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2.5 The Dalkey Archive

2.5.3 La critica alla religione

Come già evidenziato, la critica alle istituzioni religiose resta uno dei punti focali della sfida mossa da O’Brien ai capisaldi dell’Irlanda postcoloniale. In The Dalkey

Archive questo aspetto emerge nuovamente in tutta la sua veemente forza

moralizzatrice. Innanzitutto nel romanzo si registra la confutazione di un’altra figura di riferimento nell’immaginario popolare, stavolta, però, non appartenente all’ambito letterario, bensì a quello religioso, ovvero Sant’Agostino. Di lui viene data un’idea ben diversa da quella maggiormente diffusa e accettata dalla Chiesa. Il Santo e la sua opera vengono, infatti, concepiti da O’Brien, sin dai primi abbozzi, in maniera piuttosto controversa:

Probably the most abandoned young man of his day, immersed in thievery and graft and determined to get up on every woman or girl that he meets, he reaches a point of satiation and meekly turns to bestiality and buggery. (His Confessions are the dirtiest book on earth).68

Agostino è dipinto come una persona rude, volgare, che si esprime con un marcato accento irlandese e che affronta con irriverenza questioni che la Chiesa tratta invece con evidente deferenza e serietà. È un primo passo compiuto dall’autore per mettere in luce l’involgarimento e la decadenza sviluppatasi in seno all’istituzione ecclesiastica, molto influente nel governo del nuovo Stato.

Si affaccia anche l’accusa di simonia, pratica diffusissima negli ambienti della Chiesa, in un episodio in cui Mick consiglia a Joyce, impaziente di entrare a far parte

67 FLANN O’BRIEN, A Bash in the Tunnel, cit. in PIETRO MENEGHELLI,“L’Irlanda di Flann O’Brien”, Studi Inglesi, II, 1975, pp. 283-306, qui p. 306.

68 “A Sheaf of Letters”, ed. by Robert Hogan, Gordon Henderson, Journal of Irish Literature, III, 1,

1974, pp. 65-92, qui p. 80.

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della Compagnia di Gesù, di far leva su un loro punto debole per convincerli, ossia il desiderio di ricchezze materiali: “The Jesuits […] are not particularly fond of paupers.” (DA, p. 175). Pertanto, alla notizia che i ricavati per la pubblicazione di Ulysses corrispondono a circa ottomila sterline, Joyce decide di devolverli quasi interamente alla Compagnia: “If £8000 was in fact earned by that horrible book you mentioned, and can be lawfully got, every penny of it will go to the Jesuits except five pounds, which I will devote to the Holy Souls” (ivi). Denaro in cambio di indulgenze o cariche ecclesiastiche rappresentava per O’Brien una pratica troppo mortificante, che non poteva passare sotto silenzio. Essa era inoltre emblematica della malcelata corruzione radicata all’interno dei poteri dominanti della nazione irlandese.

L’autore rifiuta di rendersi complice del fallimento di un progetto postcoloniale nato con l’intento di liberare l’Irlanda da un giogo asfissiante, quello del domino inglese, ma che l’aveva irrimediabilmente condannata ad una nuova stagione di soprusi e ingiustizie. Una di queste emerge immediatamente quando Father Cobble evidenzia il ruolo a cui le donne erano destinate all’interno della società: “the Almighty distributed certain skills and crafts as between the sexes. The plain fact is that knitting and sewing and needlework are uniquely the accomplishment of women” (DA, p. 182). O’Brien pertanto denuncia non soltanto la scarsissima considerazione verso le donne nella realtà irlandese, ancora fortemente ottusa e maschilista, ma anche la complicità delle istituzioni negli abusi perpetrati dalla Chiesa ai danni delle operatrici delle cosiddette “Magdalene Laundries”.69 Nella maggior parte di questi istituti, le donne erano trattenute, spesso contro la loro volontà, quasi in regime di detenzione e in condizioni di totale sfruttamento, condannate a svolgere quotidianamente lavori estenuanti. Ciò perché il duro lavoro e le privazioni, unite alla preghiera, costituivano, secondo la Chiesa, la giusta condotta per ottenere la remissione dei peccati.70 O’Brien nel romanzo attacca così implicitamente l’omertà dello Stato, che aveva stipulato una sorta di alleanza criminale con la Chiesa e che, con i suoi silenzi, aveva garantito

69 Le “Magdalene Laundries” erano istituti femminili, gestiti da suore per conto della Chiesa cattolica,

dove venivano accolte le ragazze orfane, oppure ritenute immorali per la loro condotta considerata peccaminosa e non consona ai dettami della società benpensante.

70 La questione relativa alle condizioni delle donne all’interno di questi istituti viene affrontata

nell’articolo di HENRY MCDONALD,“Ireland Finally Admits State Collusion In Magdalene Laundry System”, The Guardian, 5 February 2013, http://www.theguardian.com/world/2013/feb/05/ireland- magdalene-laundry-system-apology, (ultimo accesso: 07/01/2015).

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guadagni spropositati a queste istituzioni, in cambio probabilmente di appoggio politico. Anche attraverso questa nuova prova narrativa, lo scrittore stigmatizza le corrotte dinamiche postcoloniali, che stavano contribuendo a condurre alla deriva il sogno di un nuova Irlanda libera e democratica.

CAPITOLOTERZO

Cruiskeen Lawn: l’Irlanda in bianco e nero

La rappresentazione della realtà irlandese offerta da O’Brien, con tutte le sue controversie e ambiguità, non poteva continuare a rimanere relegata alla dimensione ristretta ed elitaria della sua produzione narrativa, che non era riuscita a conquistare l’interesse di un vasto pubblico. I temi e le sferzate polemiche che si nascondevano all’interno dei romanzi rischiavano di rimanere flebili tentativi di protesta, facilmente smorzabili attraverso una diffusa indifferenza, che assumeva sovente i tratti del boicottaggio. L’autore non poteva rassegnarsi a questo e la sua voce sommessa aveva bisogno di esplodere in un grido detonante, che potesse raggiungere qualsiasi strato della popolazione e contemporaneamente smascherare le mancanze, le ipocrisie o gli atteggiamenti ingiustificatamente boriosi di una nazione nella quale, spesso, faticava a riconoscersi. Il mezzo più efficace per raggiungere l’obiettivo doveva avere un elevato potenziale di diffusione e lo scrittore ritenne che niente potesse avere maggior seguito della carta stampata. Ecco perché accettò di buon grado la proposta del leggendario Smyllie, direttore del quotidiano Irish Times, che gli offrì di collaborare alla testata redigendo una rubrica intitolata Cruiskeen Lawn. Ebbe così modo di offrire uno spaccato della società irlandese presentando tutta una serie di personaggi o di associazioni che mettevano in luce gli aspetti più controversi, ma allo stesso tempo anche vivaci e variegati, di tale realtà. Per questo egli utilizzò spesso l’arma dell’umorismo, con la quale riuscì a regalare molte volte un sorriso ai suoi lettori. L’intento di O’Brien non fu soltanto quello di denunciare un sistema pieno di criticità. Cercò anche, laddove possibile, di offrire un momento di conforto ai fruitori del giornale, che, negli anni Quaranta, quando la rubrica visse il suo momento migliore, erano travolti nel buio vortice del secondo conflitto mondiale. In tal modo, avrebbe potuto anche indirizzarli più facilmente verso l’emancipazione dalla limitante società irlandese, incoraggiandone l’indipendenza culturale. Scommettere sullo humour in tempo di guerra, quando le risorse finanziarie scarseggiavano, in una repubblica sempre sull’orlo del baratro, sembrava un’operazione azzardata, ma alla fine risultò una scelta vincente.