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3.3 Le sezioni della rubrica: un ricco campionario umano e istituzionale

3.3.2 Central Research Bureau

Accanto alle associazioni finora presentate, ce n’è una che, più di altre, riesce a dimostrare la straordinaria capacità inventiva di Myles e la sua abilità nel destreggiarsi in qualsiasi ambito della realtà e dell’immaginazione. Il Myles na Gopaleen Central

Research Bureau fece la sua prima apparizione sul giornale nel 1941. Esso si presenta

come un immenso serbatoio di idee, più o meno realizzabili, insieme alla descrizione di tutta una serie di invenzioni scaturite dalla mente dell’eclettico giornalista. Gli articoli di questa sezione si presentano nelle varie edizioni dell’Irish Times come una sorta di ritornello, inframmezzate nell’immensa polifonia di voci della rubrica e si impongono come una panacea per molte delle avversità che la società irlandese è

chiamata a fronteggiare. Le invenzioni proposte da Myles sono variegatissime e indirizzate a moltissimi membri della comunità civile.

Alcune sono di utilità comune e servono a semplificare le incombenze dell’amministrazione pubblica, ad esempio nel campo delle infrastrutture. Myles in un’occasione si improvvisa, ad esempio, ingegnere meccanico escogitando un sistema per risolvere il problema del funzionamento del servizio ferroviario in tempi di penuria di carburante. Egli prevede l’installazione di torbiere sulle rotaie e di un apparecchio costituito da pale capaci di caricare la torba sul treno in corsa, per rifornire la caldaia a getto continuo. Un altro giorno, invece, racconta di essere stato convocato da alcuni amministratori comunali per fronteggiare la questione del risparmio energetico. L’eccessivo consumo di energia elettrica stava infatti mettendo in ginocchio le scarse risorse di Dublino e bisognava trovare fonti alternative. Myles allora illustra la possibilità di sfruttare il gas proveniente dalle fogne per alimentare quantomeno l’illuminazione pubblica. Per chiarire in modo efficace il funzionamento di questo progetto, l’inventore fornisce addirittura una rappresentazione concreta dell’impianto:

Fig. 11: Impianto di illuminazione proposto dal Central Research Bureau.

Questo è senz’altro uno dei più efficaci strumenti comunicativi introdotti da O’Nolan nella sua produzione giornalistica. Egli, infatti, era sempre stato particolarmente affascinato dal potere delle immagini. Probabilmente la sua idea si fondava sul fatto che, attraverso un’immagine, i contenuti del testo potessero essere veicolati e compresi più facilmente. Per questo motivo, accompagnava spesso l’esposizione delle proprie invenzioni con disegni, talvolta anche un po’ rozzi ed imprecisi, sia di oggetti sia di macchinari o congegni strampalati brevettati al Centro

Ricerche. La presenza di illustrazioni avrebbe facilitato i lettori nella fruizione del contenuto, soprattutto quando si fossero trovati di fronte a strumenti o meccanismi mai visti né sentiti fino ad allora. Molto spesso le rappresentazioni venivano realizzate di suo pugno, altre volte, invece, faceva uso di ritagli ricavati da enciclopedie di epoca vittoriana, come testimoniato da Jack White: “When he finally left the Department his successor found in his desk an old Victorian encyclopaedia with most of its engravings cut out, to provide the raw material for the Myles na Gopaleen Research Bereau”.21 Myles pertanto realizzava una sorta di collage, che indirettamente riproduceva anche la tecnica usata per comporre Cruiskeen Lawn. In questo caso, infatti, venivano ritagliati brevi squarci di vita dublinese e assemblati con materiale di natura fantastica, dando vita ad un variegato pot-pourri di realtà e immaginazione.

Sono molte le invenzioni che Myles accompagna con le illustrazioni. Un’altra di queste riproduce un nevometro, l’ennesima bizzarria da lui creata per raccogliere la neve e misurarne la quantità.

Fig. 12: Nevometro.

Probabilmente anche in questo caso la rappresentazione visiva serve a dare dignità realistica ad un oggetto che altrimenti sembrerebbe assolutamente inconsistente ed inimmaginabile. Spesso l’utilità degli apparecchi descritti è molto dubbia, ma la verve comica dell’autore riesce a superare anche questo impasse, giustificando le trovate apparentemente più assurde, rappresentandole come strumenti per punire la boria di

21 JACK WHITE, op. cit., p. 70.

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coloro che si pavoneggiano con la loro erudizione. Il nevometro ha, appunto, questo scopo:

There is one great advantage in having a snow gauge on your premises. Supposing some moon-faced young man who reads Proust happens to be loitering about your house, blathering of him about art, life, love and so on. He is sure to have a few cant French phrases, which he will produce carefully at suitable intervals […]. Inevitably the day will come when he will sigh and murmur: ‘Mais où sont les neiges d’antan?’ Here is your chance. […] Seize the nitwit by the scruff of the neck, march him out to the snow gauge and shout: ‘Right in that bucket, you fool!’ (BoM, p. 113, corsivo nel testo).

Myles ribadisce di schierarsi dalla parte della gente umile, semplice, che non pretende di essere ciò che non è. Il suo umorismo viene usato come scudo a difesa della genuinità di un popolo che poteva trovare in questo aspetto un punto di forza per affermare la propria unicità e avvalorare il proprio diritto all’indipendenza. Allo stesso tempo, però, esso può anche essere adottato come un’arma per colpire coloro che, a causa della troppa presunzione e convinti di avere una risposta a tutto, stavano rischiando di mandare una nazione intera alla deriva.

Il giornalista sente su di sé la responsabilità di offrire un servizio utile alla comunità, crede di dover far qualcosa per risollevarla dall’inevitabile senso di frustrazione avvertito in seguito a tutti gli avvenimenti tragici che storicamente avevano colpito l’Irlanda e che ancora la minacciavano, ad esempio la Seconda guerra mondiale. Pertanto prevede molte invenzioni con un immediato fine pratico da applicare nei settori più svariati. Egli immagina, ad esempio, il Trinchiostro, un inchiostro in grado di emanare vapori ubriacanti, con il quale si potessero stampare alcune sezioni dell’Irish Times. In questo modo ognuno avrebbe potuto leggere il giornale quando lo riteneva opportuno e avrebbe potuto scegliere fin quando usufruire delle sue emanazioni alcoliche, senza limiti di orario, diversamente da ciò che accadeva in Irlanda dove i pub dovevano essere obbligatoriamente chiusi entro le dieci di sera, con profondo rammarico dei loro assidui frequentatori, tra cui lo stesso O’Nolan. Molto spesso Myles spostava l’asse del discorso sul tema del bere, poiché da questo tema si sentiva particolarmente coinvolto, essendo tragicamente dipendente dall’alcool. Egli voleva dunque comunicare con più facilità con il suo pubblico, dando nelle sue colonne segnali di un’ossessione che nei suoi risvolti tragicomici poteva riscuotere un notevole seguito da buona parte dei lettori, vittime come lui di questo

vizio. Lo stesso tema viene ripreso con la proposta di creare “intoxicating ice cream” (BoM, p. 122), ovvero gelati in grado di dare la sbornia.

Altra creazione con funzione pratica è, ad esempio, la marmellata elettrica, cioè ricavata da materiale elettrico di scarto. Qui Myles dà prova della sua impareggiabile abilità linguistica giocando molto sui doppi sensi tra l’ambito semantico della frutta e quello dell’elettricità. Ad esempio afferma che gli esperimenti “will not be fruitless”, che la nuova marmellata verrà prodotta non in chili, ma in chilowattora e che sarà possibile realizzare un’ottima “ohm-made” marmellata di ampère (BoM, p. 125).

Il problema dell’importanza dello status sociale fronteggiato con il Book-

Handling Service emerge nuovamente quando egli propone l’idea di installare dei

telefoni finti all’interno delle abitazioni. Per gli irlandesi, infatti, avere un apparecchio telefonico era diventata una necessità, non tanto per la funzione svolta, quanto piuttosto per ciò che esso rappresentava: “A telephone on display in your house means that you have at least some ‘friend’ or ‘friends’ – that there is somebody in the world who thinks it worhwhile to communicate with you” (BoM, p. 128). Possedere un telefono equivaleva ad avere un ruolo importante nella società, ma non tutti potevano sostenerne i costi. Myles perciò propone una serie di apparecchi finti di costo variabile, in grado di simulare delle conversazioni. Indirettamente qui lo scrittore induce nuovamente alla riflessione, sottolineando la superficialità della società irlandese, che metteva l’apparenza in primo piano, dimenticandosi però, spesso, della sostanza.

La ricchezza di questi articoli sta nella possibilità di una loro doppia interpretazione: coloro che intendevano leggerli con occhio critico, vi avrebbero trovato numerosi spunti di riflessione e avrebbero potuto condividere o no le denunce, più o meno indirette, inserite dall’autore. Chi invece cercava in questa rubrica un rifugio lontano dalle angosce dell’esistenza, avrebbe trovato, anche grazie alle strampalate e divertenti invenzioni mylesiane, sicura consolazione.