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Il laboratorio cinese

2.5 Il lavoro

2.5.2 Il laboratorio cinese

La nascita dei laboratori cinesi di sub-fornitura risale agli anni Ottanta nella zona di Prato e si è poi diffusa nel corso degli anni Novanta in Emilia-Romagna, in Lombardia e in Veneto. L'aumento massiccio del numero delle imprese inizia nel 1998, anno in cui la legislazione italiana dà il via alla possilità di accedere all'auto-imprenditorialità anche agli immigrati provenienti da paesi con cui l'Italia non avesse rapporti di reciprocità, tra cui la Cina. A partire da quel momento il numero dei laboratori cinesi cresce in maniera esponenziale, anche se ciò coincide con la diminuzione del numero di operai subordinati per laboratorio. Fino a quel momento, nella zona di Prato si potevano incontrare laboratori con un personale di 30-40 persone, in seguito, le imprese si attestano su un numero di 13-15 operai.

I laboratori si inseriscono in un modello di economia di tipo etnico, dove le imprese sono di proprietà dei cinesi che tendono ad assumere come lavoratori i propri connazionali, se non addirittura compaesani. Tuttavia, potrebbe risultare fuorviante parlare di economia etnica, perché, oltre ad un'effettiva organizzazione del lavoro tipicamente cinese, è necessario intrecciare rapporti il più possibile stabili con i committenti italiani. E' proprio l'interazione tra i tre diversi livelli -singola impresa, famiglia cinese, rete delle imprese cinesi e committenti italiani- che ha reso questo modello vincente, e ha consentito a questo sistema di farsi parte integrante dei diversi sistemi produttivi locali. La presenza cinese in quei distretti in cui il tessile costituiva uno dei settori portanti, ha permesso ai committenti italiani di "delocalizzare" sul proprio territorio, affidando alla manodopera cinese le fasi meno qualificate della produzione, consentendo loro di sopravvivere alla spietata concorrenza dei paesi emergenti quali Cina e India.

Le aziende cinesi generalmente si occupano della fase centrale del processo produttivo (assemblaggio, confezione capi) oppure della fase finale di rifinitura (stiro, imbustaggio), perciò il loro intervento concorre a determinare il valore di una quota importante della produzione, andando ad influenzare il prezzo finale e quindi la competitività del prodotto.

I laboratori cinesi si sono inseriti nelle reti della sub-fornitura fondando la loro competitività su tre caratteristiche fondamentali: il prezzo, la velocità di smaltimento e la flessibilità produttiva, dimostrando una grande capacità di adattarsi al mercato riducendo i prezzi e i tempi di consegna e sfoderando le proprie competenze in qualsiasi tipo di lavorazione. Questi laboratori fondano la propria produttività su di un altissimo livello di auto-sfruttamento, per il quale un operaio può lavorare anche a ciclo continuo con giornate lavorative anche di 15 ore, sette giorni su sette. Queste condizioni di lavoro sono da ascriversi alla domanda del mercato piuttosto che alle abitudini etniche. Se fino a qualche tempo fa i capi realizzati nei laboratori cinesi erano ben lontano dall'essere di qualità, oggi, in seguito alla scrematura che la crisi ha compiuto, è molto più facile trovare laboratori che realizzano merce di alta qualità anche per i marchi italiani più prestigiosi. Per quanto riguarda l'organizzazione del lavoro all'interno di un laboratorio etnico, si possono ricercare le radici culturali nell'epoca maoista caratterizzata dal modello delle 单位 danwei, ovvero una serie di unità di lavoro che si facevano carico dei molteplici aspetti della vita dei suoi dipendenti: dal salario, al vitto, dall'alloggio ai servizi sociali.

In quest'ottica è chiaro che il datore di lavoro e i suoi operai sono legati da qualcosa di più di un semplice contratto di lavoro. Il datore di lavoro, oltre allo stipendio mensile, è tenuto a garantire all'operaio un posto in cui dormire, spesso ricavato in una zona delimitata da muri di compensato o cartongesso all'interno del laboratorio stesso, e tutto ciò che riguarda il vitto. Inoltre, spesso capita che il datore di lavoro trattenga la somma relativa al pagamento dei contributi direttamente dalla busta paga dell'operaio, contrariamente a quanto stabilito dalla legge italiana. Salvo per questa "spesa", si consideri che il guadagno di un operaio è netto. Questo permette ad un lavoratore di riuscire ad accumulare in alcuni anni (dai 6 agli 8) un capitale con il quale potrà avviare un'attività in proprio. L'elevato livello di auto-sfruttamento che i Cinesi nei primi anni impiegano completamente nel lavoro, sacrificando la famiglia, il tempo libero, la salute fisica e il benessere mentale, permette loro di accumulare risorse per regolarizzarsi: nell'ordine, prima si saldano i debiti con parenti e amici legati al viaggio in Italia, poi si paga per la regolarizzazione del proprio stato giuridico, successivamente si spendono soldi per tornare dai propri cari in Cina, si paga per ottenere il ricongiungimento con i propri familiari e solo infine si apre un'attività in proprio.

Anche nei laboratori etnici vi sono varie figure professionali: il titolare, in cinese 老板 laoban, gli operai con livelli di specializzazione diversificati e i collaboratori familiari. All'inizio un operaio lavora come 杂 工 zagong, ovvero come operaio generico, con le mansioni di tener pulito l'ambiente, di tagliare i fili dagli abiti e di piegare i vestiti, guadagnando 400-500 euro al mese. Se è

una persona capace, nel giro di poco tempo può diventare 手工 shougong, ovvero operaio manuale, che di solito si occupa di stirare e di cucire, anche se con prestazioni modeste, e può guadagnare circa 600 euro al mese. Il grado di specializzazione più elevato è quello del 车工 chegong, l'operaio addetto alle macchine, che, abile nel cucito e nella rifinitura dei capi, guadagna tra gli 8000 e i 9000 euro l'anno.31

Un'altra peculiarità dell'organizzazione del laboratorio cinese è il fatto che si lavora a cottimo: ciò significa che l'operaio non guadagna una somma prestabilita all'ora, ma riceve dei soldi per ogni capo realizzato e concluso. Ogni volta che si conclude una tipologia di lavorazione con un macchinario, l'operaio si sposta nella macchina che gli consentirà di procedere con la lavorazione successiva. Più un operaio sarà veloce, più sarà alto il suo guadagno.

Questo è il modo in cui si intrecciano l'organizzazione del lavoro all'interno di un laboratorio etnico assieme alle peculiarità del settore tessile in alcuni distretti in Italia.