• Non ci sono risultati.

La rilettura postcoloniale di At Swim-Two-Birds

2.2 At Swim-Two-Birds

2.2.4 La rilettura postcoloniale di At Swim-Two-Birds

Sulla scia della tendenza di O’Brien alla contestazione nei confronti delle norme precostituite e della costante delegittimazione di una tradizione letteraria imposta, si sono sviluppate recentemente delle posizioni esegetiche che hanno permesso di inserire questo autore, e di conseguenza le sue opere, nell’ambito degli studi postcoloniali.

Pubblicato nel 1939, solo due anni dopo aver dichiarato la totale sovranità dell’Irish Free State sul territorio irlandese e, quindi, l’assoluta indipendenza dalla Gran Bretagna, At Swim-Two-Birds può essere considerato uno dei primi testi importanti nel panorama letterario ad essere prodotto in una vera Irlanda postcoloniale. Esso venne scritto in un momento piuttosto delicato dal punto di vista culturale, sullo sfondo, cioè, delle battaglie del nuovo governo irlandese per l’affermazione di una nuova cultura, vitale ed autonoma, dopo un lungo periodo di sottomissione all’egemonia britannica. Tutto ciò sfociò, come già detto, in atteggiamenti profondamente nazionalisti e conservatori, che travolsero con forza anche l’ambito letterario. Sappiamo inoltre che O’Brien non fu soltanto un attento osservatore dei fenomeni sociali ma anche, all’occorrenza, un critico molto scrupoloso, che non rinunciava a prendere posizioni decise, qualora ritenuto necessario. Pertanto, considerando il contesto di produzione e i suoi contenuti, è stato possibile interpretare il primo romanzo dello scrittore come una critica all’approccio monologico della tradizione letteraria nazionalista irlandese. L’autore mise in discussione questo processo sciovinista di formazione di un canone, che aveva come unico scopo l’affermazione di un’identità nazionale entro limiti imposti e ben definiti. Le tendenze quasi “anarchiche” di At Swim-Two-Birds possono essere identificate come deliberati tentativi di O’Brien di evidenziare la repressione e l’assurdità nascosta dietro al modo in cui l’identità irlandese era stata tematizzata. Egli riuscì a relazionarsi con questo

canone, rileggendolo però sulla base di nuovi orizzonti allargati, con l’intento di ricostruirne uno nuovo, svincolato dai condizionamenti ideologici autoritari, che si presumevano assoluti ed universali. In questo modo, si augurava il raggiungimento della tanto auspicata fase di decolonizzazione culturale, in cui pluralità ed ibridismo fossero parole chiave, garanti di tolleranza ed emancipazione. Accettare questa sfida significava per lui riconoscere di vivere in un contesto mutevole, in un mondo che non poteva più concepire l’esistenza di valori immutabili. La pratica di riscrittura del canone fu, infatti, una tappa indispensabile nel percorso di trasformazione culturale che caratterizzò il Postcolonialismo. In esso, fu la scrittura creativa a giocare un ruolo di primo piano.18

Nell’Irlanda post-indipendenza, un ruolo determinante nella promozione di una tradizione ben radicata nel tessuto nazionale venne senz’altro giocato dal riferimento alla mitologia, tanto che la pubblicazione e la diffusione di miti e leggende celtiche divenne un’operazione incredibilmente popolare. Dalla lettura di At Swim-Two-Birds si nota chiaramente che O’Brien aveva una conoscenza approfondita della mitologia irlandese, in quanto il testo pullula di riferimenti ad essa, attraverso l’inclusione di figure portanti. L’autore usò spesso questa fonte, rivisitandola con effetti parodici, per celebrare e allo stesso tempo per ironizzare sui miti della rinascita celtica. Il racconto mitico era stato, infatti, largamente sfruttato dal Celtic Revival che, promuovendo il risveglio dello spirito nazionalistico, aveva riscoperto il fascino di questa tradizione. L’approccio a questo sistema di riferimento aveva, però, acuito le tendenze di ripiegamento all’interno di confini nazionali, che non avrebbero favorito l’evoluzione culturale del Paese. Il Free State aveva fallito nella missione di costruire una cultura eterogenea, aperta al dialogo con il passato, ma pronta ad affrontare anche la molteplicità del presente e il dinamismo del futuro.

Insurgent nationalisms attempt to create a version of history for themselves in which their intrinsic essence has always manifested itself, they produced readings of the past that are as monolithic as that which they are trying to supplant, […] a highly prescriptive sense of Irish identity. They are usually under the additional disadvantage that much of their past has been destroyed, silenced, erased. Therefore, the amalgam they produce is susceptible to attack and derision.19

18 Cfr. KIM MCMULLEN,“Culture as Colloquy: Flann O’Brien’s Postmodern Dialogue with Irish

Tradition”, Novel: A Forum on Fiction, XXVII, 1, 1993, pp. 62-84, qui p. 74.

19 SEAMUS DEANE, “Introduction”, in TERRY EAGLETON, FREDRIC JAMESON, EDWARD SAID, Nationalism, Colonialism and Literature, University of Minnesota Press, Minneapolis 1990, p. 9.

48

L’affermazione di Deane compendia perfettamente il trattamento che O’Brien riservò ai personaggi mitologici, presentando una critica all’atteggiamento postcoloniale del governo irlandese. Popolando il suo romanzo con versioni semicomiche di figure fisse della tradizione, come guerrieri antichi o personaggi dai poteri magici, egli continua ad obbedire alle leggi di tutela del patrimonio culturale, venendo meno, però, alle rigide strutture imposte dal Celtic Revival. Nel romanzo non cerca di negare il valore dei poemi celtici o dei cicli epici, ma sottolinea le assurdità che provengono dalla venerazione incondizionata di un passato ormai perduto.

Un primo esempio di questa operazione consiste nello svilimento del personaggio di Finn MacCool. Quest’ultimo è la figura portante di uno dei cicli della mitologia irlandese, il Ciclo finnico.20 Il suo ruolo dovrebbe essere quello di portavoce dell’antica Irlanda, nonché di narratore per eccellenza. Inizialmente viene presentato in termini altisonanti, tipici della narrazione mitologica, con chiaro intento demistificante dello stile ampolloso delle storie leggendarie. Finn qui è ancora descritto nell’ambito del suo setting originario, l’antica Irlanda, in compagnia di figure leggendarie del ciclo finnico alle quali egli narra vecchie leggende. Successivamente, questa figura viene trasferita all’interno della trama del romanzo di Trellis, inserito tra le mura del Red Swan Hotel e relegato al ruolo di padre di Peggy: compito piuttosto svilente per un personaggio del suo calibro. Da questa duplice presentazione emerge la contrastante visione eroica ed antieroica di Finn, che permette ad O’Brien di portare alla luce il divario tra l’arcaismo della tradizione e la modernità della letteratura emergente. L’autore trasforma l’eroe in narratore dell’episodio riguardante la pazzia del leggendario re Sweeny, sfruttando la tradizione e adattandola ai registri della

fiction moderna. Anne Clismann dimostra in maniera convincente come nelle pagine

dedicate a questa figura si compia “a parody of the solemn and joyless or excessively romantic translations of the Ossianic tales which began to proliferate in the 1890s”.21

20 I cicli mitologici, pervenuti all’interno di manoscritti medievali, sono quattro. Il Ciclo mitologico,

che rappresenta ciò che rimane della mitologia pagana dell’Irlanda pre-cristiana, il Ciclo dell’Ulster, che ruota attorno agli eroi dell’Ulaid (odierno Ulster orientale) tra i quali emerge Cuchulain, il Ciclo dei Re, storie inventate di presunti sovrani che regnarono tra il terzo secolo a.C. e l’ottavo d.C. Infine il Ciclo finnico o ossianico, riguardante le vicende Finn, di suo figlio Oisin e del gruppo di guerrieri Fianna. (Cfr. PATRICIA O’HARA,“Finn MacCool and the Bard’s Lament in Flann O’Brien’s At Swim-Two-Birds”, Journal of Irish Literature, XV, 1, 1986, pp. 55-61, qui p. 61).

21 ANNE CLISSMANN, op.cit., p. 122.

49

At Swim-Two-Birds è votato, per volere dell’autore, allo svilimento di tutte

quelle figure che si ergevano a portavoce della nazione. Uno di questi era sicuramente il re Sweeny, la cui storia di follia è stata magistralmente riletta in chiave postcoloniale. La vicenda di questo sovrano riproduce fedelmente il testo originale del mito intitolato

The Frenzy of Suibhne, in cui si narra della furia di Sweeny, quando scoprì che una

Chiesa stava per essere costruita nel suo regno. L’uomo, allora, decise di sfidare apertamente un sacerdote romano, gettandone il salterio nel lago. In seguito a questo affronto, il chierico pronunciò una maledizione contro di lui, condannandolo alla pazzia e a vivere come un uccello, conducendo un’esistenza errabonda.22 Il gesto chiaramente provocatorio di Sweeny è stato interpretato come un atto di resistenza pagana al Cristianesimo, ma soprattutto di oltraggio ad uno dei testi sacri della Cristianità. Il riferimento a questo credo religioso non può non far pensare ad un implicito richiamo alla nuova Irlanda, profondamente profusa di spirito cristiano. La contestazione di Sweeny viene traslata da O’Brien nel nuovo contesto culturale irlandese, proprio a simbolo del rifiuto incondizionato a chinare il capo di fronte alle pressioni, in questo caso di ambito religioso, dell’Irish Free State. Sappiamo, inoltre, che nella versione mitica della vicenda, Sweeny viene riaccolto nel grembo della Chiesa e riabbraccia la cristianità, proprio nei pressi di Snàmh-dà-én. Questo guado sul fiume Shannon, dove Sweeny si posa a recitare le sue tristi poesie, è anche quello che dà il titolo al romanzo. Nella versione di O’Brien, però, Sweeny non subisce nessuna conversione, rimanendo ribelle, maledetto e pagano. At Swim-Two-Birds si riferisce pertanto al luogo di una redenzione non avvenuta, ad una non capitolazione dell’artista al volere delle forze al potere. Rivisitando questa leggenda, l’autore ha mostrato con determinazione la sua posizione avversa alla forza gravitazionale della cultura postcoloniale irlandese.

Il trattamento irriverente di figure della tradizione riguarda anche il mondo del folklore, attraverso l’uso comico di personaggi come Pooka McPhellimey o Good Fairy. Entrambi contribuiscono all’inserimento della dimensione fiabesca all’interno del racconto, come rappresentanti di un universo dove l’immaginazione regna sovrana. Il Pooka è introdotto come “a member of the devil class” (AS, p. 1), dotato di poteri

22 Cfr. EVA WÄPPLING, Four Irish Legendary Figures in At Swim-Two-Birds, Almqvist & Wikesll

International, Stockholm 1984, p. 53.

50

magici, associato tradizionalmente al Male, mentre Good Fairy è ciò che il suo stesso nome anticipa: una fata che dovrebbe incarnare i principi del Bene. Ma anche in questo caso O’Brien si diverte a sovvertire i canoni di riferimento, mettendo in dubbio la validità stessa dei concetti assimilati a questi personaggi e provocando uno stravolgimento del mito. Il Pooka, al momento del suo ingresso in scena, viene rappresentato con gli attributi tipici del suo statuto demoniaco, ovvero la coda, il piede equino e le unghie lunghe ed affilate, sempre intento a dispensare maledizioni. Allo stesso tempo, però, la descrizione contiene anche caratteristiche in netto contrasto con quelle della tradizione folklorica:

It was the shine of the morning sun […] that recalled the Pooka MacPhellimey from his heavy sleep by the side of his wife. […] He then lay on his back with his eyes half- closed and his sharp-nailed hands cupped together in the scrub of his poll, uttering his maledictions and his matins in an undertone and reflecting on the hump of his clubfoot in the bed in the morning. The Pooka was for taking a hold of his pipe, his pen-knife and his and his twist of plug-tabacca (AS, p. 109).

The Pooka had arisen with modest grace and was removing his silk nightshirt and reaching for his well-cut suit of seaman’s kerseymere […]. The Pooka had put on his black underdrawers and his grey trousers and his old world cravat and was engaged with his hands behind him in a fastidious adjustment of his tail of hair (AS, p. 118).

Curioso è quindi il modo in cui O’Brien, descrivendo questo demone in un ambito familiare, ne attualizza l’immagine, anzi in un certo senso la urbanizza: indossa abiti tipici dei gentlemen irlandesi, fuma la pipa, indossa biancheria intima. Tutto ciò contribuisce alla caduta del mito, che viene decostruito in maniera sottile e ironica dallo scrittore. Nella mitologia il Pooka appare come uno spirito animale, infatti l’origine del suo nome è Poc, che significa caprone23. Può assumere varie forme: cavallo, toro, asino, capra, aquila, ma non viene mai descritto con tratti così ingentiliti ed aristocratici come in At Swim-Two-Birds. Ironizzare sul mito, significa per O’Brien, lottare contro la volontà di porlo a fondamento dell’identità culturale nazionale. C’è stato anche chi ha voluto vedere in questi due personaggi fiabeschi una trasposizione di due figure shakesperiane: Ariel e Caliban.24 Associando le specifiche di entrambi a Pooka e Good Fairy, verrebbe da dire che Ariel potrebbe rispecchiarsi nella fata, mentre il malvagio Caliban sarebbe il diretto corrispettivo del Pooka. In realtà, però, anche in questo caso, O’Brien stravolge gli schemi. Attraverso un procedimento di

23 A tal proposito si veda EVA WÄPPLING, op. cit., p. 85. 24 Cfr. ANNE CLISSMANN, op. cit., p. 140

51

capovolgimento ironico dei ruoli, l’autore pone seri dubbi su chi tra i due rappresenti effettivamente il Bene e chi il Male. Nonostante Pooka sia classificato nella categoria dei demoni, si mostra in più di un’occasione gentile e innocuo. Durante il processo a carico di Trellis, ad esempio, pur trovandosi dalla parte dei giudici, sembra mostrare compassione per lui: “Woe to the man that shall refuse a small kindness” (AS, p. 212). Dal canto suo, invece, Good Fairy è irriverente, imbrogliona e stizzosa, a conferma della relativizzazione di qualsiasi certezza. In questo modo egli evidenzia l’impossibilità di giungere ad una verità assoluta o ad un sistema di valori morali inconfutabili.

O’Brien inserisce un’ulteriore parodia del protezionismo culturale diffusosi in Irlanda attraverso la mania di Trellis di rifiutare la lettura di molti testi, ritenuti immorali, tranne quelli con la copertina di colore verde, che, come noto, è simbolo dell’Irlanda. Sulla bandiera tricolore esso rappresenta le popolazioni nazionaliste cattoliche, che hanno combattuto per l’indipendenza, ma viene anche associato all’antica Irlanda, chiamata Isola dello Smeraldo, per le sue immense distese verdi. Verde è anche il colore del trifoglio, pianta sacra agli antichi Celti e più tardi, collegata a San Patrizio, patrono e protettore dell’isola.25 Il fatto che Trellis esprima ammirazione assoluta solo per questi libri, diventa un palese richiamo all’ossessione per un passato gaelico e profondamente cattolico.26 O’Brien esprime, pertanto, la sua

critica verso gli atteggiamenti unilaterali, che non lasciano spazio al confronto con la diversità e verso il fanatismo dei nazionalisti, considerato una minaccia per il futuro del Paese.

Sempre a proposito del valore che possono assumere i riferimenti cromatici in un’opera dove nulla sembra essere lasciato al caso, anche il colore rosso gioca un ruolo importante. Tradizionalmente associato alla Gran Bretagna, ritorna nel nome di uno dei luoghi cardine della vicenda: il Red Swan Hotel, situato però a Croppies Acre. In questo luogo si cela tutta la sostanza del pensiero di O’Brien. L’hotel rappresenta il posto in cui Trellis esercita il suo controllo su tutti i personaggi, una sorta di quartier generale per sorvegliare le loro esistenze. Con questo richiamo al colore, risulta facile assimilare il controllo posto in essere da Trellis a quello che, per O’Brien, gli inglesi

25 Secondo la leggenda, San Patrizio utilizzò un trifoglio per spiegare alle popolazioni pagane dell’isola

il significato della Trinità cristiana.

26 Cfr. KIM MCMULLEN, op. cit., p. 69.

52

continuavano ad esercitare sull’Irlanda, anche durante il periodo della rinascita celtica.27 Croppies Acre è un parco commemorativo di Dublino, in cui si dice giacciano i resti dei ribelli processati durante le sommosse del 1798.28 Se da un lato, quindi, il Red Swan Hotel è visto come il luogo dell’oppressione, del controllo, dall’altro porta con sé un vento di rinascita, di rivolta rispetto al potere dominante. Il vento della ribellione aleggia sempre nelle pagine del romanzo, non soltanto nei confronti della pesante eredità inglese, ma anche della chiusura culturale provocata dal nazionalismo eccessivo.

At Swim-Two-Birds sfida ulteriormente le convenzioni, traendo particolare

diletto nel mettere in mostra la violenza e la volgarità insita nel panorama irlandese. Trellis, infatti, realizza ben presto che per fare in modo che il suo “salutary book” raggiunga un pubblico vasto, non può limitarsi a realizzare una narrazione dai tratti puramente moraleggianti. Pertanto aggiunge “plenty of smut into his book” (AS, p. 31), così da rendere più immediata la possibilità di immedesimazione con le circostanze e i personaggi della vicenda. Digressioni letterarie di tono erudito vengono spesso interrotte dall’intrusione di elementi e circostanze infime e degradate, come dolore, vomito, animali infestanti, appetiti incontrollati:

Because when you were listening to my singing this morning, my good woman, said Furriskey stressing with his finger the caesura of his case, I was blowing my nose in the lavatory. That’s a quare one for you. – Oh that’s a shame for you, said Mrs Furriskey contributing her averted giggle to an arpeggio of low sniggers. You shouldn’t use language like that at the table. Where are you manners Mr. Furriskey? – Clearing my head in the bowl of the W.C., he repeated with coarse laughing, that’s the singing I was at (AS, p. 164).

It was in the New Year, in February, I think, I discovered that my person was verminous. A growing irritation in various parts of my body led me to examine my bedclothes and the discovery of lice in large numbers was the result of my researches (AS, p. 41).

L’uso di immagini appartenenti ad un registro così basso rappresenta l’ennesima insofferenza di O’Brien verso i canoni imposti dal decoro sociale, e quindi verso le rigide norme costituzionali e comportamentali dell’Irlanda postcoloniale.

27 Il Red Swan Hotel richiama anche l’uomo simbolo della letteratura inglese: William Shakespeare.

Quest’ultimo, infatti, veniva anche conosciuto come “the Swan of Avon” (Cfr. TODD A.COMER,“A Mortal Agency: Flann O’Brien’s At Swim Two Birds”, Journal of Modern Literature, XXXI, 2, 2008, pp. 104-114, qui p. 105.

28 EIBHLÍN EVANS,“A lacuna in the palimpsest: A Reading of Flann O’Brien’s At Swim two Birds, Critical Survey, XV, 1, 2003, pp. 91-107, qui p. 107.

53

Anche la figura del narratore, caratterizzato da evidenti valori bohémien, marca la volontà di resistenza al filisteismo borghese dei legislatori o di coloro che dettavano le regole di comportamento. Le assidue frequentazioni dei pub dublinesi, la totale perdita di dignità tra i fumi dell’alcool, così come la passiva conduzione di una “supine existence”29, suggeriscono una satira mesta ed autocosciente dell’artista irlandese, ma allo stesso tempo ne supportano l’autonomia rispetto alle imposizioni sociali. O’Grady sottolinea come le abitudini dello studente possano essere paragonate a quelle dei frequentatori delle “Bardic Schools”, fiorite in Irlanda tra VI e XVII sec. d.C. In queste scuole venivano proposti dei metodi di apprendimento o di produzione artistica piuttosto singolari ed incentrati sulla reclusione dei bardi nelle loro stanze. Lo stile di vita degli studenti di queste scuole si concentrava all’interno di un motto: “to lie in the beds of the school”.30 Questa abitudine si rispecchia nell’esistenza socialmente passiva del narratore, che cerca, quanto più possibile, di rimanere rinchiuso nella propria stanza e di evitare le interminabili prediche dello zio. Quest’ultimo incarna l’etica del lavoro, sponsorizzata dalle nuove classi dirigenti irlandesi, come mezzo per emanciparsi dal potere dei colonizzatori e per contribuire alla costruzione di un’Irlanda indipendente. Pertanto, la “idleness” del narratore serve sia a favorirne l’inserimento nella tradizione dei bardi irlandesi, sia a fornire una versione alternativa, rispetto a quella dell’artista votato all’attività incessante, promossa dall’Irish Free State.31

Un’ulteriore strategia di contrasto alla rigida tradizione irlandese utilizzata da O’Brien si basò sulla fusione di aspetti tipici dell’Irlanda moderna con quelli del suo passato. A quei tempi, uno dei più forti interessi della popolazione era rivolto al cinema americano, in particolare all’emergente genere western. L’autore sfrutta personaggi tratti da questo filone narrativo, affiancandoli ai personaggi mitici ormai obsoleti, in cerca di rinascita. In At Swim-Two-Birds, ad esempio, Finn MacCool diventa coinquilino di due cowboy, Slug Willard e Shorty Andrews, presi in prestito dai romanzi western di William Tracy. In una visione prettamente postcoloniale, questa commistione tra personaggi tipici dell’immaginario irlandese e i cowboy americani,