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Siano esse luoghi di pellegrinaggio o meno, le chiese visitate da un grande numero di turisti hanno spesso adottato delle procedure per ridurre i motivi di “conflitto” tra fedeli e visitatori interessati all'aspetto storico-artistico dell'edificio e del suo contenuto.62 Vi si possono trovare

cartelli che indicano che durante lo svolgimento dei servizi liturgici l'accesso è consentito solo ai fedeli, oppure che richiedono ai visitatori un abbigliamento adeguato. In alcune chiese è permesso fotografare e in altre no. All'interno delle chiese europee i visitatori trovano spesso tutta una serie di informazioni, sotto forma di cartoline o pieghevoli con notizie storiche messi in vendita su alcuni scaffali (di solito non vigilati), di “telefoni-guida” a pagamento o addirittura veri e propri bookshop, programmi audiovisivi e visite guidate.63 E anche se l'ingresso al luogo sacro

è gratuito, a volte si paga un ticket per poter fotografare,64 per accedere ad aree annesse

all'edificio principale (se esistenti) come il “tesoro” o il campanile. In ogni caso all'interno vi si trovano disposte in evidenza apposite cassettine dove poter lasciare le proprie offerte.

La natura dell'esperienza che un luogo sacro può offrire ai propri visitatori è molto complessa. Contiene, infatti, elementi intangibili (la particolare atmosfera, la penombra, il sentimento di vicinanza alla divinità) ai quali è impossibile dare un valore monetario.65 Il core business dei

luoghi sacri rimane quello di fornire accoglienza a coloro che desiderano pregare, meditare o compiere atti di devozione, ma molti di essi oggi offrono ai visitatori anche altro.66 In genere, i

visitatori si aspettano di trovare anche una serie di servizi associati all'edificio che intendono visitare, tra i quali punti d'informazione, parcheggi, visite guidate, caffetterie, bookshop. Gli eventuali introiti derivanti dai visitatori – siano essi diretti (donazioni, biglietti d'ingresso) o indiretti (catering, merchandising) – sono spesso di vitale importanza per la conservazione, la manutenzione e il restauro degli edifici, ma anche oggetto di profonde controversie. Le autorità ecclesiastiche che si trovano ad affrontare queste questioni provano un sentimento di disagio

62 Nolan M.L. - Nolan S., Religious Sites as Tourism Attractions in Europe, in Annals of Tourism Research, Pergamon

Press plc 1992, Vol 19, p. 73

63 Nolan M.L. - Nolan S., Religious Sites as Tourism Attractions in Europe, in Annals of Tourism Research, Pergamon

Press plc 1992, Vol 19, p. 73

64 Ad esempio, nel Duomo di Milano (vedi http://www.duomomilano.it/index.php/visitare-il-duomo/orari-e-

biglietti/regolamento-foto/

65 Shackley M., ‘Service Delivery’ At Sacred Sites - Potential Contribution Of Management Science in European

Journal of Science and Theology, December 2005, Vol.1, No.4, p. 34

66 Shackley M., idem, p. 34

nel dover pensare ai propri visitatori come “clienti” e alla proprie attività come “prestazione di servizi”, sia per motivi biblici (Gesù rovesciò i banchi dei mercanti nel tempio), sia per motivi storici, specialmente all'interno del mondo protestante (inaccettabili reminiscenze di simonia67 e

vendita delle indulgenze).68

Levi e Kocher individuano in un comportamento inappropriato, nell'eccessivo affollamento e nella presenza di attività commerciali, le tre sfide principali poste oggi dal turismo ai luoghi sacri. Ritengono che sia relativamente facile controllare il comportamento inadeguato dei visitatori (ad esempio, attraverso la presenza di guardiani all'ingresso) e che l'approccio migliore per ridurre l'affollamento sia applicare una forma di bigliettazione per scoraggiare il turista casuale. Sottolineano, però, l'importanza di non sottovalutare il modo in cui l'ingresso ad un luogo sacro si presenta dal punto di vista della design perspective:69 invitano a minimizzare lo sviluppo

commerciale nei pressi dell'entrata ai fini di favorire nel visitatore l'impressione di un'integrità storica e culturale e suggeriscono la creazione di una “zona-cuscinetto” all'ingresso (a buffered entry corridor).

Sia Nolan (1990) che Shackley (2005) citano il caso delle chiese anglicane d'Inghilterra, un paese in cui malgrado le comunità di fedeli si stiano progressivamente assottigliando, è in aumento il volume di turisti nelle chiese e nelle cattedrali. Nolan afferma che alcune strutture ecclesiastiche anglicane fra le più visitate (well-visited Anglican-administered ecclesiastical

structures) hanno esposto cartelli con il costo dell'ingresso, definendolo “offerta”. Shackley

descrive in dettaglio quella che definisce “una grande controversia” scoppiata dopo l'annuncio da parte di 42 cattedrali anglicane di voler applicare un biglietto d'ingresso. Poche cattedrali inglesi hanno un budget operativo (operating budget) inferiore a 500.000 sterline/anno per finanziare la conservazione e la gestione di edifici così complessi e provvedere a fornire un'ampia serie di servizi a visitatori, pellegrini e fedeli. Formalmente le cattedrali inglesi non ricevono supporto finanziario dallo stato e spesso hanno veramente bisogno di generare notevoli flussi monetari dai propri visitatori. E' evidente che il visitatore sia visto come una fonte di finanziamento in più. Attualmente solo cinque di esse avrebbero già adottato il ticket, mentre le altre conterebbero in parte sulle entrate generate da attività commerciali associate.70 Le

autorità ecclesiastiche inglesi, a suo tempo, avevano anche commissionato un'indagine volta a capire quale sarebbe stato il futuro delle cattedrali anglicane. I risultati misero in chiara evidenza che, per le cattedrali, il turismo è di grande importanza per due motivi: in primo luogo in quanto rientrante nell'ambito della loro missione di evangelizzazione e testimonianza; in secondo luogo in quanto fonte di entrate grazie a offerte, biglietti d'ingresso e altri introiti derivanti da attività commerciali (retailing) e di ristorazione (catering). Naturalmente la location, la grandezza e la popolarità di una cattedrale possono largamente influenzare l'ammontare

67 Acquisizione di beni spirituali in cambio di denaro (da Wikipedia) 68 Shackley M., idem, p. 35

69 Levi D.- Kocher S., Understanding Tourism at Heritage Religious Sites, in Focus, 2009, Vol VI, p. 19

70 Shackley M., ‘Service Delivery’ At Sacred Sites - Potential Contribution Of Management Science in European

Journal of Science and Theology, December 2005, Vol.1, No.4

delle entrate generate. Cattedrali quali St Paul's, Canterbury e York Minster sono attrazioni internazionali e ricavano le proprie entrate dal biglietto d'ingresso e da un portfolio di attività commerciali, di cui le più significative sono quelle relative alla vendita al dettaglio e alla ristorazione. Ovviamente questi edifici hanno maggiori opportunità di generare entrate rispetto a una piccola chiesa parrocchiale i cui flussi di visitatori sono più bassi e il cui “mercato” può essere definito nazionale, se non addirittura diocesano.71

Shackley ritiene che, all'interno della controversia inglese, la riluttanza della pubblica opinione ad accettare di buon grado l'imposizione di un biglietto d'ingresso alle cattedrali sia derivata non tanto da una particolare forma di avarizia, ma da ragioni più profonde, intrinsecamente legate alle motivazioni e alle aspettative del visitatore. Nei tempi andati, visitare una cattedrale significava incontrare il divino ed magari esperire una sorta di chiamata ultraterrena. La stragrande maggioranza dei visitatori oggi non ha queste motivazioni. Il fascino di molte cattedrali è dovuto più che altro all'aura di mistero e di alterità che esse trasmettono, la percezione che siano uno spazio a parte, lontano dalla quotidianità, dai suoi problemi e dai suoi commerci. In questo contesto, il dover pagare un'ingresso può confondere. Induce a percepire il luogo di culto come un'estensione di quel mondo da cui ci si intendeva allontanare, almeno per la breve durata di una visita.

La presenza e il livello di attività commerciali che inevitabilmente si può sviluppare attorno a siti religiosi importanti che attraggono grandi flussi “turistici” possono essere vissuti dal visitatore in modo altrettanto conflittuale ed incidere pesantemente sull'esperienza di visita, se accompagnata da aspettative diverse.72 Un visitatore percepisce un edificio sacro come uno

spazio da preservare e non da usare, da ammirare, ma non da cambiare.73 Uno spazio da

conservare intatto come un prezioso dipinto di cui non si permetterebbe l'aggiunta di alcune pennellate o la sostituzione della cornice.74 E' importante che il sito appaia integro e avulso dalla

modernità - anche se si tratta di un'illusione, dato che gli edifici religiosi hanno subito continue modifiche fin dalla loro costruzione. Se il sito subisce delle modifiche spaziali, di carattere strutturale (aggiunte, sottrazioni o alterazioni delle sue caratteristiche fisiche introdotte per assecondare sopravvenuti cambiamenti di comportamento della comunità di fedeli) o causate dall'introduzione di qualche attività commerciale o di zone a pagamento, i frequentatori del sito percepiscono una dissonanza e sviluppano un sentimento di sconcerto.75 Ed è proprio il turista

laico, e non tanto il “pellegrino” a rimanere negativamente colpito da quella che percepisce come una alterazione del luogo sacro.76 Malgrado ciò, Shackley arriva a concludere che:

71 Shackley M., idem

72 Nolan M.L. - Nolan S., Religious Sites as Tourism Attractions in Europe, in Annals of Tourism Research, Pergamon

Press plc 1992, Vol 19,

73 Shackley M., idem 74 Shackley M., idem

75 Shackley M., ‘Service Delivery’ At Sacred Sites - Potential Contribution Of Management Science in European

Journal of Science and Theology, December 2005, Vol.1, No.4; vedi anche conseguenze della nota della Commissione Episcopale per la Liturgia del 31 maggio 1996

76 Nolan M.L. - Nolan S., Religious Sites as Tourism Attractions in Europe, in Annals of Tourism Research, Pergamon

Press plc 1992, Vol 19. Nel loro saggio Nolan& Nolan citano gli esempi di Knock, Lourdes e Fatima.

(…) the fact remains that sacred sites can no longer be managed in the way that they have for the preceding millennia. Money is tight, worshippers are few, tourist visitors are many, buildings are expensive to maintain and budgets must be balanced. Those involved in the management of sacred sites are, whether they like it or not, in the religion business and in the business of delivering services (in both senses) in highly challenging times. The bottom line is the need not only to balance the budget but also to present the mission and ministry of the site to its staff and visitors as well as possible. This may involve the conservation of an ancient building, but it also may involve the construction of a new visitor centre or the development of commercial outreach activities in catering, merchandising or the staging of exhibitions and concerts. (…) there is a need for managers of such sites (especially their clergy) to be trained in coping with contemporary human resource issues within the rigid hierarchies and accountability systems in their various churches, and to evolve ways in which such procedures might be flexed out for different circumstances. A second area of interest is financial management training for decision-making, and a greater reliance on information technologies. In the past church managers have tended to be naive about contemporary political issues such as Health and Safety and Employment legislation but this can no longer be the case. Moreover, unpleasant realities such as crime, vandalism and theft need to be considered (together with the financial implications of their prevention). As with any large business churches, cathedrals and shrines have varied staffs (clerical, lay and volunteers) and have traditionally been quite opportunistic in hiring, training, firing and ensuring their employees’ welfare - as have many other charitable organisations. But times have changed. Such foundations must in the future optimalize the potential of their employees and be prepared to prune where necessary. In order to maintain the quality of the provision of religious services they also need to maintain (and improve) the quality of their secular services as well, and to be able to respond to consumer demands. This is never easy where money is tight and management unworldly but an understanding of the motivation of visitors (…) may be helpful. The theological justification is quite clear – sacred sites must be managed effectively as part of the mission of the Christian church.

Gli stakeholder principali, le autorità religiose, si trovano effettivamente a dover affrontare una grande sfida: evitare che il sacro diventi uno spazio “conflittuale” favorendo un processo di “conciliazione”. Shackley ritiene che parte della sfida a cui sono chiamati i gestori dell'accesso ai luoghi sacri, e alle chiese in particolare, consista nella difficoltà di realizzare un'interfaccia tra sacro e profano (an interface between the sacred and the profane).77

Anche in Italia, un'adeguata gestione dell'accoglienza dei visitatori “secolari” negli spazi sacri sembra essere tutt'oggi ancora in via di definizione. I capitoli successivi cercheranno di dare un contributo in questa direzione. Verrà illustrato l'esempio di gestione di Chorus - Associazione

per le Chiese del Patriarcato di Venezia, una organizzazione laica senza scopo di lucro, fondata

nel 1997 e tuttora operante nella città lagunare.

77 Shackley M., ‘Service Delivery’ At Sacred Sites - Potential Contribution Of Management Science in European

Journal of Science and Theology, December 2005, Vol.1, No.4

Dal 1998 Chorus gestisce con successo – utilizzando varie iniziative, tra cui un sistema di bigliettazione – la prolungata apertura al pubblico, in orari non liturgici, di una serie di chiese veneziane, consacrate e officiate, di grande interesse storico-artistico. Due o più “chiese

Chorus” sono presenti in ciascuno dei sei sestieri della città, dando così forma a un circuito di

luoghi di interesse raggiungibili dal visitatore attraversando le zone più caratteristiche e meno conosciute della città. La trattazione del caso Chorus sarà preceduta da un breve paragrafo introduttivo (4.1) sul metodo e i materiali utilizzati durante la ricerca documentaria.

TAB. 4