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2. IL VENETO E LA SUBCULTURA BIANCA

3.5 Attori locali e ultime modifiche normative (d.l 113/2018)

Un recente tema, che ha creato nuove dinamiche all’interno della mappatura degli attori nel sistema di accoglienza trevigiano, è rappresentato dall’approccio dei vari soggetti alle modifiche normative in atto.

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Secondo i bilanci sociali pubblicati da Caritas Tarvisina nel 2016 sono stati accolti 45 immigrati, a fine 2017 erano 66. Nel 2018, secondo quanto riportato dall’intervistata, sono state avviate altre 10 accoglienze

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In data 14 gennaio 2019 vi è stato un incontro a Roma tra alcuni delegati dell’ANCI e Presidente del Consiglio Conte. Tra i delegati era presente anche il sindaco di Treviso Mario Conte che ha espresso piena fiducia nel Decreto Sicurezza:

“Ritengo il Decreto Salvini uno strumento efficace che, a Treviso, ha portato soltanto benefici. Fra l’altro, la nostra città è stata la prima in Italia in cui tale provvedimento è stato applicato, con le espulsioni di spacciatori e clandestini. Il Decreto si sta dimostrando assolutamente irrinunciabile per garantire la sicurezza dei cittadini, ristabilire l’ordine con strumenti e dotazioni per le Forze dell'ordine e per difendere i nostri confini dall’incertezza, dai business sulla pelle dei migranti e dalla criminalità.149 Nel territorio trevigiano, tuttavia, tutti gli intervistati tra operatori e volontari, temono molto gli effetti del decreto in termini di rischio dell’aumento degli irregolari e il conseguente aumento delle persone senza fissa dimora. Lo stesso referente dello SPRAR all’interno del comune ha sollevato dei dubbi sulla funzionalità di questa nuova norma. Il responsabile degli enti attuatori ha fatto presente che il “Decreto Sicurezza” comporterà anche il rischio di mancanza di tutela sanitaria dei beneficiari:

“Chi ha una protezione umanitaria, ad esempio, può essere ritenuto un caso di vulnerabilità sanitaria, il rischio è che fintantoché non avviene la trasformazione del permesso da umanitario a permesso nuovo, la persona non possa fare le visite. Nel senso che me ne tolgono uno e sono in attesa dell’altro ma finché non sono in possesso del nuovo, e sono una persona con problemi sanitari, io non posso fare nessuna visita, e questo ci rende un pochino difficile la vita.” (intervista 3)

Cooperative come LaEsse e Caritas hanno già pubblicamente dichiarato i limiti e rischi di questa normativa. Tuttavia, anche tra i CAS vi è a Treviso una voce discordante in materia, la rappresenta Gian Lorenzo Marinese che ha proposto di cedere le quote della propria “azienda” a titolo gratuito ad un ente pubblico per non chiuderla.

“Il Ministro ha ragione, il nuovo Decreto Sicurezza che gli ho visto decantare, in molte parti mi trova d’accordo, io non ho la tessera di un partito né dell’altro, io sono un tecnico ritengo che la sua volontà di gestire l’accoglienza a costi certi si possa fare, a costi bassi si possa fare e si possa fare bene. Pertanto, avrei piacere di poter mettere a disposizione la realtà da noi creata, le professionalità in essa contenute ad un interesse pubblico, eliminando, quindi ogni e qualsivoglia polemica […] La nostra realtà già gestisce da anni a 27 euro e 85 decurtati dal pocket money 25 euro, alcune strutture, tra

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https://www.trevisotoday.it/attualita/decreto-sicurezza-mario-conte-salvini-treviso-3-gennaio- 2019.html

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cui la Caserma Serena di Treviso e non si è mai fatto un compromesso sui servizi. Noi riteniamo che il ministro dell’Interno abbia ragione, che si possa fare accoglienza a 25 euro, che, quindi noi l’abbiamo sempre fatta e vorremo continuare a farla150.”

Infatti, con il nuovo capitolato emesso dal Ministero dell’Interno si passerà da 35 euro per richiedente asilo accolto ad una forbice che potrà variare da 19 a 26151 euro. Questo per molte realtà di piccola accoglienza potrebbe significare la chiusura. Anche perché non c’è più possibilità di fare un progetto valido per la persona, offrendo servizi dignitosi (intervista 2 e 4). Al termine dell’elaborato si vedrà come effettivamente la nuova normativa abbia delineato un nuovo scenario delle realtà che accolgono nel trevigiano. 150 https://www.youtube.com/watch?v=nmMwx3Okmgs 151 https://www.inmigrazione.it/UserFiles/File/Documents/255_Dossier%20taglio%2035%20euro%20Sal vini.pdf

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4. “BATTLEGROUND” TREVIGIANA, UN’ANALISI

La ricerca ha tentato di delineare quali siano i principali attori nel trevigiano e quali siano le interazioni tra loro, a partire dalla mappatura del “campo di battaglia” locale. Purtroppo, il fatto di non aver coinvolto più personalità, soprattutto dal punto di vista politico e istituzionale rende l’inquadramento non completo, anche se, è possibile leggere questa mancanza di cooperazione come una decisone specifica, una linea ben chiara da parte delle autorità (la Prefettura) e di alcuni movimenti di destra (CasaPound).

L’accoglienza a Treviso e zone limitrofe è iniziata nel 2014. I primi due anni sono stati caratterizzati da un incremento di arrivi notevole, gestiti dalla Prefettura tramite convenzioni dirette con gli enti gestori. Successivamente sono stati emessi bandi con indicazioni sempre più stringenti: rispetto alle indicazioni a cui dovevano sottostare gli enti gestori, ma anche relativamente al tipo di rapporto tra loro e la Prefettura.

Nel 2015 sono stati aperti due grandi hub nella provincia, uno dei quali nel comune di Treviso, l’ex Caserma Serena, che ha creato non pochi scompigli a livello di opinione pubblica e scontro con l’amministrazione comunale.

Alcune realtà del trevigiano, che condividevano una mission legata ad accoglienza diffusa e centralità della persona, si sono costituite in RTI, al fine di aver maggiore peso nel rapporto con la Prefettura, favorire il confronto di buone prassi e poter sviluppare maggiormente anche una voce pubblica organizzando eventi di sensibilizzazione in città con più soggetti coinvolti.

Nel 2016 è stato avviato lo SPRAR a Treviso per volontà dell’ex giunta del Partito Democratico, inizialmente promuovendo la collaborazione tra comuni che ne prevedeva il coinvolgimento di dieci, successivamente con l’attivazione solo di alcuni di loro. Il comune ha rinnovato l’iniziativa fino al 2020, mentre per quanto riguarda i CAS, al momento delle interviste, si era in attesa del nuovo bando della Prefettura.

L’ambito del volontariato è molto ricco ma frammentato, non ci sono relazioni divenute scambi virtuosi tra enti gestori e associazioni se non in casi singoli, o principalmente nello SPRAR. Solo alcune associazioni si confrontano tra loro in ambito locale, tramite il CSVo per progetti in particolare, mentre ricercano a volte il dialogo con l’esterno della provincia, come Civico 63 con Piazza Grande a Bologna, e Talking Hands che si

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confronta con la rete “Veneto Accoglie” e partecipa anche a momenti di sensibilizzazione e di presa di posizione contro le discriminazioni come “Indivisibili”, iniziativa che ha coinvolto tutta Italia e nata a seguito dei fatti che hanno sancito la chiusura del progetto di accoglienza di Riace.

Dal punto di vista di opinione pubblica la questione accoglienza sembra scemata e molti degli intervistati parlano di un certo disinteresse generale. Sono emersi, altresì, casi singoli di intolleranza, o al contrario spinte spontanee di solidarietà, da parte di famiglie anche non facenti parte del mondo dell’associazionismo.

Infine, l’accoglienza che supera il mondo istituzionale, e sopraggiunge a termine dell’iter per la richiesta d’asilo a Treviso viene rappresentata sostanzialmente da due realtà, i dormitori pubblici e il progetto di Caritas “Rifugiato a casa mia”. Questo progetto è destinato a tutti coloro con uno status giuridico che non rientrano nello SPRAR ma sono stati accolti da uno degli enti della RAD e rispondono ad alcuni criteri. Interessante osservare che viene testimoniato dall’operatrice che se ne occupa, come talvolta la scelta di alcune persone di accogliere un rifugiato in casa o di fare volontariato con loro nella parrocchia ospitante, abbia scaturito l’incrinarsi di alcuni rapporti di amicizia anche di lunga data facenti parte del mondo cattolico, sempre sull’onda del non più pubblico scontento, manifestato e palese, ma un sottobosco di insofferenza e intolleranza a riguardo.

Ci sono stati tentativi di provare ad avviare un’accoglienza promossa da “Refugees

Welcome” ma non è stato possibile cominciarla per una serie di ragioni, rimane

comunque una riflessione aperta per gli operatori dello SPRAR.

Nelle prossime pagine si prenderà prima in esame la governance verticale, osservazioni volte a chiarire i rapporti tra i livelli di governo, successivamente si tratterà ciò che è emerso dalla dimensione orizzontale, nel momento di incontro o scontro tra gli attori presenti che si sono riusciti a mappare. Si chiuderà il capitolo con un breve quadro della situazione relativa all’accoglienza in chiusura di questo lavoro, poiché si sono attuate modifiche importanti nello scenario trevigiano. Il nuovo bando in arrivo, ha sancito un’importante cesura con il sistema preso in esame, modificando la valenza degli attori nella “battleground” locale.

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4.1 Governance verticale: “confini locali” in un sistema in fase di