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nei campus universitari in Giordania: un microcosmo specchio della società?

mando, a seconda del soggetto intervistato, l’intervista in una piacevole conversazione. Ho aperto la serie delle mie interviste con l’executive manager dell’associazione non governativa

Al-Hayat, il dottor Mohammad Khasawneh. Quarantacinque minuti di domande e risposte sempre molto puntuali, attente e dettagliate presso la sede del centro ad Amman, il 23 marzo 2011. Mi è stata molto utile per capire il loro modo di lavorare e l’approccio allo stesso tempo produttivo e innovatore, ma molto collaborativo con le strutture di potere governative. Il 28 marzo, nel contesto dello splendido campus della Jordan University of Science and Techno- logy a Irbid, mi è stata concessa la possibilità di intervistare il dottor Osama K. Nusier, della Student Affairs Deanship. La terza piacevole intervista l’ho condotta il 29 marzo. Thameen Kheetan è un giovane laureato in lingue presso la Jordan University, che lavora come giorna- lista presso l’importante testata in lingua inglese del “Jordan Times” ad Amman e ha riferito in più occasioni circa gli episodi di violenza nelle università così come le recenti proteste dei giovani. Il 30 marzo ho intervistato Ahmed Al-Khrabsheh, studente della Jordan University, candidato per le elezioni studentesche del dicembre 2010, che mi ha dato conferma della realtà denunciata da tanti: il giovane non proponeva un vero e proprio programma eletto- rale e a stento sapeva in cosa consistesse la legge elettorale utilizzata nell’ateneo. La quinta intervista è stata condotta il 5 aprile 2011 con il presidente del Consiglio degli studenti della Jordan University e membro del National Dialogue Committee per l’Islamic Action Front, presso il suo studio all’università. Dell’ottava intervista, ultima della serie, con il dottor Mo- hammad Al-Masri, e della settima con il dottor Fakheer Da’as, sono riportati interessanti passaggi nel testo. La sesta, il 5 aprile, con l’ingegner Akrum Idrees, ex studente della Balqa Applied University e membro del Consiglio degli studenti, mi ha consentito di venire a co- noscenza della sua esperienza di studente, delle pressioni subite durante il periodo elettorale da parte dei servizi di intelligence e del significato dell’appartenenza a una tribù.

Il sistema elettorale vigente in Giordania, l’attivismo politico all’interno delle università, il tribalismo, la violenza nelle università, la democrazia: tutte tematiche che, prese isolatamente, sono vastissime, ma che è fondamentale considerate nel loro insieme per avere un quadro puntuale di quella che è oggi la società giordana e di come essa si riproduce all’interno delle università.

Durante tutta la sua storia di Stato indipendente, il regno hashemita di Giordania ha sempre dovuto confrontarsi con la sua duplice anima demo- grafica: Palestinesi e Transgiordani. Anche nel campo dell’educazione que- sta divisione è stata gestita e manovrata per trovare il tanto agognato bilan- ciamento. Al momento dell’unificazione di East e West Bank, l’arrivo dei rifugiati e dei nuovi Giordani di origine palestinese costituì una fonte di ca- pitale umano istruito da cui i re Abdullah prima e Husayn dopo attinsero per creare il proprio establishment. Inizialmente i Palestinesi, più istruiti e pratici

di politica dei Transgiordani (condizione maturata per il confronto in Pale- stina con il movimento sionista e gli amministratori britannici), occuparono le posizioni vacanti dell’amministrazione. In aggiunta, la distribuzione geo- grafica favoriva la nuova popolazione in quanto essa era concentrata preva- lentemente nei grandi centri urbani, a differenza di quella beduina, dispersa nelle zone più remote del regno. Questa situazione però era un fatto obbli-

2. Nel dettaglio riportiamo la presenza di nove università pubbliche, quattordici private e circa cinquanta college. Le università pubbliche sono: Jordan University ad Amman, Jordan University of Science and Technology a Irbid, Hashemite University a Zarqa, Yarmouk Uni- versity a Irbid, German-Jordanian University a Madaba, Mutah University a Karak, Balqa’ Applied University ad al-Salt, Al-Hussein bin Talal University a Ma’an, Al-Bayt University a Mafraq, Tafila Technical University a Tafila. Le private: Philadelphia University ad Amman, Al-isra Private University ad Amman, Amman Arab University for Higher Education ad Am- man, Irbid National University a Irbid, Zarqa Private University a Zarqa, Jerash National University a Jerash, Jordan Academy of Music ad Amman, Princess Sumaya University for Technology ad Amman, Applied Science Private University ad Amman, Petra Private Uni- versity ad Amman, Al-ahliyyah Amman University ad Amman, Middle East University for Higher Studies ad Amman, Jadara University a Irbid, Al-Zaytoonah Private University ad Amman. Cfr. http://www.ju.edu.jo/EnUniversities.aspx (consultato marzo 2011).

3. Il percorso educativo di base in Giordania dura dieci anni. È gratuito e obbligatorio. Nell’ultimo anno, che corrisponde al decimo livello, gli studenti vengono valutati in base alla media dei voti degli ultimi tre anni di studio. Il punteggio che ottengono è selettivo per

gato più che voluto e l’evoluzione che ne è seguita lo ha dimostrato. Dalla fine degli anni Settanta in poi (come chiarirono in particolare gli eventi del Settembre nero), i cittadini di origine palestinese vennero progressivamente esclusi dalle cariche pubbliche e amministrative, riservate sempre più alle fa- miglie transgiordane tribali e quindi leali alla casa reale per definizione. Gli anni Settanta polarizzarono la divisione etnica aggiungendo la variante eco- nomica: ai Transgiordani era riservato il settore pubblico e militare, ai Pale- stinesi la gestione del settore privato, ad alta specializzazione professionale (scientifico, medico, ingegneristico), e del mondo accademico (negli anni Sessanta i Giordani di origine palestinese occupavano il 95% dello staff della University of Jordan) (Yitzhak, 2002, pp. 138-9).

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