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I commissari ducali a Ferrara: Giuseppe Martinelli e Francesco Contarell

I due commissari ducali si pongono, cronologicamente, agli antipodi della carriera di Muratori come priore e amministratore dei due benefici situati a Ferrara. La corrispondenza tra Martinelli e il modenese si sviluppò intorno ai primi dieci anni (dal 1710 al 1721) della gestione di Sant’Agnese e della chiesa della Santissima Trinità in Sant’Anna; quella tra Francesco Contarelli e l’erudito seguì gli ultimi diciotto anni della conduzione di tali fondi159. Vedremo come gli scambi epistolari, pur essendo nati da un interesse comune, differiscono sia per il rapporto che i due commissari instaurarono col Muratori (tra Contarelli e il modenese c’era un profondo legame d’amicizia e di fiducia), sia per la diversità degli argomenti trattati. Ma prima di addentrarci nell’analisi delle corrispondenze bisogna chiarire quali fossero i compiti dei commissari ducali e il motivo della loro presenza a Ferrara durante il governo pontificio. Allo stato attuale delle ricerche restano ancora alcuni nodi da sciogliere su tali figure: per esempio non si è potuta stabilire la durata dell'incarico; e soprattutto non sappiamo con certezza confermare se il Duca inviasse nella città legatizia uno o più commissari.

Grazie all’articolo di Barbara Ghelfi, frutto del riordino del fondo archivistico riguardante l’Agenzia di Ferrara presso l’Archivio di Stato di Modena, siamo riusciti a costruire un identikit, sia pure incompleto, dei commissari ducali a Ferrara e dei loro compiti160. Dopo la devoluzione della capitale degli Este allo stato della Chiesa, alcuni beni allodiali posti nel Ferrarese restarono nelle mani dei duchi di Modena. Di conseguenza, durante il governo dei Legati la gestione di tali possedimenti diede vita a un’amministrazione separata chiamata Agenzia di Ferrara. Il patrimonio degli Este, posto nel territorio dell’ex capitale, consisteva nelle castalderie collocate nel Ferrarese e negli immobili cittadini, come il Palazzo di Corte e quello dei Diamanti, adibito a sede dei funzionari ducali. I commissari a Ferrara, che agivano direttamente per conto del duca di Modena, dovevano trattare i negozi della Corte estense con i Legati pontifici e dirigere l’amministrazione dei beni allodiali. Inoltre, a quanto risulta dall’analisi delle corrispondenze, i commissari svolgevano anche il compito di ambasciatori, tenendo costantemente informata la corte di Modena su ogni avvenimento ferrarese che potesse avere una qualche rilevanza politica. Nell’amministrazione di quei beni gli agenti ducali

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BEUMo, AM, Martinelli Giuseppe, F. 71, fasc. 8; Contarelli Francesco, F. 61, fasc. 36. 160

Barbara Ghelfi, ‘Un fondo archivistico riscoperto. Le carte dell’Agenzia di Ferrara nell’Archivio di Stato Estense di Modena’, in Ferrara: voci di una città, n°30, 2009, pp. 75-78.

erano coadiuvati da computisti incaricati di tenere aggiornati i conti delle rendite e delle spese delle proprietà che venivano affittate a terzi161.

Tra i possedimenti ducali posti nel Ferrarese erano compresi, come si è detto, i benefici legati all’abbazia di Pomposa, tutti di giuspatronato Estense; la loro amministrazione rientrava pertanto tra i compiti dei commissari. Sulla scorta dei documenti conservati nell’Archivio di Stato di Modena, fondo Agenzia di Ferrara, è possibile stilare un elenco approssimativo dei commissari ducali a Ferrara tra il 1697 e il 1749: ad Achille Tacoli, in carica dal 1697 al 1710, succedette Giuseppe Martinelli fino al 1721; al posto di questi venne poi nominato Vincenzo Vecchi (1721-1730)162. Tra quest’ultimo e Francesco Contarelli (1731-1749) è da collocare, per un breve periodo, il cavaliere Alfonso Cavazzi163; sul libro dei conduttori ducali del 1731 si legge infatti:

“Al nome del Signore Iddio e della sempre Immacolata S. Maria, Libro Conduttori Ducali 1731 sotto il ministro dell’Illustrissimo sig. cavaliere commissario Gavazzi cominciato li 9 marzo anno suddetto 1731 e proseguito dopo la morte del sig. Cavazzi seguita li 13 giugno di detto anno sotto il ministero del sig. Francesco Contarelli commissario pro interim di S.A.S.”164.

Dopo questo breve excursus sui compiti dei commissari ducali ritorniamo a Giuseppe Martinelli: di questo corrispondente ci sono pervenute 64 lettere scritte a Muratori dal 1710 al 1720, mentre le responsive dell’erudito modenese, allo stato attuale delle ricerche, non sono state rinvenute165.

Da due missive inedite scritte da Giuseppe Martinelli il 18 agosto 1710 (la prima diretta al duca di Modena e l’altra al consigliere Masini) apprendiamo che il commissario arrivò a Ferrara intorno al 15 di agosto e fu accolto dal vescovo della città. Tra i due documenti abbiamo notato alcune incongruenze riguardo al racconto del viaggio del commissario ducale verso Ferrara. Nella lettera indirizzata al duca Martinelli scriveva:

«Arrivato la sera del giovedì 14 corrente alla Mirandola ebbi dal sig. conte Tacoli le notizie spettanti a questa mia incombenza , partitone la mattina del venerdì in passando dal Finale mi feci

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Nelle corrispondenze dei commissari ducali al Muratori, specialmente nelle lettere di Giuseppe Martinelli, si trova spesso menzione della riscossione di livelli. Si riferiscono a tipi di contratti agrari in uso sin dal Medioevo consistenti nelle concessione di una terra dietro il pagamento di un fitto. La durata era generalmente di 29 anni. Il livello veniva stipulato tra il proprietario (spesso un nobile, un monastero, una chiesa) e il livellario. Tale forma di contrattorimase in uso fino agli inizi dell'Ottocento.

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Carteggi con Vannucchi…Wurmbrandt, a cura di Michela L. Nichetti Spanio,vol. 45, Firenze 1982. 163

Achille Tacoli nacque nel 1655 da Daria Casotti e da Pietro, un giureconsulto di antica e nobile famiglia reggiana. Achille viene descritto come un abile uomo d’affari, dote della quale si avvalse il duca Rinaldo quando lo inviò, non sappiamo con esattezza quando, a Ferrara come commissario ducale. Tacoli fu corrispondente di Muratori: le sue lettere sono state edite. Cfr. Carteggi con Tabacco…Tafuri, a cura di Giuseppe Trenti, vol. 40, Firenze 1987.

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ASMo, Agenzia di Ferrara, b. 65. Nel documento Contarelli viene indicato come sostituto provvisorio del cavaliere Cavazza ma sappiamo che detenne l’incarico dal 1731 al 1749.

165

conoscere a quel Governante per la comunicazione tra di noi necessaria pe’l buon servigio di V.A.S. e giunsi in Ferrara alle 16 ore. Il dopo pranzo atteso l’imprendimento del sig. cardinale Vescovo per i primi Vesperi dell’Assunta et, il saper io che era precorsa notizia del mio arrivo a monsignore Vescovo, feci chiedergli udienza. Egli fattomi subito introdurre mi ricevè su la porta della stanza e tenutasi la mano mi fece sedere e coprire, gli presentai la lettera e m’espressi spedirmi V.A.S. qua per assistere a questi suoi interessi avermi ordinato di subito portarmi ad inchinarlo, d’assicurarlo dell’ossequiosa devozione e venerazione di V.A.S»166.

Nella seconda missiva, diretta al Masini, leggiamo: «Arrivai in Ferrara sul mezzo giorno delli 14 corrente. Sono andato prendendo le informazioni sopra gl’affari su i quali il Principe Serenissimo mi fece premure più precise e dalle memorie che ne umilio a S.A.S. V.S. illustrissima vedrà che grazie a Dio prendono buona piega senza occasione d’alcun impegno» 167

.

Il commissario, appena preso possesso dell’incarico, incominciò a raccogliere le notizie e i documenti intorno ai benefici dipendenti dall’abbazia di Pomposa che sarebbero serviti al Muratori per la difesa degli interessi della Casa d’Este contro il governo pontificio: «Vò facendo pratiche per le cose impostemi dal sig. dott. Muratori»168.

Il 24 novembre 1710 informava il futuro priore di Sant’Agnese sull’andamento delle ricerche documentarie svolte nel monastero di San Benedetto a Ferrara:

«Ho veduto le memorie favoritemi in proposito della Pomposa, sono ottime ma ora bisognerebbe ristringere le notizie ad indagare se i beni ch’ora gode la prepositura siano que’ stessi che furono assegnati a quel monastero nella fondazione perché se sono tali già sono eccettuati nel breve o lettere dichiaratorie del Papa rispetto alle altre esenzioni papali et imperiali, si pretenderà che vi resti derogato in questa imposizione e si dovrebbe pigliar la materia di […] se si venisse a discorrere della convenienza o di sconvenienza di questa deroga onde l’altra strada sarà più breve e più piana da i padri Benedettini ho già avute le informazioni che mi potevano dare»169.

Nella stessa missiva il commissario riferiva a Muratori del disordine in cui versava l’archivio di San Benedetto e proponeva per il riordino don Mauro Vallisnieri che, per le sue qualità, sarebbe sicuramente andato a genio a quei monaci170.

166

ASMo, Agenzia di Ferrara, b. 65 167

Ibidem; 168

Ibidem;

169

BEUMo, AM, Martinelli Giuseppe, F. 71 fasc. 8. Ferrara, 24 novembre 1710. 170

Mauro Vallisnieri, fratello di Maurizio, nato a Reggio, professo del monastero dei SS. Pietro e Prospero il 16 aprile del 1687, appartenente al ramo più nobile della famiglia. Discepolo del celebre padre abate Bacchini aiutò Muratori nella raccolta di documenti utili alla compilazione delle Antichità Estensi. Cfr. Carteggi con

Nei dieci anni di incarico Martinelli si premurò di seguire direttamente la conduzione dei benefici: cercò nuovi locatari per le case dipendenti dal priorato e rinnovò i vecchi contratti (quest’impresa l’impresa risultò problematica perché non sempre gli affittuari erano puntuali nei pagamenti, tanto che il modenese doveva ricorrere a solleciti che il più delle volte restavano inascoltati); si occupò dei costanti lavori di ripristino che la possessione di Sant’Agnese richiedeva. Il commissario non mancava di ragguagliare dello stato dei beni Muratori, che dopo aver vagliato la situazione inviava le istruzioni sul da farsi. I problemi generati dal rapporto conflittuale con i vicari si colgono sin dai primi anni; il 16 gennaio 1713 Martinelli avvisava l’erudito che: «Il p. vicario di S. Agnese è in collera col di lei esattore per avergli quelli intimato che non esigga livelli: vedremo che seguiti a fare»171. La corrispondenza tra Martinelli e il priore di Sant’Agnese si sviluppa principalmente intorno a tali problemi. Ma, in mezzo alle notizie sui lavori di ripristino o sull'andamento della riscossione delle rate d’affitto o sulle scenate del vicario, il commissario non mancava di riferire a Muratori quanto accadeva a Ferrara. Le notizie che possiamo cogliere attraverso le lettere toccano argomenti disparati: spaziano dagli sviluppi dell’annosa controversia tra Ferrara e Bologna sull’immissione delle acque del Reno nel Po agli avvisi dal Levante sull’assedio di Corfù, nel 1716, da parte dell'armata ottomana. Ma non mancano le informazioni sulle diatribe culturali, come quella sorta intorno allo scritto del medico ferrarese Francesco Maria Nigrisoli (Considerazioni intorno alla generazione de’ viventi e particolarmente de’ mostri 1711) attaccato dall’abate padovano Antonio Conti172, o sulle richieste, negli ambienti colti ferraresi, delle opere di Muratori, come le Antichità Estensi. Inoltre nelle lettere di Martinelli si fa spesso cenno ai ritrovamenti di fonti storiche utili allo storico per i suoi studi sulla Casa d’Este; sappiamo che le visite dell’erudito negli archivi, dove avrebbe potuto trovare materiale documentario da utilizzare a favore del duca Rinaldo contro il governo papale, non erano viste di buon occhio né a Rom né a Ferrara Di conseguenza Muratori doveva ricorrere all’aiuto di persone fidate che svolgessero le ricerche per lui. E poiché la posta dello storico veniva intercettata dai Legati,

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BEUMo, AM, Martinelli Giuseppe, F. 71 fasc. 8. Ferrara, 16 gennaio 1713. 172

L’idea era partita, alcuni anni prima, dall’amico e collega Dionisio Sancassani, che da Comacchio gli inviò alcuni esemplari d’animali deformi invitandolo a formulare un’ipotesi a riguardo; l’opuscolo che ne venne fuori aveva la pretesa di formulare una teoria embriologica impastata di scienza e teologia e provocò la reazione dell’abate Antonio Conti, appoggiato dal medico Antonio Vallisnieri, che pubblicò una lettera polemica sul “Giornale dei letterati italiani”. Cfr. Gino BENZONI, ‘La specola lagunare’ in Alle origini di una

cultura Riformatrice. Circolazione delle idee e modelli letterari nella Comacchio del Settecento, a cura di

i collaboratori comunicavano i risultati delle loro ricerche a Martinelli, il quale trovava un modo sicuro per farli pervenire a Modena173.

La corrispondenza tra Francesco Contarelli e Muratori, pur se avvitata intorno ai soliti problemi dell’amministrazione dei due benefici, presenta alcune caratteristiche che la rendono differente da quella con Martinelli. Innanzi tutto in questo caso possediamo sia le missive del commissario sia le responsive muratoriane, che ci rivelano con quanta premura e umanità il modenese reggesse la carica di priore174. Nelle lettere non troviamo alcun accenno ai suoi studi e progetti; emerge in primo piano non il volto di Muratori storico ed erudito, ma un Muratori privato, caratterizzato da grande umiltà e da uno spirito caritatevole profuso verso chi aveva bisogno del suo aiuto.

Quando Contarelli arrivò nel 1731 a Ferrara, per sostituire il commissario Alfonso Gavazzi, lo stato degli affari di Muratori versava in brutte acque: colpa del computista Nicolò Bertani di Reggio175. Nei primi otto anni di corrispondenza nelle lettere dell’erudito modenese leggiamo le continue lamentele sul lavoro svolto dal contabile. Su questo personaggio molto ambiguo possediamo poche notizie; sappiamo però che era stato Martinelli, nel 1710, a volerlo come assistente appena giunto a Ferrara.

Dopo dieci giorni dal suo arrivo il commissario ducale, il 25 agosto 1710, informava Muratori della necessità di un aiutante di computisteria e proponeva Nicolò Bertani di Reggio, che aveva già servito presso di lui come copista e che descriveva come un ‹giovine d’abilità in scrivaro e conteggiatura quieto e bravo›; chiedeva perciò all’erudito di informare di tale necessità al Duca in modo da poterne scegliere uno176.

Il 16 ottobre 1713, tre anni dopo l’assunzione del Bertani come aiutante copista, il commissario scriveva al consigliere Masini per avvisarlo della morte del computista Giuseppe Zerbini e non mancava di suggerire per quell’incarico Niccolò; secondo Martinelli il giovane reggiano che aveva servito il defunto contabile per tre anni era idoneo per quell’incarico 177.

La proposta del commissario venne accolta perché dopo una settimana inviava a Modena un’altra lettera per ringraziare il Duca del servigio resogli: “Dalla benignissima della S.V. illustrissima de’ 20 intendo la clementissima propensione del Padrone Serenissimo d’eleggere per computista qui Niccolò Bertani, il quale spero che sarà per

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BEUMo, AM, Martinelli Giuseppe, F. 71, fasc. 8. Ferrara 24 novembre 1710 174

Di Contarelli ci sono pervenute 11 lettere inviate tra il 1731 e il 1749, mentre di Muratori possediamo 104 responsive. BEUMo, AM, Contarelli Francesco, F. 61, fasc. 36

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BEUMo, AM, Bertani Masini Nicolò F. 54, fasc. 10. 176

BEUMo, AM, Martinelli Giuseppe, F.71, fasc. 8, Ferrara, 25 agosto 1710. 177

corrispondere con tutta l’attenzione delle grazie di S.A.S. e della S.V. illustrissima”178. Ma le richieste non erano terminate, perché era rimasto scoperto il posto di aiutante di computisteria, per il quale Martinelli pensava di assumere Ludovico, figlio di Giuseppe Zerbini179; con il tempo, però, Nicolò Bertani si rivelò molto diverso dal giovane abile e quieto del quale il commissario si era fatto patrocinatore. Fino al 1720 fu Martinelli a curare l’amministrazione del beneficio; alla sua morte, nel 1721, Bertani continuò a tenere l’incarico di computista sotto il commissariato di Vincenzo Vecchi, ma facendo cattiva prova. Spesso Muratori era costretto a sollecitargli i resoconti delle entrate e delle uscite delle possessioni e i denari ricavati dall’affitto di queste, ma il più delle volte le sue richieste non venivano soddisfatte180. In una lettera a Contarelli del 25 agosto 1734 l’erudito, sconfortato, scriveva: “Ora pensando io alla mala positura di cotesti miei affari et esser almen tre anni ch’io non posso aver conto alcuno di coteste mie rendite e spese, esserne più di sei ch’io fo continue premure e istanze ad esso sig. Bertani perché attenda alla rinnovazione di molti livelli”181.

Al principio del 1739 il computista morì e Muratori chiese all’amico di prendere in mano la cura dei suoi affari: “Stavano male i miei interessi costì ora si che avranno presa buona piega, essendo mancato così all’improvviso il povero sig. Bertani. Sono almen quattro anni ch’io con tutto il mio pregare e tempestare non ho mai potuto avere i miei conti. Finalmente gli scrissi nel settembre passato ch’io voleva venire in persona. Mi strapregò che non mi prendessi tanto incomodo, perché sicuramente da li ad un mese o al più due mi avrebbe mandati essi conti. Nulla s’è mai veduto” 182. Nonostante quei precedenti, il figlio del Bertani ebbe l’ardire di chiedere al priore di poter succedere al padre; ma Muratori preferiva affidare l'incarico a una persona fidata come Contarelli. Le richieste di aiuto da parte della famiglia del computista al modenese tuttavia continuarono; dai registri dei conti si scoprì che mancavano otto anni di amministrazione. Gli eredi di Bertani avrebbero dovuto coprire i debiti lasciati dal padre, ma non potendo versare la somma dovuta chiesero ripetutamente a Muratori di essere indulgente. In questa vicenda emerge l’umanità dell’erudito, che mosso a compassione (anche se dalle lettere si intuisce il suo disappunto davanti a tanta sfrontatezza), gli condonò più di cento scudi pur di ottenere la restante somma, che aveva 178 Ibidem; 179 Ibidem; 180

Nella corrispondenza tra Vincenzo Vecchi e LAM leggiamo le lamentele del priore sul lavoro svolto da Bertani. Cfr. Carteggi con Vannucchi ... Wurmbrandt, a cura di Michela L. Nichetti Spanio, vol. 45, Firenze, 1982. pp. 24-73.

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Clinio Cottafavi, Lettere di Ludovico Antonio Muratori a Francesco Contarelli di Correggio, Carpi 1892. pp. 3-4

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promesso di destinare alla Compagnia della Carità da lui istituita a Modena. In quello stesso anno condonò egualmente a una non meglio nota vedova Venturi diverse annate di un livello perché gli avevano detto che la povera donna era in miseria183.

La corrispondenza verteva ancora sui problemi dell’amministrazione dei due benefici: problemi aggravati dall’arroganza del vicario Giovanni Battista Bergamini, il quale pretendeva che fosse Muratori a coprire la maggior parte delle spese per i lavori di ripristino della chiesa di Sant’Agnese; il vicario metteva per giunta in discussione il lavoro svolto dal commissario, tanto che il priore nel 1743 si vide costretto a far intervenire il marchese Guido Bentivoglio d’Aragona:

“Ai favori compartitimi da V. E. con parlare a cotesto sig. vicario di S. Agnese, rispondo io coi dovuti ringraziamenti; e giacché la di lei benignità si degna di continuar le sue ispezioni sopra le differenze insorte con lui, la supplico di fargli sapere che ho di nuovo veduta la lista delle sue pretensioni, aver io altra volta lodato tuttavia la lista delle sue pretensioni, aver io altra volta lodato, e lodar tuttavia il suo zelo e studio per onorare e nobilitar la chiesa, ma creder io di non esser tenuto se non alle spese necessarie o che, se non sono necessarie pure preventivamente accordate da me, o per me da cotesto sig. commissario Contarelli”184.

Ma evidentemente neanche il marchese riuscì a placare il carattere irrequieto di Bergamini, tanto che nel gennaio del 1747, in previsione della visita alla chiesa di Sant’Agnese da parte dell’arcivescovo Marcello Crescenzi, Muratori scriveva all’amico Contarelli:

“Giacché un amico mio, cioè il sig. abate Melani cavaliere di Malta è costì presso il fratello segretario dell’eminentissimo Arcivescovo se V.S. illustrissima crederà bene ne scriverò ad esso sig. per raccomandargli che non mi facciano torto gli schiamazzi del vicario allorché succederà la visita”185.

Il commissario rispose che avrebbe fatto bene a mettere al corrente Melani del carattere capriccioso del Bergamini e delle sue incessanti pretese186.

Oltre alle notizie relative all’amministrazione dei benefici ferraresi, nella corrispondenza tra Contarelli e Muratori troviamo, soprattutto tra il 1743 e il 1749, gli anni dell’occupazione austriaca, frequentissimi accenni alle condizioni politiche ed economiche degli Stati Estensi: a causa dello stanziamento delle truppe straniere i commerci erano

183

Ibidem, pp. 15-16.

184

Carteggi con Bentivoglio…Bertacchi, a cura di Anna Burlini Calapaj, vol. 6, Firenze 1983, pp. 24-25 185

Clinio Cottafavi, Lettere di Ludovico Antonio Muratori.., pp. 61. L’abate Gaetano Enea Melani, senese, era amico e corrispondente di Muratori. Partito da Messina intorno al 1743 era giunto a Ferrara nel 1747 ospitato dal fratello Girolamo, segretario dell’arcivescovo Marcello Crescenzi. Dell’abate senese ci sono rimaste otto lettere inviate a Muratori tra il 1743 e il 1749 conservate nell’Archivio Muratoriano. BEUMo. AM, Melani Gaetano Enea F. 71, fasc. 40.

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chiusi, le vie di comunicazione interrotte e rischiose, e serpeggiava nelle campagne lo spettro della peste bovina.

Alla fine del 1749 il conte Camillo Poggi subentrò come commissario ducale a Ferrara