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Il capitale sociale

3.3 I fattori che maggiormente influiscono nei processi di costruzione dell'identità

3.3.3 Il capitale sociale

Questo concetto descrive l'insieme delle risorse immateriali che consentono all'attore sociale, in questo caso il giovane cinese di seconda generazione, di raggiungere degli obiettivi che da solo non potrebbe conseguire.

«Sulla base delle ricerche disponibili, si può affermare che il livello di istruzione dei genitori,

nonostante le difficoltà dovute alle differenze linguistiche e alla diffusa svalorizzazione delle credenziali educative nei contesti di immigrazione, anche per i figli di immigrati rappresenta il più importante predittore del successo scolastico, non diversamente da quanto accade per

la popolazione nativa.»87 Come già presentato nel corso del terzo capitolo, il titolo di studio e

l'occupazione lavorativa dei genitori incidono in maniera importante sui percorsi scolastici dei giovani cinesi. In genere, i genitori che hanno ottenuto titoli di studio equivalenti al diploma o alla laurea saranno più intenzionati ad indirizzare i figli verso il proseguimento degli studi o verso l'iscrizione a scuole di un certo prestigio. Tuttavia anche quei genitori che, per vari motivi, non 87 Maurizio AMBROSINI, Stefano MOLINA, Seconde generazioni. Un'introduzione al futuro dell'immigrazione in

hanno conquistato uno status culturale medio-alto conservano grandi ambizioni per i propri figli, in particolar modo nella volontà di riscattare la propria posizione dopo aver dovuto sopportare sacrifici e privazioni.

Ma anche l'attività lavorativa dei genitori incide pesantemente sulle scelte scolastiche dei figli: nel corso della ricerca condotta da Antonella Ceccagno sui giovani cinesi residenti a Prato, si è riscontrato che la maggior parte di loro debbano dividersi tra un impegnativo investimento nello studio e l'esigenza di contribuire al successo del progetto migratorio familiare, anche collaborando sin dall'infanzia alle attività dei genitori, non solo nell'ambito di attività indipendenti, ma anche nei lavori domestici di pulizia e di accudimento dei fratelli minori.

Prima di presentare i risultati sull'argomento nell'ambito della mia ricerca, è necessario fare un distinguo sulle aree di provenienza dei flussi migratori e sulle loro caratteristiche: nel corso dell'analisi delle interviste, ho riscontrato che la metà dei genitori dei giovani proviene dalla provincia del Zhejiang ed è emigrata dalla Cina tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Novanta, mentre le altre quattro coppie, originarie della provincia del Fujian, sono giunte in Italia nel corso degli anni Novanta e degli anni Duemila. I genitori di uno dei giovani intervistati provengono da Taiwan, luogo che non rientra all'interno di quelle tipiche zone di emigrazione verso l'Italia.

Coloro che provengono dal Zhejiang sono per la maggior parte proprietari di attività nell'ambito della ristorazione, etnica e non, mentre coloro che sono originari del Fujian svolgono lavori subordinati presso datori di lavoro italiani. Presumibilmente questa differenziazione è dovuta agli anni trascorsi in Italia e all'ampiezza delle reti di conoscenze a disposizione dei potenziali imprenditori.

Per quanto riguarda il mio campione di intervistati, buona parte di loro ha dichiarato di aver avuto modo di dedicarsi agli studi senza particolari richieste di aiuto da parte dei genitori, probabilmente perché le attività di famiglia erano già ben avviate e gestite da personale addetto. Chi invece ha offerto il proprio sostegno ai genitori non l'ha sentito come un peso ma l'ha fatto per dare il proprio contributo ai sacrifici che i genitori hanno compiuto per il futuro benessere del figlio.

Per quanto riguarda la scelta della scuola superiore, i giovani dichiarano di non aver ricevuto particolari indicazioni da parte dei genitori a causa della loro scarsa conoscenza del sistema scolastico e delle offerte formative italiane. Sulle loro decisioni hanno invece inciso le tendenze del gruppo amicale, in alcuni casi quello dei connazionali, in altri quello degli amici italiani. Buona parte di loro ha frequentato un istituto tecnico, soprattutto la ragioneria, mentre in pochi si sono

iscritti ad un liceo. Tutti i giovani, salvo una, hanno avuto la possibilità di portare a compimento gli studi superiori, mentre alcuni di loro hanno ottenuto o stanno per ottenere una laurea. Coloro che hanno concluso gli studi attualmente hanno un lavoro più o meno stabile, in alcuni casi all'interno dell'economia etnica, in proprio o come dipendenti di connazionali, mentre in altri nell'ambito degli studi che hanno compiuto, come dipendenti in aziende o cooperative italiane. Nella definizione di capitale sociale rientra anche quella capacità di accedere a risorse tramite l’appartenenza a reti sociali e a strutture sociali ampie. Quando ho chiesto agli intervistati se si sentissero ben inseriti nella comunità cinese del posto in cui vivono o se mantenessero contatti con amici e parenti in Cina, ho ricevuto poche risposte positive. Da parte dei ragazzi nati in Italia, nelle loro risposte ho rintracciato una certa volontà di prendere le distanze dalla comunità cinese del territorio per via di una certa discontinuità di valori e di obiettivi. Tra i giovani di generazione 1.5 e 1.25, invece, alcuni si dicono ben inseriti nelle reti di conoscenze cinesi, non solo a livello locale ma anche nazionale, soprattutto per motivi di lavoro, mentre alcune ragazze, abitando in piccoli paesi dove la presenza di cinesi è molto limitata, dichiarano di non avere molti contatti.

Salvo per quei giovani i cui parenti si trovano per la maggior parte in Italia, gli intervistati raccontano che i contatti con i parenti in Cina sono piuttosto sporadici, in particolar modo per i ragazzi nati in Italia che hanno conosciuto i propri parenti durante alcuni rari viaggi nel paese di origine dei genitori.

Al contrario, per buona parte di loro, la rete di conoscenze tra gli amici italiani è abbastanza ampia, sia grazie alla frequentazione scolastica ma anche per l'incontro di numerose persone all'interno dell'ambito lavorativo.

3.3.4 Il capitale umano

Con questa espressione si intende il livello di istruzione formale acquisito durante il percorso scolastico e le competenze (linguistiche, relazionali, informatiche ecc.) apprese nell’arco della vita e spendibili nel mercato del lavoro. Affinché i giovani di origine straniera possano affacciarsi al mondo del lavoro in maniera competitiva, è necessario che il sistema scolastico strutturi delle strategie volte a migliorare e a facilitare l'apprendimento dei figli degli immigrati. L'efficienza dei sistemi scolastici si vede proprio «dal loro grado di apertura nei confronti di alunni con un

background linguistico e culturale diverso, dagli investimenti nell’accompagnamento del loro

inserimento e nell’educazione interculturale come valore.»88

Per alcuni degli intervistati, la questione della loro formazione scolastica in Italia è un punto critico: se alcuni giovani hanno espresso tutta la loro soddisfazione circa l'educazione ricevuta all'interno delle scuole italiane, altri, nel confronto con il sistema scolastico cinese, denigrano in maniera molto pesante quello italiano, accusandolo di non fornire competenze sufficienti al fine di proporsi in maniera competitiva nel mondo del lavoro. Secondo loro, la colpa di questa scarsa preparazione è da imputare al ridotto numero di ore di didattica e ad una limitata espressione di autorevolezza da parte degli insegnanti, che risultano più spesso amici degli studenti più che figure guida. Il sistema scolastico in Cina risulta molto più impegnativo, sia per la durata della giornata scolastica che per la difficoltà dei contenuti proposti, per la maggior parte da imparare mnemonicamente. Anche la figura dell'insegnante è percepita in maniera molto differente: a questa i genitori delegano completamente anche tutte le aspettative nei confronti dell'educazione etica e valoriale dei figli. Ciò di cui maggiormente si dispiacciono i giovani intervistati al pensiero di tornare in Cina per cercare lavoro è il fatto di non poter competere con i propri coetanei cinesi non solo quanto a preparazione nozionistica, ma soprattutto per intelligenza pratica e velocità di pensiero. In verità questi giovani possiedono certamente un surplus intellettivo dato dal fatto di essere cresciuti all'interno di due agenzie di socializzazione, la famiglia e la scuola, portatrici di istanze culturali molto diverse ma estremamente utili per comprendere ed interpretare al meglio ciò che accade. Sia i ragazzi nati in Italia che quelli giunti in momenti successivi, possiedono ottime competenze linguistiche sia in cinese che in italiano, requisito oramai sempre più richiesto nell'attuale mondo del lavoro.