Never had a city a more glorious Bible (...) John Ruskin, “The Stones of Venice”63
Secondo la documentazione d'archivio rinvenuta, Chorus (associazione senza finalità di lucro) venne fondata nel giugno 1997,64 esattamente due anni e mezzo prima dell'inizio dell'anno
giubilare. Proprio in vista del Giubileo dell'anno Duemila, il Patriarcato di Venezia aveva messo a punto il progetto Biblia Pauperum: chiese aperte verso il Giubileo. Il progetto prevedeva la “messa in rete” di 14 luoghi sacri veneziani, tredici chiese (S.Maria Gloriosa dei Frari, San Giacomo de l'Orio, San Stae, San Polo, Santo Stefano, Sant'Alvise, Madonna dell'Orto, Santa Maria Formosa, Redentore, San Pietro di Castello, San Sebastiano, Santa Maria del Giglio, Santa Maria dei Miracoli) e gli spazi del “Tesoro” situato all'interno della Chiesa di San Marco. L'insieme di questi luoghi, tra i più visitati e ricchi di tesori artistici, considerabile complessivamente come una grande Bibbia d'arte, avrebbe dato vita al primo museo diffuso della città, con un orario di apertura comune e continuato, un servizio di guardiania, e strumenti museografici a disposizione dei visitatori. Il tutto grazie ad un sistema di bigliettazione dal quale – fin da subito – furono esclusi fedeli e residenti nel comune di Venezia, aventi diritto al libero accesso.65 Il Patriarcato decise di affidarne la gestione all'Associazione Chorus, che – a detta di
Famiglia Cristiana - fu creata proprio a questo scopo.66 L'obiettivo dell'operazione era quello di
garantire la maggiore accessibilità possibile ai monumenti religiosi, salvaguardando il rispetto al
luogo sacro e la tutela da furti e vandalismi.67
Il giorno prima della presentazione ufficiale dell'iniziativa, che avvenne il 24 ottobre 1997 con una conferenza stampa tenutasi a Palazzo Labia a Venezia,68 il settimanale Famiglia Cristiana
pubblicò un articolo intitolato Audace progetto in vista del Giubileo, in cui Biblia Pauperum viene descritta come un'operazione rilevante69 e di cui il Dr. Luca Baldin, direttore (laico)
dell'Associazione e responsabile scientifico dell'iniziativa, delinea, in una breve sintesi, motivazioni e obiettivi:
62 v. capitolo 6
63 Ruskin J., The Stones of Venice, Vol. II, Chapter IV, St Mark's, § LXXXI
64 Verbale di assemblea del 18 giugno 1997. Delibera soggetta ad approvazione ai sendi del Codice di Diritto
CanonicoIl primo statuto verrà redatto e approvato più di un anno dopo, il 2 ottobre 1998. Vedi cap. 5, par. 5.3
65 Famiglia Cristiana, Chiese di Venezia come una “Bibbia d'arte”, 23 ottobre 1997 66 Ibidem
67 Ibidem. Nell'articolo si evidenzia che nel 1996 nelle chiese di Venezia si sono registrati 20 furti.
68 Conferenza stampa a Palazzo Labia, mattina del 24 ottobre 1997. Presenti: il sindaco Prof.Massimo Cacciari,
l'assessore alla cultura Gianfranco Mossetto, Don Aldo Marangoni (presidente di Chorus) e Luca Baldin (direttore scientifico di Chorus)
69 Famiglia Cristiana, 23 ottobre 1997.
1. la presa d'atto dell'insufficienza dei fondi derivanti dai consueti canali di finanziamento:
“otto per mille”,70 Stato, Comitati privati;
2. la decisione di costituire un fondo di solidarietà per effettuare interventi di conservazione e valorizzazione a favore di tutte le chiese cittadine;
3. il tentativo di rendere compatibile la coabitazione forzosa di fedeli e visitatori.71
In merito alla scelta delle chiese, il quindicinale diocesano Gente Veneta riporta che sono stati selezionati quei luoghi in cui apparisse più evidente la doppia funzione, museale e di luogo di
culto, (...) lontani dai consueti circuiti turistici poiché, nella scelta, si è voluto contribuire al decentramento del pubblico oltre i canali del turismo di massa, suggerendo un modo diverso e intelligente di fruire della città.72 Dalle pagine dell'Avvenire, Don Aldo Marangoni, presidente di
Chorus, dichiarò che:
Nata, senza fini di lucro, dall'impegno di un gruppo di parroci, l'associazione Chorus punta ad offrire al visitatore un volto più accogliente della città e dei suoi monumenti religiosi (…) I beni culturali sono un modo forte e discreto per garantire possibilità di evangelizzazione e dialogo con pellegrini e visitatori (…) La fruizione di questo patrimonio può garantire condizioni economiche da utilizzare nel restauro e nella conservazione delle opere (…) E non bisogna sottovalutare che la cura e il rinnovato interesse verso i beni artistici creerà nuova occupazione, specie tra i giovani (…).73
Don Fausto Bonini, capo ufficio stampa del Patriarcato di Venezia, attraverso le pagine del Messaggero, giornale di Roma, affermò che ora chi va per pregare si sente disturbato dai turisti
e chi va per visitarle [le chiese] non si sente rispettato (…) e che il ricavato sarà destinato a (…) tutte le chiese di Venezia.74 Lo stesso Bonini ribadirà in seguito nel Messaggero Veneto, che
(...) non è vero che oggi l'ingresso alle chiese è gratuito, ponendo l'attenzione sulla presenza
nelle chiese di apparecchi informativi e per l'illuminazione “a gettone” nonché sulla consuetudine presente in molti luoghi sacri di concederne l'accesso previa corresponsione di una “mancia” al custode di turno.75
Questa sua dichiarazione coincide con quanto già pubblicato in precedenza (16 gennaio 1993) da Gente Veneta che, ponendo l'attenzione su questo tema, aveva titolato: Venezia: c'è già il
ticket ombra, dimostrando come nelle chiese veneziane esistesse già una sorta di biglietto
70 Corrisposti alle diocesi dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI)
71 Famiglia Cristiana, Chiese di Venezia come una “Bibbia d'arte”, 23 ottobre 1997 72 Gente Veneta, Chiese famose e da scoprire tra le quattordici, 24 ottobre 1997 73 Avvenire, E Venezia apre i suoi tesori..., 25 ottobre 1997
74 Il Messaggero, Venezia, in chiesa si paga. Biglietto per i turisti, come nei musei..., 25 ottobre 1997
75 Articolo intitolato In chiesa a pagamento. A Venezia, per tutelare dai turisti dell'arte i fedeli che pregano, 25 ottobre
1997
d'ingresso – definito, testualmente, sotterraneo – costituito da impianti di illuminazione a gettone, telefoni-guida, ingressi a pagamento per cripte, campanili, sacrestie, per un totale di 70.000 lire (circa 36 euro) a testa da dover spendere per riuscire a visitare in modo appropriato dodici chiese. Nel medesimo articolo, già si lodava l'esperienza ravennate di quel “circuito museale” a pagamento formato da edifici sacri collegati in cui, attraverso il pagamento del biglietto, venivano (e vengono tuttora, n.d.a.) garantiti una serie di servizi: apertura prolungata, custodia, guide e materiale documentario.
Ma non facciamone dei musei – tuonò il pensoso mons.Giancarlo Santi, responsabile per i Beni
Culturali della CEI, dalle pagine dell'Avvenire (25 ottobre 1997)76 – il rischio maggiore è che la
chiesa venga considerata alla stregua di un museo. Santi espresse, infatti, tutta la sua
preoccupazione nei confronti di un'eventuale reazione dei parrocchiani di fronte a una chiesa
piena di turisti che per entrare pagano il biglietto. Definì, quella veneziana, un'iniziativa a più ampio respiro rispetto a quelle di Ravenna e Siena,77 considerandola un vero e proprio
laboratorio. Ammise, tuttavia, data l'insostenibilità dei costi di manutenzione, sommati allo
spopolamento della città e alla quasi scomparsa della figura del sacrestano, di guardare all'iniziativa veneziana con fiducia, mostrandosi però dubbioso circa la compatibilità tra il
pagamento del biglietto e il quadro giuridico rappresentato dalle normative canoniche, civili e concordatarie, pur sottolineando il dovere della Chiesa di garantire quell'accoglienza intelligente che va riservata ai turisti. Dell'iniziativa, parlarono, in quello stesso giorno, 25 ottobre 1997,
anche altre testate: il Corriere della Sera, Il Giorno, L'Unità, Il Sole 24 Ore. L'Unità riferisce il pensiero del sindaco Massimo Cacciari che definì il progetto
buono, non solo per il risultato economico che garantisce la conservazione e il restauro delle opere, ma perché crea un sistema che permette la valorizzazione del «museo diffuso».78
Ma è Il Sole 24 Ore che, con taglio pragmatico, rivela che Massimo Cacciari, sindaco di
Venezia, è soddisfatto ma sostiene che forse bisognava osare un po' di più, mettendo un ticket – ad esempio – sull'ingresso dell'intera basilica di San Marco e non solo per l'area dove è custodito il tesoro.79 E dalle pagine dello stesso quotidiano economico, Don Aldo Marangoni
sottolineò che:
Troppe chiese sono oggi difficilmente visitabili; troppa richiesta di collaborazione al turista, già troppo sfruttato nella nostra città. E' necessario raffinare il rispetto per il turista.80
76 Avvenire, E venezia apre i suoi tesori. Giubileo, il progetto punta a garantire il rispetto delle liturgie da parte dei
turisti, 25 ottobre 1997
77 Cattedrale di Siena, ingresso a pagamento dal 1996 (gestione: Fabbriceria); Chiesa di Sant'Agostino, Siena,
ingresso a pagamento dal 1997 (gestione: Coop. Siena Viva). Fonte: Mossetto-Vecco, Rapporto..., 2002
78 L'Unità, Venezia, chiese a pagamento per i turisti..., 25 ottobre 1997 79 A questo proposito, vedi anche il cap. 6, par. 6.6.1
80 Il Sole 24 Ore, Chiese con ticket per i turisti in Laguna. Business e restauri, 25 ottobre 1997
Il 7 novembre 1997 anche l'Osservatore Romano si schierò a favore di Biblia Pauperum, e quindi, indirettamente, a favore di Chorus, non solo perché, vi si dice, contribuiva a rendere le
chiese veneziane più accoglienti e [a] regolamentare il turismo nei luoghi sacri, ma soprattutto
perché aiutava a favorire il raccoglimento di chi entra in chiesa a pregare. Lo chiamò il primo
eccezionale «museo diffuso» della città, (…) una struttura organizzativa stabile e professionale.81 Da notare il tono pragmatico usato dall'Osservatore Romano – organo di
stampa ufficiale (per quanto riguarda la pubblicazione dei documenti e le dichiarazioni del Papa) e ufficioso (per quanto riguarda i contenuti delle altre notizie) della Santa Sede82 – che decise di
focalizzare sull'importanza della stabilità e della professionalità della struttura e che, per descriverla, adottò anch'esso l'espressione “museo diffuso”.83 Altrettanto pragmaticamente, il
periodico diocesano veneziano, Gente Veneta, si affrettò a rassicurare fedeli e lettori, invitando
chi intende visitare una chiesa per il suo fine primario, la preghiera, a non spaventarsi.84