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Di Baroncini Niccolò possediamo tre lettere conservate in due fascicoli differenti presso l’Archivio Muratoriano della Biblioteca Estense di Modena264. Molto probabilmente le missive inviate allo storico modenese furono in numero maggiore, come si intuisce dal contenuto di quelle pervenuteci, mentre delle responsive muratoriane sembra non esservi traccia. In nostro aiuto sovviene Dante Balboni con un articolo su “Una lettera inedita del Muratori intorno alla B. Lucia da Narni” in cui parla del ritrovamento, nell’archivio della Curia Arcivescovile di Ferrara, di un biglietto scritto dal famoso erudito. Questa responsiva, trascritta per intero dal Balboni, è priva d’intestazione mentre non mancano la data topica e cronologica. Computando il periodo in cui fu scritta la lettera e l’argomento del testo, possiamo formulare l’ipotesi che il biglietto sia la risposta alla missiva del Baroncini del 16 dicembre 1719; tutti i dati sembrano combaciare. Il corrispondente scriveva allo storico modenese per conto di Barbara Felicita Sacrati, priora del monastero di S. Caterina da Siena di Ferrara, che desiderava promuovere il culto della beata Lucia da Narni265. Il placet sarebbe stato concesso dalla Santa Sede solo in cambio di un attestato autentico della verginità della religiosa. La suora Sacrati aveva pensato che il Muratori, essendo Lucia la favorita di Ercole d’Este, avrebbe potuto cercare nell’Archivio Ducale qualche lettera della Beata al Duca in cui trovare quella prova di purezza richiesta da Roma. Nell’ultima lettera il Baroncini fa riferimento a un processo di simonia che lo vedeva coinvolto.

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BEUMo, AM, F. 52, fasc. 15; F. 52, fasc. 40. La prima missiva, inviata al Muratori nel dicembre del 1719, è collocata nella filza 52, fasc. 15, mentre le ultime due, scritte nel 1726, appartengono alla filza 52, fasc. 40. 265

Secondo il Balboni l’intestatario misterioso del biglietto scritto dal Muratori doveva essere il cappellano delle monache del monastero di Santa Caterina da Siena di Ferrara. Questo è un elemento a favore della nostra tesi perché il Baroncini nella missiva fa intendere di trovarsi nel detto monastero. Cfr. Dante BALBONI, ‘Una lettera inedita del Muratori intorno alla B. Lucia da Narni’ in Anecdota Ferrariensia, Città del Vaticano 1944- 1967, , pp. 178-179.

Ferrara, 16 dicembre 1719

Si conserva qui nella chiesa della santissima di Santa Catarina di Siena, il corpo della beata Lucia di Narni loro fondatrice, come suppongo a V.S. Illustrissima ben noto. Ed essendovi tra dette religiose la madre suor Barbara Felicita Sacrati che, tutta zelo per la gloria della sopradetta Beata, procura che in queste sieno insieme maggiormente quelle di Dio manifestate, oltre l’haver fatto che sia asposta alla venerazione de fedeli, vorrebbe anche in oggi ottenere da Roma la licenza di recitarsene l’officio, che le verrebbe accordata, se si potesse dare qualche autentico della virginità della Beata di cui niuno più di Lei stessa può darne testimonianza, dopo del suo marito. Questo si fece religioso francescano, ma di lui non si trova alcun scritto. Le dette Madri hanno la vita della Beata suddetta scritta di proprio pugno in ubbidienza de comandi del confessore, dalla quale si può ricavare tutto che si desidera, ma bisognerebbe confrontarne il carattere [e] poter autenticare fosse proprio della suddetta. È venuto in mente alla m. Sacrati che essendo stata favorita sommariamente la Beata dal Serenissimo duca Ercole, che a sua contemplazione fondò l’accennato monastero di Santa Caterina, potesse la medesima haver scritto qualche lettera o biglietto allo stesso Serenissimo in occasione di trattare gli affari del medesimo, perciò ha desiderato che io annunzi a V.S. Illustrissima le mie suppliche per sentire se fosse possibile riportare sopra ciò qualche cosa, secondo l’esposto, nel qual caso la dama ne scriverebbe ancora a Sua Altezza Serenissima, se fosse per bisognare. La Beata visse sino al 1544 ed il Serenissimo duca Ercole era morto 30 anni prima, che vuol dire nel principio del 1500, forse si dovrebbe ritrovare qualche cosa. Avrebbe la m. Sacrati fatto pregare V.S. Illustrissima per mezzo dell’eccellenza del sig. marchese Scipione mio padrone e suo nipote, ma trovasi egli con vari officiali e ministri del Pubblico alla visita de danni inferiti dall’ultima escrescenza del Po che sono considerabilissimi. E però è toccato a me questo onore di rinnovare a V.S. Illustrissima insieme gli atti del mio sommo rispetto con cui mi fu parimente ad augurare al di Lei gran merito le consolazioni più bramate in vicinanza del Santo Natale per non multiplicarle l’incomodo delle lettere desiderando io solo quella di poterla ubbidire, se mai ne fosse capace la mia debolezza e con ogni mio ossequio mi pregio essere…

Ferrara, 19 agosto 1726

Prima di avanzare a V.S. Illustrissima le mie suppliche avevo già comunicato il caso a più d’un teologo, e di questi causidici ancora, e trattandosi della rinoncia d’una remota parte di beni ecclesiastici qual’è l’entrata che poteami essere assegnata in pensione cui, attesa la nomina fattami, aveva già acquistato jus et non già di positivo beneficio o dignità ecclesiastica, niuno mi ha mai fatto concepire d’essere io incorso in labe simoninea tanto più, che essendomi io mosso a rendere immune et esente la chiesa già accennata dall’aggravio dell’annua pensione, non pare vi possa qui entrare, non ostante tutto l’intenzionatomi dal fratello dell’arciprete, che una gratuita corrispondenza solamente mi ha promessa proprio nomine, e non una pateggiatura risposta, che tutti anzi mi dicono sia tenuto mantenermi in carico di coscienza non dimeno quando V.S. Illustrissima conoscesse veramente, col suo alto intendimento, che vi fosse la simonia predetta, credo che questo sarà il mio caso perché se non altro avrò motivo e maniera di venire in parte sul mio e rifarmi del nero atto che mi viene usato dal Toschi et inganno con farlo sbalzare da quella chiesa che per tanti e tanti capi non merita. Che però degnandosi di fare qualche altro riflesso, a tutto si esposto, supplico V.S. Illustrissima avanzarmi il suo sentimento, che sarà sempre da me il più ossequiato, e quando veramente conosca di non potermi graziare, secondo l’avevo supplicata e la supplico di nuovo quando vi sia luogo, mi sarà grato mi onori rimettermi l’attestato che le trasmisi affinché possa mandarlo a Roma ad oggetto di principiarne la causa per la quale, ancorch’io venissi dichiarato incapace di benefici, non m’importa perché già non ne voglio e intanto vedrò come potrà difendersi l’altro facendomi a ciò risolvermi la burla che pretende avermi fatto il Toschi e che non so accomodarmi a soffrire per non esserne mai stato avvezzo.

Il sig. Toschi mi promise che non avrei mai perduto finchè io cedessi, ma non espresse la quantità come dice l’attestato anzi facendomi istanza di abbandonarmi alla sua onoratezza. Onde non potevo che sperare una gratuita sua risposta o annua o tutt’assieme e se fosse stata di dieci paoli, per così dire, io non potevo recalcitrare. Ora non vuol’avermi promesso cosa nessuna, lo vedremo. Io ho fatto rinuncia del ius acquisito ad una cosa adiacente ad una spirituale per riportarne una ricognizione, ma essendo semplice gratuita non ho creduto incorrere in simonia, tanto più per avermene intenzionato un terzo, a suo nome solamente, e per questo niuno nemmeno finqui ha saputo dirmi vi sia stata simonia. Può darsi però che vi sia et in questo caso voglio prendermi non po’ di divertimento et

insegnare come debbansi mantener le promesse. Intanto n’attenderò i rincontri. Supplico infine V.S. Illustrissima di condonare benignamente il lungo tedio et a non privarmi dell’onore della sua grazia stimatissima che tutta ubbidienza et ossequio insieme mi troverà sempre…

Ferrara, 18 dicembre 1726

Tributo a V.S. Illustrissima, in vicinanza del Santo Natale, gli atti soliti del mio umilissimo ossequio che si degnerà rilevare dal presagio delle maggiori consolazioni possa sperare il di Lei gran merito dalla mano del Signore. Quando intanto V.S. Illustrissima non credesse potessero dispiacere agli occhi clementissimi di Sua Altezza Serenissima quelli più sommessi della mia venerazione, la supplico umiliarglieli coll’ingionto foglio implorando

II