• Non ci sono risultati.

2. IL VENETO E LA SUBCULTURA BIANCA

3.3 Dimensione orizzontale

3.3.3 Movimenti sociali: Django

Django è il centro sociale di Treviso. Ad oggi è occupato in una lotta con la nuova

amministrazione110 per riuscire a rimanere aperto, perché la convenzione è a rischio a causa di problemi di agibilità111 112 dei luoghi che lo ospitano. L’ex Caserma Piave dove è situato il centro sociale con le sue varie attività, potrebbe essere destinata ad altro. Nonostante la situazione attuale, il Django fa pressione politica in materia di immigrazione, ha più volte organizzato manifestazioni di sensibilizzazione del territorio o di contrapposizione a decisioni nazionali come il “Decreto Sicurezza”, e ha partecipato come collettivo alla manifestazione di Indivisibili113 svolta a Roma.

Di recente è stato fautore di una manifestazione avvenuta il 24 marzo 2019, giorno in cui la città ha accolto il Ministro dell’Interno Salvini e Fontana, il Ministro della Famiglia, che sono intervenuti al “Veneto Fest” festa della Lega in città.

Il Django ha organizzato una manifestazione contraria alla loro presenza sia a causa delle scelte relative alle politiche sulla famiglia promosse da Fontana, sia per quanto riguarda il fenomeno dell’immigrazione così come viene affrontato dalla Lega, dichiarando che “Il ministro dell'interno è il primo artefice di una politica razzista e

110 https://tribunatreviso.gelocal.it/treviso/cronaca/2019/01/12/news/manifestazione-django-a-treviso- piazza-blindata-1.17646445 111 http://www.oggitreviso.it/conte-contro-djangole-attivit%C3%A0-allex-caserma-sono-abusive-200305 112 http://www.trevisotoday.it/attualita/concerti-django-treviso-davide-visentin-treviso-14-dicembre- 2018.html 113

movimento nato a seguito dei fatti che hanno visto chiudersi l’esperienza di accoglienza proposta a Riace

82

xenofoba che mira a creare divisioni e che alimenta i più beceri sentimenti di odio razziale, giocando senza pudore sulla vita di migranti e stranieri.”114

Le persone presenti in quella occasione sono state circa 600 secondo le stime indicate dal centro sociale nella sua pagina social.

Il Django non si occupa unicamente di advocacy tramite manifestazioni e dibattiti pubblici. Al suo interno è nato un progetto nel 2016, ora indipendente, anche se in dialogo con i membri del Centro Sociale: “Talking Hands-con le mani mi racconto.” “Nasce a seguito dell’esperienza della palestra popolare” racconta uno dei promotori del progetto (intervista 7). In quell’occasione si erano avvicinati, alla palestra organizzata negli spazi del Django, alcuni richiedenti asilo ospiti di CAS della provincia, con una “presenza più grossa della Caserma Serena” (intervista 7).

La situazione aveva portato i ragazzi “ad un processo di disattivazione all’interno del CAS.115” la palestra è stata un’iniziale occasione di incontro e ri-attivazione, per “scaricare tensioni116”. Poi con un gruppo di questi, che contribuivano anche alla

sistemazione del luogo, di circa una decina di persone, c’è stato un momento di confronto su “Uno, cosa sapevano fare e due, quale era il loro desiderio, cosa avevano voglia di fare qua e come si potevano poi aiutare nel costruire un’altra attività che andasse oltre l’esperienza della palestra.117” In quella occasione sono emerse molte

competenze professionali ed è nata l’idea dell’opificio. Con l’evoluzione del progetto sono aumentate anche le persone che ne fanno parte anche se non è facile quantificarle con precisione poiché la presenza è molto fluida, tuttavia si tratta di circa una cinquantina di persone.

Al momento l’opificio è suddiviso in attività di falegnameria, ricamo e lavorazione del ferro battuto.

Se si provano ad indagare le relazioni tra il progetto e gli attori coinvolti nella gestione dell’accoglienza emerge il fatto che non vi sono molte collaborazioni con il territorio, ci sono stati alcuni incontri con alcune realtà esterne (es. Sant’Egidio) o soggetti appartenenti ad altre associazioni ma che si recano negli spazi dell’opificio a carattere individuale. 114 https://www.trevisotoday.it/attualita/treviso-django-salvini-manifestazione-22-marzo-2019.html 115 Ibidem 116 Ibidem 117 Ibidem

83

Non vi sono rapporti strutturati, anche se la scorsa giunta ha concesso il patrocinio del Comune al progetto, “che non ha comportato un finanziamento, ma in un certo senso è stato il riconoscimento di un percorso che abbiamo avviato.” (intervista 7)

Ad oggi con la nuova giunta non: “ho mai avvertito […] un’avversione rispetto a

questo progetto, perché di fatto scardina secondo me un po’ un luogo comune molto caro, ovviamente, al trevigiano, di vedere i ragazzi in strada, bighellonare o stare con il telefono in mano e queste cose qui, che ovviamente sappiamo benissimo quanto siano strumentali queste percezioni.” (intervista 7)

Ci sono stati dei tentativi da parte di alcuni CAS di entrare in relazione con questa realtà per cercare di inserire alcuni loro accolti, ma è stato deciso di non avviare queste collaborazioni “proprio per una questione di percezione del progetto da parte dei ragazzi. Il CAS è una cosa, questa deve essere un’altra cosa” (intervista 7)

Il volontario intervistato testimonia come il rapporto di coloro che collaborano all’opificio con la comunità locale abbia avuto riscontri positivi.

“lo abbiamo misurato con le relazioni che si sono costruite per dire anche solo con il ferramenta dove andiamo a comprare le viti, sai le prime volte guardati un po’ con sospetto, magari ci veniva affibbiato un commesso alle costole perché magari avevano paura che andassimo a rubare […] alla quarta ci avevano messo da parte un trapano usato che li aveva lasciato un cliente, a Treviso soprattutto, ma credo in Veneto in generale, il lavoro ha una sua sorta di dignità quasi religiosa, ha aiutato a rompere uno stereotipo” (intervista 7)

Questo progetto è stato protagonista di moltissime fiere e tutto il ricavato va nell’acquisto di nuovo materiale e a coloro che vi lavorano. Ha attirato anche la stampa nazionale comparendo su ELLE118.

Gli spazi ad esso dedicati non sono solo destinati al lavoro, ma viene descritto come un luogo d’incontro per richiedenti asilo e rifugiati. La maggior parte di coloro che partecipano al progetto in modo costante, inoltre, sono ormai fuori dalle accoglienze quindi, Talking Hands con la collaborazione del Django, stanno tentando di realizzare una soluzione abitativa in un edificio facente parte degli spazi del Django inizialmente adibito a dormitorio emergenziale. Il progetto durerà inizialmente sei mesi ed è destinato a cinque ragazzi titolari di protezione coinvolti attivamente nell’opificio.

118

https://www.elle.com/it/moda/nuovi-talenti/a25778478/integrazione-razziale-progetto-talking- hands/

84

Per quanto riguarda i movimenti sociali, infine, grandi assenti nel dibattito pubblico sono le associazioni di immigrati nel territorio trevigiano, sicuramente presenti ma non di facile accesso o che comunque a livello di opinione pubblica non hanno ancora scaturito importanti riflessioni sul tema.