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Alcuni studi recenti (Reader, 2007; Mazza, 2007; Sesana, 2007) dimostrano come – in netta controtendenza rispetto alla progressiva laicizzazione del vivere sociale, ma in crescita parallela ad essa – sia in corso uno spiccato aumento del turismo religioso.

Prendendo ad esempio il caso italiano, questi studi rilevano che, mentre nel 1990 quasi il 56% del totale dei flussi turistici (circa 438 milioni di arrivi) era composto da un tipo di turismo vacanziero e di piacere, nel 2006 (circa 846 milioni di arrivi) la percentuale di questa fascia di turisti era scesa del 5% (dati UNWTO, 2008).27 Il flusso connesso al turismo religioso e ai

pellegrinaggi, invece, è passato dagli 86 milioni di arrivi nel 1995 ai 225 milioni nel 2006, arrivando a rappresentare il 27% del totale.28 Quello dei pellegrinaggi risulta essere un turismo

in crescita a livello globale, come è stato rilevato dagli stessi autori, i quali hanno esaminato numerose destinazioni religiose in tutto il mondo, dal Giappone all'Europa. Il 2007, in particolare, è stato l'anno record del turismo religioso in Italia, nel quale si sono superati anche i valori del Giubileo del 2000.29

I luoghi sacri di tutte le tradizioni religiose, quindi, attraggono sempre più un grande numero di visitatori, molti dei quali, comunque, non possono essere ritenuti dei “fedeli” in senso proprio (anche se l'incontro di un turista con il sacro può essere di una qualità altrettanto spirituale e profonda, pur con un significato prettamente personale).30 In ogni caso, la maggior parte dei

viaggiatori, siano essi turisti o pellegrini, sembra condividano un unico obiettivo: la ricerca di un qualcosa che renda la loro vita migliore, una ricerca che stimola l'insorgere di sogni, che, se

26 Gadamer, L'attualità del bello, Genova-Milano, Casa Editrice Marietti Spa, 1986, p. 178

27 Dallari F., Territorial Management Of Italian Catholic Church: Between Pilgrimages And Religious Culture, in

European Journal of Tourism, Hospitality and Recreation, Polytechnic Institute of Leiria, Portugal, 2012, Vol. 3, Issue 2, p. 124

28 Dallari, idem, p. 124 29 Dallari, idem, p. 124

30 Smith V. L., Introduction. The Quest in Guest in Annals of Tourism Research, Pergamon Press plc 1992, Vol 19,

p.2

anche non troveranno corrispondenza nella realtà, hanno la capacità di arricchire e illuminare, trasmettendo a chi sogna nuove speranze e una nuova vita.31

La crescita esponenziale del turismo verso i luoghi sacri, e in particolare verso gli edifici sacri di interesse storico-artistico, ha posto i responsabili della loro gestione di fronte ad una serie di dilemmi. Si è consapevoli che chi visita i luoghi sacri lo fa per varie ragioni che possono andare dalla ricerca di un'esperienza (spirituale o culturale) autentica al puro caso. Il sentimento di chi si trova a dover accogliere visitatori (le locali comunità di fedeli e i loro parroci) va dall'orgoglio e il piacere di possedere un tale patrimonio culturale e condividerlo, al timore che le loro pratiche religiose possano essere disturbate dalla presenza di inappropriate attività turistiche e commerciali che inevitabilmente, a seguito della forte affluenza, tendono a svilupparsi attorno ai loro luoghi di culto. La presenza di flussi turistici determina, quindi, da una parte la giustificazione economica e politica della conservazione del sito, e dall'altra la paura che un suo uso inappropriato, la sua “mercificazione” e un numero eccessivo di visitatori rappresentino delle minacce alla sua integrità.32 Molti siti cercano di incoraggiare le donazioni per riuscire a

compensare le esternalità negative causate dal turismo di massa, ma le donazioni raramente coprono i costi della manutenzione e della conservazione.33 Inoltre, quando un'area geografica

contiene un grande numero di siti d'interesse, i visitatori tendono sempre a visitare solo quelli più famosi,34 a scapito di quelli che lo sono poco, o non lo sono affatto.

Indipendentemente dalle motivazioni che li spingono a visitare i luoghi sacri, tutti i visitatori, pellegrini o meno, richiedono – indistintamente – un certo livello di servizi, dai più basici (adeguata presenza di servizi igienici) ai più complessi (accoglienza, informazione, ristorazione), non molto dissimili a quelli che si possono di solito trovare in qualsiasi destinazione cosiddetta turistica. Per questo motivo, generalmente, i fedeli e/o i pellegrini che si recano a visitare importanti luoghi religiosi che sono meta anche del turismo secolare, sono di solito indistinguibili da qualsiasi altro visitatore che sia solo e semplicemente debitamente rispettoso del luogo sacro in cui si trova: non necessariamente il sacro ha sempre e comunque carattere solenne, con accesso riservato esclusivamente ai pellegrini.35

Gli stessi studi citati all'inizio del paragrafo definiscono, infatti, inappropriata la dicotomia “turista

vs pellegrino”, e suggeriscono di considerare turisti e pellegrini come i due poli opposti di uno

stesso continuum.36 Specialmente in Europa, queste due tipologie di visitatori mostrano grandi

similitudini di comportamento, soprattutto nel momento in cui il turismo “religioso” tende ad

31 Smith V. L., Introduction. The Quest in Guest in Annals of Tourism Research, Pergamon Press plc 1992, Vol 19, p.

15 – Smith cita Turnbull 1981: “Turnbull (1981b:81) comments that both forms of quest “stimulate dreams that, however unmatched by reality, have the ability to enrich and enlighten, giving the dreamer fresh hope and fresh life.” – Traduzione dell'autrice

32 Levi D.- Kocher S., Understanding Tourism at Heritage Religious Sites, in Focus, 2009, Vol VI, p. 17

33 Levi D. - Kocher S., Understanding Tourism at Heritage Religious Sites, in Focus, 2009, Vol VI, p. 18 – Citano

Olsen, 2006 (n.d.a.)

34 Levi D. - Kocher S., Understanding Tourism at Heritage Religious Sites, in Focus, 2009, Vol VI, p. 17

35 Nolan M.L. - Nolan S., Religious Sites as Tourism Attractions in Europe, in Annals of Tourism Research, Pergamon

Press plc 1992, Vol 19 1990, p. 69

36 Dallari F., Territorial Management Of Italian Catholic Church: Between Pilgrimages And Religious Culture, in

European Journal of Tourism, Hospitality and Recreation, Polytechnic Institute of Leiria, Portugal, 2012, Vol. 3, Issue 2, p. 112

avere come meta chiese, cattedrali e monasteri che si trovano all'interno dei centri urbani. In Europa turisti e pellegrini visitano paesi e città che contengono al contempo sia edifici sacri che attrazioni “secolari” e ne ricevono quindi degli input di carattere culturale, storico e artistico, spesso assenti in luoghi di pellegrinaggio isolati. In un tale ambito, le similitudini di comportamento di turisti, turisti culturali, fedeli e pellegrini sono la diretta conseguenza della condivisione di molte attività non cultuali, e quindi della mancanza di una netta differenziazione degli spazi in cui essi si muovono.37 Tutti si trovano a vivere nella stessa dimensione eclettica

offerta dalla società post-moderna, contrassegnata da un'estrema variabilità e soggetta a continue metamorfosi.38 Questo dato di fatto conduce spesso a confonderne le identità. Come

afferma Dallari, i pellegrini si comportano sempre più frequentemente come turisti culturali e prestano sempre più attenzione ai dettagli del viaggio e dei servizi ad esso collegati. Storicamente è provato che gli stretti sentieri dei pellegrini siano poi diventate strade e i loro semplici ricoveri lungo il percorso si siano trasformate in locande e c'è sempre stato qualcuno che nei pressi dei luoghi sacri vendeva bevande rinfrescanti o “reliquie”. Alcuni monasteri oggi accettano anche ospiti paganti, i quali a loro volta non sono sempre alla ricerca di un contatto con il divino, ma piuttosto di un'antica, più lenta, qualità del vivere. E persino figure ascetiche del calibro del Dalai Lama, che prima del suo esilio forzato in Tibet viveva comunque in una moderna casa in stile occidentale, viaggiano senza disdegnare di essere ospitati in alberghi di lusso.39

Sia i turisti che i pellegrini influenzano lo sviluppo delle attività economiche nei luoghi di destinazione e richiedono l'utilizzo di strategie manageriali per l'organizzazione dei servizi di cui necessitano.40 Ciò causa di frequente grossi problemi a chi si trova a gestire gli spazi sacri, in

quanto si tratta di solito di professionalità che non sono abituate, e - molto di frequente - nemmeno disposte ad aver a che fare con istanze di tipo economico-commerciale. Questo accade anche se le eventuali entrate finanziarie generate da un importante flusso di visitatori potrebbero aiutarli e addirittura esser fondamentali per garantire l'apertura e il mantenimento della sua funzione d'uso originaria (l'utilizzo del luogo sacro da parte della comunità dei fedeli a cui esso appartiene) - nonché la conservazione del sito.41

La proporzione della presenza di turismo prettamente religioso e di quella di persone interessate principalmente all'arte, all'architettura o alla storia varia da luogo a luogo e spesso non può essere accuratamente determinata neppure da chi amministra il sito. Anche le autorità vaticane fanno fatica a produrre dati certi relativamente al numero e alla qualità dei visitatori

37 Dallari F. , idem, p. 112 38 Dallari F., idem, p. 117

39 Tre citazioni tratte da: Smith V. L., Introduction. The Quest in Guest in Annals of Tourism Research, Pergamon

Press plc 1992, Vol 19, p. 3

40 In Italia, sia a livello nazionale che a livello regionale, le politiche turistiche relative al turismo religioso sono gestite

dalla CEI (Conferenza Episcopale Italiana) e dalla sua controparte a livello regionale CER (Conferenza Episcopale Regionale), unitamente all'Ufficio Regionale per la Pastorale del Turismo. (vedi Dallari, p. 125)

41 Shackley M., ‘Service Delivery’ At Sacred Sites - Potential Contribution Of Management Science in European

Journal of Science and Theology, December 2005, Vol.1, No.4, p. 33

presenti a Roma e nella Città del Vaticano in occasioni particolari.42 Ovviamente i luoghi di culto

che si trovano in città o in aree importanti che di per sé attraggono grandi masse di turisti hanno maggiori possibilità di essere visitati da persone che viaggiano per piacere. E anche fra i devoti, il pellegrinaggio può diventare quasi un'attività a margine rispetto alle tante altre che la città offre.43

Più un sito religioso è importante, maggiori sono le probabilità che gli interessi delle varie tipologie di frequentatori entrino in conflitto, in particolar modo quando l'ago della bilancia inizia a pendere dalla parte dei turisti.44 Come dimostrato nella trattazione del secondo capitolo, fin

dalla fine degli anni cinquanta la Chiesa Cattolica si è occupata dei rapidi cambiamenti sociali che stavano caratterizzando i primi decenni del secondo dopoguerra, derivati dall'accresciuta disponibilità di denaro e di tempo libero e dalla maggiore tendenza alla mobilità delle persone. Con sorprendente anticipo sui tempi la Chiesa si stava preoccupando dei possibili esiti che questi profondi cambiamenti avrebbero avuto in termini di conservazione ed uso degli spazi sacri. Da quasi tutti i documenti esaminati traspare, in modo evidente e marcato, la precisa volontà delle autorità ecclesiastiche di conciliare i bisogni delle comunità religiose con quelli della società laica in trasformazione, all'interno di un'unico quadro di sostenibilità.45

Grazie anche alla divulgazione dei contenuti dei documenti post-conciliari, la convinzione che i bisogni dei turisti frequentatori dei luoghi sacri debbano essere rispettati è oggi largamente diffusa tra gli amministratori dei siti più visitati. Senza contare, inoltre, che in un epoca in cui nella maggior parte d'Europa le chiese – tutte – registrano un'affluenza di fedeli in drammatica diminuzione e, allo stesso tempo, si assiste a un forte aumento dei visitatori nei luoghi sacri di maggior importanza (non solo storico-artistica), la buona gestione di un luogo di culto che sia anche turisticamente attrattivo viene spesso vista come una non tanto remota opportunità di evangelizzazione.46

3.3

IL SACRO