rete

2. IL VENETO E LA SUBCULTURA BIANCA

4.2 Governance orizzontale: molteplicità di attori e complessità nel fare rete

La dimensione orizzontale nell’accoglienza del trevigiano è caratterizzata principalmente da quattro dei gruppi di attori pro-migranti individuati da Ambrosini e Campomori (Ambrosini M. & Campomori F. 2018).

I soggetti del terzo settore che attuano l’accoglienza si relazionano tra loro principalmente quando vengono indetti incontri istituzionali da organi quali Prefettura e Questura. Alcune realtà hanno collaborato tra loro come RTI, Rete Temporanea d’impresa, al fine di rispondere insieme al bando di gara indetto dalla Prefettura e riuscire quindi ad avere maggiore peso anche politico nel territorio, ma oltre a questo non sono emerse altri network di grande rilevanza.

Alcuni degli enti gestori nei primi anni dell’avvio dei centri di accoglienza (2014 fino al 2016) sono stati coinvolti in scontri con la società civile contraria all’apertura di strutture nei loro quartieri, si sono verificati momenti di tensione con gli abitanti delle zone individuate per aprirvi gli appartamenti adibiti all’accoglienza, ma sono difficoltà che paiono superate.

A titolo personale ciascun soggetto che accoglie ha sviluppato, nel corso degli anni di accoglienza, relazioni con il gruppo definito “attori organizzati”: associazioni di volontariato per l’attività di qualche accolto, sindacati o agenzie per il lavoro.

Da ciò che si può intuire nelle interviste, questo tipo di supporto da parte di attori organizzati non è stato condiviso tra gli enti gestori, ogni realtà gestiva questi contatti al suo interno e non venivano scambiati, nemmeno all’interno dell’RTI.

Treviso è una realtà piuttosto viva rispetto al mondo del volontariato, ciò nonostante non sono emerse molte associazioni che si occupano specificatamente di richiedenti asilo e rifugiati. Alcune di queste fanno parte di un tavolo di lavoro all’interno del CSV finalizzato non a evitare di riproporre le stesse attività in associazioni diverse, non è

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infatti emerso un livello di coordinamento sui servizi offerti da ciascuna, ma volto a proporre iniziative in cui volontari di associazioni diverse collaborino e dialoghino per proporre laboratori o attività congiuntamente, oltre a ciò che viene proposto singolarmente da ogni associazione. Sono molto legate al fare, più che al sensibilizzare, anche se il coinvolgimento di richiedenti asilo e rifugiati alle iniziative vorrebbe rappresentare esso stesso l’apertura del fenomeno anche alla società civile.

Tutto ciò che viene proposto per coinvolgere i richiedenti asilo e rifugiati che sono ancora accolti nelle strutture di accoglienza viene vagliato e autorizzato dalla Prefettura, a fronte di un protocollo avviato nel 2015 che regola le attività di volontariato degli accolti in CAS e SPRAR.

Il movimento sociale più rilevante a Treviso è rappresentato dal centro sociale Django, in particolare con il progetto “Talking Hands” volto all’attivazione dei richiedenti asilo attraverso un opificio. Django è stato anche il principale promotore di manifestazioni pro-accoglienza nel territorio. Ricostruendo l’attività e le relazioni istaurate da questo progetto risulta che la rete è assolutamente informale, di soggetti che partecipano alle attività. La relazione con la società civile è caratterizzata da scambi con la cittadinanza legati ai negozi di fiducia dove si acquista il materiale e la presenza ad eventi in cui si vendono i prodotti realizzati. In termini di rete con altre realtà che siano enti gestori o altri attori organizzati, emerge che non vi è nulla di ben definito, solo interazioni sporadiche che nella maggior parte dei casi non hanno dato vita a collaborazioni di qualche tipo.

I gruppi di sostegno e i “battitori liberi” sono stati gli attori pro-migranti più difficilmente mappabili, sicuramente vi saranno altre persone che in gruppo o a titolo personale si sono attivati per l’accoglienza e non unicamente ciò che è emerso da questa ricerca.

Guardando a questo gruppo di soggetti pro-immigrati l’esperienza maggiormente rilevante, anche a livello nazionale, è rappresentata dall’iniziativa di un soggetto, Antonio Silvio Calò, che da “battitore libero” ha deciso di implementare un sistema di accoglienza aprendo la propria casa a sei richiedenti asilo, coinvolgendo l’ente locale, una cooperativa e la comunità locale del comune vicino Treviso in cui è residente. Infine, gli attori anti-immigrati sono rappresentati da CasaPound e Forza Nuova che al momento limitano la manifestazione del proprio dissenso a sporadici cartelli volti a

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minare o specifiche iniziative (come la raccolta fondi per Mediterranea) o soggetti che sono pubblicamente a favore dell’accoglienza (Caritas e LaEsse in passato, Antonio Silvio Calò, nel presente).

CasaPound promuove attività collaterali che non rappresentano attacchi diretti al mondo dell’accoglienza ma sono inevitabilmente indirizzate a supportare discorsi di stampo nazionalista e xenofobo sostenendo una visione del welfare e della solidarietà unicamente verso i cittadini italiani, lasciati soli dalle autorità (Rosati E. 2018). Ci si riferisce a tutto ciò che concerne la beneficienza alle famiglie italiane in difficoltà, momenti utili ad agganciare nuovi sostenitori, non tra i beneficiari ma tra i giovani invitati a riconoscere la solitudine del popolo italiano e quindi ad agire (ibidem). Se si contestualizzano questo tipo di iniziative a livello nazionale, ci si rende conto che sono presenti in tutta Italia, come strategia del partito nazionale non unicamente nella sezione di Treviso.

Da quanto è possibile rilevare attraverso il vario materiale visionato lo scontro attuale sembrerebbe coinvolgere alcuni attori pro-immigrati che si sono apertamente schierati contro la nuova normativa e il conseguente nuovo bando emesso dalla Prefettura che risponde al capitolato del Ministero dell’Interno.

Ad esempio, LaEsse lo ha fatto in diversi modi, tra cui il rilascio di una dichiarazione del coordinatore progetto CAS al telegiornale regionale del 12 gennaio 2019 in cui parla del rischio di diventare “custodi di persone, fare guardiania”.

Il presidente del CSV di Treviso ha rilasciato dichiarazioni in cui parla di “una norma che mette in discussione civiltà e sicurezza stessa.165” affermazione subito condivisa nei social da Civico 63, osservazioni fatte anche dalla volontaria intervistata (intervista 6). Il Django ha manifestato più volte in piazza e sui social a tal proposito166.

Ci troviamo quindi di fronte, forse, ad un cambio di focus riguardo ai conflitti interni alla governance delle politiche per richiedenti asilo, o almeno questo fa presagire lo scenario trevigiano.

Dal punto di vista locale Ambrosini aveva sottolineato come la MLG, nell’implementazione delle politiche di ricezioni di richiedenti asilo e rifugiati, 165 http://www.oggitreviso.it/volontariato-trevigiano-contro-salvini-decreto-sicurezza-mette- discussione-civilt%C3%A0-202193 166 https://www.facebook.com/csodjangotreviso/posts/mobilitiamoci-subito-contro-il-decreto- dellesclusione-socialerilanciamo-il-repor/2025682764119025/

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divenisse un “campo di battaglia” tra enti locali che non volevano accogliere e Prefetture che ne bypassavano l’autorità; la presenza di una moltitudine di soggetti che a vario titolo favorivano l’accoglienza e movimenti di estrema destra o alcuni comitati cittadini che manifestavano per la chiusura all’immigrazione poiché non volevano nei loro quartieri centri o appartamenti destinati a richiedenti asilo. Oggi, che la normativa è cambiata, si è di fronte a nuove disposizioni all’interno di questo scenario, la Prefettura non ha più la necessità di aprire centri di accoglienza e gli enti gestori con cui prima aveva anche un ruolo di appoggio rispetto alle possibili rimostranze delle autorità locali, vengono lasciati soli con delle condizioni sempre più stringenti in merito ai finanziamenti per l’accoglienza.

4.3 Post-accoglienza: mancanza delle politiche e tentativi di farvi