Dall’analisi del paratesto è emersa la volontà dell’autore di prendere le distanze da un tipo di narrativa eccessivamente lontana dalla realtà. I giochi immaginativi di At
Swim-Two-Birds o The Third Policeman non rappresentano più una priorità per lui. La
struttura di The Hard Life si presenta molto più lineare e non frammentata dalle continue interruzioni che, nelle opere precedenti, servivano per introdurre riflessioni metanarrative o una pluralità di punti di vista. Pertanto non c’è neanche più bisogno di sinossi per recuperare il filo di un discorso iniziato e mai concluso. La forma adottata per presentare le vicende è decisamente più convenzionale, poiché vede susseguirsi una serie di eventi disposti in maniera lineare e consecutiva, organizzati secondo il tradizionale ordine cronologico. Sebbene la narrazione si presenti come un lungo
flashback in cui il narratore ricorda i momenti salienti della sua esistenza dalla nascita
fino all’adolescenza, innestando anche le esperienze di altri personaggi che lo hanno accompagnato nel suo percorso, gli eventi si susseguono per concatenazione, senza particolari stravolgimenti e sono governati da un preciso schema di causa ed effetto. L’unico espediente che potrebbe creare po’ di smarrimento nel lettore è l’inserimento, in alcuni punti del racconto, di materiale epistolare che ovviamente si distacca dalla modalità narrativa adottata dal testo. Nonostante ciò, però, le perplessità vengono subito fugate, in quanto queste lettere non vengono usate con lo scopo di complicare l’intreccio o di confondere il lettore.10 Le missive si adattano perfettamente alla
linearità del discorso e contribuiscono semplicemente a portarlo avanti dal punto in cui
9 ROBERTA FERRARI, op. cit., p. 137.
10 Ben diversa era stata la funzione svolta dalla sostanziosa mole di note a piè di pagina contenuta in The Third Policeman. In questo testo, infatti, l’autore aveva deliberatamente fatto uso di questo
espediente per confondere il lettore e rendere più frammentaria la trama, interrompendone il flusso naturale.
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la narrazione si era interrotta. Non sono di ostacolo alla trama, bensì fungono da supporto perché riescono a colmare quei vuoti in cui il narratore non potrebbe intervenire direttamente, perché ignaro dell’effettivo succedersi degli eventi. Sia quando si tratta di descrivere le attività di Manus, in particolare quando abbandona l’Irlanda, sia durante il viaggio a Roma dei tre personaggi precedentemente introdotti, il reticolato epistolare fornisce dei frammenti importanti del puzzle, che altrimenti rimarrebbe incompleto:
And so they faded away. How did they fare? That peculiar story was revealed in dispatches I received from the brother, and which I now present (HL, p. 127).
La necessità di un supporto di questo tipo deriva anche dal fatto che, in questo romanzo, la narrazione non è affidata a un narratore onnisciente. La voce narrante è quella di Finbarr, che racconta in prima persona e da adulto eventi avvenuti molto tempo prima, quando era solo un bambino. Ci troviamo innanzitutto di fronte ad un narratore omodiegetico: data la sua partecipazione diretta agli eventi descritti e dal momento che egli vi si trova coinvolto, non può avere uno spettro completo di tutte le informazioni. Proprio per questo motivo, le lettere di Manus intervengono per ovviare alle sue mancanze, fornendo talvolta anche un punto di vista diverso. Si tratta quindi di una focalizzazione interna, in quanto il narratore assume il punto di vista di un personaggio, ma allo stesso tempo variabile, in quanto la sua non è l’unica prospettiva tenuta in considerazione.
In più di un’occasione lo stesso Finbarr ammette di non essere completamente affidabile, confermando le sue deficienze nella narrazione, soprattutto nei casi in cui non ha partecipato agli eventi. D’altronde egli presenta una storia molto lontana nel tempo e della quale, in fondo, non è il protagonista. Si dimostra perfettamente conscio dei propri limiti, dichiarando apertamente che la sua memoria, attraverso la quale filtra tutti gli eventi presentati, può facilmente incorrere in errore:
My memory is a bit mixed about what exactly happened after the mammy went away (HL, p. 11).
That’s merely my recollection of the silly sort of conversation we had. Probably it was all wrong. How long this situation – a sort of interregnum, lacuna or hiatus – lasted I cannot say (HL, p. 12).
Un’immagine efficace per veicolare la condizione di precarietà mnemonica avvertita dal narratore viene fornita metaforicamente dalla “faded brown photograph”
(HL, p. 11) che rappresenta l’unico ricordo rimastogli del padre. La fotografia si può considerare come strumento per fissare e tramandare l’esperienza, ma il fatto che sia ingiallita sta a segnalare un deteriorarsi della memoria, che spesso può rivelarsi cattiva consigliera nella rievocazione degli eventi.
Apparentemente sembrano esserci tutte le condizioni per considerare Finbarr un
unreliable narrator, ma nella pratica la sua voce non viene mai messa in discussione
e nessun elemento sembra agire per contrastare le sue percezioni. Si ha l’impressione che il suo sia l’unico punto di vista in grado di fornire una visione d’insieme della vicenda, per cui se si rinunciasse ad avvalorarne la validità, non si potrebbe fare affidamento su nessun’altro, perché anche la voce di Manus risulta troppo parziale:
The novel itself gives no clue that the reader should see through and disdain Finbarr: he is not a self-evidently unreliable narrator. And it offers no alternative vantage point for the reader: the story does not consistently work to undermine his perceptions. […] The reader must take him or leave the book.11
Finbarr narra esattamente come un esegeta, con assoluto distacco, e le sue descrizioni, i suoi giudizi o commenti vengono veicolati da una prospettiva emotivamente neutrale. Quando, ad esempio, dalle lettere di Manus emerge palesemente tutto il suo astio nei confronti dello zio scellerato, il comportamento del fratello rimane sempre impassibile, neanche una parola viene spesa dal narratore per avvalorarne o confutarne il pensiero.
Dichiarando la labilità della sua memoria, Finbarr sembra invece ammettere che l’esegesi è un’attività approssimativa, che può rinunciare all’esattezza purché il quadro offerto risponda ai fondamentali principi di onestà. Egli non cerca di ricordare esattamente le percezioni avute tanti anni prima dinanzi a certi eventi, anzi ci tiene a sottolineare onestamente che il tempo potrebbe averle alterate:
There is something misleading but not dishonest in this portrait of Mr.Collopy. It cannot be truly my impression of him when I first saw him but rather a synthesis of all the thoughts and experiences I had of him over the years, along look backwards (HL, p. 16).
Si sente in dovere di presentare dei fatti, in ossequio al proprio ruolo, ma allo stesso tempo non può assicurarne l’assoluta veridicità, talvolta ammettendo proprio apertamente il fallimento dello scopo: “It is seemly, as I have said, to give that
11 Cit. in JOSEPH BROOKER, op. cit., p. 73.
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explanation but I cannot pretend to have illuminated the situation or made it more reasonable” (HL, p. 20).
Anche con questa scelta, comunque, O’Brien conferma il suo cambio di rotta rispetto ai primi romanzi, dove abbondavano le figure narratoriali. Se prima l’autore sentiva la necessità di rappresentare anche così il caos della realtà, adesso, ritirandosi in una letteratura meno ambiziosa, aveva bisogno di darle un ordine, seppur precario, scegliendo un narratore che rendesse tutto più verosimile.