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3.2 I risultati della ricerca

3.2.8 La cittadinanza

Proprio in questi giorni, la nomina della nuova ministra per l’integrazione Cécile Kyenge ha riaperto la discussione sul tema della cittadinanza per i figli degli stranieri nati in Italia. La ministra di origine congolese chiede che venga cambiata la legge sulla cittadinanza del 5 Febbraio 1992, basata sullo ius sanguinis, e che venga introdotto come principio che regoli la materia lo ius soli. Se venisse cambiata la legge sulla cittadinanza sarebbero quasi 80mila i figli di genitori stranieri che diventerebbero nuovi italiani. Sono le stime formulate dalla Fondazione Leone Moressa, che si è chiesta quanti sarebbero i nuovi cittadini italiani se lo ius soli fosse stato applicato nell'anno 2011 56 Intervista n. 2 del 03.03.2013.

nella sua forma più pura e semplice, cioè se la cittadinanza venisse data a ciascun bambino nato sul territorio italiano, anche se da genitori stranieri.

Nel 2011 sono nati quasi 80mila bambini da genitori stranieri. Il 14,50%, quindi dei nuovi cittadini italiani, sarebbero stati figli di genitori stranieri. Dal 2002 la quota di bambini nati in Italia è aumentata, così come l’incidenza dei nati stranieri sui nati totali, che è passata dal 6,20% del 2002 al 14,50% del 2011. I minori stranieri, considerando anche coloro che non sono nati in Italia, stanno diventando di anno in anno una componente sempre più importante della popolazione e la loro incidenza sul totale dei minori si aggira quasi intorno al 10%, ovvero quasi 7 punti percentuali in più rispetto al 2002. Se consideriamo le seconde generazioni, vale a dire coloro che sono nati in Italia, tali giovani stranieri possono essere stimati in circa 730mila unità andando a comporre oltre il 70% della popolazione minore straniera complessiva.

Tornando ai nati nel 2011, oltre la metà di questi nuovi cittadini si concentrerebbero al Nord, il 38,2% nel Nord Ovest e il 29,2% nel Nord Est.

A livello regionale, in termini assoluti, è sicuramente la Lombardia la regione in cui l’applicazione dello ius soli avrebbe più impatto, in quanto qui si concentrano oltre un quarto delle nascite, a seguire il Veneto e l’ Emilia Romagna, rispettivamente con il 12,7% e il 12,3% delle nascite.

Se prendiamo in considerazione l’incidenza dei nati stranieri a livello regionale, vediamo che anche in questo caso la Lombardia presenta i valori più elevati (22,1%), seguita nuovamente da Emilia Romagna (23,7%) e Veneto (21.7%). Interessante è poi invece scendere nel dettaglio regionale: oltre il 40% dei nuovi cittadini nascerebbe nelle prime dieci province, con Milano in testa (8,0%) e Bologna a chiudere (2,4%). Le province lombarde, venete ed emiliane sarebbero quindi quelle più interessate da questo fenomeno a livello locale. Se invece consideriamo l’incidenza, vediamo come le province in cui ci sarebbe il maggior numero di nuovi cittadini italiani sono concentrate in tre regioni: Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. È interessante però notare come non siano i centri metropolitani a presentare il maggior numero di nati stranieri sul totale dei nati, ma piuttosto realtà di medie dimensioni, quali Mantova e Brescia per la Lombardia, con rispettivamente un’incidenza del 29,9% e del 29,8%, Treviso e Vicenza per il Veneto (23,7% e 23,2%) e, infine, Modena e Reggio Emilia per l’Emilia Romagna (28,2% e 25,5%).58

La ricerca svolta da Enzo Colombo, Lorenzo Domaneschi e Chiara Marchetti, raccolta nel volume

Una nuova generazione di italiani. L'idea di cittadinanza tra i giovani figli di immigrati59 fornisce

58 Fonte: Fondazione Leone Moressa. http://www.fondazioneleonemoressa.org/newsite/2013/05/i-nuovi-nati-e-la- legge-sulla-cittadinanza/

59 Gianpiero DALLA ZUANNA, Patrizia FARINA, Salvatore STROZZA, Nuovi italiani. I giovani immigrati

degli spunti interessanti sull'interpretazione dell'idea di cittadinanza di un gruppo di giovani di origine straniera.

In particolare, gli studiosi hanno cercato di cogliere le rappresentazioni in base a tre dimensioni analitiche distinte. La prima dimensione analizzata è quella formale, in base alla quale la cittadinanza viene a coincidere con un pacchetto formale di riconoscimenti (il passaporto, la possibilità di accesso a specifici impieghi occupazionali, un diritto indiscusso a risiedere in Italia) e quale rilevanza possa avere questo pacchetto per definire progetti e possibilità future. La seconda dimensione esplora quelle rappresentazioni relative ad una concezione di cittadinanza come partecipazione, analizzando il grado di interesse per un ruolo attivo nella vita sociale e politica. Infine la ricerca ha esplorato la rappresentazione dell'idea di cittadinanza come

appartenenza, analizzando l'interesse ad essere riconosciuti come italiani.

3.2.8.1 Analisi del campione

Tabella n. 8 La percezione della cittadinanza tra i giovani intervistati

Tornando alla ricerca da me condotta, tra i dieci giovani intervistati, quattro di loro sono nati in Italia. Tre di loro hanno richiesto la cittadinanza al compimento dei 18 anni, mentre il quarto ragazzo ha inoltrato la richiesta ma non ha ancora ricevuto l'esito definitivo. Tra di loro, due ragazzi dichiarano di aver richiesto la cittadinanza per una questione di identificazione con lo stato italiano; un giovane l'ha richiesta per poter usufruire di quei diritti che l'Italia riserva ai suoi cittadini, sebbene questo ottenimento escluda, almeno formalmente, la sua appartenenza taiwanese; anche l'ultimo ragazzo racconta di aver richiesto la cittadinanza italiana perché in quel momento si sentiva più italiano che cinese, anche se questo riconoscimento non esprime tutte le sfacettature della sua complessa identità.

Tra i giovani che hanno deciso di conservare la cittadinanza cinese, le motivazioni sono

Nome Nazionalià Assimilazione Resistenza culturale Doppia etnicità Cosmopolitismo Isolamento

Luca Italiana x Cino Cinese x Federica Cinese x Alessandro Italiana x Marco Italiana x Céline Cinese x

Xiao Xiao Cinese x

Jie Cinese x

Liping Cinese x Maurizio Italiana x

sostanzialmente due: la maggior parte di loro dichiara di essere orgoglioso della propria nazionalità e rifiutare fermamente la cittadinanza italiana; una giovane invece ritiene che una singola cittadinanza non potrà mai rappresentare la sua "sovranazionalità".

Tra le dichiarazioni dei ragazzi, merita particolare attenzione quella di Luca perché presenta tutti i limiti e le contraddizioni della legge che regola questa complessa materia. Dalla parole di Luca si comprende la sua forte volontà di ottenere la cittadinanza italiana «perché è

comodo»60 per poter avere accesso a quel pacchetto di riconoscimenti formali che vanno dalla

possibilità di partecipare ai concorsi pubblici, a quella di iscriversi ad un albo professionale e a partecipare ad un master senza dover combattere con la burocrazia. Inoltre «la cittadinanza ti

permette di dribblare lo status di straniero almeno a livello burocratico e questo mi basta. Per il resto essere straniero mi può andare bene, però a livello burocratico no.»61

Inoltre, emergono tutte le difficoltà e le umiliazioni che il ragazzo ha dovuto subire nel corso degli anni per regolarizzare la propria posizione giuridica allo scadere del permesso di soggiorno. In questo caso, cittadinanza significa emancipazione dall'estenuante pratica di rinnovo del permesso di soggiorno. «La questura è un'esperienza drammatica e terrificante. Le code alla questura, il

disprezzo con cui vieni trattato, non sei un essere umano. Vedi i limiti dei tuoi diritti ma anche della tua dignità e cittadinanza. Ti scontri in maniera violenta, ti fa sentire rabbia e ribrezzo. Questa è una cosa che ho trovato in tutte le seconde generazioni: quando dici questura ti viene rabbia e ribrezzo.»62

Tuttavia, anche la procedura per richiedere la cittadinanza italiana non è per nulla semplice e rapida. Luca mi racconta di aver avuto delle grandi difficoltà per dimostrare la sua permanenza continuativa sul territorio italiano e di aver dovuto ricorrere all'aiuto di un avvocato. Nelle sue parole c'è una grande rabbia anche per quanto riguarda le limitazioni che hanno dovuto subire i suoi fratelli, come ad esempio la difficoltà di partecipare alle gite scolastiche all'estero o ad un torneo internazionale di scacchi.

«Questo comporta che il sentire la cittadinanza per me è un po' difficile perché non la sento come

qualcosa che mi è stata concessa ma che mi è stata fatta pesare in maniera diversa in diverse fasi della vita. Non avrei mai rinunciato alla cittadinanza italiana, il mio futuro è in Italia, tengo anche a ciò che avviene in Italia, alla politica, al welfare, alla direzione di questo paese. Mi sento parte di questo paese, ma cittadino in senso patriottico, no.»63

60 Intervista n. 1 del 02.02.2013. 61 Ibidem.

62 Ibidem. 63 Ibidem.

Ma la cittadinanza non costituisce solo un dispositivo formale per certificare la legittimità della presenza giuridica degli individui all'interno dei confini dello stato. Alessandro infatti non accenna ai benefici che ha ottenuto con la cittadinanza ma dichiara di averla richiesta «perché mi sento

italiano, perché comunque penso che vivrò la mia vita qua in Italia, questa è casa mia»64.

Per Marco la situazione appare ancora diversa. Il suo essere non viene completamente espresso da un'unica cittadinanza, in questo caso quella italiana, perché Marco si sente un cittadino cosmopolita, date le sue origini cinesi, la sua nascita e crescita sul territorio italiano, i suoi studi superiori in una scuola internazionale, l'esperienza universtaria in Germania e la sua volontà di andare a vivere in Canada. In questo caso la cittadinanza italiana gli sta un po' stretta perché esprime solo in parte tutte queste appartenenze. Nel momento della scelta, il giovane ha aderito ad un certo concetto di "italianità", dato che, a suo parere, la sua "cinesità" non era affatto completa visto il suo analfabetismo nella lingua cinese scritta. Come lui, anche Alessandro esprime questa frustrazione di avere dei tratti fisici tipicamente cinesi ma di non parlare la lingua dell'etnia di riferimento. Questo è uno dei motivi che l'ha portato ad iscriversi all'università per studiare la lingua e la cultura cinese, così da non essere tacciato di "non essere abbastanza cinese"65.

Tornando al tema della cittadinanza, Maurizio, generazione 2.0, è in attesa di vedere approvata la sua richiesta. Le sue motivazioni riguardano il livello di benessere di cui può godere il Italia, la possibilità di ricevere un'istruzione migliore rispetto alla Cina e la preferenza a stringere amicizia con gli italiani piuttosto che con i cinesi. Anche per lui, i motivi sono legati ad un senso di appartenenza e di maggiore familiarità con il contesto italiano.

L'unica modalità possibile di non precludersi una delle due strade dal punto di vista giuridico è quella di mantenere la cittadinanza cinese e di ottenere una carta di soggiorno di durata illimitata nello stato italiano, nonostante questa soluzione non dia modo di spostarsi liberamente su tutto il territorio dell'Unione Europea.

Céline non si riconosce soltanto nelle due appartenenze che hanno maggiormente segnato il suo percorso di vita, ma ritiene di essere “sovranazionale”, ovvero qualcosa che va al di sopra di ogni definizione/limitazione nazionale. «Ma dopo esser tornata in Cina e aver visto che "tutto il mondo

è paese", e non è solo una frase fatta, poi è stata più una questione pratica. […] Poi se in futuro le cose cambieranno, io non esito a cambiare, però non è che dirò "non sono più cinese", siamo sovranazionali.»66

64 Intervista n. 4 del 05.03.2013.

65 Cfr. Ien ANG, Can one say no to chineseness? Pushing the limits of the diasporic paradigm, in Modern Chinese

Literary and Cultural Studies in the Age of Theory: Reimagining a Field, Duke University Press, 1998, pp. 223-242.

L'incertezza nei confronti del futuro non permette di operare scelte definitive. Xiao Xiao, Jie e Federica, sebbene formalmente avrebbero le carte in regola per richiedere la cittadinanza italiana, comunque preferiscono mantenere quella cinese perché non hanno certezze di quello avverrà. Liping, generazione 1.5, è troppo legata alle sue origini cinesi per scegliere di giurare fedeltà alla Costituzione Italiana. Inoltre, la cittadinanza italiana, secondo lei, non costituisce un argine alla discriminazione e al razzismo. «Comunque anche se ottieni la cittadinanza italiana, per loro sei un

cinese, almeno là c'è la mia casa.»67

Il tema della cittadinanza e del senso di appartenenza mi permettono di introdurre la questione ricorrente dell'orgoglio cinese. Cino esprime una forte riluttanza nei confronti della possibilità di acquisire la cittadinanza di quel paese in cui ha vissuto la maggior parte della sua vita, l'Italia, perché spesso l'ha fatto sentire diverso e discriminato rispetto ai suoi cittadini. «Io ho un senso di

razzismo, cioè io mi sento orgoglioso di essere cinese. Io ho sentito sulla mia pelle un senso di disprezzo e mi si è sviluppato questo stesso senso di disprezzo. Io vedo tanti italiani ignoranti. Per me noi cinesi siamo più avanti. La nostra storia ha 5000 anni, non i 2000 anni dell'occidente. Forse sono un po' razzista io. Sono molto orgoglioso.»68 Il ragazzo arriva ad affermare che una

prova del fatto che gli Occidentali non hanno ancora completato il processo di evoluzione è da rintracciare nella presenza di peli sul loro corpo, cosa che invece i Cinesi non avrebbero. Il forte orgoglio nazionale unito al dolore per gli episodi di discriminazione che il giovane ha vissuto nel corso della sua vita, caratteristiche identitarie pricipali che vengono alla luce nel corso dell'intervista con Cino, ben si confanno al modello identitario definito resistenza culturale o identità reattiva, dove il termine resistenza sottolinea l'atteggiamento assunto dal giovane nei confronti della società di accoglienza e il suo tentativo di fare prevalentemente riferimento alla cultura e all'identità etnica originaria.69

Anche Liping rivendica il suo forte attaccamento ad un'identità cinese nella quale non smetterà mai di riconoscersi, identità che le ha fatto da scudo durante quei gravi episodi di discriminazione che ha subito nel periodo scolastico.

La questione del forte attaccamento alle origini, soprattutto per quanto riguarda i primo-migranti e quei giovani che sono giunti in Italia nel corso della loro adolescenza, certamente influisce sul fatto 67 Intervista n. 9 del 21.03.2013.

68 Intervista n. 2 del 03.03.2013.

69 Cfr. Giovanni G. VALTOLINA, Antonio MARAZZI (a cura di), Appartenenze multiple. L'esperienza

che i Cinesi, nonostante siano il quarto gruppo nazionale in Italia, non richiedano a grandi numeri la cittadinanza italiana. In base ai dati del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione, nel 2010 le concessioni di cittadinanza italiana per residenza ai migranti cinesi sarebbero state solamente 329, mentre nel 2009 quelle per matrimonio sarebbero state 162.70