• Non ci sono risultati.

Attori organizzati (Associazioni di volontariato, chiese, sindacati etc.)

2. IL VENETO E LA SUBCULTURA BIANCA

3.3 Dimensione orizzontale

3.3.2 Attori organizzati (Associazioni di volontariato, chiese, sindacati etc.)

Sono diverse le associazioni di volontariato attive a Treviso, anche per quanto riguarda l’immigrazione nello specifico, tuttavia cercando di limitare il campo a quelle dedicate ai richiedenti asilo o rifugiati si nota come difficilmente lavorino in concerto con i CAS.

78

“[…] il mondo del volontariato è estremamente frammentato e frammentario. È ricchissimo, vero, visto che si dice continuamente che Treviso ha un’attivazione del volontariato, veramente…la provincia in particolare, molto attiva. Ma è estremamente frammentata, sull’immigrazione non sono tantissimi soggetti e gli altri soggetti, quelli che sono associazioni con altre tipo di mission, molte non vogliono essere neanche mescolate con questo tema.” (intervista 4)

Tramite le interviste agli operatori che si occupano formalmente dell’accoglienza risulta complesso riuscire ad avere una mappatura chiara di tutte le associazioni rilevanti. Tuttavia, sono ricorrenti i riferimenti a: “Auser cittadini del mondo” che propone corsi di italiano, la Sant’Egidio che si occupa sempre dell’insegnamento della lingua, “Una casa dei beni comuni” spazio in cui gravitano più associazioni e sviluppa diversi momenti di sensibilizzazione, il CSV (Centro Servizi di Volontariato) che si è fatto promotore di alcuni progetti specifici e Civico 63.

Si è deciso di intervistare e conoscere maggiormente quest’ultima associazione considerando che ha un ruolo di advocacy all’interno della città. Civico 63 è nata nel 2014 e coinvolge volontari e persone senza fissa dimora, inizialmente si è ispirata all’associazione Piazza Grande di Bologna e punta al coinvolgimento attivo delle persone. Ad oggi vi fanno parte anche richiedenti asilo che si sono avvicinati spontaneamente, inizialmente per il progetto “Adotta il verde” che si fa ogni weekend. Successivamente sono nati progetti interamente dedicati a richiedenti asilo, come, ad esempio, un laboratorio di scrittura che ha dato vita al libro “Un ponte di parole” e l’organizzazione di un convegno sul caporalato con il fine di informare sugli aspetti giuridici e sociali del fenomeno. Sono tutte attività volte all’inclusione sociale e alla maggior conoscenza del territorio.

La volontaria di Civico 63 intervistata rispetto ai rapporti con gli enti gestori racconta:

“inviamo regolarmente comunicazione dei progetti di volontariato e attività ricreative/socializzanti da noi organizzate e proposte, affinché gli enti gestori possano procedere all’invio alla Prefettura delle richieste da parte dei richiedenti asilo. In qualche (raro) caso riusciamo ad avere rapporti diretti con un operatore sensibile e a confrontarci sui progetti e sui richiedenti asilo a cui proporli” (intervista 6).

In merito alla competenza delle realtà che accolgono percepita dall’associazione precisa:

79

“per quanto riguarda i CAS che prevedono l’accoglienza diffusa e gli SPRAR, ci sembra che in media la competenza degli operatori, la capacità di creare legami con il territorio e offrire opportunità ai richiedenti asilo sia adeguata. Per quanto riguarda gli altri CAS, riscontriamo una carenza nell’offerta di attività formative e ricreative e nella progettualità in generale, oltre che (in alcuni casi) l’intento di ostacolare o non agevolare il coinvolgimento dei richiedenti asilo nelle attività proposte dalle associazioni del territorio, oppure una risposta inadeguata quando vengono proposte, ad esempio suggerendo il coinvolgimento di richiedenti asilo non interessati o non adatti a un progetto specifico.” (intervista 6)

Tutte le attività di volontariato dei richiedenti asilo e rifugiati accolti in CAS e SPRAR a Treviso fanno fede ad un protocollo sviluppato nel 2015 e riconfermato fino ad oggi che ha visto indicate le linee da seguire per svolgere queste attività109. Affinché un richiedente asilo o rifugiato divenga volontario in un’associazione o svolga anche i lavori di pubblica utilità presso un ente locale è necessario inviare una richiesta formale dello stesso alla Prefettura. Il riconoscimento dell’attività da parte della Prefettura era più rilevante in sede di ricorso quando talvolta il giudice valutava anche le attività relative all’integrazione del soggetto. Ad oggi, la volontaria di Civico 63 rispetto ai rapporti con la Prefettura riferisce: “inviamo progetto (in base al protocollo esistente) che la Prefettura approva. Stiamo cercando di avviare un dialogo con la Prefettura per capire come snellire le procedure di richiesta permessi per le attività serali che coinvolgono i richiedenti asilo.”(intervista 6) Infatti, per tutte le attività che comportano il rientro nei centri dopo le 20 è necessario che vi sia rilasciato un nullaosta da parte della Prefettura, che non viene concesso se non ben motivato, e di recente, testimonia la volontaria dell’associazione vengono visionate le richieste in tempi molto lunghi, talvolta anche ad evento passato (intervista 6).

109 I soggetti che hanno sottoscritto il protocollo sono: Prefettura di Treviso, Direzione territoriale del lavoro di Treviso, direzione provinciale INPS di Treviso, Direzione provinciale INAIL di Treviso, alcuni comuni della provincia di Treviso (nel protocollo 2015 sono indicati: Treviso, Asolo, Caerano San Marco, Carbonera, Casier, Conegliano, Fonte, Giavera del Montello, Istrana, Maser, Maserada sul Piave, Mogliano Veneto, Motta di Livenza, Paese, Pieve di Soligo, Ponzano Veneto, Povegliano, Preganziol, Roncade, San Biagio di Callalta, Santa Lucia di Piave, Trevignano, Vedelago, Villorba, Vittorio Veneto), Diocesi di Vittorio Veneto e Treviso, Segreterie provinciali CGIL CISL UIL di Treviso, Forum permanente terzo settore del veneto di Padova, Associazione volontari insieme C.S.V. di Treviso, Enti gestori centri di accoglienza provincia di Treviso)

80

Rispetto al rapporto tra associazioni di volontariato che condividono il coinvolgimento di richiedenti asilo e rifugiati nelle loro attività, la volontaria di Civico 63 riporta:

“C’è un gruppo di lavoro all’interno del CSV, che si chiama “insieme nell’accoglienza”, che unisce un insieme di associazioni che fanno capo al CSV che si occupano di progetti in particolare rivolti ai migranti. All’interno di questo gruppo abbiamo gestito un po’ di fondi che si occupano di progetti che sono in parte professionalizzanti e laboratori più ricreativi. […] Poi cerchiamo il più possibile di inviare ragazzi presso associazioni di cui conosciamo le attività. Per esempio, se c’è il laboratorio di conversazione di Auser due volte a settimana, e arriva qualcuno qui che mi dice di voler fare qualcosa ma non parla italiano lo indirizzo verso l’altra associazione. Cerchiamo poi di capire a seconda delle attitudini dei ragazzi dove mandarli, nel senso che magari ci sono persone con interessi artistici, altre che preferiscono attività pratiche come la pulizia del verde. Ricordando che sono persone con i propri interessi cerchiamo di rispettare questo e di inviarli anche ad altri, se c’è un’associazione che fa laboratori di sartoria e arriva qui una persona che scopro per caso essere sarto, magari lo indirizzo piuttosto che in un nostro progetto verso qualcun altro che si occupa di quello. È il senso di fare rete. Non tutte le associazioni sono sensibili a questo, ma alcune magari conoscendo anche noi come realtà supera la diffidenza e ci prova.”

Per quanto riguarda i rapporti con la società la volontaria conclude dicendo:

“Noi non abbiamo avuti episodi di intolleranza anche se abbiamo avuto timore che i ragazzi con il giubbino con su scritto “Adotta il verde, comune di Treviso” venissero scambiati per operatori del comune e partissero i commenti “guarda il comune che da lavoro agli stranieri”. Quindi abbiamo detto a tutti che nel caso venissero fermati dalla gente, devono dire che sono volontari di Civico 63 e consegnare il volantino.

Abbiamo visto poi che attraverso le attività di tipo culturale molte persone si sono avvicinate anche a ragazzi che non avrebbero incontrato, con cui non si sarebbero fermati a parlare. […] Poi chiaramente c’è anche molta confusione perché la gente non capisce chi è un richiedente asilo, chi un “clandestino”, chi è uno che fa l’elemosina davanti al supermercato e fa parte di un giro di criminalità o altro, chi magari è un senza dimora, ormai c’è così tanta confusione, odio e paura che la gente confonde molto. C’è un’ignoranza di fondo su chi è chi, chi ha diritto a cosa, chi dovrebbe stare dove. Un altro elemento su cui vi è ignoranza è la differenza, e lo vedo molto con Adotta il Verde, tra una cooperativa e un’associazione.”(intervista 6)

Altre realtà presenti citate nelle varie interviste svolte vi sono: sicuramente il CPIA (Centro per L’insegnamento Adulti), e il CPI (Centro per l’Impiego) della provincia.

81

Quest’ultimo offre aiuto nella stesura del curriculum vitae e corsi, a cui possono accedere anche richiedenti asilo, di carattere informativo su come presentarsi ad un colloquio, la stesura di un curriculum vitae efficace etc. inoltre, segue l’avvio di alcuni tirocini formativi in azienda.

I vari CAS collaborano a titolo individuale, poi, con alcune imprese e aziende del territorio per tirocini lavorativi o veri e propri inserimenti, questi contatti non sembrano, però, essere condivisi tra i vari enti gestori. In particolare, Caritas che punta molto sulla questione lavorativa ha convenzioni con ASCOM e ACLI e ATENA S.P.A tutte realtà inerenti a formazione professionale e avviamenti di tirocini.