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L'immigrazione cinese in Veneto

Gli ultimi dati Eurostat, aggiornati all'inizio del 2010, riportano che l'Italia si distingue per ospitare il maggior numero di residenti cittadini della Cina (676.000 in tutto di cui 188.000 in Italia). La presenza cinese in Italia nel 2011 si attesta sulle 277.570 unità, al quarto posto dopo quella romena, albanese e marocchina.10 Nel 2010, il dato riferito ai cittadini cinesi residenti era di 209.934, mentre

nel 2009 ammontava a 188.352 persone. Ciò significa che la presenza cinese è in aumento, nonostante la crisi che imperversa nel mondo occidentale.11

Secondo le stime del Dossier Statitico Caritas, a fine 2011 in Veneto erano presenti 554.000 cittadini stranieri regolari, un numero che conferma la regione al terzo posto in Italia, dopo Lombardia e Lazio, con l'11% sul totale nazionale. All'interno di una regione che conta 4.957.082 di abitanti, l'incidenza dei migranti stranieri sulla popolazione autoctona è salita all'11%.

Per quanto riguarda la presenza cinese, nel 2011 ammontava a 39.246, quinta dopo Romania, Marocco, Albania e Moldavia, con una percentuale di 9.2 sul totale dei cittadini stranieri presenti in questa regione.12

In merito alla distribuzione territoriale dei migranti cinesi sul territorio veneto, le province più coinvolte da questo fenomeno sono quelle di Treviso, Padova e Venezia, anche se sorprende il dato di Rovigo, dove l'incidenza del numero dei migranti cinesi sul totale degli immigrati è del 20,42%, in rapporto ad una media del 5-6% delle altre province. In tutte le province il dato riguardante il numero dei migranti cinesi sul territorio rispetto all'anno precedente è sempre in sensibile aumento, in particolare nelle province di Padova, Venezia e Rovigo.13 Sebbene la presenza cinese sia molto

più visibile nelle aree urbane perché è lì che si concentrano le attività commerciali, quali ristoranti e negozi, è nelle aree periferiche che resistono i laboratori di sub-fornitura.

10 Dossier Statistico Immigrazione 2012, p. 12. Il dato comprende i titolari di permesso di soggiorno, inclusi i minori iscritti sul permesso dei genitori.

11 Il dato aggiornato al 2011 fa riferimento al numero di permessi di soggiorno rilasciati e non ai cittadini residenti sul territorio, perciò il primo sarà necessariamente superiore rispetto all'altro, data la forte mobilità dei cittadini cinesi sul territorio italiano.

12 I dati risultano comunque parziali perché non includono i pds in via di rinnovo, esclusi dal conteggio dell'archivio ministeriale.

Tabella n. 1 Presenza di migranti per provincia (Veneto)

Fonte: http://www.tuttitalia.it/veneto/statistiche/cittadini-stranieri/repubblica-popolare-cinese/.

Dal punto di vista demografico, si deve notare l'equilibrio per quanto riguarda il genere, con una lieve prevalenza maschile. Nel 2010, su un totale di 29.647 cittadini cinesi, 15.326 erano maschi, mentre 14.321 erano femmine.14 Quella cinese è una delle collettività extracomunitarie

maggiormente bilanciate in relazione al genere. Questo dato restituisce un segno del progressivo stabilizzarsi dei Cinesi in Italia.

Si tratta inoltre di una presenza giovane: la fascia d'età maggiormente rappresentata è quella che va dai venticinque ai quarantacinque anni d'età.

Per quanto riguarda la formazione scolastica di base (ovvero quella acquisita prima dell'ingresso in Italia) questa sembrerebbe medio-bassa in riferimento alla componente proveniente dal Zhejiang e dal Fujian, mentre è tendenzialmente più alta tra i Cinesi provenienti dalle province del Nord-Est. La presenza di bambini e di adolescenti nella scuola italiana è abbastanza significativa e si attesta come la quinta presenza per nazionalità. Nelle scuole venete, nell'anno scolastico 2010/2011, erano presenti in totale 5.346 ragazzi cinesi, in particolare 925 nelle scuole materne, 1823 nella scuole primarie, 1482 nelle scuole secondarie di primo grado e 1116 nelle scuole secondarie di secondo grado. Un dato interessante è quello che riguarda il tasso di femminilizzazione nell'ambito dell'istruzione: nello stesso anno scolastico, la componente femminile ammontava al 48% nelle scuole materne, al 33% nelle scuole primarie, al 24% nelle scuole secondarie di primo grado e, infine, al 23% nelle scuole secondarie di secondo grado. La percentuale scende con l'approssimarsi 14 Osservatorio Regionale Immigrazione (a cura di), Immigrazione straniera in Veneto. Rapporto 2012, Venezia, 2012,

alla conclusione della scuola dell'obbligo: ciò significa che spesso le ragazze sono le prime ad abbandonare gli studi per aiutare la famiglia nell'attività lavorativa oppure per accudire eventuali fratelli o sorelle minori.15

Come riportano gli autori di Immigrazione silenziosa. Le comunità cinesi in Italia «la presenza di un alto numero di bambini [...] riflette, in primo luogo, il maggior «equilibrio» di genere riscontrabile nella collettività cinese, in secondo luogo, la caratteristica di collettività di vecchio insediamento e in terzo luogo il «modello» migratorio basato sull'emigrazione del nucleo».16

Per quanto riguarda la tematica lavorativa, dai dati Inail relativi all'andamento dell'occupazione asiatica in Italia nell'ultimo triennio (2008-2011), si evince una parabola che sembra aver sofferto relativamente meno gli effetti della congiuntura economica negativa: gli occupati originari di un paese dell'Asia negli anni della crisi sono aumentati considerevolmente. In particolar modo per quanto concerne gli imprenditori cinesi (36.483 nel 2011, il 14,6% di tutti gli stranieri), essi hanno saputo mantenere una certa competitività, che si riflette nella tenuta dell'occupazione dei connazionali dipendenti, attestata dai dati Inail fino al 2010. Più critica appare, invece, la situazione del 2011, dato l'ulteriore peggioramento del quadro complessivo.17

Il Veneto sembra riflettere la medesima situazione: al primo posto nella classifica dei titolari d'impresa stranieri ci sono i cittadini cinesi, con 4.229 presenze, il 18,1% del totale degli imprenditori stranieri in Veneto.18

In base a quanto riporta un articolo tratto dal quotidiano on line Il Nord-Est Quotidiano del 27 giugno 2012 «i laboratori “cinesi” del tessile-abbigliamento-calzaturiero (TAC) restano numerosi in Veneto, ma il ritmo della crescita sta vistosamente rallentando. A marzo 2012, in regione le aziende artigiane del TAC con titolari di origine cinese erano 1.608 su un totale nazionale di 10.130. Tra il secondo trimestre 2011 e il secondo trimestre 2012 in Veneto il loro numero è cresciuto di “appena” 392 unità, mantenendosi sempre sotto quota cento in ciascuno degli ultimi tre trimestri, mentre l'incremento è stato maggiore in alcune regioni limitrofe, Emilia Romagna e Lombardia in particolare».

Gianluca Fascina, Presidente di Confartigianato Moda, commenta dicendo che questa tendenza è certamente da ricondurre all'aumento dei controlli sul territorio che le forze dell'ordine esercitano contro l'abusivismo, le contraffazioni, l'evasione fiscale e il lavoro nero.

15 Ivi, p. 61.

16 Giovanna CAMPANI, Francesco CARCHEDI, Alberto TASSINARI (a cura di), L'immigrazione silenziosa. Le

comunità cinesi in Italia, Torino, Fondazione Giovanni Agnelli, 1992, p.56.

17 Osservatorio Regionale Immigrazione (a cura di), op. cit., pp. 53-54. 18 Osservatorio Regionale Immigrazione (a cura di), op. cit., p. 464.

Nonostante le difficoltà dell'economia etnica, si tratta comunque di una presenza migratoria stabile e in costante crescita, come testimoniano i dati sulla presenza nelle scuole di numerosi minori cinesi.

Tabella n. 2 Imprese artigiane a conduzione cinese. Natimortalità per regione e provincia Fonte: Confartigianato Moda Veneto.

Come si può notare dalla tabella, le tipologie di attività con titolare cinese sono abbastanza stabili nel tempo, infatti il numero delle cessazioni di attività è davvero esiguo rispetto alle nuove aperture. Tuttavia, si è assistito ad un calo delle tradizionali imprese manifatturiere (2232 alla data del 31 dicembre 2010), soprattutto laboratori che lavorano in conto terzi nella produzione di abbigliamento e pelletteria, e ad un aumento delle attività che riguardano il commercio (3235, il totale tra attività di commercio pure e di ristorazione/alberghiere).

Tra le molteplici strategie a cui i titolari di imprese si sono aggrappati per sopravvivere alla crisi del

made in Italy ci sono il tentativo di innalzamento della qualità dei prodotti realizzati, la

trasformazione delle vecchie attività manifatturiere in nuove imprese in settori più redditizi come il commercio di beni e servizi etnici, l'emigrazione in altri paesi europei e l'investimento di capitali in Cina, in particolare nel settore edile.

Tabella n. 3 Attività dei migranti per settore nel Veneto