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The Brother: il flâneur di Dublino

3.3 Le sezioni della rubrica: un ricco campionario umano e istituzionale

3.3.4 The Brother: il flâneur di Dublino

Oltre alla variegata gamma di Scocciatori della caleidoscopica società irlandese in miniatura delineata nelle colonne di Cruiskeen Lawn, c’è un personaggio, “The Brother”, che sembra, per molti aspetti, compendiarne tutte le principali caratteristiche. Questa figura si impone come una delle più complesse, ma allo stesso tempo delle più riuscite realizzazioni del panorama umano individuato da Myles, alias O’Nolan, presentandosi come una sorta di Everyman, le cui conoscenze e abilità toccano tutti gli ambiti dell’esperienza.25 Proprio per questo la sua identità non viene mai svelata, perché, in caso contrario, il personaggio sarebbe immediatamente categorizzato, perdendo il suo carattere di universalità. È un’entità di cui non si sa niente: né chi sia, né che mestiere faccia, ammesso che ne abbia uno, ma la cui autorità non viene mai messa in discussione. Esattamente come per il Godot di Beckett ci si aspetta sempre una sua improvvisa apparizione, che poi in realtà non si concretizza: “The Brother” è, insomma, un protagonista in absentia, attorno al quale si muovono tutti i discorsi degli altri personaggi.

Le sue avventure, così come le sue idee, vengono filtrate dalle parole di un narratore dublinese, anche lui anonimo: questi, a mo’ del vecchio marinaio coleridgiano, “intrappola” ogni volta uno sprovveduto ascoltatore alla fermata dell’autobus che diventa, involontariamente, interlocutore privilegiato della narrazione. Quest’ultimo si mostra come un gentiluomo di particolare spessore culturale, che fa anche uso di un linguaggio decisamente raffinato, posato negli atteggiamenti, estraneo all’uso di espressioni dialettali, ma che soprattutto lascia trasparire un certo scetticismo dinanzi alle straordinarie vicende presentate dal narratore. Il suo linguaggio, e in particolar modo il suo atteggiamento incredulo nei confronti della straordinaria poliedricità di “The Brother”, lo rendono una voce dissonante rispetto a quella del narratore, che invece si contraddistingue per l’uso di

25 Usando il termine Everyman, ripreso dall’omonimo morality play del XV secolo, si intende far

riferimento ad un individuo ordinario, implicato in una serie di circostanze, tutte diverse tra loro e che mostra molteplici caratteristiche, talvolta anche discordanti. Ciò dà la possibilità a qualsiasi lettore si imbatta nelle sue avventure, di identificarsi con lui, di condividere le proprie esperienze e magari trovare attraverso lui le risposte a determinati problemi.

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un dialetto tipicamente dublinese e per un atteggiamento assolutamente devoto e di totale fiducia verso il suo ipotetico “fratello”. In realtà, la parentela che dovrebbe accomunare la voce narrante al protagonista delle sue narrazioni non viene mai esplicitata e anche se il primo si riferisce sempre all’altro con questo appellativo, non esiste nel testo nessuna prova del loro legame di sangue. La scelta della denominazione parentale sembra essere piuttosto il risultato di un atteggiamento quasi devozionale nei confronti di “The Brother”, come se stesse a indicare una persona che si guarda dal basso all’alto, un punto di riferimento verso il quale mostrare sempre rispetto e riverenza. Myles affida pertanto la narrazione a due voci dissonanti, che in un certo senso, rappresentano anche due diverse modalità di filtrare la realtà. Da una parte, c’è l’irrazionale ingenuità dell’uomo semplice che crede a ciò che sente o a quello che gli viene raccontato; dall’altra, invece, la razionale concretezza del burocrate, dell’uomo che ha bisogno di prove concrete prima di avvalorare una certa tesi. Egli risponde alle geniali e multiformi tirate dialettali del primo, finemente elaborate dalla maestria linguistica di O’Nolan, con un austero e rigido Standard English, volto a riportare tutta la faccenda entro dei confini più normativi.

Il personaggio delineato dall’incontro di queste due voci si mostra in tutta la sua complessità nelle numerose circostanze che lo vedono protagonista e che ne definiscono a poco a poco la personalità e la capacità di giocare un ruolo di primo piano in ogni situazione. Il suo punto di vista è quello di un indagatore critico delle vicende irlandesi e in particolare di ciò che affligge un intero Paese, al quale “The Brother” crede presuntuosamente di poter offrire un rimedio. Partendo proprio da quest’idea, non sembra difficile individuare in questa figura una sorta di alter ego di Myles, chiamato, in qualità di giornalista e osservatore urbano, a stigmatizzare le storture o sottolineare i punti di forza della sua società. Il suo atteggiamento nell’affrontare la vita è pertanto quello tipico del flâneur.26

Questa figura di matrice baudelariana ne esplicita non tanto la caratteristica negativa del perdigiorno bighellone e un po’ snob, pure contemplata dall’autore, quanto piuttosto il profilo di “meticolous observer and recorder of the experience in

26 Questo concetto viene estrapolato da O’Nolan all’interno di un saggio di Charles Baudelaire del

1863 intitolato Le peintre de la vie moderne ed è altresì significativamente presente nell’opera

Passagen-Werk di Walter Benjamin, filosofo, scrittore e critico letterario tedesco.

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the city”27. Vaga, solitario tra la folla, mostrando particolare interesse per l’analisi antropologica del contesto urbano e per la disamina delle problematiche che lo attraversano, proponendosi di offrire soluzioni alle stesse sulla base delle esperienze acquisite. In questo senso, “The Brother”, si mostra prosecutore della missione del

flâneur, presentandosi come osservatore analitico del tessuto urbano dublinese

stigmatizzandone le criticità, sia di natura pratica che morale. Ad ognuna di queste egli è presuntuosamente convinto di poter offrire dei rimedi, che propone e quasi impone, senza alcuna remora.

È proprio sotto questo aspetto, quindi, che “The Brother” ricalca il modello degli Scocciatori poiché, esattamente come loro, crede di saperne sempre più degli altri. La sua tracotanza lo porta in più di un’occasione a vantarsi sfacciatamente delle proprie qualità, vere o presunte e a sottostimare il prossimo, glissando sul confronto con gli altri poiché assolutamente disinteressato alle opinioni altrui. Il suo atteggiamento è ben esemplificato in un episodio che descrive l’impegno del personaggio nello studio del francese. Come negli altri ambiti, pochi a dire il vero, in cui non si è ancora distinto, impiega tutte le proprie energie per colmare le lacune, non accontentandosi semplicemente di raggiungere lo scopo, ma mirando con convinzione all’eccellenza. In questo caso non basta lo studio della lingua, ma occorre una totale immedesimazione nella cultura e nello stile di vita. Il risultato è lo sfoggio di un papillon a pois di dubbio gusto:

I’ll tell you a good wan […]. The brother’s studyin the French. What be all the powers had the brother up here at the neck.

I do not know.

A bow tie with spots on it. Well luckit. I nearly passed out. I didn’t know where to look when I seen the bow tie. You couldn’t….say anytin, you know. The brother wouldn’t like that. The brother takes a very poor view of personal remarks (BoM, pp. 68-69, corsivo nel testo).

Nella sua esaltazione “The Brother” oblitera totalmente il momento della condivisione, non avverte come essenziale aprirsi alle idee di chi lo circonda, poiché probabilmente lo ritiene un atteggiamento eccessivamente remissivo, e, soprattutto, improduttivo. In questo modo, Myles voleva probabilmente stigmatizzare il comportamento tracotante del governo irlandese, che sosteneva una politica scellerata

27 MARY GLUCK,“Reimagining the Flâneur: The Hero of the Novel in Lukàcs, Bakhtin and Girard”, Modernism / modernity, XIII, 1, 2006, pp. 747-764, qui p. 749.

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di protezionismo economico e culturale, che non teneva minimamente conto delle opinioni divergenti e che escludeva aprioristicamente la possibilità di aprirsi al dialogo con coloro che non condividevano certe scelte. Con questo personaggio, l’autore può compiere un passo ulteriore, ovvero trovare un compromesso tra l’O’Nolan umorista e ubriacone, con l’esclusiva missione di far ridere e intrattenere il pubblico, e il civil

servant profondamente coinvolto nelle dinamiche politiche e sociali irlandesi.

L’eccezionalità di “The Brother” sta proprio nel catalizzare al suo interno tutta una serie di tematiche capaci di interessare un pubblico disparato, dal lettore che cerca soltanto un po’ di diletto e svago, a quello che vuole invece cogliere spunti concreti di riflessione.

A differenza di “The Bores”, tuttavia, che potevano vantare solo una particolare qualità o talento, “The Brother” millanta dominio e autorevolezza in molti ambiti dell’esperienza, dalla vita politica del Paese a quella privata dei suoi abitanti. È come se in lui fossero virtualmente concentrati tutti gli Scocciatori presentati in Cruiskeen

Lawn. L’abilità di O’Nolan consiste nel sovvertire queste presunte competenze,

rendendole rappresentazioni concrete di molti dei mali che affliggevano l’Irlanda, in particolare di quel peccato di hybris a cui molti rappresentanti istituzionali stavano, a suo parere, cedendo e che stava rischiando di distruggere il futuro della nazione. John Ryan, scrittore contemporaneo e amico di O’Nolan, espose la propria idea in merito:

This “Brother” is the archetypical Liffeysider. He is Dublin absolute and of the nadir. Like any true city-slicker, he is a know-all. Naturally he is also a hob-lawyer, pub- philosopher and letter-to-the-editor writer on all civic matters. He is very quick with the repartee. Essentially humourless, he is the catalyst for an unending sequence of comic implosions that are centred upon his person. […] Myles rounds off the man, gives him flesh and bones, in short presents him in three dimensions and immortalizes him.28

Il personaggio, dunque, rappresenterebbe l’eroe archetipico delle nuova Irlanda post-indipendenza, con la quale l’autore della rubrica doveva fare i conti, una figura che impallidisce se accostato ai veri eroi della tradizione irlandese, come Cúchulainn o Finn MacCool. Per continuare nel parallelo mitologico, il Fratello appare come incarnazione del vaso di Pandora, crocevia dei difetti di una città limitata culturalmente, economicamente e politicamente, soprattutto per il rifiuto ingiustificato a confrontarsi con l’estraneità e la diversità. Nei suoi articoli, O’Nolan fa peraltro

28 JOHN RYAN, Remembering How We Stood, Taplinger, New York 1975, p. 129.

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emergere un quadro abbastanza eterogeneo della sua personalità, che forse può aiutare a definirne meglio i limiti e le contraddizioni.

Uno dei principali campi di azione di “The Brother” è senz’altro quello medico. Egli mette più volte in discussione l’efficacia delle pratiche mediche diffuse nella nazione, inserendosi perfettamente all’interno del percorso polemico inaugurato e sviluppato da Myles nel corpo della rubrica, che mirava a svilire la capacità della medicina contemporanea di fronteggiare adeguatamente le malattie che attanagliavano il corpo e lo spirito dei suoi concittadini. L’autore aveva creato una corposa panoplia di immagini o di gag umoristiche su questo argomento, per dare voce a riflessioni di tono piuttosto amaro sull’incompetenza e l’impotenza della medicina contro le malattie e di fronte alla morte. Questo tema divenne quasi un’ossessione per O’Nolan, che lo ripropose non soltanto svariate volte negli articoli, ma anche in maniera corposa nel romanzo The Hard Life. Egli denunciava in particolar modo l’inefficacia e la pericolosità di alcuni medicinali di cui veniva fatto un uso sconsiderato a quei tempi. Basti pensare, ad esempio, all’articolo in cui sottolineava i disastrosi effetti collaterali del chinino, un farmaco altamente inflazionato all’epoca, dotato di proprietà antipiretiche, ma largamente utilizzato soprattutto nel trattamento di sindrome malarica. L’autore evidenziava i numerosi effetti collaterali del medicinale, tra cui l’impotenza.

La diffidenza nei confronti di una classe medica sprovveduta e impreparata viene traslata sul personaggio del Fratello che, nutrendo scarsa considerazione per i dottori, si arroga il diritto di esercitarne autonomamente la professione, non soltanto su di sé, ma anche sugli altri. In un episodio, ad esempio, egli decide arbitrariamente di curare i forti reumatismi della sua padrona di casa. Di fronte alle richieste di quest’ultima di rivolgersi al dottor Dan, la reazione del Fratello, testimoniata dal narratore, palesa tutta la sua idiosincrasia nei confronti della categoria:

No doubt a doctor was sent for?

Sure that’s what I’m coming to man. The unfortunate woman was all on for calling in Doctor Dan. […] Well, I believe the brother kicked up a fierce row. Wouldn’t hear of it at any price. Of course, the brother was always inclined to take a poor view of the doctors, never had any time for them at all. […] If you want to hear the pay given out in right style, get the brother on to the doctors. Fierce language he uses sometimes. Says half of those lads never wash their hands. Be your own doctor, that’s what the brother says […]. That ’flu that was going round at the Christmas, the brother blames the doctors for that, too (BoM, pp. 41-42, corsivo nel testo).

Altrove, il Fratello mette a repentaglio la sua stessa salute, sottoponendosi a delle cure arbitrarie:

The brother is having terrible trouble with the corns. […] The eyes isn’t right. Can’t see where he’s goin or who’s shoutin at him half the time. Number two, he does have all classes of shakes in his hands of a mornin. Number three, he does have a very bad class of neuralgia down the left side of his jaw and a fierce backache in the back as well. […] He does spend half the day eatin pills. He does have feeds of pills above in the digs. And you know why? Because he bars the doctors. He’d die roarin before he’d let them boys put a finger on him.

That’s a singular prejudice.

And of course half the pills he does by swallyin is poison. POISON, man (BoM, p. 48- 49, corsivo e maiuscolo nel testo).

I’ve a quare bit of news for you. The brother’s nose is out of order. […] The brother is a very strict man for not treatin himself (BoM, p. 50).

In un altro articolo, il narratore racconta il feroce attacco del Fratello al consumo di pane bianco, una novità da poco introdotta sulle tavole irlandesi. Egli è talmente sicuro che si tratti di un alimento nocivo, che quando si accorge che è stato consumato anche in casa sua, va su tutte le furie, lo getta immediatamente nel fuoco e somministra prontamente alla remissiva padrona di casa un intruglio da lui preparato. Alla povera donna non resta che mandarlo giù, incapace com’è di contraddire il suo “autorevole” inquilino. Gli effetti sono, purtroppo, devastanti.

The brother pokes up the fire, puts the loaf in it and then away upstairs with him. Down again with the coat and hat on and in the hand a dose he was after makin up in a glass, desperate-lookin red tack. HERE, says he to the landlady, THROW THIS BACK. Her nibs, of course, has no choice. […] Begob he’s hardly out of the door when the landlady takes bad. Starts grispin’ and moanin’ and goin’ pale in the face (BoM, p. 70, maiuscolo nel testo).

L’alterigia del “Brother” lo porta a negare gli effetti collaterali del rimedio somministrato e a continuare a colpevolizzare il pane bianco, autoelogiandosi per aver evitato il peggio:

When the brother comes home at night, I tell him the landlady took bad after the red dose. IS IT ANNY WONDHER SHE’S TOOK BAD, says the brother, AFTER PUTTIN THAT WHITE POISON IN HER MOUTH. DIDN’T I WARN YEZ ALL. IT’S A GOOD JOB I TOOK HER IN TIME, says he. And then up to start dosin’ her again, black stuff this time (BoM, pp. 71-71, maiuscolo nel testo).

In questo caso Myles mette sotto accusa non solo il superomismo di “The Brother”, ma anche e soprattutto l’ostinata opposizione al cambiamento, miopemente interpretato come una minaccia per la società. Bersaglio della satira sono qui

evidentemente i sostenitori della Gaelic League o dell’Irish Revival, pronti a mettere all’indice qualsiasi tentativo di contaminazione culturale o sperimentazione letteraria, solo perché non in linea con i dettami della cultura tradizionale. Lo stesso O’Brien era stato vittima di questo atteggiamento chiuso agli inizi della sua carriera di romanziere, quando i suoi scritti sperimentali avevano incontrato l’ostracismo dell’Establishment culturale nazionale. La sua scrittura innovativa era stata considerata alla stregua del “pane bianco” dell’Irish Free State.

L’elemento su cui l’autore concentra la massima attenzione, con intento evidentemente polemico, è la totale devozione che al “Brother” viene tributata dalle persone che lo circondano, le quali ne assecondano le idee, anche le più assurde e pericolose. Esse, compresa la voce narrante, mostrano un atteggiamento assolutamente remissivo, quasi fossero seguaci sulle orme di un maestro, venerato e adulato costantemente.

Le qualità di “The Brother” sono sottolineate molto spesso e con toni entusiastici, tanto che le virtù attribuitegli lo fanno somigliare ad una figura semi- divina, un eroe capace di affrontare le prove più dure senza mai dare segni di cedimento:

Not that he complains of course. Word of complaint is a thing that never passed his lips. […] A great man for suffering in silence, the brother. […] A greater MARTYR than the brother never lived. He’s a great example for all of us (BoM, p. 48, maiuscolo nel testo).

In questa idolatria Myles rivede una pratica profondamente radicata nella realtà della nazione. Dopo l’indipendenza, la popolazione aveva riposto moltissime speranze in alcune figure di spicco, primo fra tutti Éamon De Valera, mattatore della nuova scena politica. Essendo stato tra i più attivi partecipanti della lotta indipendentista, egli era diventato un simbolo per la popolazione, che lo considerava molto più di un eroe nazionale, quasi un oggetto di culto. Di conseguenza, le sue decisioni in qualità di primo ministro e poi di presidente venivano accolte con estrema accondiscendenza, spesso senza valutarne intenzioni e ricadute. O’Nolan probabilmente non condivideva questo tipo di comportamento, poiché credeva nella partecipazione attiva dei cittadini alla vita politica del Paese, ma soprattutto perché la sua opinione su De Valera non era altrettanto positiva; anzi, lo accusava di aver manifestato in più occasioni ignoranza, arroganza ed ampollosità. Leggendo l’articolo in cui “The Brother” ordina la degenza immediata ad una donna perfettamente in salute solo perché ritiene sia affetta da gravi

patologie e osservando con quale rassegnazione essa obbedisce agli ordini del fantomatico medico, i lettori della rubrica potevano rendersi conto di cosa sarebbe successo loro se non avessero iniziato a far sentire di nuovo la propria voce. Solo rifiutandosi di giocare il ruolo di burattini nelle mani di un Mangiafuoco presuntuoso, sarebbero diventati cittadini veri, perfettamente consapevoli dei doveri, ma anche in grado di far rispettare i propri diritti. L’unica voce fuori dal coro in tutta la schiera di ammiratori di “The Brother” sembra essere colui che dialoga con il narratore. I suoi interventi, sempre piuttosto razionali, hanno lo scopo di ricondurre gli slanci eccessivamente entusiastici del suo interlocutore ad una maggiore compostezza. È forse l’unico che, oltre a sollevare qualche critica nei confronti di certe azioni sconsiderate del Fratello, mette anche in discussione i suoi metodi clinici, preferendo non affidarsi alle sue cure:

Weren’t you telling me that you had some class of a stiffness in one of your fingers?

I had.

Would you like to show it to the brother?

Thank you very much but the trouble has since cleared up (BoM, p. 42, corsivo nel

testo).

And talking of hospitals, tell me this much. The good lady. Is she…?

O very well, thanks very much.

Was it…?

Yes, but it is all right now, she is feeling grand (BoM, p. 45, corsivo nel testo).

Per questo la voce potrebbe essere facilmente accostata a quella di Myles stesso, sempre diffidente verso i falsi “profeti” e sempre incline a sottoporre le decisioni altrui al proprio giudizio critico senza accettarle passivamente. L’influenza del Fratello è talmente forte che, a parte qualche sporadica eccezione, tutti vengono attratti dal suo carisma. La sua intelligenza è tanto pronunciata, da essere trasferibile a tutti quelli che lo circondano; addirittura il suo cane, Arthur, beneficia di questo influsso positivo e acquisisce capacità fuori dal comune, riuscendo persino ad intavolare pseudo- conversazioni con il padrone, soprattutto in merito alla tutela di altri animali, per