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Le caratteristiche territoriali

Nel documento RAPPORTO ANNUALE EFFICIENZA ENERGETICA 2021 (pagine 156-160)

- La messa a punto di modelli di stress test per la comprensione dell’avanzamento

7. LA POVERTÀ ENERGETICA

7.2. Dimensione della povertà energetica in Italia

7.2.1. Le caratteristiche territoriali

Nel 2019, la povertà energetica in Italia segna una prima battuta d’arresto dopo la crescita registrata nel corso dell’ultimo quinquennio. Secondo l’indicatore adottato nella Strategia Energetica Nazionale del 2017, e ripreso nel Piano Nazionale Energia e Clima del 2020,

la percentuale di famiglie in condizione di “difficoltà ad acquistare un paniere minimo di beni e servizi energetici” è pari al 8,3%, in calo di 0,5 punti percentuali rispetto al 2018. In termini assoluti, ciò equivale a circa 2,2 milioni di famiglie sul territorio nazionale (Errore. L'origine riferimento non è stata trovata.).

Tabella 7-1: Principali indicatori di povertà energetica*

Fonte: Elaborazione ENEA su dati Istat

Note: * Per una descrizione dei metodi di calcolo di ciascun indicatore si veda la Tabella 1 (Appendice 7.1) In una prospettiva più ampia, secondo i dati diffusi da

Istat, il numero di famiglie in povertà assoluta in Italia è cresciuto di oltre un punto percentuale tra il 2019 e il 2020, attestandosi al 7,7% del totale, pari a circa 5,6 milioni di individui.vi Tra le principali cause, si ritiene che abbia influito in maniera determinante l’impatto negativo che la pandemia di COVID-19 ha esercitato sugli equilibri economici generali e sulle condizioni di vita delle famiglie.

In base a queste informazioni, dato lo stretto legame (seppur complesso) che intercorre tra povertà generale e lo stato di deprivazione rispetto ad un paniere minimo di beni e servizi energetici, ENEA ha stimato le possibili conseguenze in termini di povertà energetica per il 2020 (Errore. L'origine riferimento non è stata trovata.). Secondo una prima ipotesi conservativa, il tasso di povertà energetica tornerà a crescere, dopo la decisa contrazione osservata per il 2019, tornando ad allinearsi al dato del 2018 (8,7%).

Indicatore 2016 2017 2018 2019

Numero di famiglie nel campione Istat 14.990 15.836 16.385 18.336

Indicatore PNIEC 8,6% 8,7% 8,8% 8,3%

Indicatore 2M 15,21% 14,86% 16,60% 15,43%

Indicatore LIHC 3,64% 4,28% 4,38% 4,55%

Indicatore 10% 12,82% 11,96% 14,58% 14,40%

Indicatore EEIQ1 7,66% 7,88% 8,14% 8,20%

Famiglie che dichiarano ritardi nel pagamento delle bollette energetiche 12,6% 8,9% 4,8% 4,5%

Famiglie che dichiarano incapacità di riscaldare adeguatamente la casa 17,0% 16,1% 15,2% 14,1%

CAPITOLO 7

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Figura 7-1: Indice di povertà energetica PNIEC. Serie storica e previsione

Fonte: Elaborazione ENEA su dati Istat, OIPE – Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica, Eurostat) Secondo assunzioni di sviluppo pessimistiche, la

percentuale di famiglie povere energetiche potrebbe, al contrario, crescere di oltre un punto e mezzo rispetto al dato registrato nel 2019 (9,7%), stabilendo diversi

record. Il tasso raggiungerebbe, infatti, il suo valore massimo negli ultimi 15 anni di osservazioni e per la prima volta da quando il fenomeno è misurato con l’indicatore proposto, supererebbe la soglia del 9%. vii

Fonte: Elaborazione ENEA su dati Istat

In Tabella 7-1 è proposta una comparazione, a livello regionale, per l’anno 2019, delle differenti misure utilizzate per mappare il fenomeno. Si noti ad esempio, come la regione che presenta la maggiore quota di cittadini poveri energetici secondo l’indicatore 2M sia di gran lunga la Valle d’Aosta (33,1%). Come per lo scorso anno, in cui la regione con il peggior

posizionamento era risultata essere il Trentino-Alto Adige, il fondo della graduatoria è occupato da una regione del Nord (Piemonte). Analogamente per il caso della regione con il minor tasso di povertà energetica:

la Campania (5,4%), collocata tra le regioni del Sud, così come la Puglia per il 2018. Il 10%-Indicator conferma

2M LIHC 10%-Indicator EEIQ-1 M/2 PNIEC (a)

Piemonte 28,0% 6,4% 22,3% 10,2% 9,8% 6,9%

Valle D'Aosta 33,1% 4,4% 22,7% 10,3% 9,9% 8,5%

Lombardia 19,0% 4,3% 13,5% 8,8% 12,7% 5,2%

Trentino-Alto Adige 14,2% 3,2% 13,4% 7,3% 26,4% 9,6%

Veneto 21,0% 6,6% 20,5% 9,9% 7,6% 7,8%

Friuli-Venezia Giulia 21,0% 5,9% 17,0% 8,7% 11,5% 5,1%

Liguria 10,7% 3,2% 10,8% 8,4% 14,3% 6,1%

Emilia-Romagna 18,4% 2,9% 12,4% 7,9% 13,9% 4,4%

Toscana 15,0% 4,3% 8,4% 8,2% 12,6% 5,5%

Umbria 12,0% 6,5% 11,5% 8,5% 9,9% 6,3%

Marche 11,2% 7,4% 13,5% 8,4% 12,1% 5,9%

Lazio 13,4% 3,0% 8,7% 7,6% 12,5% 5,7%

Abruzzo 12,3% 7,9% 16,5% 8,8% 8,8% 7,9%

Molise 10,7% 9,8% 18,9% 8,9% 10,3% 9,7%

Campania 5,4% 5,6% 10,5% 6,9% 19,7% 11,8%

Puglia 7,2% 8,6% 17,6% 8,5% 13,0% 11,2%

Basilicata 11,6% 9,4% 22,5% 9,1% 12,9% 12,0%

Calabria 10,3% 9,0% 17,6% 8,3% 13,3% 13,4%

Sicilia 11,4% 7,4% 19,0% 8,3% 20,3% 20,0%

Tabella 7-1. Principali indicatori di povertà energetica. Livello regionale, anno 2019

nuovamente la Valle d’Aosta come regione in cui è stato riscontrato il maggior numero di famiglie in condizione di povertà energetica (22,7%), seppur di

poco distanziata dalla Basilicata (22,5%) e dal Piemonte (22,3%). Come per lo scorso anno, è la Toscana la regione che conta la minor percentuale

Figura 7- 2: Indice di Povertà Energetica PNIEC regionale. Anno 2019, variabili assolute

Fonte: Elaborazione ENEA su dati Istat di famiglie povere energetiche (8,4%), seguita dal Lazio

(8,7%) e dalla Campania (10,5%). Come appare evidente gli indicatori sensibilmente sbilanciati verso il calcolo delle quote di spesa per consumi energetici delle famiglie, risentono degli specifici driver che a livello territoriale influenzano la composizione della domanda energetica. Nel caso dei consumi per riscaldamento, ad esempio, la variabile climatica incide per la quasi totalità dei fattori non economici, limitando la possibilità dell’indicatore di catturare a pieno gli elementi di complessità ed eterogeneità che un fenomeno come la povertà energetica incorpora.viii Questo sembra spiegare la condizione della Valle d’Aosta e del Trentino-Alto Adige, per i quali si ritiene che i tassi di povertà assumano valori anomali, se comparati alle generali condizioni di contesto. Per costruzione, l’indicatore di povertà energetica del PNIEC consente certamente una analisi più accurata del fenomeno.ix Al fine, inoltre, di tenere conto dell’insieme dei fattori che influenzano le condizioni socio-economiche delle famiglie a livello territoriale, gli indicatori sono stati calcolati prendendo in considerazione le soglie specifiche regionali. Questo consente di modulare le disparità osservate secondo un

parametro che consenta di incorporare le peculiarità dei differenti contesti territoriali.x

Dal confronto tra le mappe in Figura 7-2 emerge come l’impiego di soglie uniche nazionali (indicatore (a)), per valutare l’incidenza della spesa energetica e la spesa mediana equivalente, tenda a fotografare una situazione peggiore per le regioni del Sud e ad attenuare l’entità del fenomeno in alcune regioni del Centro e Nord Italia.

In particolare, le regioni che riportano il maggiore tasso di povertà energetica, secondo gli indicatori (a), Calabria (13,4%) e Sicilia (20%), otterrebbero risultati inferiori di, rispettivamente 5,8 e 3,6 punti percentuali.

La Sardegna, che occupa la terzultima posizione nella graduatoria delle regioni italiane, permane stabile attorno all’11%. Illustrativo anche il caso della Basilicata (12% contro 7,2%) e del Molise (9,7% contro 5,8%). Sul versante opposto l’impiego della soglia regionale (indicatore (b)) comporta una sottostima della povertà energetica per il Trentino-Alto Adige (-3,2 punti percentuali), la Liguria (-2,4) e il Lazio (-1,5). L’Umbria e l’Emilia-Romagna riportano contrazioni dell’indice prossime ad un punto percentuale.

Soglia nazionale (a) Soglie regionali (b)

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Figura 7-3: Indice di Povertà Energetica PNIEC regionale. Anno 2019, variabili adeguate al costo della vita

Fonte: Elaborazione ENEA su dati Istat Analoghe considerazioni valgono per i grafici proposti

in Figura 7-3, in cui il confronto tra gli indicatori precedentemente considerati sono stati ulteriormente

normalizzati rispetto ad una misura che tenga conto del differente livello del costo della vita in ciascuna regione.xi

Figura 7- 4: Relazione tra povertà energetica (indice PNIEC) e variabili di contesto economico regionali. Anno 2019

Fonte: Elaborazione ENEA su dati Istat La rilevanza della dimensione regionale, nella

determinazione degli indicatori, apre le porte ad una riflessione più ampia su quali siano le determinanti di contesto del fenomeno della povertà energetica. I grafici in Figura 7-4 mostrano un legame di intensità

rilevante tra le variabili “macro” che descrivono in linea generale i) lo stato di salute dell’economia, ii) il grado di equità, in ciascuna regione, nella distribuzione dei redditi e iii) l’incidenza della componente climatica.

Soglia nazionale (a) Soglie regionali (b)

Indice di PE (asse verticale)/Tasso di disoccupazione (asse orizzontale)

Indice di PE (asse verticale)/Indice di disuguaglianza del reddito disponibile – Gini (asse orizzontale)

Il grafico in Figura 7-4/sinistra lascia ipotizzare l’esistenza di un legame crescente tra i tassi di disoccupazione e l’indice di povertà energetica.

L’associazione tra i due fenomeni è certamente più stringente per le regioni in cui la disoccupazione e la percentuale di famiglie in povertà energetica sono più contenute. È probabile che per le regioni in cui si osservano tassi di povertà energetica più elevanti, il manifestarsi del fenomeno sia da attribuirsi ad un

complesso più articolato di cause. Analogamente, l’indice di Gini, che misura il grado di concentrazione del reddito disponibile delle famiglie, mostra una relazione “diretta” con l’indice di povertà energetica.xii L’allineamento dei punti suggerisce che nelle regioni in cui percentuali comparativamente più elevate di popolazione versano in condizione di povertà energetica, sussistono maggiori disparità nella distribuzione dei redditi.

Figura 7-5: Relazione tra povertà energetica (indice PNIEC) e indici di variabilità climatica regionali. Anno 2019

Fonte: Elaborazione ENEA su dati Istat Si configura una relazione molto chiara e stringente, di

natura inversa questa volta, ponendo a confronto i tassi di povertà energetica e il numero di gradi giorno di riscaldamento (Figura 7-5/sinistra). Ciascun punto mostra un buon grado di accostamento all’ipotesi teorica di una disposizione lineare. Questo implica che regioni poste in zone climatiche più fredde mostrano tassi di povertà energetica più contenuti e viceversa.

Piemonte, Lombardia e Friuli-Venezia Giulia, sono le regioni caratterizzate dal maggior numero di gradi giorni riscaldamento nell’anno 2019, hanno indici di povertà energetica sensibilmente al di sotto della media nazionale (tra il 5% e il 6%). Sul versante opposto, Sicilia, Sardegna e Campania del cui posizionamento in termini di povertà energetica è stato già argomentato, occupano le ultime posizioni in termini di fabbisogno termico. A differenza di quanto osservato per il tasso di disoccupazione, nel complesso, non sembrano sussistere differenze sistematiche tra le regioni che mostrano differenti livelli di severità della povertà energetica. La relazione con i gradi giorno

raffrescamento, seppur diretta, coerentemente con le aspettative, appare meno regolare (Figura 7-5/destra).

Nel documento RAPPORTO ANNUALE EFFICIENZA ENERGETICA 2021 (pagine 156-160)

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