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Nascita e sviluppo del pensiero postcoloniale in Irlanda

Come sottolinea Joe Cleary, l’applicazione di una prospettiva e di una metodologia postcoloniale allo studio della letteratura e della cultura moderna irlandese non risulta essere un’operazione immediata, anzi questo aspetto ha scatenato uno tra i dibattiti più controversi e rilevanti negli studi irlandesi degli ultimi anni.4 Molti studiosi, soffermandosi sulla realtà sociale ed economica del Paese, hanno considerato la posizione irlandese ben lontana da quella delle colonie africane e asiatiche d’oltremare. La povertà, la violenza e l’oppressione razziale subìta da queste ultime nulla avrebbero a che fare con l’esperienza irlandese. Anche la posizione dell’Irlanda non ne favorisce l’identificazione come realtà coloniale, più frequentemente attribuita a possedimenti d’oltremare. Altro fattore determinante risulterebbe essere l’aspetto linguistico e, quindi, il comune uso della lingua inglese come idioma nazionale sia in Irlanda che nell’Impero, a prescindere dalla colonizzazione. Quest’ ultimo aspetto potrebbe tuttavia essere confutato perché, come evidenzia Kenny, esso non considererebbe che l’uso dell’inglese nell’Irlanda moderna fu comunque una conseguenza dello sradicamento nei suoi territori della cultura

4 Cfr. JOE CLEARY,“Postcolonial Ireland”, in KEVIN KENNY [ed.], Ireland and the British Empire,

Oxford University Press, Oxford 2004, pp. 251-288, qui p. 251.

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gaelica.5 L’elenco delle motivazioni addotte dall’una e dall’altra fazione potrebbe procedere all’infinito, così come, di converso, si potrebbero elencare molteplici similitudini fra l’Irlanda e le colonie d’oltremare evidenziate dai sostenitori della realtà coloniale e postcoloniale.

In primo luogo ci sono delle esperienze, come il processo di formazione della nazione, il ritiro del dominio britannico e la conseguente divisione dell’isola, che permettono di associare l’Irlanda ad altre colonie quali India e Cipro. Inoltre a partire dal XIX secolo, l’emigrazione delle masse povere verso l’Inghilterra o gli Stati Uniti divenne un fenomeno sociale di rilievo nella realtà irlandese del XX secolo, anticipando le migrazioni su larga scala verso l’Inghilterra che interessarono le masse afro-caraibiche e sud-africane con lo scoppio della Seconda guerra mondiale. Degno di considerazione è anche il tentativo dell’Irish Free State di superare il sottosviluppo agricolo e industriale nei primi quarant’anni d’indipendenza attraverso un sistema economico non più imperniato sull’impero, ma basato su un’impostazione autarchica dell’economia, sulla scia di Paesi come Cuba, Ghana e Tanzania.6 Un ulteriore aspetto

da evidenziare a sostegno di un parallelismo tra l’Irlanda e le altre colonie dell’Impero è dato dal processo di progressiva marginalizzazione della lingua, della cultura e delle tradizioni indigene irlandesi, soppiantate dalle imposizioni del dominio inglese, accentratore ed incurante delle peculiarità dei Paesi colonizzati.

Da un punto di vista propriamente culturale, invece, ciò che l’Irlanda condivise con le altre colonie fu la necessità di forgiare una cultura nazionale che avesse caratteri di unicità e autenticità. Questo percorso portò ad una sempre maggiore consapevolezza della centralità delle attività culturali per la costruzione di una specifica identità nazionale. Come molti altri Stati che passarono dalla colonizzazione all’indipendenza, anche l’Irlanda affrontò un difficile periodo di assestamento, in cui la classe dirigente lottò per la stabilità economica e culturale del Paese, credendo che questa potesse essere raggiunta attraverso atteggiamenti tipici del conservatorismo. Dopo un primo tentativo di assimilazione alla cultura dei colonizzatori, vi fu un vero e proprio rigetto di quest’ultima. In tale clima il nazionalismo irlandese ebbe modo di radicarsi profondamente nella società, accompagnato da un forte fervore culturale sfociato nel

5 Si veda: KEVIN KENNY,“Ireland and the British Empire. An Introduction” in ibidem, pp. 1-25, qui

p. 2.

6 Cfr. JOE CLEARY, op. cit., pp. 252-255.

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cosiddetto Irish Revival. Il Rinascimento irlandese tradusse la necessità di un ritorno ad una sorta di età dell’oro precoloniale, in cui l’identità culturale della nazione potesse opporsi a quella della potenza colonizzatrice.

Molti furono i sottogruppi che fiorirono partendo da questa prima spinta propulsiva. Tra essi si distinsero l’Irish Literary Revival e il Gaelic Revival. Il primo si impegnò nel tentativo di creare una letteratura irlandese nazionale in lingua inglese, mentre il secondo si fece carico dello stesso obiettivo recuperando, però, la lingua gaelica. Entrambi si trasformarono in un vero e proprio impeto politico, che andò ad alimentare e rafforzare il desiderio di autonomia. La maggior parte dei membri della Gaelic League ritennero, ad esempio, che l’indipendenza non soltanto politica ma anche culturale, fosse raggiungibile soltanto attraverso il ripristino della lingua gaelica. Esemplificativo a tal proposito fu l’intervento di Douglas Hyde che sottolineò come:

[…] every Irish-feeling Irishman, who hates the reproach of West-Britonism, should set himself to encourage the efforts, which are being made to keep alive our once great national tongue. The losing of it is our greatest blow, and the sorest stroke that the rapid Anglicisation of Ireland has inflicted upon us. In order to de-Anglicise ourselves we must at once arrest the decay of the language.7

Ciò dimostra che l’obiettivo principale del nazionalismo culturale irlandese era quello di consolidare un’identità nazionale propriamente “Irish”: gaelica, cattolica, contadina e religiosa. Dopo l’indipendenza ottenuta nel 1922, questa nostalgia per un passato gaelico idealizzato e per una società autoritaria e patriarcale sfociò in atteggiamenti di censura verso i tentativi di modernità di molti scrittori che avrebbero potuto minare la purezza della nazione. L’atmosfera divenne satura di norme a protezione di questa autenticità. Gli scrittori vennero sottoposti a rigide leggi censorie e a campagne xenofobe contro le minacce esterne, tra le quali i film hollywoodiani, le radio inglesi o le avanguardie continentali. Nacquero addirittura organi come il Censorship Board, con il compito di controllare l’attività delle case editrici per i testi in lingua irlandese e che lavorò per promuovere l’immagine solida di un’Irlanda profondamente legata ad un patrimonio ereditario tradizionale e ad una cultura indigena precoloniale andata perduta durante la colonizzazione. Un diretto corollario

7 DOUGLAS HYDE,“The Necessity for De-Anglicising Ireland”, in CHARLES GAVAN DUFFY,The Revival of Irish Literature – Adresses by Sir Charles Gavan Duffy, K.G.M.G., Dr George Sigerson, and Dr Douglas Hyde, T. Fisher Unwin, London 1904, pp. 117-161. La risonanza di questo saggio

sarà tale da diventare manifesto della Gaelic League.

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di questo organo fu l’emanazione del Censorship Publication Act del 1929, con l’intento di bandire i testi dai contenuti ritenuti immorali o di nessuna attinenza con le questioni relative all’Irishness. La censura divenne un meccanismo per la tutela dei confini e dell’identità nazionali dalle minacce interne ed esterne. La purezza morale fu assunta a specchio della purezza stessa della razza e questa equazione spinse l’Irlanda lontano dal mondo moderno, in continuo fermento. Per le classi dirigenti del Paese, il ritorno incondizionato alle radici, significava, invece, riuscire ad opporsi al caos di una realtà in subbuglio: un atto di protezionismo culturale, che a lungo andare avrebbe prodotto un diffuso malcontento.

L’indirizzo adottato da questi movimenti non mancò di sollevare varie critiche, prima fra tutte quella secondo cui l’esasperata idealizzazione del passato non avrebbe favorito lo sviluppo della nazione nel presente, ma anzi l’avrebbe cristallizzata in un nazionalismo radicale e militante, privandola di qualsiasi possibilità di autonomia. Questa posizione trovò concorde proprio O’Nolan, che rifiutò l’approccio difensivo e insulare dello Stato, in favore di una polivalenza culturale che lo porterà a combinare nelle sue opere elementi della tradizione irlandese con quelli della cultura moderna, in una sperimentazione formale che sarà tipica del Postmodernismo. Questa commistione è rintracciabile sin dal suo primo romanzo, nonché capolavoro indiscusso della sua intera produzione, At Swim-Two-Birds.