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Prospettive ed ambizioni

3.2 I risultati della ricerca

3.2.4 Prospettive ed ambizioni

Il fenomeno delle seconde generazioni evidenzia problematiche sociali e politiche che riguardano anche l'accettazione da parte della società ospitante dei nuclei familiari di migranti che proiettano il loro futuro in Italia. Le modalità con le quali i giovani sceglieranno di esprimere la propria differenza dipende in maniera importante dalle opportunità e dagli spazi che incontreranno nel corso del loro prossimo futuro: eventuali discriminazioni o la mancanza di riconoscimento degli opportuni diritti sociali potrebbero spingere alcuni verso la chiusura etnica o relegarli negli strati sociali più marginali.

3.2.4.1 Analisi del campione

Per quanto riguarda il tema del lavoro è sorprendente il fatto che, tra i giovani che hanno terminato gli studi, tutti siano già impegnati in attività lavorative il più delle volte stabili. C'è chi lavora come dipendente presso aziende con sede sul territorio veneto, chi collabora con alcune cooperative che si occupano di mediazione linguistico-culturale in ambito sociale e scolastico e chi ha aperto un'attività nel settore commerciale. Ciò che li accomuna, nonostante le grandi diversità legate all'età di arrivo in Italia, al background familiare e alle esperienze formative, è l'immensa voglia di mettersi in gioco e di compiere sacrifici importanti pur di raggiungere i propri obiettivi, qualità insita nello spirito dei migranti cinesi in Italia.

Tabella n. 5 Prospettive lavorative dei giovani intervistati

Una domanda che ha suscitato nei ragazzi intervistati ancor più interrogativi e risposte incerte è

Nome Generazione Assimilazione Resistenza culturale Doppia etnicità Cosmopolitismo Isolamento

Luca 2 x Cino 1,5 x Federica 1,25 x Alessandro 2 x Marco 2 x Céline 1,5 x Xiao Xiao 1,5 x Jie 1,25 x Liping 1,5 x Maurizio 2 x

questa: "dove ti vedi nel futuro?". Le generazioni 2.0 sono quelle che più identificano l'Italia con il concetto di "casa" e che hanno intenzione di costruirsi una professione sul nostro territorio, ma sono anche quelle più disposte a trasferirsi all'estero, possibilmente nei paesi del Nord-America. La posizione dei giovani giunti in Italia nel corso degli ultimi anni di elementari e delle scuole medie è molto diversificata: c'è chi si direbbe disposto a lavorare tra Italia e Cina, chi invece non ha ambizioni precise per il proprio futuro, chi prova un'intensa nostalgia nei confronti della terra natia e aspetta il momento più adatto per ritornare e, infine, chi si dichiara insoddisfatto del proprio lavoro in Italia, pensa al ritorno in Cina ma è consapevole di non risultare più adatto a quella tipologia di mercato.

Per quanto riguarda il futuro, Luca ha le idee chiare: al momento sta frequentando una scuola di specializzazione che gli permetterà di esercitare la professione di psicoterapeuta. Il luogo nel quale si vedrebbe nel futuro è senza dubbio l'Italia, più in particolare la città di Mestre, che con la sua forte presenza di migranti gli ha dato modo di portare avanti dei progetti interessanti. Per un giovane che è nato in Italia e che ha trascorso in Cina brevi periodi di villegiatura, il paese di origine dei genitori non viene da lui preso in cosiderazione per il futuro: «quello si che sarebbe un

processo migratorio a tutti gli effetti.»33

Alcuni ragazzi, soprattutto di generazione 2.0, rivelano che il loro sogno sarebbe quello di andare a vivere all'estero, in particolare nei paesi del Nord-America, anche se dovranno certamente fare i conti con le ragazze con le quali stanno intessendo delle relazioni in Italia. La Cina rimane un'opzione remota, soprattutto per il clima afoso che persiste per buona parte dell'anno. Dati i buoni risultati che questi giovani hanno conquistato a livello universitario, le loro ambizioni sono certamente molto alte.

Anche Céline, studentessa di Lingue Orientali, vorrebbe trovare un lavoro che le permetta di viaggiare in tutto il mondo, anche se ciò comportasse grandi sacrifici. «Il mio augurio per me stessa

è quello di viaggiare in tutto il mondo, conoscere più gente possibile, capire l'essenza di essere una persona internazionale e di riuscire a calarmi in tutte le situazioni con i panni giusti.»34 Nonostante

sia giunta in Italia all'età di 11 anni, cioè quando il suo percorso di socializzazione era già avviato, la giovane, non considera la Cina casa propria, ma è l'Italia la base da cui partire e a cui tornare. Jie attualmente svolge il lavoro di mediatrice linguistico-culturale presso una cooperativa del territorio veneziano ed è abbastanza soddifatta per il momento, anche se non nasconde che le piacerebbe trovare un lavoro che le permettesse di viaggiare tra Italia e Cina.

33 Intervista n. 1 del 05.02.2013. 34 Intervista n. 6 del 15.03.2013.

Cino, che al momento gestisce una sala da poker, ha riflettuto sulla possibilità di tornare in Cina ma, dopo anni di studio e di lavoro in Italia, pensa di risultare poco competitivo. «Ho pensato anche

alla Cina ma ho paura di fare questo passo, è da troppo tempo che sono in Italia e ho paura di essere troppo stupido per stare in Cina, perché loro hanno la testa più avanti della mia. Non starei al loro passo, ho paura di essere poco competitivo.»35 Probabilmente se andasse in Cina a cercare

lavoro nell'ambito del gioco del poker, dovrebbe rifare la "gavetta" nella quale ha già speso tempo ed energia in Italia. Purtroppo nemmeno in Italia la situazione è delle migliori e se un tempo il giovane riusciva a guadagnare bene, ora la situazione è sempre più precaria.

Xiao Xiao da qualche anno assieme ai propri genitori gestisce un bar in provincia di Padova. Da quanto dice, vendere è qualcosa che le riesce bene, perciò nel futuro le piacerebbe aprirsi un'attività in autonomia. Riflettendo su un eventuale ritorno in Cina, la ragazza crede che «col tempo riesco ad

integrarmi, però all'inizio è difficile entrare lì, anche per me che sono giovane. Se stai lì 6-7 mesi ricominci un po', però all'inizio è difficile. [...] adesso integrarsi nel mondo Cina è difficile perché noi siamo cresciuti qua, siamo sinceri, loro sono molto furbi. Quando devi fare qualcosa, devi stare attento che non ti fregano, devi essere più cattiva. Io che son cresciuta qua son sempre buona.»36

Federica, invece, lavora in un bar gestito da connazionali. Dalla sue parole traspare un atteggiamento incerto e precario nei confronti del futuro, dovuto anche alla sua lucida constatazione di non poter ambire a posizioni di rilievo dato il suo prematuro abbandono degli studi. Liping, infine, non è affatto intenzionata a rimanere in Italia ancora a lungo, così come i suoi genitori che presto rimpatrieranno. Nella sua intervista, spesso emergono parole nostalgiche e descrizioni idealizzate della campagna cinese nella quale è cresciuta. «In campagna c'erano tanti

campi, tanto verde, le case sono basse, poche macchine, più bici. [...] Di mattina c'è il gallo e gli uccellini che cantano, e poi in campagna ci sono tante signore anziane e di mattina ti alzano presto, urlano, mi manca quello. La città non mi attira.»37

Per il momento i giovani cinesi propensi ad un ritorno definitivo in Cina sono davvero un'eccezione, soprattutto finchè i loro genitori si trovano ancora in Italia. Nella maggioranza dei casi, questi ragazzi considerano l'Italia il posto in cui desiderano tentare di costruirsi un futuro, seppur con numerosi ostacoli da superare.

35 Intervista n. 2 del 03.03.2013. 36 Intervista n. 7 del 16.03.2013. 37 Intervista n. 9 del 21.03.2013.