3.2 I risultati della ricerca
3.2.11 L'immigrazione cinese oggi
Nella parte conclusiva del questionario stilato, ho deciso di indagare su alcune questioni legate al fenomeno migratorio in sè e, in particolare, al costante aumento di quei migranti soprattutto cinesi che decidono di abbandonare l'Italia per cercare fortuna nell'esplosiva economia cinese o in altri paesi in forte crescita, primo fra tutti il Canada. L'autorevole quotidiano inglese Financial Times ha dedicato un'analisi a questo fenomeno tutto italiano, secondo cui la crisi dell'Eurozona sta facendo scappare persino i laboriosi migranti cinesi e non solo, perché questa tendenza si sta diffondendo a macchia d'olio anche su altri gruppi di migranti. Il problema principale per l'Italia è che rischia una nuova crisi demografica, evitata proprio grazie al costante afflusso di cittadini stranieri. É il Professor Antonio Golini, docente di sviluppo sostenibile alla Luiss di Roma che ricorda come l'Italia stia attraversando la più grave recessione dal dopoguerra e ciò proceda di pari passo con una notevole decrescita demografica.
Il bassissimo tasso di natalità e una popolazione che sta spingendo sempre più in là i confini della longevità significano che gli italiani sono sempre meno numerosi e sempre più anziani, e questo sta diventando un onere insostenibile per il welfare sociale. I risultati del censimento 2011 rivelano infatti una diminuzione dello 0,5% nel numero di cittadini italiani nel corso dell'ultimo decennio. L’unica fascia di età in aumento è quella fra i 70 e gli 80 anni. Se dunque la popolazione è, nel suo complesso - seppur non di molto - cresciuta, lo si deve esclusivamente agli immigrati, che nel periodo esaminato sono saliti da 1,33 a 4,03 milioni. Purtroppo adesso anche questo valore aggiunto
inizia a venire meno: secondo quanto scritto da Financial Times, che riporta dati Ismu, nel 2012 l’aumento dell’immigrazione, in seguito a molte cancellazioni di residenza, ha registrato un brusco stop. Cinesi, dunque, ma non solo: nordafricani, filippini, sudamericani. In molti vanno via, o evitano di arrivare, o ancora mandano moglie e figli a casa per ridurre le spese della residenza in territorio italiano.
Nel finale, l'articolo del Financial Times riporta: «Ms Fen is aware that many Italians will not be
unhappy to see the back of the Chinese community, which she says is often unfairly associated with organised crime and the black economy. "They will only miss us once we are gone", she says.»79
3.2.11.1 Analisi del campione
Dalle interviste da me condotte nell'ambito di questa ricerca, emerge una forte malcontento circa la cattiva situazione economica in cui versa l'Italia e l'aumento costante della tassazione, soprattutto su chi ha un'attività in proprio. Alcuni giovani intervistati confemano la tendenza del ritorno da parte di cittadini cinesi verso la madrepatria o del loro spostamento verso paesi in crescita.80
Anche la legislazione in materia di immigrazione in Italia sta divenendo sempre più complessa. Dal 10 marzo 2012, infatti, è in vigore il cosiddetto accordo di integrazione (o permesso a punti), che viene firmato dal migrante e da un rappresentante del Ministero dell'Interno al momento del rilascio del permesso di soggiorno. Nell’accordo il migrante si impegna a conseguire entro due anni una conoscenza poco più che elementare (livello A2) dell’italiano e una conoscenza “sufficiente” dei “principi fondamentali della Costituzione”, delle ”istituzioni pubbliche” e “della vita civile in Italia”, in particolar modo per quanto riguarda sanità, scuola, servizi sociali, lavoro e obblighi fiscali. Ci si impegna poi a far frequentare ai figli la scuola dell’obbligo e si dichiara di aderire alla “Carta dei valori della cittadinanza e dell'integrazione” del ministero dell’Interno. Nel caso in cui questo accordo non venga rispettato, lo straniero si vedrà annullata la possibilità di permanere in Italia.81
I giovani riportano che i loro parenti o conoscenti tornano in Cina in maniera definitiva quando hanno raggiunto una certa età, oppure quando sono stanchi di continuare ad esercitare professioni pesanti e stressanti. Cino elenca le attività che i cinesi di ritorno svolgono ora in Cina.
«Tanti cinesi hanno investito sull'immobiliare, produzione e poi esportano in Italia, qualcuno nella
79 http://ufficiostampa.luiss.it/files/2013/01/FT-Golini.pdf.
80 Anonimo, "Zhongguo yimin qiaoran huigui" 中国移民悄然回归 (I migranti cinesi silenziosamente rimpatriano) ,
Xin shangwu zhoukan, p. 20.
ristorazione, pizzeria.»82
La maggior parte dei genitori dei giovani intervistati desiderano tornare in Cina una volta che i figli avranno una sistemazione stabile, senza tuttavia abbandonare definitivamente l'Italia ma con la volontà di ritornare nel Bel Paese nei mesi di calura estiva in Cina. I genitori di Alessandro, invece, essendo emigrati dalla Cina verso la fine degli anni Settanta, ad avendo qui in Italia ben quattro figli e relativi nipoti, hanno scelto di trascorrere in Italia la loro vecchiaia. Ma ci sono anche dei giovani che ritengono che l'Italia sia un posto in cui valga la pena immigrare, almeno dal punto di vista umano e culturale: «l'Italia è un bel posto, gli italiani sono brava gente,
hanno un modo di vivere e di pensare diverso, mi trovo bene anche con loro. Però dal punto di vista economico, il lavoro, non vale la pena.»83 Gli italiani, in particolare, ai loro occhi, sono persone
affabili, piacevoli e comprensive, anche se a volte risultano un po' ingenue. Céline e Maurizio hanno opinioni differenti circa la qualità dell'istruzione in Italia. Céline, come molti altri ragazzi intervistati, ritiene che il livello della formazione in Italia sia piuttosto basso rispetto a quello cinese, mentre Maurizio crede che la scuola italiana offra un livello di istruzione superiore alla Cina. Céline e Maurizio convergono sul fatto che lo stato italiano fornisca cure mediche di buon livello senza dover pagare un'assicurazione sanitaria.
Quando chiedo ai giovani se, nel corso dei numerosi anni trascorsi all'estero, siano riusciti a mantenere i contatti con i parenti rimasti in Cina, non solo per un valore affettivo, ma anche per l'eventualità di essere chiamati a svolgere un determinato lavoro in Cina nel futuro, la maggior parte di loro risponde di non avere rapporti stretti con i propri parenti e di sentirli solo di rado, in particolare Céline spiega «mia madre, a differenza di altri cinesi, è stata poco attenta a coltivare
relazioni con i parenti, quindi ci siamo persi.»84
Tutti loro tornano in Cina molto raramente, perché molto impegnati nel lavoro o negli studi in Italia. Tuttavia Liping, nonostante sia in Italia da circa dieci anni, dice di sentire i parenti con una certa frequenza e non nega di voler tornare presto in Cina dalla sua famiglia.
Xiao Xiao rivela che i suoi parenti in Cina lavorano come funzionari nella macchina statale e non avrebbero problemi ad aiutarla a trovare un posto di lavoro nel caso volesse tornare in Cina. «E se tu volessi tornare in Cina loro ti aiuterebbero a trovare un posto di lavoro? 82 Intervista n. 2 del 03.03.2013.
83 Intervista n. 8 del 18.03.2013. 84 Intervista n. 6 del 15.03.2013.
Si, la mia famiglia è buona. Quando torno lì, se anch'io voglio fare politica, loro mi aiutano.»85
I parenti dei ragazzi rimasti in Cina svolgono le professioni più disparate, la maggior parte di loro è proprietario di negozi o di attività nel settore dell'edilizia o nel tessile. Inoltre, molti dei loro parenti si trovano in Italia o in altri stati del mondo, in particolare Ungheria, Australia, Sudafrica e Argentina.