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Quali appartenenze?

3.2 I risultati della ricerca

3.2.9 Quali appartenenze?

Il riconoscimento dell'appartenenza a una comunità o ad una cultura non è riconducibile ad un unico elemento o ad un'unica dimensione. Le persone tendono a considerarsi contemporaneamente appartenenti a più comunità differenti, ognuna delle quali possiede le proprie regole e propri codici. Vivere la propria vita significa muoversi continuamente tra più mondi e più comunità, errare da una parte all'altra senza perdersi.

L'universo dei giovani di seconda generazione ancor di più è costituito da una pluralità di riferimenti che è impossibile cristallizzare in un'unica identità oggettivamente sussistente. Bisogna invece tener presente che l'identità ha sempre una natura relazionale e situazionale.

3.2.9.1 Analisi del campione

Al fine di evitare ai ragazzi di essere messi davanti ad una domanda che suonava come un aut aut -la classica "ti senti più italiano o più cinese?"-, ho preferito chiedere loro quali fossero gli aspetti della cultura italiana e di quella cinese nei quali si identificano maggiormente, dando per assunto che entrambe le culture facessero parte di loro, per le origini o per il vissuto.

Il tema appare molto complesso e risulta davvero difficile trovare una tendenza univoca. Tra i giovani nati e cresciuti in Italia si riscontra un forte legame con l'Italia e con la sua cultura ma anche un'ottima capacità di comprendere, scegliere e sintetizzare tendenze spesso contraddittorie. I giovani giunti in Italia tra i 6 e i 14 anni, invece, si dicono molto legati alla cultura di provenienza, benchè nella maggior parte dei casi abbiano introiettato valori e pratiche di una cosiddetta cultura italiana. Non manca anche chi prende le distanze da quest'ultima, in particolare chi ha subito sulla propria pelle la discriminazione da parte degli autoctoni.

Tabella n. 8 La percezione dell'appartenenza tra i giovani intervistati

Luca, generazione 2.0, sembra gestire in maniera positiva la sua doppia appartenenza. Il tema della famiglia, infatti, viene interpretato da Luca alla luce delle due culture di riferimento, quella italiana e quella cinese. Il ragazzo sostiene l'importanza del rapporto coniugale volto al benessere della coppia e dell'individuo più che al perseguimento di un bene superiore, che spesso costa il sacrificio delle proprie aspirazioni e soddisfazioni personali. Per quanto riguarda il suo ruolo all'interno della famiglia, il giovane spiega «ho sempre cercato di rispondere ai loro bisogni ma senza sacrificare i

miei progetti.[...] Se mia madre mi avesse detto, rinuncia a psicologia, io avrei detto di no. Puoi approvare o meno ma questa sarà la mia decisione. [...] Sento anche di avere delle responsabilità nei confronti della mia famiglia, ma questo non vuol dire che per queste responsabilità io sacrifico il mio progetto di vita, ma è anche vero che non posso farmi scivolare le cose perché "io ho la mia vita".» 71

Da un altro punto di vista, il giovane si sentirà eternamente grato nei confronti dei suoi genitori, che gli hanno dato modo di studiare e quindi di guadagnare una buona posizione lavorativa. In questo senso, si tratta di un sentimento che va oltre l'amore che si instaura tra genitori e figli, è un forte sentimento di gratitudine per i sacrifici da loro compiuti in nome di un riscatto sociale ed economico di cui i figli si faranno portatori.

Nel corso della sua intervista appare in maniera evidente la capacità di Luca di sintetizzare le due culture di riferimento in un'unica identità creativa. Questa doppia etnicità è il frutto di un lento e profondo lavoro analitico, in cui l'identità viene plasmata dal continuo confronto tra i due mondi, senza per forza portare a delle risoluzioni definitive o estremiste, ma ad un costante processo di selezione e adeguamento. In questo modo il giovane è riuscito a costruirsi un'identità a partire dall'armonizzazione e dall'integrazione di componenti molto diverse tra loro, per arrivare a 71 Intervista n. 1 del 05.02.2013.

Nome Generazione Assimilazione Resistenza culturale Doppia etnicità Cosmopolitismo Isolamento

Luca 2 x Cino 1,5 x Federica 1,25 x Alessandro 2 x Marco 2 x Céline 1,5 x Xiao Xiao 1,5 x Jie 1,25 x Liping 1,5 x Maurizio 2 x

sviluppare un senso di appartenenza duplice.72

Alessandro, invece, sembra identificarsi in maniera quasi totale nella cultura del paese in cui è nato, l'Italia. Alla cultura cinese riconduce il fatto di avere grandi aspirazioni, quale, nel suo caso, quella di lavorare in una multinazionale e di arrivare all'apice del successo, anche a costo di compiere grandi sacrifici, proprio come quei migranti che provengono dalla sua terra d'origine. Anche Marco si sente di appartenere alla cultura italiana perché «ci sono nato e ci ho vissuto la

maggior parte della mia vita, penso basti.»73, mentre esteriormente le sue origini cinesi sono

innegabili.

Maurizio dichiara la sua maggiore vicinanza alla cultura italiana, in opposizione a quelli che secondo lui sono dei punti deboli della cultura dei genitori e di alcuni amici. Tuttavia non rinnegherà mai le sue origini. «Mi sento cinese perché me lo ricordano tutti i giorni!»74

Céline e Jie, rispettivamente generazione 1.5 e 1.25, discordano sul tema della capacità di organizzazione del tempo. La prima ritiene di “sentirsi cinese” rispetto alla programmazione delle proprie attività e delle scadenze, nella quale si dichiara molto precisa e attenta. Jie invece, soprattutto per quanto ha potuto notare nell'ambito del suo lavoro di mediatrice culturale quotidianamente a contatto con migranti il più delle volte neo-arrivati, prende le distanze da un atteggiamento di improvvisazione e dall'incapacità di programmare con anticipo delle scelte che hanno ricadute importanti. Come racconta Jie, una coppia di migranti cinesi può decidere da un giorno all'altro di spostarsi in un'altra città, senza preoccuparsi di avvisare la scuola che il figlio frequenta o gli operatori sociali che si sono fatti carico di un'eventuale situazione di disagio. Jie, inoltre, non condivide la posizione di molti genitori cinesi in Italia: «anche nel rapporto genitori-

figli, ora lavoro tanto nelle scuole, ho dei pensieri come le maestre, per me è difficile concepire il genitore lontano dai figli.»75

A differenza degli altri, Cino rinnega i suoi tratti più legati all'influenza della cultura italiana. «Io

non mi sento italiano. [...] Io sono legato alla Cina per l'orgoglio e ho difeso la Cina perché ho subito del razzismo.»76 Questa presa di distanza dalla cultura italiana è legata al fatto di aver subito

e di subire quotidianamente sulla propria pelle e su quella dei propri connazionali gravi atti discriminatori. Se fino a qualche anno fa Cino faceva parte di Associna e partecipava al dibattito sulle seconde generazioni, ora la sua amarezza nei confronti di una situazione che non accenna a 72 Cfr. Giovanni G. VALTOLINA, Antonio MARAZZI (a cura di), op. cit., pp. 118-119.

73 Intervista n. 5 del 06.03.2013. 74 Intervista n. 10 del 22.03.2013. 75 Intervista n. 8 del 18.03.2013. 76 Intervista n. 2 del 03.03.2013.

cambiare è troppo acuta per continuare a portare avanti le sue istanze. Questa situazione ha sviluppato in lui una sorta di resistenza culturale nei confronti del paese nel quale ha trascorso buona parte della propria vita.

Federica dichiara di identificarsi equamente con la cultura cinese e con quella italiana, anche se come Cino, si rammarica di essere stata influenzata nella sua crescita personale da una scarsa caparbietà e superficialità da lei attribuite alla cultura italiana perché «in realtà i cinesi sono più

intelligenti perché pensano a qualsiasi maniera per raggiungere il proprio obiettivo, invece gli italiani hanno la testa più dura.»77

Xiao Xiao, in Italia da quando aveva sette anni, dichiara apertamente la sua forte appartenenza cinese, ma non nasconde di conoscere molto bene la cultura italiana e di essere in grado di differenziare i suoi atteggiamenti in base alla nazionalità della persona con cui si trova ad interagire.

3.2.10 Integrazione economica e assimilazione culturale

Dopo aver presentato i risultati relativi alle strategie di identificazione culturale degli intervistati, vorrei proporre una riflessione sull'integrazione economica di questi giovani cinesi o di origine cinese, servendomi della schematizzazione proposta dal noto sociologo Maurizio Ambrosini.78

Dall'incrocio tra le due variabili indicanti il grado di assimilazione culturale e di integrazione economica, nascono quattro strategie di integrazione.

77 Intervista n. 3 del 04.03.2013.

Tabella n. 9 Integrazione economica e assimilazione culturale tra i giovani intervistati

La prima è quella dell’assimilazione tradizionalmente intesa, in cui l’avanzamento socioeconomico si accompagna all’acculturazione nella società ricevente, e questa a sua volta comporta il progressivo abbandono dell’identificazione con un’appartenenza etnica minoritaria e con pratiche culturali distintive. All'interno di questa tipologia è possibile inserire l'esperienza di alcuni giovani che sono nati in Italia, hanno concluso con profitto il proprio processo di scolarizzazione e attualmente svolgono professioni di una certa importanza presso aziende italiane ed enti pubblici. La seconda è quella della confluenza negli strati svantaggiati della popolazione, con scarse possibilità di fuoriuscita da una condizione di esclusione e di disoccupazione. All'interno di questa categorizzazione, possiamo distinguere due varianti: nelle impostazioni strutturaliste è stata in genere sottolineata soprattutto la scansione tra socializzazione, paradossalmente riuscita, agli stili di vita e ai consumi delle classi giovanili, e persistente carenza di opportunità di miglioramento economico e sociale; in America, invece, Portes e altri, con il concetto di downward assimilation sottolineano piuttosto l’assunzione di un’identità etnica reattiva, contrapposta ai valori e alle istituzioni della società ricevente, tipica dei ghetti urbani e delle minoranze storicamente discriminate.

La terza traiettoria è quella dell’assimilazione selettiva, che rimanda all’assimilazione segmentata del recente dibattito americano, in cui la conservazione di tratti identitari minoritari, in genere rielaborati e adattati al nuovo contesto, diventa una risorsa per i processi di inclusione e in modo particolare per il successo scolastico e professionale. Questa traiettoria aderisce perfettamente ai percorsi di molti dei giovani cinesi presenti in Italia e nel Veneto. In particolare, due giovani da me intervistate dichiarano loro stesse di sentirsi ben integrate nel tessuto sociale italiano e di comprendere e, a volte, anche di condividere, alcuni aspetti della mentalità italiana. Tuttavia, quando si parla di appartenenza, entrambe le ragazze dichiarano con orgoglio di “sentirsi cinesi”.

Nomi Integrazione lineare classica Integrazione selettiva Integrazione illusoria Integrazione marginale

Luca x Cino x Federica x Alessandro x Marco x Céline x Xiao Xiao x Jie x Liping x Maurizio x

Tra gli intervistati che già lavorano, le due giovani sono le uniche che svolgono un'attività nell'ambito di un'economia etnica tipicamente cinese: una delle due ha da poco acquistato un bar in un piccolo paese della campagna padovana, l'altra lavora come barista presso un connazionale, il quale le fornisce anche il vitto e l'alloggio. Insomma, la loro capacità di rimanere ancorate ai valori trasmessi loro dai genitori pur avendo una buona padronanza della cultura italiana, che dimostrano quotidianamente con i clienti italiani, ha permesso loro di rimanere nelle maglie familiari dell'economia etnica e di guadagnarsi una buona posizione lavorativa in tempi davvero difficili. I giovani intervistati nati in Italia sembrano invece disdegnare posizioni lavorative simili, proprio perché l'attaccamento ai valori che hanno condotto i genitori a perseguire il proprio progetto migratorio –in primis, la volontà di arricchirsi velocemente- non è tanto forte quanto l'aspirazione di realizzare i propri personali sogni.