• Non ci sono risultati.

4.5 Temi

4.5.1 La crisi della religione

La satira religiosa è senz’altro un motivo dominante: il quadro offerto dallo scrittore è quello di una Chiesa insensibile ai bisogni del suo popolo, che usa la violenza per punire la disubbidienza ai propri dettami e sfrutta le miserie dell’uomo per giustificarne le sofferenze. Allo stesso tempo, O’Brien fornisce un quadro ancora più impietoso sottolineando come sotto l’apparente integrità morale professata dai suoi membri, si nascondano in realtà le stesse fragilità e gli stessi vizi di quelli che sono considerati peccatori. Questo aspetto viene ben evidenziato nella descrizione dei comportamenti di Father Fahrt, prototipo del gesuita gretto e opportunista che, mentre invita i suoi fedeli al pentimento, alla preghiera e all’espiazione attraverso la sofferenza, in realtà è il primo a non essere disposto a sacrificare la propria vita a questi valori, abbandonandosi invece ad un’esistenza dissoluta dove l’alcool e il fumo la fanno da padroni:

- Well, Collopy, what are we for in this world? We are here to suffer. We must sanctify ourselves. That’s what suffering is for.

- Do you know, Father, Mr. Collopy said testily, I am getting a bit sick in my intesteens at all this talk of yours about suffering. You seem to be very fond of suffering when other people do it. What would you do if you had the same situation in your own house?

- In my own house I would do what my Superior instructs me to do. My Order is really an army. We are under orders.

- Give me your glass, Your Holiness. - Not much now, Collopy (HL, p. 33).

Collopy accusa Fahrt di non avere nessuna esperienza diretta della sofferenza e di riportare sterilmente soltanto dei precetti inculcatigli nei collegi, immagine di una Chiesa superba, troppo lontana dai bisogni della gente:

Damn the thing you know about suffering yourself. Only people of no experience have theories. Of course you are only spewing out what you were taught in the holy schools. ‘By the sweat of thy brow shalt thou morn’. Oh the grand old Catholic Church has always had great praise for sufferers. […] The Church keeps very far from the people in their daily trobles and travail. […] ‘Tis too grand you are getting, Father, yourself and the Church (HL, pp. 35-40).

Lo scrittore mette in forte discussione anche il continuo tentativo della Chiesa di incoraggiare nei fedeli atteggiamenti remissivi. Essi venivano indottrinati sin da piccoli all’obbedienza e alla passiva accettazione del destino come parte di un disegno divino al quale gli uomini non possono opporsi. Questo condizionamento non colpisce però Collopy, che nel romanzo dimostra un pensiero più autonomo. Infatti, quando sua

moglie sta per morire, non sembra accogliere passivamente questo destino infausto e mette in discussione una frase biblica, usata a mo’ di cliché dalla Chiesa per far accettare l’imminenza della morte:

- We know not the day… nor the hour. All things come to him who waits. It’s the very divil […].

- Let us not be presumptuous, Collopy, Father Fahrt said gently. We do not know God’s ways (HL, pp. 55-56).

Con la sua esternazione quasi blasfema, Collopy sembra ribellarsi ai precetti cristiani, non ritenendoli infallibili. La pronta risposta di Father Fahrt, invece, dimostra quanto fosse importante per la Chiesa tenere a bada i fedeli, controllandone i pensieri e annullandone il giudizio critico. Per lo scrittore, solo se i cittadini avessero imparato ad opporsi a questo destino, avrebbero potuto finalmente considerarsi uomini liberi, nonché sovrani in un’Irlanda finalmente democratica.

Gli strali della satira religiosa di O’Brien si scagliano soprattutto contro l’Ordine dei gesuiti, che lo scrittore non perde occasione di ridicolizzare, soprattutto durante le conversazioni tra Collopy e Father Fahrt. Innanzitutto Collopy accusa i gesuiti di aver peccato di tracotanza, di essere venuti meno ai principi di umiltà che dovevano essere alla base della loro condotta: “Did I hear right when you said ‘humble’, Father? A humble Jesuit would be like a dog without a tail or a woman without a knickers on her” (HL, p. 35). La loro presunzione li aveva spinti a credersi infallibili e ad adottare comportamenti deplorevoli. In più occasioni, Collopy li accusa di avere atteggiamenti ambigui e antitetici alla morale cristiana. Il loro aiuto non è mai disinteressato e non sono persone sulle quali si può fare affidamento, avendo una propensione innata per l’inganno e una grande capacità di capovolgere tutte le situazioni a proprio vantaggio. La loro dubbia moralità li incoraggia a rinnegare qualsiasi principio, adattandosi alle mode e alle circostanze più favorevoli alla sopravvivenza dell’Ordine:

Bedamn but I don’t know that I can trust you men at all. Ye are for ever trimming and adjudicating yourselves to the new winds that do blow. In case of doubt, send for a Jesuit. For your one doubt he will give you twenty new ones and his talk is always full of ‘ifs’ and ‘buts’, rawmaish and pseudo-theology. The word I have heard used fot that sort of thing is causuistry. […] Oh now you can always trust a Jesuit to make mischief and complicate simple things. […] You are forever double-thinking and double-talking. You slither everywhere like quicksilver. There’s no pinning a Jesuit down (HL, p. 76- 77).

I gesuiti trovano, secondo Collopy, sempre una via d’uscita per giustificare i propri comportamenti, interpretando a loro piacimento la dottrina teologica casistica. Quest’ultima prevedeva una disamina delle situazioni in cui nasce un dubbio tra ciò che detta la propria coscienza e ciò che invece prescrive la norma morale, ma non con lo scopo di giustificare i comportamenti peccaminosi bensì di studiarne delle modalità risolutive. I gesuiti stravolsero i fondamenti di questa dottrina e la trasformarono in lassismo, in nome del quale sminuivano la gravità delle azioni più scellerate giudicandole veniali, fino addirittura a considerare lecito ciò che invece doveva essere proibito.15

Essi si sentivano pertanto legittimati ad agire secondo coscienza e non in base a dei valori morali universali. Collopy nelle sue invettive sottolinea proprio l’incoerenza della loro condotta:

- Then we’re told it is a mendicant order. Sure there isn’t a better-got collection of men on the face of the earth, churches and palaces all over the world. […] The emaciated friars in that place have red wine with their dinners. […] The holy fathers below in Conglowes Wood know all about cocks, too. They have them roasted and they eat them at dinner. And they are great men for scoffing claret.

- Such talk is most unworthy. We eat and drink according to our means. The suggestion that we are well… sybarites and gluttons is nonsense. And offensive nonsense, Collopy. I do not like such talk.

- Well, is that so? Mr Collopy said testily. Is criticizing the Jesuits a new sin? Not on your life. Give me your damn glass.

- Thanks (HL, pp. 76-77).

O’Brien utilizza la sua verve ironica per smascherare la loro vera natura. Infatti poco dopo che Father Fahrt ha mostrato indignazione per le accuse di edonismo e ingordigia mossegli dall’amico, accetta senza alcuna remora il bicchiere di vino che quest’ultimo gli offre. Differentemente dai toni aspri utilizzati da Joyce contro i gesuiti, ad esempio nel Portrait, O’Brien porta avanti la sua critica verso la Compagnia mostrando la facile corruttibilità dei suoi membri attraverso la comicità.

Collopy inveisce ancora contro di loro, incolpandoli di essere stati la causa di moltissimi conflitti e di altrettanto sangue versato, sempre a causa della loro brama di potere e ricchezze: “The same Order caused a lot of bad bloody ructions at one time. […] The Jesuits were the cause of the Franco-Prussian War and the Boer War, for ever

15 La dottrina casistica attirò le feroci critiche di Blaise Pascal, che polemizzò contro i gesuiti e nelle Lettere Provinciali. Il filosofo francese, oltre che nell’epigrafe, continua ad essere coinvolto più o

meno direttamente nelle dinamiche del romanzo.

180

meddling in politics, and keeping a sharp eye out for Number One – money (HL, p.77). I gesuiti vengono dipinti come strateghi capaci di controllare i principali centri di potere e di esercitare indirettamente la propria influenza anche nelle scelte politiche: “They were cute hawks. They were far too powerful, not only in the Church itself but in the world. They made all sorts of kings and queens and captains take to themselves a Jesuit chaplain” (HL, p. 79). L’aspetto più deplorevole è senz’altro rappresentato dallo sfruttamento del loro incarico religioso per accumulare denaro, prendendosi gioco della fede sincera di coloro che si affidavano ai loro precetti di carità e solidarietà verso il prossimo. Essi in passato avevano agito come veri e proprio speculatori finanziari, venendo meno all’obiettivo principale della missione ovvero la divulgazione del messaggio cristiano:

One of the bitterest objections to the machinations of the Jesuits was this. Some of the priests mixed up their missionary work with trading and money-making and speculation. A French Jesuit named Father La Valette16 was up to his ears in buying and

selling. Mendicant order my foot (HL, p. 81).

Attraverso i dialoghi tra i due personaggi, O’Brien riesce ad illustrare gli aspetti sui quali si fondava la sua idiosincrasia nei confronti di questo gruppo religioso, sempre più potente in Irlanda. Le ambizioni della Compagnia erano non solo contrarie alla morale cristiana, ma avevano contribuito al degrado di tutta l’istituzione ecclesiastica, che non era stata in grado di isolarla proprio come una piaga.

Questo giudizio così amaro era certamente anche frutto della pessima esperienza vissuta dallo scrittore durante l’infanzia, quando aveva studiato presso l’istituto dei Fratelli Cristiani. Qui aveva avuto modo di toccare con mano la crudeltà dei metodi educativi dei gesuiti, ad esempio la pratica del “leather”, così descritto da Finbarr:

That is how I enter the sinister portals of Synge Street School. Soon I was to get to know the instrument known as ‘the leather’. It is not, as one would imagine, a strap of the kind used on bags. It is a number of such straps sewn together to form a thing of great thickness that is nearly as rigid as a club but just sufficiently flexible to prevent the breaking of the bones of the hand. Blows of it, particularly if directed (as often they deliberately were) to the top of the thumb or wrist, conferred immediate paralysis followed by agony as the blood tried to get back to the afflicted part (HL, p. 25).

16 Antoine Lavalette fu un missionario gesuita, recatosi in Martinica dal 1742. Qui, per sostenere la

missione intraprese operazioni economiche molto rischiose, mandando in bancarotta la missione stessa e cagionando grave danno alla Compagnia di Gesù.

181

Anche Manus, che pure frequenta una scuola diversa da quella del fratello, esprime la propria avversione nei confronti dei gesuiti:

- I’ve left school – from today. I’ve had my bellyful of the ignorant guff that is poured out by those maggots of Christian Brothers. They’re illiterate farmers’ sons. They probably got their learning at some dirty hedge school. […] They’re not servants of God, they are slaves to their own sadistic passions, they are humbugs and impostors and a disgrace to their cloth. They are ruining the young people of this country and taking pride in their abominable handiwork (HL, p. 62).

In questa citazione O’Brien compendia tutte le sue perplessità. Ritiene i gesuiti inadatti a formare le nuove generazioni, perché non dotati di strumenti culturali adeguati e tale convinzione è tanto più preoccupante alla luce della consapevolezza che una buona parte della classe politica cui è affidata la rinascita dell’Irlanda post- indipendenza è stata educata proprio dai gesuiti.